Novena a Sant'Alfonso Maria de Liguori

Primo giorno
I. Ammirabile s. Alfonso, che, profetizzato ancor bambino dal glorioso s. Francesco da Geronimo per un santo destinato a vivere lungamente ed operar grandi cose nella vigna del Signore, fino dai primi vostri anni formaste l'edificazione di tutto il mondo per la fuga da ogni anche lecito divertimento, per l’esercizio costante della pietà la più soda, per l’umiltà la più profonda in mezzo ai successi i più gloriosi nella carriera delle lettere e delle scienze, voi che ad una sola cattiva parola proforita da un vostro coetaneo per il dispetto d’esser perdente, rigettaste subito il denaro a voi dovuto come vincitore, protestando di abborrire ogni guadagno che costasse l’offesa di Dio, poi vi ritiraste nei vicin bosco a piangere amaramente l’altrui peccato; voi, che avendo per una svista innocente perduta una causa da voi sostenuta con massimo impegno, risolveste subito di abbandonare quel mondo che pur vi prometteva le maggiori fortune per la cospicuità della vostra nascita e per la singolarità dei vostri talenti, impetrate a noi tutti la grazia di abborrir sempre tutto quello che può in qualche maniera contaminare l'anima nostra, di condurci sempre in maniera da edificare tutti i nostri fratelli, e di valerci di tutti i contrattempi e di tutte le disgrazie per distaccare il nostro cuore dal mondo, e non aspirare che al cielo.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
II. Ammirabile s. Alfonso, che, arruolandovi alla milizia ecclesiastica, malgrado tutte le lusinghe della carne a voi opposte dai troppo amanti parenti, animaste a rinchiudersi in un chiostro, o menar vita di perfezione quella giovane stessa che già vi era preparata in sposa, e diveniste il modello di tutti i sacerdoti con la predicazione la più insinuante, con l'orazione la più fervorosa e con l'applicazione la più indefessa al ministero delle confessioni; poi divenuto per divin ordine fondatore di una nuova Congregazione di ecclesiastici, come voi interamente consacrati alla santificazione di sè stessi, con la povertà la più rigorosa, con l’obbedienza la più esatta, con l’orazione la più assidua, con la penitenza la più severa nonchè al miglioramento dei propri prossimi con il ministero efficacissimo delle missioni, specialmente ai popoli più abbandonati, tolleraste con inalterabile rassegnazione l’abbandono dei vostri compagni, le dicerie del mondo sempre maligno, e le prove che volle di voi fare il Signore con le più incomode infermità, impetrate a noi tutti la grazia di resistere sempre da forti alle suggestioni dei nostri nemici, onde, fedeli nel secondare tutte le divine ispirazioni, attendiamo incessantemente alla pratica la più perfetta di tutte le cristiane virtù senza lasciarci mai sgomentare dalle contraddizioni degli uomini.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
III. Ammirabile s. Alfonso, che, favorito da Dio coi più stupendi prodigi, ora di moltiplicar la vostra persona per attendere nel tempo stesso a confessar nella casa e a predicar nella chiesa, ora di mostrare a tutto il popolo risplendente come il sole il vostro aiuto per autenticare le vostre parole nell’atto d’insinuare agli ascoltanti la più viva confidenza nella protezione di Maria, non desisteste mai dal praticare la più penosa mortificazione, flagellandovi fino a sangue, amareggiando ogni vostro cibo, eleggendo sempre per voi la più incomoda ed insalubre abitazione; poi, fatto vescovo di Sant’Agata, diveniste ancora l’amore e l’edificazione dì tutti gli spirituali vostri sudditi col farvi tutto a tutti per guadagnare tutti a Gesù Cristo: per quell’ umiltà profondissima per cui vi riputaste insufficiente a sostenere il peso del vescovado, e appena ottenuta la licenza di rinunciarvi vi ritiraste nella cella più incomoda della casa di missione da voi fondata, voleste essere sempre trattato come l’ultimo dei poverelli; per quel voto affatto nuovo che, fatto da semplice sacerdote, esattissimamente osservaste fino alla morte, il voto cioè di non istare giammai in ozio; finalmente poi tanti frutti che riportaste dalle tante opere da voi composte ora per combattere gli increduli, ora per convertire i peccatori, ora per perfezionare lo anime pie, ora per dirigere gli ecclesiastici sulla strada la più sicura a santificare sè stessi e i propri prossimi, impetrate a noi tutti la grazia di riputarci sempre immeritevoli dei divini favori, di moltiplicar sempre le nostre premure per render sempre più corta la nostra elezione alla gloria, e di usar sempre dei nostri talenti e delle nostre forze per guadagnare a Dio i nostri fratelli; e così, dopo aver atteso incessantemente alla vostra imitazion sulla terra, giungiamo a godere la partecipazione alla vostra gloria nel cielo.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Quando si nasce in una famiglia nobile come i de’ Liguori, in una grande città come Napoli in un secolo importante come quello dei Lumi e si è il primo di otto figli, si è senz’altro destinati a fare qualcosa di importante. Così, come buon augurio, i genitori battezzano il loro primogenito Alfonso, che significa, appunto, valoroso e nobile. E nessuno più di lui sarà all’altezza del suo nome.
Affidato ai migliori precettori che ci fossero in circolazione, Alfonso dà immediatamente prova delle sue qualità straordinarie: a 12 anni sostiene in maniera eccellente l’esame di ammissione all’università, facoltà di legge, davanti al filosofo Giambattista Vico, e a 16 anni esercita già da avvocato. Diventa in breve tempo il migliore della città, con la meritata fama di non perdere neppure una causa. Ma il Signore avrà altri piani per lui, che è nato in una famiglia particolarmente toccata dalla grazia: tra gli otto figli, infatti, oltre lui, due saranno monache, uno benedettino e un altro ancora sacerdote secolare. Non è il contesto nobiliare da cui proviene, infatti, quello in cui Lui lo chiama a vivere.
Già durante il lavoro da avvocato Alfonso fa quello che oggi chiamiamo “volontariato”, in particolare presso l’ospedale di Napoli dove visita i malati. Pian piano questa vita lo attrae sempre di più, così decide di lasciare la legge e dedicarsi al Signore. Nel 1726 diventa sacerdote e dedica tutto il suo ministero ai più poveri, che nella Napoli settecentesca sono davvero tanti. Intensa è la sua attività di predicatore e di confessore, e coltiva anche il sogno di partire in missione per l’Oriente.
Nel 1730, durante un riposo forzato sulle montagne sopra Amalfi, Alfonso si trova a discorrere con alcuni pastori e si rende conto di quanto grave sia il loro abbandono umano, culturale e religioso. Questa scoperta lo turba a tal punto che decide di lasciare Napoli per ritirarsi presso l’eremo benedettino di Villa degli Schiavi, vicino Caserta, dove fonda la Congregazione del Santissimo Salvatore, che verrà approvata da Benedetto XIV nel 1749 e prenderà poi il nome attuale di Congregazione del Santissimo Redentore. La loro missione consisterà nella predicazione improntata alla semplicità apostolica e nell’educazione degli umili. Alfonso prende spunto dalle Cappelle serotine, cioè gruppi guidati da collaboratori del Santo, sia laici che seminaristi, dediti all’evangelizzazione dei ragazzi di strada: un’esperienza che a Napoli aveva avuto immediato successo tanto da raggiungere la quota di 30mila iscritti da educare. In seguito, ai sacerdoti Redentoristi si aggiungeranno anche le monache Redentoriste: il ramo femminile della Congregazione sarà fondato proprio ad Amalfi.
Alfonso ama insegnare e predicare e utilizza anche metodi innovativi come la musica che aveva studiato da ragazzo: sua, ad esempio, è la composizione della celebre “Tu scendi dalle stelle”, immancabile in ogni celebrazione del Santo Natale. È, inoltre, molto impegnato nelle questioni di morale: tra le molte opere che scrive la più importante è certamente la “Teologia morale” in diversi volumi – ancora oggi studiata – in cui si affrontano questioni come la verginità di Maria e l’infallibilità del Papa molto prima che la Chiesa li fissi come dogmi. Nel 1762, alla venerabile età di 66 anni, Alfonso viene anche nominato vescovo di Sant’Agata dei Goti, nel Beneventano, incarico che lascerà 15 anni dopo per i problemi di salute che lo porteranno alla morte nel 1787. Canonizzato nel 1839, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori viene proclamato Dottore della Chiesa da Pio IX nel 1871, mentre nel 1950 Pio XII gli conferisce il titolo di “celeste Patrono di tutti i confessori e i moralisti”.
Fonte: https://www.vaticannews.va