Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 2 giugno 2025 - Santi Marcellino e Pietro (Letture di oggi)

Il 19 luglio del 1990, Chiara scrive di nuovo: «Per prima cosa ti aggiorno un po' sul mio stato di salute: ho sospeso il ciclo chemioterapico a cui mi ero sottoposta, perché è risultato inutile continuarlo: nessun risultato, nessun miglioramento. La medicina ha così deposto le armi! Solo Dio può. Interrompendo le cure, i dolori alla schiena dovuti ai due interventi e all'immobilità  a letto sono aumentati e non riesco quasi più a girarmi sui fianchi. Stasera ho il cuore colmo di gioia, e sai perché? Ho ricevuto la visita della mamma di Carlo Grisolia di Genova (un gen morto qualche tempo prima, ndr). È stato un momento di forte Gesù in mezzo. L'emozione era tanto grande che quasi non riuscivo a parlare. Clara mi ha portato le foto di Carlo, così ho potuto sceglierne una che ora ho qui davanti a me. Durante l'incontro con la sua mamma, Carlo era con noi. Sai che la sua presenza era così forte che ad un certo punto mi sono ritrovata a guardare sulla sedia per vedere se era proprio lì. Sì, c'era! O mammina, riuscirò anch'io a essere fedele a Gesù abbandonato e a vivere per incontrarlo come ha fatto Carlo? Mi sento così piccola e la strada da compiere è così ardua; spesso mi sento sopraffatta dal dolore. Ma è lo sposo che viene a trovarmi, vero? Sì, anch'io ripeto insieme a te: "Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch'io". Ancora una cosa volevo dirti: qui tutti chiedono il miracolo (e tu sai quanto io lo desideri...), ma io non riesco a chiederlo. Forse questa mia difficoltà  nel domandarglielo sta nel fatto che sento che non rientra nella sua volontà . Sarà  così? Cosa ne pensi? Sarei felice - conclude - se mi potessi scegliere il nome nuovo (se pensi sia opportuno)». (Beata Chiara "Luce" Badano)

Novena alla Beata Albertina Berkenbrock

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Primo giorno

Dio, Padre di tutti noi, Tu ci hai offerto tuo Figlio Gesú Che sparse il suo sangue sulla Croce per amore a ciascuno di noi!
La tua serva Albertina fu dichiarata beata dalla Chiesa perché, ancora giovane, verso il suo sangue per restare fedele allá tua volontà e difendere l'integrità della sua vita.
Concedici, grazie allá sua testimonianza, di fortificare la nostra fede, amore e speranza, di vivere com fedeltà le nostre promesse fatte nel battesimo, di fare dell'Eucaristia la fonte e il riferimento della nostra vita cristiana. Aiutaci a cercare sempre il perdono attraverso la Confessione, che possiamo essere colmi dello Spirito Santo secondo quanto abbiamo ricevuto attraverso il sacramento della Cresima e l'ascolto dei valori del Vangelo.
Per intercessione di Albertina concedici la grazia che ti stiamo chiedendo ( .......). Te lo chiediamo per Gesù Cristo, tuo Figlio, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti secoli dei secoli. Amen.

Padre Nostro, Ave Maria, Gloria.

Nota:  Questa novena è stata scritta ispirandosi alla vita della Beata Albertina Berkenbrock e non rappresenta una preghiera ufficialmente approvata dalla Chiesa.


Beata Albertina Berkenbrock

Un tentativo di stupro, una bambina sgozzata, una famiglia distrutta: storia di ieri, come tante storie di oggi. Ma quella è stata ritenuta autentico martirio, e la vittima, il 20 ottobre 2007, è stata proclamata beata. Perché lei, che di anni ne aveva appena 12, non si è lasciata uccidere soltanto per difendere la sua dignità, ma perché aveva ben chiaro ciò che è bene e ciò che è male, cos’è il peccato e cosa bisogna fare per evitarlo.
Il suo cognome, Berkenbrock, tradisce l’origine tedesca della famiglia: a metà Ottocento la bisnonna emigra dalla Westfalia in Brasile con i figli superstiti per sfuggire alla tubercolosi, che le ha già portato via il marito e due figli, e alla miseria che ne è una concausa.
Nasce l’11 aprile 1919 e il 25 maggio successivo viene battezzata con il nome di Albertina. La sua famiglia, come tutti i coloni tedeschi emigrati, conserva gelosamente il patrimonio della fede, quasi come un segno di identità nazionale.
I genitori di Albertina, insieme ai loro sette figli, pregano ogni giorno prima dei pasti: chiedono in particolare che nella loro famiglia non si commettano peccati e si viva da buoni cristiani, come i loro vecchi hanno insegnato.
La comunità di coloni tedeschi in cui Albertina nasce e cresce vive semplicemente del lavoro dei campi e dell’allevamento del bestiame: non tutti hanno fatto fortuna, come speravano, ma perlomeno tutti hanno il pane assicurato.
L’assistenza religiosa, per mancanza di sacerdoti, è saltuaria, appena una volta al mese o poco più, ma supplisce egregiamente la figura del catechista, un tal Hugo Berndt. Già sottufficiale dell’esercito e di fede protestante, si è convertito al cattolicesimo e vive poveramente per scelta, facendo scuola e insegnando catechismo ai bambini del luogo. Insieme al parroco, il dehoniano padre Gabriel Lux, dalla vita santa ed ascetica, ha una parte fondamentale nella formazione di Albertina.
Lei, intanto, a 6 anni riceve la Cresima e a 9 anni la Prima Comunione: ricorderà e festeggerà ogni anno la data di quest’ultima come la più bella della sua vita. Cresce con due punti di riferimento ben precisi: la Madonna e san Luigi Gonzaga, il titolare della chiesetta attorno alla quale è raggruppato il suo villaggio e dove i compaesani la vedono sempre più spesso raccolta in preghiera.
Si sta formando una devozione solida, una fede robusta. A scuola è brava; eccelle nel catechismo, capito ed assimilato più che imparato a memoria; ama dividere la sua merenda con i compagni più poveri di lei. In particolare, per incarico dei genitori, porta spesso il pranzo a un uomo, Manuel Martins da Silva (noto anche come Indalício Cipriano Martins), povero in canna e carico di figli, che lavora alle dipendenze di suo zio.
È proprio questo tale, da lei tante volte beneficato e con i cui figli era solita giocare, che nel pomeriggio del 15 giugno 1931 la segue nel bosco, mente lei è alla ricerca di un bue, allontanatosi dalla sua piccola mandria. Le intenzioni dell’uomo sono palesi e Albertina reagisce come può, sia alle iniziali lusinghe e sia poi alle aperte minacce. Gli ricorda che quanto le sta chiedendo è peccato, che suo padre non vuole, che a casa sua tutti i giorni si prega perché in famiglia non si commettano peccati.
Quando la violenza di Manuel si scatena, reagisce anche con calci e pugni al punto che il violentatore, non riuscendo a piegarla, la sgozza con un temperino, recidendole la giugulare. «Io non voglio il peccato», sono le ultime parole soffocate dal sangue che l’assassino sente pronunciare da quella bambina, che non è riuscito a piegare e che non è riuscito a violentare perché le idee chiare e una volontà d’acciaio le hanno dato un’incredibile forza anche davanti alla morte.

Fonte: https://www.santiebeati.it/dettaglio/93276

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