Novena alla Beata Albertina Berkenbrock

Primo giorno
Dio, Padre di tutti noi, Tu ci hai offerto tuo Figlio Gesú Che sparse il suo sangue sulla Croce per amore a ciascuno di noi!
La tua serva Albertina fu dichiarata beata dalla Chiesa perché, ancora giovane, verso il suo sangue per restare fedele allá tua volontà e difendere l'integrità della sua vita.
Concedici, grazie allá sua testimonianza, di fortificare la nostra fede, amore e speranza, di vivere com fedeltà le nostre promesse fatte nel battesimo, di fare dell'Eucaristia la fonte e il riferimento della nostra vita cristiana. Aiutaci a cercare sempre il perdono attraverso la Confessione, che possiamo essere colmi dello Spirito Santo secondo quanto abbiamo ricevuto attraverso il sacramento della Cresima e l'ascolto dei valori del Vangelo.
Per intercessione di Albertina concedici la grazia che ti stiamo chiedendo ( .......). Te lo chiediamo per Gesù Cristo, tuo Figlio, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti secoli dei secoli. Amen.
Padre Nostro, Ave Maria, Gloria.
Nota: Questa novena è stata scritta ispirandosi alla vita della Beata Albertina Berkenbrock e non rappresenta una preghiera ufficialmente approvata dalla Chiesa.
Beata Albertina Berkenbrock
Un tentativo di stupro, una bambina sgozzata, una famiglia distrutta: storia di ieri, come tante storie di oggi. Ma quella è stata ritenuta autentico martirio, e la vittima, il 20 ottobre 2007, è stata proclamata beata. Perché lei, che di anni ne aveva appena 12, non si è lasciata uccidere soltanto per difendere la sua dignità, ma perché aveva ben chiaro ciò che è bene e ciò che è male, cos’è il peccato e cosa bisogna fare per evitarlo.
Il suo cognome, Berkenbrock, tradisce l’origine tedesca della famiglia: a metà Ottocento la bisnonna emigra dalla Westfalia in Brasile con i figli superstiti per sfuggire alla tubercolosi, che le ha già portato via il marito e due figli, e alla miseria che ne è una concausa.
Nasce l’11 aprile 1919 e il 25 maggio successivo viene battezzata con il nome di Albertina. La sua famiglia, come tutti i coloni tedeschi emigrati, conserva gelosamente il patrimonio della fede, quasi come un segno di identità nazionale.
I genitori di Albertina, insieme ai loro sette figli, pregano ogni giorno prima dei pasti: chiedono in particolare che nella loro famiglia non si commettano peccati e si viva da buoni cristiani, come i loro vecchi hanno insegnato.
La comunità di coloni tedeschi in cui Albertina nasce e cresce vive semplicemente del lavoro dei campi e dell’allevamento del bestiame: non tutti hanno fatto fortuna, come speravano, ma perlomeno tutti hanno il pane assicurato.
L’assistenza religiosa, per mancanza di sacerdoti, è saltuaria, appena una volta al mese o poco più, ma supplisce egregiamente la figura del catechista, un tal Hugo Berndt. Già sottufficiale dell’esercito e di fede protestante, si è convertito al cattolicesimo e vive poveramente per scelta, facendo scuola e insegnando catechismo ai bambini del luogo. Insieme al parroco, il dehoniano padre Gabriel Lux, dalla vita santa ed ascetica, ha una parte fondamentale nella formazione di Albertina.
Lei, intanto, a 6 anni riceve la Cresima e a 9 anni la Prima Comunione: ricorderà e festeggerà ogni anno la data di quest’ultima come la più bella della sua vita. Cresce con due punti di riferimento ben precisi: la Madonna e san Luigi Gonzaga, il titolare della chiesetta attorno alla quale è raggruppato il suo villaggio e dove i compaesani la vedono sempre più spesso raccolta in preghiera.
Si sta formando una devozione solida, una fede robusta. A scuola è brava; eccelle nel catechismo, capito ed assimilato più che imparato a memoria; ama dividere la sua merenda con i compagni più poveri di lei. In particolare, per incarico dei genitori, porta spesso il pranzo a un uomo, Manuel Martins da Silva (noto anche come Indalício Cipriano Martins), povero in canna e carico di figli, che lavora alle dipendenze di suo zio.
È proprio questo tale, da lei tante volte beneficato e con i cui figli era solita giocare, che nel pomeriggio del 15 giugno 1931 la segue nel bosco, mente lei è alla ricerca di un bue, allontanatosi dalla sua piccola mandria. Le intenzioni dell’uomo sono palesi e Albertina reagisce come può, sia alle iniziali lusinghe e sia poi alle aperte minacce. Gli ricorda che quanto le sta chiedendo è peccato, che suo padre non vuole, che a casa sua tutti i giorni si prega perché in famiglia non si commettano peccati.
Quando la violenza di Manuel si scatena, reagisce anche con calci e pugni al punto che il violentatore, non riuscendo a piegarla, la sgozza con un temperino, recidendole la giugulare. «Io non voglio il peccato», sono le ultime parole soffocate dal sangue che l’assassino sente pronunciare da quella bambina, che non è riuscito a piegare e che non è riuscito a violentare perché le idee chiare e una volontà d’acciaio le hanno dato un’incredibile forza anche davanti alla morte.
Fonte: https://www.santiebeati.it/dettaglio/93276