Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 2 giugno 2025 - Santi Marcellino e Pietro (Letture di oggi)

Gesù chiama i poveri e semplici pastori per mezzo degli angeli per manifestarsi ad essi. Chiama i sapienti per mezzo della stessa loro scienza. E tutti, mossi dall'interiore influsso della sua grazia, corrono a lui per adorarlo. Chiama tutti noi con le divine ispirazioni e si comunica a noi con la sua grazia. Quante volte egli ha amorosamente invitato anche noi? E noi con quale prontezza gli abbiamo corrisposto? Mio Dio, mi arrossisco e mi sento ripieno di confusione nel dover rispondere a sì fatta interrogazione. (San Pio da Pietrelcina)

Novena a Sant'Alessandro di Bergamo

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Primo giorno

I. Fu pur grande la vostra fede, o glorioso s. Alessandro, allorquando sebben elevato al rango di primo fra i capitani della legione Tebea, ed ammirato ed amato anche dagli stessi gentili, vi dichiaraste disposto a soffrire qualunque privazione o qualunque tormento anzi che aderire ai comandi dello spietato Massimiano che voleva rendervi adoratore di falsi Dei. Deh! impetrate a noi tutti la grazia di viver sempre cristianamento anche fra la gente non santa, o d’esser sempre disposti a tollerare qualunque male, anzi che mancare al dovere di soldati fedeli di Gesù Cristo.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

II. Fu pur mirabile il vostro zelo, o glorioso s. Alessandro, allorquando, sfuggito per divino volere alla decimazione ed alla strage di tutta la vostra legione o rinchiuso per ordine del tiranno nella carcere Zebedea in Milano, insieme ai vostri compagni Cassio, Severino, Secondo e Lucino, con la generosità della vostra sofferenza, o con la soavità dei vostri discorsi sapeste guadagnare alla fede il carceriere Silano e i suoi amici Xanto e Carpoforo, indi obbediente alle insinuazioni del zelantissimo vescovo s. Materno, sapeste togliervi alle mani dei vostri persecutori per portare ad altre terre la cognizione dell’evangelica fede. Deh! impetrate a noi tutti la grazia di soffrire sempre con rassegnazione qualunque terrena disavventura, e di adoperarci sempre nel miglior modo per la salute dei nostri fratelli.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

III. Fu pur grande il poter dei miracoli a voi accordato, o glorioso s. Alessandro, allorquando incontrando un defunto che veniva portato alla tomba, lo richiamaste con breve preghiera a nuova vita, minacciato dell’estremo supplizio se non vi piegavate ai comandi di Massimiano che giunse ad avervi nuovamente fra le sue mani, rovesciaste d’un colpo l’infame altare a cui veniste condotto per gli idolatri di sacrifici, poi condannato definitivamente alla morte, vedeste irrigidite le braccia del littore Marziano che s’accingeva a apiccarvi il capo dal busto, finalmente, sottratto di nuovo alla carcere dei vostri persecutori, e incamminandovi alle torre d’Orobia per rendervi sompro più gloriosa la vostra fede, tragittaste a piedi asciutti quell’Adda che si opponeva al vostro passaggio. Deh! impetrate a noi tutti la grazia di non diffidar giammai della protezione di Dio, e di mettere anzi nella sua provvidenza tutta la nostra fiducia in qualsiasi bisogno di nostra vita.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

IV. Fu pur grande la vostra costanza, o glorioso s. Alessandro, allorquando, raggiunto di nuovo dai satelliti dell’empio Massimiano, legato, ingiuriato, percosso o trascinato barbaramento all’ara di una falsa deità per obbligarvi a sacrileghi sacrifici nell’atto che riconoscente e divota tutta la Borgomense cristianità vi venerava e vi amava come un angolo dal cielo spedito alla sua particolare santificazione, riceveste con tanta intrepidezza l’estremo colpo da riguardarlo come un dono particolare, o ringraziarne pubblicamente il Signore; deh! impetrate a noi tutti la grazia di non isgomentarci giammai fra le terreno persecuzioni, o di perseverare anche a costo dì qualsivoglia tormento nel santo divino servizio.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

V. Fu pur singolare la vostra sorte, o glorioso sant’Alessandro, poichè, non appena spargeste il sangue per la confession della fede, che la vostra discepola santa Grata si recò a fortuna ed a gloria di poter raccogliere il vostro capo e personalmente portarlo avvolto in drappo prezioso nella signorile sua casa, indi, unito al vostro corpo, depositarlo nel ricco avello per lei medesima preparato e cosi mostrare col proprio esempio l’onore speciale a voi dovuto non solo per le tante virtù praticate in tempo di vita, ma ancor dei tanti miracoli da voi operati dopo la morte, e dei quali fanno ancora luminosa testimonianza i tanti magnifici templi a vostro onore innalzati. Deh! per tanti meriti che voi adunaste appresso Dio, o per la riconoscenza che vi professarono costantemente tutti quanti i veri fedeli, ottenete a noi tutti la grazia di onorar sempre come si meritano così i giusti di questa terra, siccome i Santi del paradiso, ond’essere un giorno partecipi dei loro meriti o delle loro eterne ricompenso.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Alessandro, patrono della città di Bergamo, è raffigurato tradizionalmente in veste di soldato romano con un vessillo recante un giglio bianco. Il vessillo sarebbe stato quello della Legione Tebea comandata da s. Maurizio (legione romana composta secondo la leggenda da soldati egiziani della Tebaide) nella quale Alessandro sarebbe stato secondo gli Atti del martirio, comandante di centuria. La legione romana utilizzata in prevalenza in oriente, venne spostata nel 301 in occidente per controbbattere gli attacchi dei Quadi e dei Marcomanni. Durante l'attraversamento del Vallese alla legione fu ordinato di ricercare i cristiani contro i quali era stata scatenata una persecuzione. I legionari, cristiani a loro volta, si rifiutarono e per questa insubordinazione vennero puniti con la decimazione eseguita ad Agaunum (oggi S. Moritz). La decimazione consisteva nell'uccisione di un uomo ogni dieci. Al perdurare del rifiuto dei legionari di perseguitare i cristiani, fu eseguita una seconda decimazione e quindi l'imperatore ordinò lo sterminio. Pochi furono i superstiti, tra cui Alessandro, Cassio, Severino, Secondo e Licinio che ripararono in Italia. A Milano Alessandro fu però riconosciuto e incarcerato, dove rifuta di abiurare. In carcere riceve la visita di s. Fedele e del vescovo s. Materno. Proprio s. Fedele riesce a organizzare la fuga di Alessandro, che ripara a Como, dove fu nuovamente catturato. Riportato a Milano fu condannato a morte per decapitazione, ma durante l'esecuzione ai boia si irrigidivano le braccia. Fu allora nuovamente incarcerato. Riuscì nuovamente a fuggire e raggiunse Bergamo passando per Fara Gera d'Adda e Capriate. A Bergamo fu ospitato dal principe Crotacio, che lo invitò a nascondersi, ma Alessandro iniziò a predicare e a convertire molti bergamaschi, tra cui i martiri Fermo e Rustico. Fu perciò scoperto e nuovamente catturato, la decapitazione venne eseguita pubblicamente il 26 agosto 303 nel luogo ove oggi sorge la chiesa di S. Alessandro in Colonna. Probabilmente Alessandro fu effettivamente un soldato romano, originario o residente a Bergamo, torturato e ucciso per non avere rinunciato alla propria fede cristiana.
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