Novena a San Giuseppe da Copertino

Primo giorno
I. Glorioso s. Giuseppe, che, non pago di tollerar sempre in pace i duri trattamenti che aveste a soffrire nella vostra domestica educazione, vi aggiungeste ancora spontaneamente, non solo la fuga costante d’ogni anche lecito divertimento, ma anche l’assiduità la più instancabile a prender parte al servizio del divin culto, non che la macerazione la più penosa dell’ innocente vostro corpo; ottenete a noi tutti la grazia di non querelarci giammai dei mali trattamenti che ci venissero usati dal nostro prossimo e di trarne anzi per frutto un più cordiale ed assoluto distacco dai falsi beni del mondo, per più sollecitamente operare la nostra compita santificazione con la pratica del ritiro e della penitenza, indispensabili a preservarci dalla corruzione del secolo.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
II. Glorioso s. Giuseppe, che, malgrado l’imputata vi deficienza d’intellettuale perspicacia,non entraste appena a far parte del Francescano Istituto che vi diveniste tosto l’oggetto dell’universale ammirazione, per la pratica sempre perfetta d’ogni monastica regola, e specialmente per la prontezza della vostra obbedienza a qualsiasi più arduo comando, e per la sincerità del vostro amore alle umiliazioni e ai patimenti nel disimpegnare sempre con giubilo gli uffici più abbietti e faticosi; ottenete a noi tutti la grazia di non amare altra scienza che quella di Gesù crocifisso nel rinnegamento continuo d’ogni nostro men retto appetito, o nell’adempimento sempre fedele di tutti quanti i doveri del nostro stato.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
III. Glorioso s. Giuseppe, che, elevato contro ogni vostra aspettazione, dall’umile condizion di converso al sublime grado di sacerdote, vi riguardaste mai sempre come il più gran peccatore, indegno dell’abito monastico, non che dell’onor di ministro dei santi altari, o perciò, non pago di appropriarvi le colpe indebitamente a voi imputate, e i conseguenti rimproveri non mai da voi meritati, sceglieste ancora per vostra stanza la cella più disagiata ed oscura, rifiutando in essa quei pochi comodi che vi eran dalla regola acconsentiti, e cercaste sempre la solitudine dei più derelitti Oratori per meglio occultare gli slanci del vostro fervore col divino ed unico oggetto dell’amor vostro; ottenete a noi tutti la grazia di non invanirci giammai per l’altrui stima e le altrui distinzioni, o di farci scala allo più intime comunicazioni con Dio per mezzo di un continuo distacco da tutti gli agi e i piaceri di questa vita.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
IV. Glorioso s. Giuseppe che della tenerissima divozione che voi professaste mai sempre a Maria santissima qual vostra madre, e alla Passione del divino suo Figlio qual’unica vostra speranza, dei continui digiuni da voi protratti a più odierni col solo ristoro di erbe e frutta secche, delle desolantissime aridità da cui foste per gran tempo travagliato, e delle umiliantissime prove cui foste più volto assoggettato da che non era ben conscio del vostro spirito, foste anche in vita largamente compensato coi più straordinari favori, fino a non chieder mai altro che d’esser sempre più acceso del santo amore di Dio, e passar spesso più giorni senza nutrirvi di altro che della santissima Eucaristia, e poi infiammarvi nel volto, ed elevarvi gran tratto da terra nel trattare i santi misteri, e ciò con tanta altrui edificazione che, se i buoni alla vostra vista si infervoravan nel bene, i cattivi lasciavan per sempre la via del male, e i più distinti fautori dell’eresia rinunziavano solennemente ai propri errori; ottenete a noi tutti la grazia di condurci sempre cosi santamente fra le più dure traversie della vita da edificare col nostro contegno tutti quanti i nostri fratelli, e meritarci dal cielo le più distinte benedizioni.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
V. Glorioso s. Giuseppe, che per la chiarezza veramente ammirabile con cui da voi si spiegavano i più profondi misteri, per la prudenza affatto divina con cui da voi si avviavano alla santità più sublime quanti imploravano l’opera vostra per propria spiritual direzione; per lo spirito di profezia e il poter dei miracoli, divenuti in voi famigliari specialmente a consolazione e conforto dei dubbiosi e degli afflitti, vedeste ossequiosi ai vostri piedi i primi potenti del secolo e i primi principi della Chiesa, in voi veneranti di cuore un lucidissimo specchio di sacerdotale e monastica perfezione, un singolarissimo tipo di continua intimissima comunicazione con Dio,e un nuovo gloriosissimo lustro del Minoritico Ordine nella conventuale Famiglia; ottenete a noi tutti la grazia di modellarci sì bene sul vostro esempio in ogni circostanza del viver nostro da meritarci sempre speciale la vostra protezione qui in terra per poi partecipar con larghezza ai vostri gaudii nel cielo.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Prova anche a frequentare la scuola, Giuseppe, ma viene colpito da un’ulcera cancrenosa che lo tiene lontano dagli studi per ben cinque anni. La madre, Franceschina Panaca, donna forte e vigorosa, cerca di impartirgli una formazione di base attraverso la narrazione della vita dei Santi come San Francesco. In Giuseppe matura, così, il desiderio di camminare nella sequela del “Poverello di Assisi”, tanto che, compiuti 16 anni, chiede di entrane nell’ordine dei Frati Francescani Conventuali, presso il convento della “Grottella”. Ma la sua scarsa formazione scolastica non lo aiuta ed è costretto a tornare sui suoi passi. Si rivolge, allora, ai Francescani Riformati e poi ai Cappuccini di Martina Franca, ma il responso è il medesimo: la sua istruzione carente, accompagnata dalle prime manifestazioni di estasi durante le quali lascia cadere ogni cosa dalle mani, lo rendono inadatto alla vita in comunità.
Nel frattempo, il Supremo Tribunale di Napoli stabilisce che, raggiunta la maggiore età, Giuseppe venga obbligato a lavorare senza paga, fino a saldare il debito del padre, ormai defunto. Di fronte a tale condanna – di fatto, una vera e propria schiavitù – il giovane torna a chiedere l’ammissione al Convento della “Grottella”. I Frati prendono a cuore la sua situazione e lo aiutano ad intraprendere un vero percorso di studi. Tra mille difficoltà, ma grazie a una grande forza di volontà, il giovane arriva all’esame per il diaconato. Qui avviene un prodigio: Giuseppe conosce in modo approfondito un solo brano del Vangelo ed è proprio quello che, casualmente, il vescovo esaminatore gli chiede di commentare. Un evento straordinario simile si ripete tre anni dopo, in sede di esame per diventare sacerdote: il vescovo interroga alcuni esaminandi e, trovandoli particolarmente preparati, estende a tutti gli altri candidati l’ammissione al sacerdozio. Finalmente, nel 1628, Giuseppe viene così ordinato prete.
L’umiltà di Giuseppe, però, rimarrà proverbiale: consapevole dei propri limiti culturali, non disdegna i lavori manuali più semplici, si dedica al servizio dei più poveri. Addirittura si auto-soprannomina “Fratel Asino”. Giuseppe vive l’amore alla Chiesa in modo incondizionato, ponendo Cristo al centro della sua esistenza e provando una profonda devozione per Maria, Madre di Dio. Tuttavia, chi lo sente parlare riconosce in lui la luce di una teologia matura, della quale discetta con profondità: è il dono della scienza infusa a renderlo così sapiente.
Nel frattempo, in Giuseppe si accentuano i fenomeni delle estasi e delle levitazioni, in particolare quando pronuncia i nomi di Gesù e di Maria. “Quando, nello schioppo, la polvere da sparo si accende e manda fuori quel boato e fragore – spiega a un confratello – così il cuore estatico viene accesso di amore di Dio”. Tali episodi non sfuggono all’Inquisizione di Napoli che lo convoca per cercare di capire se il giovane da Copertino stia abusando della credulità popolare o meno. Proprio davanti ai giudici schierati nel Monastero di San Gregorio Armeno, Giuseppe ha una levitazione. Viene quindi assolto da ogni accusa, ma il Sant’Uffizio lo confina in isolamento, lontano dalle folle.
Il futuro Santo passa, quindi, da un convento all’altro – Roma, Assisi, Pietrarubbia, Fossombrone – fino ad arrivare a Osimo, vicino Ancona. Qui, finalmente, giunge nel 1656, per volere di Papa Alessandro VII, e qui trova pace. Vi rimane, infatti, ininterrottamente fino alla morte, sempre conducendo una vita umile al servizio del prossimo, e in colloquio con Dio nel culmine della celebrazione eucaristica: “Così bisogna fare – spiega a un confratello – lasciare il mondo, continuare l’orazione e accomodare la ‘grotticella’ del nostro cuore per offrire a Gesù Cristo l’intelletto, la memoria e la volontà”.
La morte lo coglie il 18 settembre 1663, all’età di 60 anni. Benedetto XIV lo beatifica nel 1753, mentre sarà Clemente XIII a proclamarlo Santo, il 16 luglio 1767. Oggi, le sue sacre spoglie riposano all’interno di un’urna di bronzo dorato, nella cripta della Chiesa di Osimo, a lui dedicata. Un Santuario è stato eretto in suo onore anche a Copertino, sopra la stalla in cui è nato.
A lui si rivolgono gli studenti in difficoltà, recitando questa preghiera:
O san Giuseppe da Copertino,
amico degli studenti e protettore degli esaminandi,
vengo ad implorare da te il tuo aiuto.
Tu sai, per tua personale esperienza,
quanta ansietà accompagni l'impegno dello studio
e quanto facili siano il pericolo
dello smarrimento intellettuale e dello scoraggiamento.
Tu che fosti assistito prodigiosamente da Dio
negli studi e negli esami
per l'ammissione agli Ordini sacri,
chiedi al Signore
luce per la mia mente e forza per la mia volontà.
Tu che sperimentasti tanto concretamente
l'aiuto materno della Madonna, Madre della speranza,
pregala per me,
perché possa superare facilmente
tutte le difficoltà negli studi e negli esami.
Amen.
Fonte: https://www.vaticannews.va/