Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 2 giugno 2025 - Santi Marcellino e Pietro (Letture di oggi)

La forza del sacerdote sta nella pazienza e nel perdono. (San Giovanni Bosco)

Novena a San Giovanni Crisostomo

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Primo giorno

I. O glorioso s. Giovanni Crisostomo, che a misura del vostro avanzarvi negli studi profani, progrediste ancora nella scienza della salute, per cui ancor giovanetto in Atene aveste la gloria di confondere tanti pagani filosofi, e di convertire in fervente cristiano il celebre Antemo, intercedete a noi tutti la grazia di servirci sempre dei nostri lumi per avanzarci nelle cognizioni indispensabili alla salute, e procurare a tutto potere la conversione e il miglioramento di tutti i nostri fratelli.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

II. O glorioso s. Giovanni Crisostomo, che agli onori, agli agi del secolo preferiste la solitudine e la mortificazione del deserto, e riputandovi indegno fin dell’unzione sacerdotale, vi nascondeste nelle caverne più inospite per sottrarvi alla dignità vescovile, cui vi avevano sollevato i prelati di Siria, ed ivi tutto il tempo impiegaste nel comporre le opere importantissime del Sacerdozio, della Comunione e della Vita Monastica, intercedete a noi tutti la grazia di proferir sempre il ritiro alla comparsa, la solitudine al tumulto, l’abbiezione alla gloria, e di non trascorrere mai un solo momento senza qualche opera di salute.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

III. O glorioso s. Giovanni Crisostomo, che malgrado tutta la resistenza della vostra umiltà, consacrato sacerdote nell’età di trent’anni, foste visibilmente riempito di tutti i doni del cielo, dacché, sotto figura di colomba venne lo Spirito Santo a posarsi sul vostro capo, intercedete a noi tutti la grazia di accostarci sempre con le debite disposizioni ai santissimi Sacramenti, onde riportarne sempre in maggior copia quegli effetti prodigiosi per cui sono istituiti.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

IV. O glorioso s. Giovanni Crisostomo, che,divenuto il riformatore dei popoli con l’efficacia della vostra predicazione, diveniste ancora con la vostra carità il sollievo di tutte le miserie, specialmente quando Antiochia si aspettava dall’irritato Teodosio il suo totale sterminio, intercedeteci la grazia di travagliare con tutte le nostre forze a illuminar gli ignoranti, a corregger i traviati, a consolar gli afflitti, e sovvenire il nostro prossimo in ogni genere di bisogni.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

V. O glorioso s. Giovanni Crisostomo, che, elevato dal consenso di tutti i vescovi alla dignità eminentissima di Patriarca di Costantinopoli, diveniste ancora il modello della perfezione più sublime per la frugalità della mensa, per la povertà degli addobbi, per l’instancabile assiduità alla preghiera, alla predicazione, alla celebrazione dei santi misteri e più ancora per la saggezza onde provvedeste a tutti i bisogni di ventotto ecclesiastiche provincie a voi affidate, e procuraste ed otteneste la conversione dei Celti, degli Seiti e dei Fenici, non che di tanti eretici che infestavano tutto l’Oriente, intercedete i noi tutti la grazia di eseguire sempre con perfezione tutti i doveri dello stato in cui siamo attualmente, e di qualunque altro in cui dalla sovrana Provvidenza ci trovassimo poscia impegnati.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

VI. O glorioso s. Giovanni Crisostomo, che, soffrendo sempre con inalterabile rassegnazione le calunnie pubblicate contro di voi dai più potenti nemici, quindi la deposizione, e per ben duo volte l’esilio dalla vostra sede, e l’assassinamento tentato della vostra persona, foste ancora da Dio medesimo glorificato col terremoto e con la grandine che desolarono Costantinopoli in pena della vostra espulsione, con le suppliche a voi spedite per richiamarvi, con le più orrende disgrazie sopraggiunto ai vostri persecutori, e finalmente coi più stupendi prodigi operati a vantaggio dei luoghi disagiatissimi in cui foste rilegato, ottenete a noi tutti la grazia di soffrire sempre con mansuetudine, anzi di ricambiare coi benefizi gli affronti dei nostri nemici, onde impegnare l’Altissimo a glorificarci a misura delle sofferte umiliazioni.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

VII. O glorioso s. Giovanni Crisostomo, che con miracolo tutto nuovo, trent’un anni dopo la vostra morte consolaste i popoli a voi affidati in tempo di vostra vita, perché da loro acclamato ed invocato come santo e ricondotto dal Ponto alla vostra cara Costantinopoli e ricevuto come in trionfo, e collocato sulla vostra sodo patriarcale, apriste le vostro labbra a pronunciare quelle grandi parole: La Pace sia con voi: Pax Vobis: deh! stendete anche a noi la vostra intercessione, onde ottenerci dall’Altissimo quella pace che supera ogni sentimento, e quella reciproca unione che forma di tutti gli uomini una sola famiglia, e che è un preludio ed un principio di quella pace inalterabile che speriamo di godere con voi e con tutti gli eletti nel cielo.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Un fuoriclasse della parola, Giovanni, fin da ragazzo. Il famoso retore Libonio, suo maestro, che vedeva nel giovane un naturale successore, si spiacerà non poco quando quel promettentissimo allievo preferirà al fascino della retorica quello della fede. “Se i cristiani non me lo avessero rubato!”, esclamerà. In effetti Giovanni, sì, è stato “rubato” dall’attrazione che nutre per le parole sacre, che studia con attenzione nella cerchia di Diodoro, futuro vescovo di Tarso. E proprio S. Paolo è uno dei suoi preferiti, gli dedicherà tanto in pensieri e pagine. Ma tutta la Bibbia, con i suoi insegnamenti, lascia un solco profondo in quel giovane di Antiochia, che si appresta a diventare una spada a doppio taglio nell’oriente cristiano del V secolo proprio per quel talento di dire sapendolo dire bene.

A ordinarlo prete è il vescovo Fabiano ma sin dagli anni del diaconato Giovanni dimostra in modo rotondo che la sua capacità di parlare alla gente delle Scritture è fuori dal comune. Prima di questa fase, il giovane ha fatto anche l’esperienza eremitica – sei anni nel deserto, gli ultimi due in una caverna – e questo ha consolidato in lui un carattere di sobrietà che conferisce ulteriore forza a parole che scuotono sempre per la loro schiettezza. Predica l’amore concreto ai fratelli più poveri, richiama i monaci alle opere di carità e a staccarsi dal denaro, sprona i laici a evitare la ragnatela delle dissolutezze. Insomma, più spazio allo spirito, meno alla carne. È un moralista, Giovanni, nel senso positivo del termine per un’epoca in cui ricavare dai detti biblici norme di comportamento coerenti con la vita di un battezzato era strada spesso praticata.

Verso i 50 anni, nel 397, il grande salto. Giovanni è a Costantinopoli per succedere al Patriarca Nettario. Cambia il ruolo, visibilità grande, vicinanza alla corte. Chi non cambia per niente è Giovanni. Il fustigatore della corruzione – che nei palazzi del potere bizantino pullula – è fedele al suo stile. La gente lo ama per questo, lo testimoniano i suoi contemporanei. Chi comincia a detestarlo sempre più apertamente sono la nobiltà e il clero attaccati ai privilegi e anche da quell’uomo che invece di allinearsi ai modi della cerchia di cui è entrato a far parte scaglia strali con la sua lingua che non fa sconti. Indolenza e vizi, soprattutto in chi indossa una tonaca, sono bersagli preferiti. E alle parole seguono fatti. Molti presbiteri vengono rimossi per indegnità, compreso il vescovo di Efeso. Per molti è troppo E contro un uomo che in fondo è più ingenuo che scaltro, parte la trafila degli intrighi.

A capeggiare la fronda contro Giovanni è il Patriarca di Alessandria Teofilo e l’imperatrice Eudossia. In sua assenza convocano un sinodo che costringe Giovanni all’esilio. È il 403 ma l’allontanamento dura poco. A furor di popolo Giovanni rientra a Costantinopoli e gli avversari rilanciano la sfida. Il 9 giugno 404 una nuova condanna lo allontana dal centro dell’Impero, l’antico eremita ritrova una solitudine forzata. Giovanni “bocca d’oro”, come verrà soprannominato tempo dopo, muore nel 407, a Comana nel Ponto, durante uno dei tanti trasferimenti cui è sottoposto. Resta intatta nei secoli la sapienza, corroborata da centinaia di scritti, di un uomo e un sacerdote convinto che “in tutte le cose” debba essere data “gloria a Dio”.

Fonte: https://www.vaticannews.va/
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