Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 2 giugno 2025 - Santi Marcellino e Pietro (Letture di oggi)

Il caldo era insopportabile da tempo. Desideravamo la pioggia inutilmente. Le piante assetate mi facevano pietà . Decisi di recitare la coroncina tanto a lungo, finché Dio non avesse fatto scendere la pioggia. Senza interruzione, ripetei quella preghiera per tre ore. Finalmente il cielo si coprì di nubi e la pioggia prese a cadere in abbondanza. Ricordai come il Signore avesse detto che, per mezzo di quella coroncina, si può ottenere tutto. (Santa Faustina Kowalska)

Novena a San Giobbe

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Primo giorno

I. Per quella costante fedeltà con cui voi, o glorioso s. Giobbe, serviste sempre al vero Dio, malgrado le massime e gli esempi dei popoli infedelì tra cui la Provvidenza dispose che conduceste la vostra vita, otteneteci, vi preghiamo, la grazia di non declinare mai dalla via della verità e della giustizia, malgrado tutti gli sforzi del mondo, della carne e del demonio che cercano sempre la nostra rovina.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

II. Per quella tenera compassione che voi, o glorioso s. Giobbe, aveste mai sempre delle miserie dei vostri prossimi, impiegando a loro sollievo il vostro credito, la vostra autorità e tutte le vostre sostanze, otteneteci, vi preghiamo, d’impìegare sempre tutti i doni così di natura come di grazia a sovvenimento dei nostri fratelli, a glorificazione di Dio ed a santificazione di noi stessi.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

III. Per quell’ammirabile rassegnazione con cui voi, o glorioso s. Giobbe, sosteneste la perdita delle vostre sostanze, dei vostri figli e della vostra salute, benedicendo in tutte le sventure il santo nome di Dio, otteneteci, vi preghiamo, la grazia di riconoscere sempre dal cielo tutto quello che di afflittivo ci accaderà sulla terra, o di uniformarci mai sempre tranquillamente a tutte lo divine disposizioni.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

IV. Per quell’inalterabile mansuetudine, con cui voi, o glorioso s. Giobbe, soffriste gli ingiusti rimproveri e confondeste i falsi raziocini della vostra moglie o dei vostri amici, otteneteci, vi preghiamo, la grazia di trattar sempre con umiltà e con dolcezza tutti quanti i nostri fratelli, anche allor quando per difendere la verità e la giustizia ci trovassimo obblìgati a contraddire ai loro discorsi.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

V. Per quella vivissima fede e per quella eroica speranza che voi aveste, o glorioso s. Giobbe, nel futuro Redentore che vi avrebbe con una risurrezione gloriosa compensato ad usura delle sofferte afflizioni, otteneteci, vi preghiamo, la grazia di soffrir sempre in pace i mali tutti di questa vita, aspettando lo eterne consolazioni o la gloria immutabile dei giusti in compagnia degli Angeli nell’altra.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

VI. Per quell’umilissima riconoscenza onde voi riceveste, o glorioso s. Giobbe, la nuova copia di beni dei quali vi arricchì il Signore, dandovi ancora, e più di prima, prospera santità, numerosa figliuolanza ed abbondanti ricchezze, otteneteci, vi preghiamo, la grazia di non insuperbirci giammai nelle prosperità della terra, ma di servirci anzi di esse per meglio assicurarci l’eterna gloria, e meritarci sempre più grande la ricompensa nel paradiso.

Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

San Giobbe

«Visse nel paese di Hus» (Giobbe 1,1), che molti autori identificano con la regione posta tra l'Idumea e l'Arabia settentrionale. Tutto fa credere che non fosse ebreo, ma «retto, timorato di Dio» (1,1; 2,3). Era al colmo della ricchezza e della felicità quando improvvisamente fu colpito da una serie di disgrazie che lo privarono in breve tempo di ogni suo avere e perfino dei figli (1,13-19). Semplici le sue parole di rassegnazione davanti alla perdita delle cose e delle persone piú care: «Jahweh ha dato e JIahweh ha tolto: il nome di Jahweh sia benedetto» (1,21). Colpito da una malattia che lo riduce tutto una piaga, non perde la sua calma, neppure davanti allo scherno e alla derisione della moglie (2, 7-10). Cacciato di casa, è costretto a passare i suoi giorni in mezzo ad un letamaio. Qui lo trovano tre amici che, informati della sua disgrazia, sono accorsi a confortarlo. A questo punto il libro introduce un lunghissimo dialogo (3-41) che discute in forma alta mente poetica il problema dell'origine cioè del dolore nel mondo. La vita di Giobbe dopo la prova è compendiata dal libro sacro in pochissimi versetti (42, 11-17). Riebbe i suoi armenti, generò di nuovo sette figli e tre figlie, visse ancora altri 140 anni. (Avvenire)
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