Novena a San Benedetto

Primo giorno
I. Per quell’amore straordinario che voi, o gran patriarca s. Benedetto, aveste al ritiro ed alla mortificazione per cui in età di quindici anni vi seppelliste in una grotta del deserto di Subiaco, ove, non contento di alimentarvi di solo radici, e di dormire sul nudo sasso, vi tormentaste ancora con un spaventoso cilicio da voi portato fino alla morte, otteneste a noi tutti la grazia di abborrire sempre le pompe ed i tumulti del mondo seduttore, e di applicarci continuamente alla annegazione della volontà ed alla mortificazione della carne.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
II. Per quell’eroica intrepidezza con cui voi, o gran patriarca s. Benedetto, sprezzaste tutti gli artifici del demonio che tentò con istrepiti e con fantasmi di allontanarvi dalla vostra solitudine, e per quella singolare vittoria che riportaste sopra le cattive immaginazioni, gettandovi nudo in mezzo alle ortiche ed alle spine per esserne liberato, otteneteci la grazia di ribattere sempre tutti gli assalti dell’infernale nemico, o di essere sempre disposti a tollerare ogni male, anziché contaminare con un sol peccato l’anima nostra.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
III. Per quella generosità con cui voi, o gran patriarca s. Benedetto, perdonaste ai religiosi vostri sudditi di Vicovaro, allorquando, dopo avervi eletto a loro superiore, presero a perseguitarvi, nel modo il più indegno, fino a tentare il vostro avvelenamento, e per quel grande miracolo che Dio operò a vista di tutti, mandando in pezzi, dietro la vostra benedizione, quel vetro che conteneva la micidiale bevanda, ottenete a noi tutti la grazia di soffrir sempre in pace le persecuzioni e le disgrazie con cui piacesse al Signore di provarci nei brevi giorni di nostra vita.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
IV. Per quel zelo veramente apostolico onde voi, o gran patriarca s. Benedetto, spezzaste gli idoli, atterraste i templi, bruciaste i boschi sacri che tenevano gli abitatori del Monte Cassino fra le tenebre del paganesimo, e stabiliste in tutti quei dintorni la fede di Gesù Cristo, indi gettaste, con la fabbricazione del vostro monastero, i fondamenti di quel grand’Ordine che diede alla santa Sede più di quaranta Pontefici, al sacro Collegio più di duecento Cardinali, alla Chiesa più di tre mila Santi canonizzati, oltre infiniti coltivatori alle lettere ed alle scienze: ottenete a noi tutti la grazia d’impegnarci con ogni sforzo possibile a procurare il vantaggio così temporale come spirituale di tutti ì nostri fratelli.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
V. Per quel lume sopranaturale onde voi, o gran patriarca s. Benedetto, scopriste l’inganno dello scudiere che si era a voi presentato con le insegne di Totila Re dei Goti, e a Totila stesso rivelaste ciò che doveva succedervi nei successivi nove anni, e la morte che doveva colpirlo nel decimo, quindi ai vostri Religiosi manifestaste il giorno del vostro trapasso all’eternità, ottenete a noi tutti la grazia di essere sempre umili, mortificati e fervorosi, onde ricevere da Dio i lumi opportuni a ben dirigerci nella via della santità e al sospirato conseguimento di nostra eterna salute.
Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.
Per San Gregorio è “un astro luminoso” in un’epoca segnata da una grave crisi di valori. La sua è una nobile famiglia della regione di Norcia. Nel luogo dove secondo la tradizione si trovava la casa natale del Santo, è stata costruita la Basilica di San Benedetto. La sua vita, sin dalla gioventù, è scandita dalla preghiera. I genitori, benestanti, lo mandano a Roma per assicurargli un’adeguata formazione. Ma qui, racconta San Gregorio Magno, trova giovani sbandati, rovinati per le strade del vizio. Benedetto allora lascia Roma. Arriva prima in una località, chiamata Enfide, e poi vive per tre anni, da eremita, in una grotta a Subiaco, destinata a divenire il cuore del monastero benedettino “Sacro Speco”. Questo periodo di solitudine precede un’altra fondamentale tappa del suo cammino: l’arrivo a Montecassino. Qui, tra le rovine di un’antica acropoli pagana, San Benedetto e alcuni suoi discepoli costruiscono la prima abbazia di Montecassino.
A San Benedetto, fratello di Santa Scolastica, sono stati attribuiti molti miracoli. Ma il miracolo più duraturo del padre dell’ordine benedettino è la composizione della Regola, scritta intorno al 530 d.C. E’ un manuale, un codice di preghiera per la vita monastica. Lo stile, sin dalle prime parole, è familiare. Dal prologo fino all’ultimo dei 73 capitoli, Benedetto esorta i monaci a tendere “l’orecchio del cuore”, a “non disperare mai della misericordia di Dio”: “Ascolta, o figlio, gli insegnamenti del maestro, e tendi l’orecchio del tuo cuore; accogli di buon animo i consigli di un padre che ti vuole bene per ritornare con la fatica dell’obbedienza a Colui dal quale ti eri allontanato per l’accidia della disobbedienza”.
“L’ozio – scrive San Benedetto nella Regola – è nemico dell’anima; è per questo che i fratelli devono, in determinate ore, dedicarsi al lavoro manuale, in altre invece, alla lettura dei libri contenenti la parola di Dio”. Preghiera e lavoro non sono in contrapposizione ma stabiliscono un rapporto simbiotico. Senza preghiera, non è possibile l’incontro con Dio. Ma la vita monastica, definita da Benedetto “una scuola del servizio del Signore”, non può prescindere dall’impegno concreto. Il lavoro è un’estensione della preghiera. “Il Signore – ci ricorda San Benedetto - attende che noi rispondiamo ogni giorno coi fatti ai suoi santi insegnamenti”.
Fonte: https://www.vaticannews.va/it/santo-del-giorno/07/11/san-benedetto--abate--patrono-d-europa.html