Storia di un'anima (Santa Teresa di Lisieux) - Giorno 1
1. INFANZIA RADIOSA AD ALENCON (1873-1877) - Parte 1

1 - A lei, Madre mia cara, a lei che mi è due volte madre confido la
storia dell'anima mia... Quando lei mi chiese di farlo, pensai: il
cuore si dissiperà, occupandosi di se stesso; ma poi Gesù mi ha fatto
sentire che, obbedendo con semplicità, avrei fatto piacere a lui; del
resto, faccio una cosa sola: comincio a cantare quello che debbo
ripetere eternamente: “Le misericordie del Signore!”.
2 - Prima di prendere la penna, mi sono inginocchiata davanti alla
statua di Maria (quella che ci ha offerto tante prove delle materne
premure da parte della Regina del Cielo verso la nostra famiglia), l'ho
supplicata che mi guidi la mano: nemmeno un rigo voglio scrivere che non
piaccia a lei! Poi ho aperto il Vangelo, e lo sguardo è caduto su
alcune parole: «Gesù salì sopra una montagna, e chiamò a sé quelli che
volle: e andarono a lui» (s. Marco, cap. III, v. 13).
3 - Questo, proprio questo il mistero della mia vocazione, della mia
vita tutta, e in particolare il mistero dei privilegi di Gesù sull'anima
mia. Gesù non chiama quelli che sono degni, bensì chi vuole lui, o,
come dice san Paolo: «Dio ha pietà di chi vuole lui, ed usa misericordia
a chi vuole lui. Non è dunque opera di chi voglia né di chi corra,
bensì di Dio che usa misericordia» (Ep. ai Rom., cap. IX, vv. 15-16).
4 - Per tanto tempo mi sono chiesta perché Dio abbia delle preferenze,
perché tutte le anime non ricevano grazie in grado uguale, mi
meravigliavo perché prodiga favori straordinari a Santi che l'hanno
offeso, come san Paolo, sant'Agostino, e perché, direi quasi, li
costringe a ricevere il suo dono; poi, quando leggevo la vita dei Santi
che Nostro Signore ha carezzati dalla culla alla tomba, senza lasciare
sul loro cammino un solo ostacolo che impedisse di elevarsi a lui, e
prevenendo le loro anime con tali favori da rendere quasi impossibile
che esse macchiassero lo splendore immacolato della loro veste
battesimale, mi domandavo: perché i poveri selvaggi, per esempio,
muoiono tanti e tanti ancor prima di avere inteso pronunciare il nome di
Dio?
5 - Ma Gesù mi ha istruita riguardo a questo mistero. Mi ha messo
dinanzi agli occhi il libro della natura, ed ho capito che tutti i fiori
della creazione sono belli, le rose magnifiche e i gigli bianchissimi
non rubano il profumo alla viola, o la semplicità incantevole alla
pratolina... Se tutti i fiori piccini volessero essere rose, la natura
perderebbe la sua veste di primavera, i campi non sarebbero più
smaltati di infiorescenze. Così è nel mondo delle anime, che è il
giardino di Gesù. Dio ha voluto creare i grandi Santi, che possono
essere paragonati ai gigli ed alle rose; ma ne ha creati anche di più
piccoli, e questi si debbono contentare d'essere margherite o violette,
destinate a rallegrar lo sguardo del Signore quand'egli si degna
d'abbassarlo. La perfezione consiste nel fare la sua volontà,
nell'essere come vuole lui.
6 - Ho capito anche un'altra cosa: l'amore di Nostro Signore si rivela
altrettanto bene nell'anima più semplice la quale non resista affatto
alla grazia, quanto nell'anima più sublime; in realtà, è proprio
dell'amore umiliarsi, e se tutte le anime somigliassero ai santi
Dottori, i quali hanno rischiarato la Chiesa con i lumi della loro
dottrina, parrebbe che Dio misericordioso non discendesse abbastanza per
raggiungerli; ma egli ha creato il bimbo il quale non sa nulla e si
esprime soltanto con strilletti deboli deboli; ha creato il selvaggio
il quale, nella sua totale miseria, possiede soltanto la legge naturale
per regolarsi; e Dio si abbassa fino a loro! Anzi, sono questi i fiori
selvatici che lo rapiscono perché sono tanto semplici.
7 - Abbassandosi fino a questo punto, Dio si mostra infinitamente
grande. Allo stesso modo in cui il sole illumina i grandi cedri ed i
fiorucci da niente come se ciascuno fosse unico al mondo, così Nostro
Signore si occupa di ciascuna anima con tanto amore, quasi fosse la sola
ad esistere; e come nella natura le stagioni tutte sono regolate in
modo da far sbocciare nel giorno stabilito la pratolina più umile, così
tutto risponde al bene di ciascun'anima.
8 - Certamente, Madre cara, lei si domanda dove io voglia arrivare,
perché finora non ho detto parola che somigli alla storia della mia
vita, ma lei mi ha chiesto di scrivere liberamente quello che mi viene
al pensiero, perciò io non racconterò la mia vita vera e propria, bensì
i miei pensieri riguardo alle grazie che Dio mi ha concesse. Mi trovo a
un punto della mia esistenza dal quale posso guardare il passato;
l'anima mia si è maturata tra prove esterne e interne, ora, come un
boccio rafforzato dalla tempesta, mi risollevo, e vedo che in me si
verificano le parole del Salmo XXII «il Signore è il mio Pastore, nulla
mi può mancare. Mi fa riposare nelle pasture fresche e ricche. Mi guida
dolcemente lungo il fiume. Conduce l'anima mia senza stancarla... E
quand'anche scenderò nella valle ombrosa della morte, non temerò danno,
perché tu sarai con me, Signore!».
9 - Sempre il Signore è stato pieno di compassione per me, e di
dolcezza... Lento a punire e abbondante in misericordie! (Salmo CII, v.
8). Così, Madre mia, sono felice di cantare vicino a lei la
misericordia del Signore. Per lei sola scriverò la storia del frore
umile colto da Gesù, e parlerò abbandonandomi, senza preoccuparmi dello
stile, o delle tante digressioni che farò. Un cuore di mamma capisce
sempre il suo bimbo, anche se questo balbetta soltanto, e perciò sono
sicura di essere capita, indovinata da lei: è lei che mi ha formato il
cuore, e l'ha offerto a Gesù!