Meditazioni sulla Passione - Giorno 1
UN DIO FATTO UOMO

Parola di Dio
"In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era
Dio... E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi
vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di
grazia e di verità" (Gv 1,1.14).
"Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un
sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio,
allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti proprio per essere
stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di
venire in aiuto a quelli che subiscono la prova... Infatti non abbiamo
un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo
stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il
peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia"
(Eb 2,17-18; 4,15-16).
Per la comprensione
- Accostandoci a meditare la sua Passione, dobbiamo tenere sempre
presente chi è Gesù: vero Dio e vero uomo. Dobbiamo evitare il rischio
di guardare soltanto l'uomo, soffermandoci solo sulle sue sofferenze
fisiche e cadere in un vago sentimentalismo; o guardare solo Dio, senza
riuscire a capire l'uomo dei dolori.
- Sarebbe bene, prima di iniziare un ciclo di meditazioni sulla Passione
di Gesù, rileggere la "Lettera agli Ebrei" e la prima grande enciclica
di Giovanni Paolo Il, "Redemptor Hominis" (Il Redentore dell'uomo,
1979), per capire il mistero di Gesù e accostarci a Lui con una vera
devozione, illuminata dalla fede.
Rifletti
- Gesù chiese agli Apostoli: "Voi chi dite che io sia?" Rispose Simon
Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,15-16).
Gesù è veramente il Figlio di Dio in tutto uguale al Padre, è il Verbo,
il Creatore di tutte le cose. Solo Gesù può dire: "Io e il Padre siamo
una cosa sola". Ma Gesù, Figlio di Dio, nei Vangeli ama chiamarsi circa
50 volte "Figlio dell'uomo", per farci capire che è un uomo vero, figlio
di Adamo, come tutti noi, in tutto simile a noi, eccetto il peccato
(Cf. Eb 4,15).
- "Gesù, pur essendo di natura divina, spogliò se stesso, assumendo la
condizione di servo e divenendo simile agli uomini" (Fil 2,5-8). Gesù
"spogliò se stesso", quasi si svuotò della grandezza e della gloria che
aveva come Dio, per essere in tutto simile a noi; accettò la chenosi,
cioè abbassò se stesso, per innalzare noi; discese fino a noi, per
innalzare noi fino a Dio.
- Se vogliamo comprendere pienamente il mistero della sua Passione,
dobbiamo conoscere a fondo l'uomo Cristo Gesù, la sua natura divina e
umana e soprattutto i suoi sentimenti. Gesù ebbe una natura umana
perfetta, un cuore pienamente umano, una sensibilità umana piena, con
tutti quei sentimenti che si ritrovano in un animo umano non inquinato
dal peccato.
- Gesù è stato l'uomo dai sentimenti spiccati, forti e teneri insieme,
che ne rendevano affascinante la persona. Irradiava simpatia, gioia,
fiducia e trascinava le folle. Ma il vertice dei sentimenti di Gesù si
manifestava dinanzi ai bambini, ai deboli, ai poveri, ai malati; in tali
situazioni Egli rivelava tutta la sua tenerezza, la compassione, la
delicatezza dei sentimenti: abbraccia i bambini come una mamma; sente
compassione dinanzi al giovane morto, figlio di una vedova, dinanzi alle
folle affamate e disperse; piange di fronte alla tomba dell'amico
Lazzaro; si china su ogni dolore che incontra nel suo cammino.
- Proprio per questa grande sensibilità umana possiamo dire che Gesù ha
sofferto più di ogni altro uomo. Ci sono stati uomini che hanno sofferto
dolori fisici maggiori e più a lungo di Lui; ma nessun uomo ha avuto la
sua delicatezza e la sua sensibilità fisica e interiore, perciò nessuno
ha mai sofferto come Lui. Giustamente Isaia lo chiama "l'uomo dei
dolori che ben conosce il patire" (Is 53, 3).
Confronta
- Gesù, Figlio di Dio, è mio fratello. Tolto il peccato, ha avuto i miei
sentimenti, ha incontrato le mie difficoltà, conosce i miei problemi.
Per questo mi "accosterò con piena fiducia al trono della grazia",
sicuro che Egli mi saprà capire e compatire.
- Nel meditare la Passione del Signore cercherò soprattutto di
riflettere sui sentimenti interiori di Gesù, per entrare nel suo cuore e
scandagliare l'immensità del suo dolore. San Paolo della Croce si
chiedeva spesso: "Gesù, come stava il tuo cuore mentre soffrivi quei
tormenti?".
Pensiero di san Paolo della Croce: "Vorrei che in
questi giorni del sacro Avvento s'innalzasse l'anima alla contemplazione
dell'ineffabile mistero dei misteri, dell'Incarnazione del Verbo
Divino... Lasciate che l'anima resti assorta in quell'altissimo stupore e
meraviglia amorosa, vedendo con la fede l'Immenso impiccolito,
l'infinita grandezza umiliata per amore dell'uomo" (L I, 248).