Sotto il Tuo Manto

Sabato, 13 settembre 2025 - S. Giovanni Crisostomo (Letture di oggi)

Vi raccomando molto la pazienza, quella che è necessaria per compiere bene i nostri doveri. (San Giovanni Bosco)

Madre Teresa di Calcutta - Giorno 13

La famiglia



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La carità comincia in casa. Perciò, il nostro primo sforzo dovrebbe essere quello di fare delle nostre ca­se delle nuove Nazareth, dove regni l'amore e la pa­ce. Ma questo può avvenire solo se la famiglia vive unita e prega unita.

Oggi nel mondo vi è tanta sofferenza. Io sono con­vinta che gran parte di questa irrequietezza e soffe­renza dipende dalla famiglia. La famiglia è sempre più slegata: non prega più unita, non condivide più la gioia, si va sgretolando.

Voi, nostri collaboratori, avete una magnifica occa­sione di vivere insieme a noi la stessa nostra missione di amore, di pace e di unità. Nella vostra vita potete proclamare a tutti che Cristo è vivo...

Le Missionarie della Carità e i collaboratori dovreb­bero vivere la loro vita nel modo più pieno possibile. Noi siamo contemplativi nel mondo dato che toc­chiamo il Cristo ventiquattro ore al giorno. La no­stra unione eucaristica con Cristo dovrebbe portare questo frutto, dal momento che Gesù ha detto: «Io sono la vite e voi i tralci» (Gv 15,5). I frutti sono sui tralci e non sul tronco. Come è grande allora la vostra e la mia responsabilità, la responsabilità di tut­ti noi, se il frutto dipende dall'unione dei tralci alla vite!

La nostra unione con Cristo deve essere dunque qualcosa di reale e non pura fantasia; deve essere vi­va, profondamente sentita, frutto di vera convinzio­ne. E deve portare frutto anzitutto nella famiglia. Se non amiamo la nostra famiglia dal di dentro e se non amiamo il nostro prossimo, allora la nostra vita sarà un fallimento.

Cristo vi ha scelti perché possiate vivere questa grande vocazione, la vostra vocazione di amore co­me collaboratori. Perché voi e non altri? Perché me e non altri? Non so, è un mistero. Ma il fatto di essere uniti ci dovrebbe aiutare ad approfondire la nostra conoscenza di Dio. La conoscenza ci porte­rà ad amarlo e l’ amore ci porterà a servirlo.

Quando insieme, voi ed io, cerchiamo di scoprire il volto di Cristo negli altri, Gesù non può deluderci. E stato lui a dire: «Avevo fame, ero nudo, ero senza tetto...» (cfr. Mt 25,31-46). E tuttavia il nostro pri­mo dovere è quello di tener dietro ai nostri figli, alle nostre famiglie. Solo dopo dobbiamo occuparci anche degli altri.

Esiste tanta sofferenza nel mondo. La sofferenza materiale è la sofferenza della fame, dell'esilio, di ogni sorta di disgrazie. Ma io credo che la sofferen­za più grande sia quella di sentirsi soli, indesiderati, non amati.

Penso che la sofferenza più grande sia quella di non aver nessuno che si occupi di noi, di aver dimentica­to che cosa sia un vero contatto umano, che cosa sia l'amore umano, che cosa significhi essere desiderati, amati, che cosa significhi appartenere a un gruppo umano.

Ora questo può avvenire anche nelle famiglie dei ric­chi. E per questo che insisto tanto sul fatto che il no­stro primo dovere è quello di compiere la nostra missione di amore anzitutto e soprattutto nelle nostre famiglie.