Varese, folla per Medjugore C’è anche chi è stato miracolato

VARESE Tra le migliaia di persone accorse a Masnago, per l’incontro con le veggenti di Medjiugore, vi è anche lei, che grazie alla sua fede può dire di essere una vera miracolata. «Dire che sono andata malata e sono tornata guarita non significa granché. A parole è una cosa, ma viverla è un’altra». E Diana Basile, un tempo malata di sclerosi a placche, ha avuto la grazia di vivere personalmente l’esperienza della guarigione. Sono passati ormai 26 anni, da quel 23 maggio 1984 che le ha segnato l’esistenza in tutti i sensi possibili. La sua era una malattia del sistema nervoso che l’aveva portata a perdere la vista dall’occhio destro, alla paralisi del lato destro di braccia e mani, e in parte alla paralisi del lato sinistro.

Tra l’altro era arrivata alla soglia della sedia a rotelle. «Ma non l’ho mai voluta», racconta la signora, «mi trascinavo con il sedere per terra pur di fare senza. Ma questi dettagli non cambiano, perché la fede è un dono e chi crede, crede a prescindere».

La diagnosi era arrivata a 31 anni, mentre era incinta del terzo figlio; aggravatasi dopo il parto, è stata colpita da una serie di tragedie familiari tra cui la morte di due fratelli. A quell’epoca era come rassegnata. «Non mi pesava come ai primi tempi. Pensavo soltanto al bene dei miei figli», racconta. Allora era un’impiegata in ospedale. Alcuni medici che avevano sentito di Medjugorje continuavano a dirle che doveva andarci, e così ha fatto nonostante lo scetticismo.

«Sono partita con il pullman il 22 maggio e sono guarita il 23. Mi hanno portato in braccio fino al presbiterio della chiesa, appena fuori dalla porta della sacristia dove all’epoca i sei veggenti avevano le apparizioni, ma non si poteva entrare. Per caso il sacerdote ha aperto la porta per uscire, c’era molta gente e io mi sono ritrovata dentro quando si è richiusa». Accovacciata a terra, perché non si reggeva in piedi da tempo.

«A un certo punto ho sentito come un botto, erano i sei veggenti che cadevano in ginocchio per l’apparizione. Da quel momento non ho sentito più niente, non mi ricordo niente. So che ho visto tutta la mia vita scorrermi davanti come un film, ma ripeto, detto a parole non vuol dire niente, bisognerebbe provarlo. Stavo bene, ero in pace. Non so cosa sia successo, mi sono rimessa a pregare insieme ai veggenti appena terminata l’apparizione».

Solo che a quel punto era in piedi. All’uscita dalla sacristia dove erano rimasti gli amici, «tutti piangevano, mi abbracciavano. Io non mi rendevo bene conto». Il giorno dopo ha camminato per 12 chilometri, per un breve pellegrinaggio, poi le chiamate a casa. «Ha risposto mia figlia, mi ha detto solo “noi lo sapevamo”, quasi non fosse stupita».

f.tonghini

© riproduzione riservata