Sotto il Tuo Manto

Sabato, 7 giugno 2025 - Sant' Andronico di Perm (Letture di oggi)

La povertà  del nostro Salvatore è anche più gran-de di quella della più povera delle bestie del mondo. « Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli dell'aria i lo­ro nidi, ma il Figlio dell'Uomo non ha dove posare il capo. » E così era veramente. Non aveva una casa sua, né una fissa dimora. I Samaritani lo avevano scaccia­to ed egli doveva cercarsi un rifugio. Tutto era incer­to, cibo e abitazione. Riceveva qualsiasi cosa come elemosina della carità  altrui. Tale è infatti la grande povertà ... Che commozione si prova quando pensiamo che egli è il Buon Pastore, il Signore del cielo e della terra e quando pensiamo a quello che avrebbe potuto possedere! Ma è proprio questo che rende maestosa la sua povertà , che è una povertà  volontaria dettata dal­l'amore per noi, con l'intento di arricchirci spiritual­mente. Dobbiamo considerarci visitati dalla grazia per casere stati chiamati a condividere nel nostro piccolo la grande povertà  di questo immenso Dio. Ci esalta an­che il magnifico vagabondaggio della nostra vita. Il nostro non è un andare a zonzo, ma un coltivare que­sto vagabondo spirito di abbandono. Non abbiamo nulla su cui far conto, tuttavia viviamo in modo subli­me, non disponiamo di nulla su cui camminare, eppu­re camminiamo senza paura; nulla su cui appoggiar­ci, ma ci appoggiamo su Dio con fiducia: siamo suoi ed egli è il nostro Padre provvidente. (Madre Teresa di Calcutta)

DISCORSO 223/K NELLA VEGLIA DI PASQUA


Il sonno della carne e il sonno del cuore.

1. Dice il beato Paolo: Voi tutti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre. Non dormiamo perciò come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii. Perché quelli che dormono dormono di notte, e quelli che si ubriacano sono ubriachi di notte. Noi invece che siamo del giorno, siamo sobrii 1. Qual è questa notte, fratelli, nella quale la Verità non consente che noi rimaniamo e in cui dichiara che sono coloro che dormono? E quale questo sonno dal quale vuole immuni noi figli della luce e del giorno, e ci raccomanda di non addormentarci con questo sonno? Non è certamente la notte che inizia con la caduta del sole, ma con la caduta dell'uomo; non quella che termina col rosseggiare dell'aurora, ma col rinnovarsi dell'anima. Riguardo a tale notte, anche se stanno svegli, i malvagi dormono; in tale notte, anche quando dormono, i buoni non vi si trovano. Quella che normalmente noi chiamiamo notte, quando arriva, pone fine al giorno; quell'altra notte infausta ci ha separati dal Giorno che ha creato questo giorno. Questo sonno a cui ora vogliamo resistere con la veglia, se si assopiscono i sensi, assorbe una morte non colpevole; quell'altro sonno, col quale nel cuore dormono gli infedeli, trascina nella morte gli occhi interiori. Contro il primo sentiamo: Vegliate e pregate 2 Contro l'altro diciamo: Illumina i miei occhi perché non mi addormenti nella morte 3. Così in questa notte, con tutte queste lampade accese, facciamo veglia solenne contro il sonno del corpo; ma contro quel sonno del cuore che è come la notte del secolo presente, noi stessi dobbiamo essere lampade accese 4.

 

1 - 1 Ts 5, 5-8.

2 - Mt 26, 41.

3 - Sal 12, 4.

4 - Cf. Mt 25, 1-13.