CAPO X. VIAGGI ALLA MAGION DELLE NOZZE. PATIMENTI D'ESPIAZIONE PER GLI OLTRAGGI FATTI AL SANTISSIMO SACRAMENTO DELL'ALTARE.

1. Sull'ora del principio ecclesiastico di ogni giorno si avviava Anna Caterina guidata dal suo angelo al viaggio verso la Magion delle nozze in Terrasanta. La scelta della via dell'andata e del ritorno era cosa della sua Guida, e veniva diretta secondo le missioni quotidianamente muta bili che ella doveva compire in prodi bisognosi ed amma lati di ogni sorta, o di moribondi e di povere anime soffrenti, presso le quali per tutto l'orbe terrestre veniva dall'angelo suo condotta secondo gli ordini di Dio. Niun luogo del mondo, niun membro della Chiesa era escluso dal benefico influsso dei suoi patimenti e delle sue opere di carità; ma era sopratutto il Capo supremo della Chiesa, a cui in ogni necessità ed angustia veniva inviata, onde ella coi più svariati servigi gli alleggerisse il peso del supremo ufficio pastorale. Essa conosceva Roma con al trettanta intima e familiare esattezza come conosceva la Terrasanta; ed avea nozione del Vaticano, delle chiese, dei santuarii della Città eterna, altrettanto perfetta quanto quella del palagio di Davide, del Tempio, del Cenacolo e di tutti i santi luoghi posti dentro ed all'intorno di Gerusalemme. Nei suoi viaggi toccava pure i luoghi, i paesi, e le diocesi ove avean vissuto ed operato i santi, dei quali correva la festa in quel giorno del suo viaggio, e dove giacevano i loro sacri corpi, o avevano sofferto il martirio; essa veniva da loro accompagnata, istrutta e arricchita della grazia delle più chiare e penetranti visioni anche circa la minima particolarità della loro vita. Anzi, siccom? oltre di ciò essa non rimaneva mai un giorno senza le visioni esattamente storiche della vita terrena e delle opere del nostro divin Salvatore, come pure di tutti i singoli misteri e fatti della santa nostra Redenzióne, mi steri e fatti che costituiscono la sostanza delle correnti fe stività dell'anno ecclesiastico; così può agevolmente pre sentirsi quanto smisurato fosse il ciclo delle sue giorna liere visioni e viaggi, e diverrà concepibile il perchè ella potesse raccontare soltanto al Pellegrino la minima parte dei casi della sua vita quotidiana, i cui momenti erano d'altronde in ogni tempo accompagnati da patimenti spirituali e corporali siffatti, che la loro grandezza non eccita niente meno la nostra meraviglia di quel che lo faccia la ricchezze delle stesse visioni. Il viaggio verso la Magione delle nozze, tanto nell'andare quanto nel ritorno, non è quindi che la cornice dalla quale vengono circondate e racchiuse le opere, le visioni, e le sofferenze di cia scun giorno; e colui soltanto che fosse egli stesso veggente, potrebbe riconoscerne la sostanza ed il valore nell'integra sua pienezza e moltiplicità, come pure concepire appieno quell'intima e vivace correlazione, nella quale tutti i giorni dell'anno ecclesiastico colle loro opere stavano colla missione della intera vita di quella eletta creatura. Per quanto anche sian brevi i frammenti che di cotesti giornalieri viaggi vengono qui riferiti nelle partecipazioni susseguenti, pure essi sono visibilmente bastanti per convincere il lettore della meravigliosa direzione di quell'anima sì umile, per mezzo di cui piaceva a Dio di compire opere cotanto meravigliose, che soltanto nel giorno del giudizio e della retribuzione verranno appieno manifestate a sua maggior gloria. Incominceremo col riferire la più ampia di quelle visioni che ella abbia potuto manifestare circa i di lei viaggi, poichè cotesta ampia visione più di qualsiasi altra ci dà il mezzo di penetrare a fondo il carattere e la signi ficazione di quei viaggi medesimi.
2. Nel luglio del 1820 narrò così:
« Mi fu detto che dovea viaggiare, che dovea vedere le miserie e le necessità del mondo. Venni allora trasportata per sopra la diocesi di S. Ludgario ( Münster ) verso quella di S. Pietro (Roma), e vidi dappertutto il tenebroso e torbido stato degli uomini e della Chiesa sotto la forma di differenti gradi di oscurità, di freddo e di nebbia. Da cotesta oscurità qua e là scaturivano punti luminosi, e luminosi uomini ch'io vedeva oranti e mantenentisi sulla via retta. Cotesti quadri non li vidi soltanto in generale, ma vidi pure le singole genti; ed in tutti i luoghi ove fui trasportata venni condotta presso i più bisognosi, abbandonati, infermi, oppressi e prigioni, e dovea pregar per loro, e consolarli e prestar loro ogni sorta d'aiuto. E per tutto vidi lo stato della Chiesa, e vidi ovunque i Santi di quelle contrade, gli antichi vescovi e martiri, monache ed eremiti, in una parola tutti coloro che aveano implorato ed attratta la grazia di Dio sovra ciascun paese, e specialmente mi furon mostrati tutti coloro che aveano avuto vi sioni, e molte di coteste visioni mi furono pure mostrate, e come alcuni fra essi fossero ad altri comparsi nell'orazione, ed altri a loro, e come con ciò avessero operato e prodotto effetti, e come la Chiesa sin dalla prima sua origine sempre ed in ogni tempo abbia avuto simili persone, si mili visioni, simili apparizioni ed aiuti, risalendo sino ai tempi della prima promessa; e come ciò costituisca una delle grazie più efficacemente operanti in pro' della sua salute ed intimo interno collegamento.
Vidi pur anco per tutto i sacri corpi giacenti in ciascun luogo, e vidi gli effetti da loro prodotti e la loro correlazione coi santi, ed il loro effetto benefico all'intorno prodotto dal collegamento e correlazione di quei corpi colle anime e gli spiriti che hanno abitati, e la loro efficacia secondo la loro so stanza e modi di essere. In questa guisa dee comprendersi ciò ch'io vidi quasi per tutto; ma da quest'intero estesis simo quadro non ritrassi quasi niun'altra gioia, fuori quella del vedere che la Chiesa è fondata sullo scoglio, e che l'amore di seguire la Chiesa ed imitar Gesù produce eterne benedizioni, che da lui si ricevono e da lui si diffondono. Mi fu detto che nell'Antico Testamento Iddio avea inviato gli angeli agli uomini, e li aveva avvisati ed istruiti nei sogni; ma che tutto ciò non era mai stato sì chiaro e perfetto come gli ammonimenti e rivelazioni spirituali fra i cristiani; e ciò nondimeno gli antichi avevano sì fedelmente e sì semplicemente seguito coteste divine partecipazioni.
«Quand'io adunque giungo in una contrada, veggo per lo più nella capitale della medesima, siccome in punto cen trale, lo stato generale di quel paese sotto le forme di oscurità, di nebbia e di freddo; e veggo pure molto da vi cino i singoli centri principali della perversità e del male, e tosto lo comprendo; e veggo immagini dei maggiori pericoli. Veggo cotesto pervertimento derivarsi in rigagnoli e pozzanghere, siccome avvelenate arterie, e traversare il paese; e veggo in mezzo a tutto ciò i singoli pii individui in orazione, e le chiese in cui trovasi il Sacramento, e gli innumerevoli corpi dei beati, e tutte le opere d'innocenza, d'umiltà, e di fede, e simili, che agiscono mitigando, con ciliando, interrompendo, od aiutando. Quindi come l'ho del male, così pure ho del bene dinanzi agli occhi simboli e quadri compresi in un quadro generale. Or dunque quando ho veduto i peccati e gli abbominii di un paese e di una intera e compatta razza d'uomini; quando ho ve duto il bene ed il male, e rintracciato il veleno e l'infer mità sino nelle sue sorgenti, veggo siccome conseguenze necessarie i patimenti, i castighi, la distruzione, la mutilazione, ovvero l'intera, o imperfetta e monca guarigione del pervertimento, secondo che il supremo bene che risana opera nel paese, ovvero l'altrui carità, il merito e i sacrificii altrui attraggono dall'amor di Gesù un torrente di grazia e di salute. E così veggo pure al disopra di sin goli luoghi e città imminente il periglio, anzi la distru zione in minacciose immagini. Veggo un luogo come se sprofondasse nell'orror della notte; in altri luoghi io veggo lotta ed effusione di sangue in battaglie aeree e come nelle nubi; dalle quali immagini spesso scaturisce più vivace e si appresenta un singolo quadro che ha una certa speciale significanza. E cotesti perigli e castighi non li veggo già isolati e dispersi, ma li scorgo piuttosto siccome .concatenate conseguenze derivanti da altre vicine con trade, ove il peccato ha manifestamente rotto in violenze e battaglie, e così veggo il peccato servir di sferza a punire la colpa.
« Mentre tutto ciò si sviluppa agli occhi miei nelle oscure terrene immagini delle varie contrade, veggo dai buoni e luminosi germi che in esse si trovano, germogliare e svilupparsi una serie di quadri riposti in più alta regione. Veggo al disopra di quelle varie contrade apparire un mondo di luce che rappresenta tutto ciò che da santi individui di quella contrada è stato operato in pro della medesima, tutta quella porzione di meriti di Gesù Cristo che per mezzo dei tesori di grazia della Chiesa è stata attratta in grembo di quella contrada. Al disopra di chiese devastate, veggo su librate nell'aere chiese di luce, e veggo i vescovi e i dottori, e i martiri e gli uomini di orazione, ed i veggenti e tutti gli eletti della grazia che costà hanno vissuto; e penetro col guardo entro immagini dei loro mi racoli e grazie, e veggo le più importanti visioni, e rive lazioni, ed apparizioni che essi hanno avute, e veggo tutte le loro vie e correlazioni, e tutto il loro efficace operare sui vicini e sui lontani, e le derivazioni e i legami delle opere loro sin nella più remota distanza; e veggo tutto ciò che fu fatto e come sia stato annientato, e come ciò nondimeno la benedizione sempre rimanga sulle vie da loro percorse, e come per mezzo di pie genti che di lor si rammen tano e li invocano, rimangano pur sempre in vincolo di carità ed in correlazione colla loro patria e le loro greg gie; e specialmente come laddove riposano le loro ossa, queste rimangono in intima e segreta correlazione colle anime loro, sorgenti della lor carità ed intercessione. Per altro senza la grazia di Dio sarebbe affatto impossibile vedere tanta miseria e tali abbominii accanto a tal carità e misericordia senza morir di dolore.
« Nei luoghi del mio viaggio ove trovasi una miseria, per la quale il Signore è disposto ad accogliere dagli uo mini una preghiera, vengo condotta presso quei bisognosi. Veggo tosto la sede dei loro mali, e spesso veggo una. scena in cui cotesti mali figurano. Mi accosto al loro letto quando son desti, ed offro a Dio un'intima e calda preghiera in pro loro, supplicandolo a ricever da me in loro vece ciò che non possono o non sanno dargli. Sovente debbo pure prender per loro sopra di me alcun patimento. Più di una volta sono persone che hanno implorato in loro pro la preghiera di altri individui o anche le mie stesse preci. Ciò appunto cagiona quei tali viaggi di aiuto che sì spesso debbo intraprendere. Veggo allora quelle genti rivolgersi a Dio e sentirsi consolate. Veggo che otterranno ciò che loro manca, ovvero che tosto l'ottengono, e che ciò ben di rado accade in modo molto strano e meraviglioso, ma che anzi per lo più succede in modo naturalmente derivante dall'ordine delle cose, e quantunque spesso avvenga in modo inaspettato; ciò fa conoscere che il bisogno e la miseria corporale e spirituale è solo opera della mano degli uomini, che increduli e sfiduciati la chiudono, e non la sollevano in alto con filiale fiducia ad implorare e ricevere; e non già colpa della mano di Dio come se essa volentieri non concedesse doni, ovvero non fosse sempre e dovunque presente. E quella intermediaria missione di me che ho la grazia di esser veggente, è pur troppo opera della mano di Dio che invìa ad un cuore cieco o in sè racchiuso altro cuore veggente ed aperto, acciocchè gli serva come di canale alla pienezza della sua misericordia. Spesso debbo pure nei miei viaggi qua e là impedire il male col frammettermi, col diffondere timori e spavento, col frastornare coloro che sono in procinto di mal oprare. Spesso ho destato madri i cui figli abbisognavano di cura, o che correvano pericolo di venire da loro, o da addormentate fantesche soffocati, e cose simili. » Ciò che nella sua stanchezza le rimaneva ancora in memoria delle varie particolarità, consiste in quanto segue:
« Andai passando per disopra le diocesi di Ludgario (Münster), ove vidi i soliti guai, ed oltrepassai la vigna di Liborio (Paderbona) da me ultimamente coltivata, ch'io trovai prossima al miglioramento. Proseguii passando da quel luogo ove il Nepomuceno, Venceslao, Ludmilla e altri santi si giacciono. Costà eranvi invero molti Santi, ma pochi pii ecclesiastici viventi, e vidi come se le buone e pie persone ordinariamente vivessero come nascoste e celando la loro pietà. Continuai sempre volgendo a me riggio, e venni a passare presso una gran città con un'alta torre o campanile, appo di cui si veggono molti viali e sob borghi. Un largo e grande fiume vi scorre accanto. Lasciai cotesta città sulla mia sinistra e passai per sopra ad una contrada altamente montuosa, ove qua e là, specialmente fra coloro che vivono dispersi, trovansi ancora alcuni pii abitatori, e volsi sempre più a meriggio verso quella città situata sul mare, ove recentemente ho veduto sant'Ignazio ed i suoi compagni. Costà vidi pure grave pervertimento, e vidi S. Marco e molti altri santi. Venni verso la città di sant'Ambrogio. Costà mi ricordai di molte visioni e grazie ottenute per mezzo di sant'Ambrogio, e specialmente dell'efficace sua azione sopra sant'Agostino. Molto riseppi di lui ed anche come avesse conosciuto una per sona che sino ad un certo punto possedeva il dono della conoscenza delle reliquie. Vidi alcune immagini relative a cotesto soggetto, ed opino che egli ha di ciò parlato in un suo libro. Fui anche avvertita che mai alcuno individuo umano avea posseduto cotesto dono nella misura in cui Iddio ha degnato accordarmelo, e ciò è avvenuto perchè cotesta sacra cosa era così vergognosamente decaduta e doveva di nuovo esser ripristinata. Nel mio progressivo viaggio verso il meriggio vidi un indescrivibile numero di chiese e di santi arricchiti d'ogni sorta di grazie. Vidi specialmente molte opere ed anche visioni ed apparizioni di S. Benedetto, e di tutti i suoi compagni, e vidi pure Chiara di Montefalco, le due Caterine, da Siena e da Bologna, e molte visioni ed apparizioni che esse ebbero in vita. Nel gran quadro ch'io vidi nella diocesi di sant'Ambrogio mi parve una volta come se il santo parlasse dal cielo, giacchè vidi visioni relative all'azione ed all'ufficio delle donne e delle vergini nel seno della Chiesa per mezzo del dono di visione, di apparizione e di profezia. Parlò pure anche circa la distinzione delle vere dalle false visioni. Non saprei ripetere le stesse parole. Debbo pur dire che nelle diverse contrade per lo più vidi dapprima i santi vescovi, e poi i sacerdoti, e quindi i monaci e le monache, e dopo gli eremiti ed i laici, e specialmente vidi le apparizioni che essi ebbero di altri santi partecipare loro per parte di Dio consiglio e rivelazioni in casi di ne cessità, e come alcuni di essi quantunque ancora in vita, comparissero ad altri. Vidi anche in quelle vicinanze Mad dalena dei Pazzi e Rita di Cascia. Ho veduto molte vi sioni, missioni ed altre simili cose di Caterina da Siena.
« Venni a S. Pietro e a S. Paolo e vidi un oscuro mondo di guai, di confusione e di pervertimento, penetrato per altro di luce e rischiarato dalle innumerevoli grazie delle molte migliaia di santi che costà riposano. S'io pur potessi in qualche misura ripetere ciò che ho veduto in cotesto centro della Chiesa, ciò basterebbe ad impiegare la con templazione di tutta una vita umana. Vidi specialmente in modo più distinto quei Papi, delle cui ossa si ritro vano presso di me sacre reliquie. Debbo pure avere presso di me reliquie delle ossa di Calisto I, che fu il XVII Papa, reliquie che non ho peranco ritrovate. Vidi pure la morte di Giovanni Evangelista, e come egli una volta con Maria ed un'altra col Salvatore comparisse a Calisto, onde con fortarlo nelle sue angustie. Vidi molte apparizioni avute da Sisto, di cui posseggo una reliquia. Vidi sopratutto in numerevoli apparizioni e manifestazioni degli apostoli e dei discepoli fra loro ed ai loro successori nei tempi di persecuzione ed angustia, ed anche in coteste apparizioni osservai un alto coordinamento dello stato, della dignità e dell'intima relazione di quei che compariva coi biso gni di colui che riceveva l ' apparizione. Vidi i messaggeri della Chiesa trionfante apparire in un certo ordine, nel che al certo può servir di norma soltanto l'essenziale in timo valore ed importanza dell'occasione in cui compa rivano, e non già il giudizio del cieco mondo. A quanto ho riferito sulla rivelazione circa la conoscenza delle reliquie debbo pure aggiungere che vidi come santa Prassede ne avesse un certo intimo senso.
« Vidi il Santo Padre in gravi angustie ed affanni per la Chiesa. Lo vidi circondato da molti tradimenti. Vidi che nei più gravi bisogni avea visioni ed apparizioni. Vidi molti buoni e pii vescovi, ma essi eran troppo deboli ed arrendevoli, ed il cattivo partito spesso otteneva il di sopra. Vidi l'agitarsi di quel nero maligno del diavolo e le arti sue. Ebbi di bel nuovo dinanzi agli occhi il quadro dei distruttori della chiesa di S. Pietro, e vidi come alla fine Maria coprisse col suo manto quella chiesa e venis sero allora scacciati cotesti nemici di Dio. Vidi i santi Pietro e Paolo in grande attività in pro della Chiesa. Vidi la Chiesa degli eretici e degli apostati in grande aumento. Vidi la oscurità da lei derivante diffondersi, e vidi molti non più frequentare la vera Chiesa, ma accostarsi alla falsa dicendo: Qui tutto è più bello, più naturale, e più secondo l'ordine. Non vidi fra loro peranco alcun ecclesiastico. Vidi il Papa resistere sempre con fermezza, ma molto op presso. Vidi che quel Trattato da cui per noi si sperava vantaggio non ci solleverà punto dai guai, poichè al contrario tutto andrà sempre più in decadenza. Vidi che ora il Papa attiensi più fermamente al rigore e che gli è rac comandata la fortezza sino alla morte. Vidi che egli ha ciò guadagnato per mezzo degli ultimi suoi atti di ferma per severanza, ma che gli ultimi suoi ordini non opereranno affatto, perchè son stati ingiunti in troppo debol modo. Vidi su cotesta città pesare un nero turbine proveniente da settentrione.
« Di costà me ne andai per sopra il mare, toccando isole e scorgendo i loro beni ed i loro mali; e trovai che le più solitarie riuscivano le più felici e luminose, e venni nella patria del Saverio, giacchè il mio viaggio si rivolse verso occidente. Vidi costà molti Santi e vidi quella con trada occupata da soldati rossi. Il suo dominatore trova vasi in mare nella direzione del meriggio. Vidi cotesto paese trovarsi in sopportabile tranquillità comparativa mente alla patria d'Ignazio in cui allora penetrai, e che vidi immersa in spaventevole miseria. Vidi le tenebre dif fuse su quell'intero paese, in cui per altro riposa un tesoro di santi, di meriti e di grazie. Mi trovava nel punto cen trale di quella contrada. Riconobbi di nuovo quel luogo, ove lungo tempo innanzi avea veduto il quadro, in cui certi infelici venivano gettati in ardente fornace ( 1 ), e come alla fine gli interni nemici da ogni lato si approssimassero ed entro vi gettassero quelli stessi che aveano eccitate le fiamme in quella fornace. Vidi un mostruoso, incredi bile abominio ed orrore diffondersi su tutto il paese. La mia Guida mi disse: Qui è vera Babele. E vidi in tutta quella contrada una catena di sètte segrete, e vidi un agi tarsi siccome presso Babele, e vidi la correlazione di tutto ciò sino alla costruzione della torre famosa, in un tessuto fino come la tela di un ragno, che si estendeva per tutti i luoghi e tutti gli storici avvenimenti; il culmine per altro ed il massimo fiore ne era Semiramide, quella diabolica donna. Vidi in quel povero paese tutto andare in rovina. Vidi distruggere quanto vi era di santo ed impiantarvi l'empietà e l'eresia. Approssimavasi pure la guerra civile ed una piena distruzione interna.
( 1 ) Nel mese di Marzo antecedente le fu mostrata sotto l'immagine simbolica di una fornace infuocata, in cui venivan gettati varii inno centi, la condanna di molte innocue persone e la distruzione della fede e dei buoni costumi nella patria di S. Ignazio, ed in quella occasione le fu rivelato che coloro che avevano acceso le fiamme della fornace, cioè gli ingiusti giudici ed i loro satelliti, incorrerebbero lo stesso de stino che allora preparavano agli innocenti.
Costà vidi le antiche opere di innumerevoli santi, e vidi cotesti Santi medesimi. Nominerò soltanto Isidoro, Giovanni della Croce, Giovanni di Gesù e specialmente Teresa, dei quali io vidi molte opere e visioni. Mi furono mostrate le opere di s. Gia como, il cui sepolcro trovasi sopra un monte, e vidi come molti pellegrini ivi trovassero salute. La mia Guida mi mostrò pure le vette del Monserrato ed i vecchi eremiti dei primi tempi che ivi abitavano, ed ebbi di loro un qua dro ben commovente, e come non sapessero qual giorno della settimana corresse, e come dividessero un pane in sette parti, ed ogni giorno una frazione ne consumassero, e così contassero i giorni, e come talvolta errassero di un giorno a causa dell'essere rapiti in estasi, e come la Madre di Dio comparisse e loro dicesse ciò che dovevano annun ziare agli uomini. Cotesto quadro era commoventissimo. Vidi per altro tale e tanta miseria in quella contrada, e vidi tante grazie calpestate sotto i piedi, e tanti Santi e tante immagini della loro vita ed azioni, che in me nacqne il pensiero perchè mai degg'io miserabile peccatrice tutto ciò vedere? Io nol posso narrare, ed in sì gran parte nem meno la capisco! Allora la mia Guida mi disse: Raccon terai di ciò quel che potrai. Tu non puoi calcolare quante mai anime ciò leggeranno un giorno e ne verranno conso late, risvegliate e sospinte avanti nel bene. Esistono bensì molte istorie di simili avvenimenti e grazie, ma in parte non sono convenientemente concepite e redatte, e le anti che sono divenute estranee al più delle genti, ed inoltre per criminose cagioni guastate. Ciò che potrai raccontare sarà convenientemente redatto, e porterà molto frutto di benedizione che tu non vedi. Questo mi consolò, poichè negli ultimi giorni erami di nuovo trovata stanca e di venuta scrupolosa. Da cotesto paese infelice venni per sopra il mare trasportata in direzione settentrionale in una isola, ove abitò ? s. Patrizio. Ivi quasi tutti gli abitatori erano puri cattolici, ma trovavansi molto oppressi; ave vano relazioni col Papa, ma molto segrete; esisteva costà ancora molto bene, perchè quelle genti molto fraterna mente fra loro si sostenevano ed erano collegate. E qui ebbi pure ammonimento ed istruzione circa il tenersi collegati fraternamente nel seno della Chiesa. Vidi costà s. Patrizio e molte opere di grazia del medesimo. Ebbi molte visioni circa di lui, e vidi altresì alcuni quadri della sua gran visione del purgatorio in una caverna, e come riconoscesse molti individui del purgatorio e li liberasse, e come la SS. Vergine gli comparisse e lo ammonisse circa ciò che dovea fare.
« Dall'isola di s. Patrizio venni passando per sopra un angusto mare sopra un'altra grande isola. Era affatto oscura, nebbiosa e fredda. Vidi qua e là alcune squadre di pii settarii, ma del resto tutto trovavasi in gran fer 'mento. Quasi tutto l'intero popolo era diviso in due parti e quelle aveano sucidi ed oscuri traffici ed intrighi fra loro. Il men numeroso avea i soldati dalla sua, ma nemmeno cotesto partito valeva molto, quantunque fosse alquanto migliore. Vidi essere imminente gran confusione e lotta, e vidi il minor partito trionfare. Era cotesto un abomine vole andamento di cose; l'uno tradiva sempre l'altro, e tutti si osservavano, e ognuno sembrava esser la spia del l'altro. E in questo paese vidi tanti amici di Dio degli antichi tempi, tanti santi re, vescovi, e propagatori del Cristianesimo, che hanno agito sin sopra di noi nella Germania. Vidi s. Valpurgo ed il re Odoardo, ed Edgardo ed anche sant'Orsola, e riseppi pure che la storia delle undi cimila vergini nel modo in cui vien narrata, cioè che fosse un'armata di vergini, non è vera; ma che piuttosto era una specie di associazione a guisa di confraternita, come lo sono oggidì le congregazioni delle dame e delle fan ciulle. Ed inoltre non vennero già tutte insieme in Colo nia. Abitavano molto disperse; molte per altro vive vano anche insieme. Ho veduto in quel nebuloso e treddo paese molta miseria, molta ricchezza, molti vizii, e molti vascelli.
« Di là venni per sopra il mare verso Oriente in un freddo paese, ove vidi santa Brigida ed i santi Canuto ed Enrico. In cotesta contrada tutto appariva più tranquillo e povero che nella precedente, ma freddo del pari, nebbioso ed oscuro. Eravi costà molto ferro, ma il suolo non era fruttifero. Io non so che mi abbia costà fatto e ve duto. Erano tutti protestanti. Di là venni in un immenso paese affatto oscuro e pieno di malvagità. Costà si prepa ravano in alto gravi tempeste. Quegli abitanti erano straordinariamente orgogliosi, edificavano vaste chiese, e s'im maginavano di aver ragione. E vidi armare ed agire e preparare in ogni lato, e tutto era oscuro e minacciante periglio. Vidi costà s. Basilio ed anche altri santi. Vidi anche costà quel maligno del diavolo speculare dall'alto di un rilucente palagio. Allora viaggiai sempre tra oriente e mezzogiorno, ecc. » Ella vien quindi ad una descrizione della China; vede costà i primi propagatori del Cristianesimo ed i religiosi martirizzati; vede in quelle vicinanze di bel nuovo rina scere alcun bene per opera dei domenicani. Vede le con trade ove agirono s. Tommaso e il Saverio, traversa tutte le isole ove fu predicato il Cristianesimo, vede specialmente una grande isola, ove il bene è molto sul crescere, e le genti sono straordinariamente buone e di buon grado accolgono l'insegnamento. Là vi sono protestanti e cattolici. I protestanti sono affatto buoni e sembrano inclinare verso la Chiesa; tutte le genti intervengono alle funzioni religiose. Non v'è più luogo di fabbricar in città e quindi si fabbricano capanne dattorno; sono invero buonissima gente. Coteste genti sono di pelle bruna, e molti sono anche affatto neri. Vanno quasi interamente nudi, ma ri cevono ogni insegnamento di buona voglia e si ricoprono di vesti, come vien loro ordinato. Essa aveva veduto i loro idoli e li descrisse. Sembra che questa fosse quell'isola, per la quale nel suo gran viaggio, e specialmente nella notte del Natale aveva pregato. Dipoi traversò le Indie e ritrovò quei popoli che in passato aveva veduti attingere acqua dal Gange e poi solitariamente inginocchiati innanzi alla croce, in molto migliore stato. Essi avevano alcuni mae stri, e pensavano di raccogliersi insieme e fondare una co munità. Vide i luoghi già percorsi da s. Tommaso e tutte le di lui opere, e vide pure le opere del Saverio e di tutti i suoi compagni. Venne pure in prossimità del monte dei profeti e traversò le contrade che già appartennero a Se miramide, ove vide Taddeo, Simeone ed altri; del resto tutto era tenebroso ed oscuro. Vide le grandi colonne della distrutta città. Vide la contrada di Giovanni Battista, e quella dell'Evangelista, ove scrisse il suo Vangelo. Tra versò la Terra promessa, ma tutto era devastato; quasi più niuno di quei santi luoghi era riconoscibile, ma pur qua e là scorgevansi tracce ed effetti della grazia. Costà essa vide quadri di generale significato del come la sa lute del genere umano fosse stata versata e diffusa in infi niti torrenti, e come fosse andata perduta per malizia degli uomini. Fu pure sul Carmelo e vide un quadro rife rentesi a s. Bertoldo ed al ritrovamento della sacra Lan cia in Antiochia, e lassù sul Carmelo vide ancora alcuni pii monaci e religiosi.
« Vidi che la reliquia di quel cavaliere crociato ch'io posseggo è di Bertoldo. L'eremita Pietro di Provenza lo mosse ad intraprendere con lui la crociata. Egli trovavasi con Pietro e con l'oste cristiana rinchiuso in Antiochia. Allorchè le angustie erano giunte al colmo, ei pensò: Se noi avessimo quella lancia con cui fu ferito il nostro Sal vatore, potremmo al certo trionfare. Ed egli e Pietro, ed anche un altro implorarono in quelle gravi angustie aiuto dal Signore, ma ognuno da sè e senza che l'uno sapesse dell'altro. E la santissima Vergine comparve a tutti e tre, e disse loro che la lancia di Longino posava in chiesa, mu rata sotto l'altare, e disse a quei tre che andassero l'uno dall'altro e se lo comunicassero. Lo fecero, e si cercarono, nè punto sapevano tutto ciò che avea preceduto, ed allora si rivelarono scambievolmente la loro visione, e trovarono la sacra Lancia colla sua ferrea punta, che non era molto grossa, e coll'asta in più frammenti spezzata, ripo sta entro una cassa e murata dietro l'altare; e quindi por tando innanzi alle schiere cotesta Lancia, ottennero il trionfo. Bertoldo nella sua orazione avea fatto voto che tosto la città fosse salva, si ritrarrebbe sul monte Carmelo per servirvi alla santissima Vergine; e divenne eremita ed in seguito generale dell'Ordine e fondatore dei Carme litani. »
Essa vide costà anche altri monaci ed eremiti, e ciò pure in altri luoghi di Terrasanta, e vide quanto essi aves sero operato. Vide pure molti che costà eran venuti in viaggio estatico. Andò poi allora nel paese da dove erano provenuti i figli d'Israele. Tutto costà appa riva tenebroso e deserto; solo alcuni monaci ignoranti ed appartenenti ad una setta, erano pii. Vide molte piramidi a mezzo distrutte, e piramidi intere e smisurati muri dei tempi primitivi. Costà vide Sabba e molti altri eremiti. Venne dopo nella contrada di Agostino, di Perpetua ed al tri, e poi andò lungi in direzione meridionale, traversando spaventevole oscurità, e visitò la Giuditta, trovandola pen sierosa nella sua stanza, e che rivolgeva in sè stessa il pensiero di sottrarsi di là e farsi istruire nel Cristiane simo. Essa è già in cuore affatto cristiana, e convien pregare Iddio onde l'aiuti. Poi andò nel Brasile ed anche là vide Santi; visitò le isole del mare del Sud e vide molti giovani vivai di piante atte pel Cristianesimo. Traversò l'America ed ivi osservò il risvegliarsi del Cristianesimo; vide santa Rosa ed altri. Ritornò passando per sopra il mare, venne in Sardegna, trovò in Ozieri la stimmatizzata Rosa Maria Serra ancora in vita, ma molto attempata e giacente in letto, e tutti meravigliati che ancora potesse vivere.
Vide pure la stimmatizzata che non molto innanzi avea già osservata in una città marittima situata sulla costa meridionale della Sicilia. Trovò le genti di co testo paese in stato ancora discreto. Tornò di bel nuovo a Roma e là vide molto; poi venne nella Svizzera. Costà vi sitò Einsiedeln ed altri antichi ricetti di eremiti, e Klaus ed un molto più antico romito di una contrada affatto abbandonata. Vide ancora passando il Salesio ed il moni stero della Chantal e le tenebre attuali. Venne poi in Germania, e vide santa Valpurga, e s. Chiliano, e l'imperatore sant'Enrico, e riconobbe Francoforte, e vide il giovinetto martirizzato (1), ed il vecchio mercatante nel suo sepolcro. Passò per sopra il Reno, vide s. Bonifazio, Goar, santa Ildegarda, ed ebbe visioni circa di lei. (1) Di ciò se ne farà bentosto menzione. Le fu detto che essa aveva avuto dallo Spirito Santo il dono di tutto notare e trascrivere, nè mai avea saputo leggere e scrivere. Essa era quella a cui era stato dato il pronunziare minaccie e profezie contro il regno della cattiva donna di Babilonia. Essa era stata la eletta, e molte delle di lei profetiche ri velazioni verrebbero ora ad adempirsi. Vide Elisabetta di Schönau; penetrò in Francia e vide santa Genoveffa, Dionigi, Martino, e molti altri; vide per altro smisurato per vertimento e miseria, e l'orrore dell'abbominio nella capi tale. Parea come se dovesse sprofondare ed alla veggente appariva come se nemmeno una pietra dovesse restar sul l'altra. Venne a Liegi e vide Giuliana, Adeliana; e nel Brabante vide la B. Liduina e molte visioni a lei relative, e come non si fosse nemmeno accorta del suo corpo impu tridito, nè del pessimo suo giaciglio, nè delle lagrime dagli occhi suoi derivanti, che tosto duramente si congelavano, e come Maria si fosse accostata al di lei letto e l'avesse ri coperta dal suo ammanto. Vide Maria d'Oignez e molte altre pie persone di quel paese. Venne finalmente nelle vi cinanze di Bockholt, e trovò ai confini olandesi alcune pie persone. Al principio del suo viaggio a traverso la Sasso nia avea veduto anche santa Gertrude e santa Matilde, e specialmente quanti doni e quante grazie avessero in pro della Chiesa operate. Nelle vicinanze del luogo ove po sava il giovine martirizzato, essa fece paura a un paio di individui, che volevano assassinare un povero galantuomo porta lettere, per impadronirsi delle sue carte. Essa è per sì lungo viaggio affatto esausta, conquassata, e come in dissoluzione. Un mare di quadri dolorosi, sia generali, sia di casi particolari ondeggia nell'animo suo. Dice che senza special grazia di Dio riesce impossibile il sopportare la vista della centesima parte di quelle miserie che ha vedute. Essa ha pur veduto quasi contemporanea mente ben mille singoli Santi, e di un centinaio di essi ha visto singoli tratti e visioni speciali. Vide i dodici fu turi apostoli, ciascuno al suo luogo e posto. Non vide oggi veruna sonnambula; non ne ha mai veduta veruna in buona via, ma tutte molto sospette, ed una volta ne ha vedute in compagnia della abbominevole sposa ( 1) pene trare nella Magion delle nozze. Ha veduto distintamente tutti quei santi di cui possiede reliquie, e suppone di averne tra esse di alcuni apostoli e discepoli, che spera giungere a scoprire.
(1) Il Razionalismo.
3. In cotesto viaggio si intrecciavano pure quei pati menti di espiazione, che dovea soffrire per ogni sorta di oltraggi fatti al suo Sposo divino nel santissimo Sacra mento dell'altare; mentre non solo nelle chiese della sua patria ma altresì in quelle di tutto l'orbe cattolico, veniva dalla sua Guida condotta per soddisfare coi patimenti e colle preci alle innumerevoli offese che la sacramentale presenza di Gesù riceve dalla tiepidezza, dalla indifferenza, e dalla incredulità nell'offerta del Sacrifizio incruento, come altresì nel ricevimento della santissima Comunione. La prima partecipazione che il Pellegrino intorno a ciò raccolse da Anna Caterina, deriva dalla sua celebrazione della solennità del Corpus Domini nel 1819. Essa narrò quanto segue:
« Sono andata per l'intera notte in ronda presso molte misere e conturbate persone da me conosciute, e anco in cognite, ed ho pregato Iddio a volermi imporre il peso di tutti coloro che non possono andare con cuor leggiero e gioioso e ricevere i santi Sacramenti. Vidi allora le loro pene e le presi io, e le portai sulla mia spalla dritta. Era sì grave, che tutto il mio diritto lato ne rimase oppresso sino a toccare il suolo. Presi da ognuno una parte o anche il totale delle sue pene, siccome poteva averlo. Cotesti indi vidui mi erano presentati in quadri, ed io riconosceva nel seno di ciascuno quello per cui soffriva, e poteva benissimo estrarglielo dal petto sotto la forma di un rotolo tre mulo e sottile; ognuno di quei rotoli mi sembrava leggiero al pari di una tenue e molle verguzza; ma bentosto fra tutti formarono una tal quantità, che ne venne a nascere un grosso fardello. Presi allora il mio proprio tormento sotto la forma di una lunga e bianca cintura screziata di rosse striscie e larga quanto una mano, e rilegai tutti quei rotoli insieme; li ripiegai poi nel centro a mezza gros sezza, e rilegai cotesto grosso e pesante fardello per sopra la mia croce coll'aiuto delle estremità della mia cintura di patimenti. Quei rotoli erano di differenti colori, secondo le pene di ciascuno; se vi riflettessi potrei ancora distinta mente indicare i colori di varie mie conoscenze. Presi allora il fardello delle mie spalle e visitai il santissimo Sa cramento per porgli dinanzi ed offrirgli le pene di quella povera gente, che nella sua cecità non riconosce assai vi vacemente cotesto infinito tesoro di consolazione. Dap prima venni in una non finita e disadorna cappella; ma Iddio era già presente sull'altare, ed io offrii il mio fardello e adorai il santissimo Sacramento.
Sembravami come se quella cappella mi fosse comparsa per fortificarmi, giacchè quasi soccombeva al mio peso. Lo portava più specialmente volentieri sulla spalla dritta, rammemorando la croce di Nostro Signore e la piaga che essa impresse sulla sua spalla. Sovente ho veduto cotesta piaga, ed era la più dolorosa di tutto il suo sacro corpo. Così io venni final mente in un luogo, ove eravi una processione, e ad un tempo vidi di là in altri differenti luoghi altre simili per sone, di cui portava le pene nel mio fardello, e vidi a mia meraviglia scaturir loro dalla bocca aperta e cantante quelli stessi colori che avevano i rotoli usciti del loro petto, e che portava io nel fardello. Vidi poi il santissimo Sacramento circondato da angeli e da spiriti in grande ma gnificenza e splendore librati nell'aere; esso aveva la fi gura di un bambino trasparente di luce in mezzo un sole di splendore. Ciò ch'io vidi era ineffabile, e se coloro che lo portavano e lo accompagnavano lo avessero potuto vedere al pari di me, sarebbero caduti prostrati al suolo, e fra la tema e la meraviglia non avrebbero più oltre po tuto portare il Sacramento. Io adorai ed offrii il mio far dello. Allora apparve come se la processione penetrasse in una chiesa, che scaturì all'improvviso come dall'aria, e che era circondata da un giardino o da un cimitero. Spun tava sulle tombe ogni sorta di rari fiori ed anche gigli, rose bianche e rosse, e candide margarite. Dal lato orien tale di cotesta chiesa uscì circondata da infinito splendore una figura sacerdotale; sembrava come se fosse la figura del Signore. Bentosto vennero vicino a quella figura dodici uomini luminosi, ed intorno a questi di nuovo molti altri. Io medesima era ben situata e poteva ben vedere. Allora uscì dalla bocca del Signore un luminoso corpo, che ap pena uscito divenne più grosso e prese forme più precise, e poi rimpicciolendosi di nuovo a foggia di una luminosa forma di bambino, penetrò nella bocca dei dodici circo stanti e degli altri. Questo non era già il quadro storico, come lo veggo nel Giovedì Santo, in cui il Signore siede a tavola coi discepoli, ma pure mi faceva ricordare di cote sto quadro. Qui tutti stavano ed apparivano luminosi e radianti; era un offizio divino, era come una cerimonia ecclesiastica.
La chiesa era piena d' incommensurabili schiere, che o sedevano, o stavano in piedi, o libravansi in aria, o eran sopportate da seggi e da gradini gli uni agli altri sovrapposti; ma io non posso per altro descrivere come effettivi e composti di qualche materia, giacchè erano posti in tal guisa che ognuno poteva tutto e tutti vedere. Allora poi vidi nelle mani del Signore una forma, e quel piccolo corpo luminoso che usciva dalla sua bocca andò e penetrò in quella forma. E vidi cotesta forma prendere una pre cisa, circoscritta e luminosa figura, e venire circondata come da una casa spiritualmente ornata. Questo era il Sa cramento dell'altare esposto nell'ostensorio siccome oggetto di adorazione; ed il Signore seguitò sempre a pro nunziare il suo verbo vivente, e quel corpo luminoso penetrò infinite volte eternamente uno e medesimo, nella bocca di tutti i presenti.
« Io aveva per alquanto di tempo deposto il mio far dello ed anch'io ricevuto quel sacro nutrimento; e quando di nuovo ripresi il fardello vidi una turma di indivi dui, i cui fardelli erano talmente sucidi, che non volli da loro ricevere nemmeno la minima cosa. Mi fu detto che costoro doveano essere ancora potentemente castigati, e quindi giudicati secondo la loro penitenza. Non ebbi alcuna compassione. Vidi quella solennità ecclesiastica proseguire. e finire, e mi sembrò di aver veduto anche certi indivi dui che erano destinati a ridestare con nuovo e ardente zelo il senso d'amore molto assopito per il meraviglioso mistero della continua propagazione della presenza di Dio sulla terra. Quella cappella dove dapprima mi era ripo sata col mio fardello, era situata in un monte, come sino da bambina io vedeva i primi altari e tabernacoli dei cri stiani. Ciò era simbolo del Sacramento nel tempo delle persecuzioni. Quel cimitero significava che gli altari del Sacrifizio incruento posavano sulle tombe e sulle reliquie dei martiri, e che quindi le chiese vennero fabbricate sopra quelle medesime tombe. Vidi quella chiesa aver la forma delle chiese festive spirituali e celesti. Eravi pure il candelabro a molte braccia situato di fronte all'altare. Vidi solen nizzare il Sacramento in modo immediato da Gesù.
Quindi vidi celebrare la festa del Sacramento medesimo come te soro della Chiesa. Vidi la celebrazione di cotesta solennità per opera degli antichi, dei presenti e di molti futuri cri stiani, e divenni certa che cotesta solennità si risveglie rebbe a nuova vita nel seno della Chiesa. In occasione della festa del santo agricoltore Isidoro, mi fu molto indicato circa il merito di celebrare la Messa e dell'udirla; e mi fu inoltre detto essere gran buona ven tura che tante e poi tante Messe venissero celebrate anche da sacerdoti indegni ed ignoranti, perchè così pericoli, ca stighi e flagelli di ogni sorta venivano rimossi ed allonta nati dagli uomini. Mi fu detto esser bene che molti sacerdoti non sapessero appieno ciò che facevano, poichè se lo sa pessero non potrebbero più per tema o per spavento com pire il SS. Sacrificio. Vidi le meravigliose benedizioni che risultano dall'udir la Messa, e come ogni buona opera ed ogni bene ne venga promosso e non trascurato, e come spesso il membro di una famiglia nell'ascoltarla attragga con ciò la benedizione del Cielo per quell'intero giorno sul l'intera sua casa e famiglia. Vidi quanto maggiore bene dizione derivi dall'ascoltar direttamente la Messa, che dal farla celebrare od ascoltare. Vidi come le mancanze in corse nel celebrar la Messa venissero per soprannaturale aiuto compensate. »
4. Nella settimana precedente la Pentecoste del 1820 si trovò Anna Caterina immersa in gravissime pene, che a cagione di un'interna aridità ed abbandono le divennero quasi insopportabili.
« La trovai, dice il Pellegrino, oggi ( 1 maggio 1820) im mersa nelle lagrime. La Söntgen voleva introdurre presso di lei alcune signore straniere, che essa per altro non era in grado di ricevere. Piangeva dirottamente. Credo dover morire di miseria ed angoscia ad ogni istante (sclamava lagnandosi), e ciò nondimeno non vengo lasciata in pace! Il di lei male (che consisteva in ritenzione di orina e tosse acuta, soffocante e convulsa) era giunto sino ad essere in sopportabile. Prova i più violenti dolori e punture nella ferita del costato; per di più langue per desiderio del san tissimo Sacramento, ed è indicibilmente turbata e bagnata di lagrime. If di lei patire è del pari grande nel corpo e nell'anima. È veramente degna di compassione. Pregò la bambina (di lei nipote) a recitare tre Pater noster, onde Iddio le concedesse la forza di vivere, se pur non doveva morire. La bambina pregò ed essa con lei, e con ciò di venne più tranquilla...... ( 18 Maggio).
La di lei fame del santissimo Sacramento diviene sempre più possente. È af fatto languida. Lagnasi della perdita del suo giornaliero sostentamento e delizia, e cadendo in estasi sclama la -gnandosi al suo Sposo celeste: Perchè mi lasci tu mai patir cotanta fame di te? Senza di te io devo al certo mo rire. Tu solo puoi aiutarmi. Se debbo vivere, ebbene, dammi vita! Quando si destò disse: — Il mio Signore mi ha detto che adesso dovea vedere ciò che io fossi senza di lui. Ora lá cosa era rovesciata; io dovea divenire suo cibo, ed ogni mia carne dovea distruggersi e consumarsi in ardente desiderio. Ha pure in questo momento mol tissime triste visioni, che non vuol raccontare. Vede mol tissimi guai e miserie, e tante opere delle tenebre, dalle quali Iddio viene molto offeso durante queste sacre feste. » Domenica di Pentecoste 21 maggio. Il Pellegrino trovò colei che iersera avea l'aria di moribonda per fame e pian geva per ardente smania e desiderio, fortificata e serena; era come ringiovanita e risplendente siccome una sposa di Cristo. Il di lei aspetto era ad un tempo lieto e santo.
«Fui, narrò essa, cogli apostoli nella sala del Cenacolo. Ricevei un refrigerio che non posso esprimere. Un cibo a guisa di luminoso torrente penetrò nella mia bocca. Lo gustai, e pur non sapevo di dove venisse, non vedea alcuna mano che me lo porgesse. Ha un gusto straordinariamente dolce, ed io aveva ancora l'inquietudine di non esser forse ben più digiuna per poter ricevere il Sacramento in questa mattina. Io non era qui, e nondimeno udii distintamente la campana batter le dodici e contai ogni tocco. Vidi la discesa dello Spirito Santo sopra i discepoli, e come quel Santo Spirito, in questi giorni di commemorazione, ancor piova come rugiada per tutto sopra la terra, laddove pur havvi un vaso puro e desideroso di riceverlo. Non posso descrivere cotesto mio vedere in altro modo, che dicendo come io qua e là in seno alle tenebre vegga illuminata una comunità, una chiesa, una città, un individuo ovvero molti, ed invero così, come se il mondo intero si stendesse sotto i miei occhi, ed io al folgorare di una face vedessi talora in un punto, talora in un altro un'aiuola di fiori, un al bero, un cespuglio, ovvero uno o più fiori, o un fonte, o un'isoletta posta in mezzo a uno stagno, e che in seno alla circostante oscurità tutti cotesti oggetti venissero dal cielo illuminati, o piuttosto da raggi di luce traversati.
Tutto ciò per altro ch'io vidi in questa notte era per bontà di Dio nell'ordine del bene; le opere delle tenebre non mi furono mostrate. Vidi sull'intera terra gran quantità di effusioni dello Spirito Santo. Talora ei discende come un lampo sopra una chiesa, ed io vedeva i fedeli nella chiesa raccolti, e vedeva coloro che avevano ricevuto la grazia, o vedeva alcuni solingamente oranti nelle loro abitazioni o nelle chiese, venir ricolmati di luce e di forza. Nacque in me gran gioia e fiducia del che, malgrado la crescente oppressione ed angustia, la Chiesa non verrebbe a soc combere, poichè vidi in ogni parte del mondo i di lei di fensori destati dallo Spirito Santo. Anzi io sentii che l'esterna persecuzione per parte del potere laicale, ognor più la disponeva ad interna fortezza. Vidi nella chiesa di S. Pietro in Roma una gran solennità, di molti lumi adorna, e vidi che il santo Padre con molti altri ottenne fortezza dallo Spirito Santo. In questa notte non ho veduto colag giù quella oscura chiesa (protestante), che è sempre per me un abbominio. Vidi anche in differenti luoghi del mondo illuminati e splendenti quei dodici uomini, che sì spesso io veggo come dodici nuovi apostoli o profeti della Chiesa. Provo sempre la sensazione come se ne conoscessi uno fra loro, ed ei qui si trovasse nella mia vicinanza. Anche qui nel nostro paese vidi alcuni ristorati e fortificati. Co nosco tutti cotesti uomini durante la visione, ma rare volte posso nominarli dopo. Credo di aver veduto il severo superiore ecclesiastico. Ho il più vivo convincimento che la persecuzione riuscirà vantaggiosa alla chiesa del nostro paese, ma che le angustie sono per altro per crescere ancora. »
5. Nel secondo giorno festivo delle Pentecoste ella ri cevè l'annunzio della sua grave missione in pro del santissimo Sacramento.
« Mi genuflessi sola, e soltanto dalla mia Guida accompagnata, in una gran chiesa dinanzi al santissimo Sacramento da indescrivibile gloria circondato. Vidi in lui la luminosa sembianza di Gesù Bambino, di nanzi a cui potei vuotare il mio cuore e raccontare tutte le mie lagnanze dalla gioventù in pòi. In quel punto mi giunse la risposta nel mio interno, racchiusa in un raggio uscito dal Sacramento, e me ne ebbi molta consolazione ed anche dolci rimproveri per le mie mancanze. Ho spesa quasi intera la notte col mio angelo allato dinanzi al Sa cramento. Per pura umiltà non volle narrare più oltre di quel suo caso, ma immediatamente dopo godè dell'apparizione di sant'Agostino, come pure delle sue sante sorelle di religione Rita di Cascia e Chiara di Montefalco, dalle quali venne preparata ad opere di patimento simili a quelle che le medesime aveano dovuto compire altre volte ad onore della santissima Eucaristia. Ed ecco che appena aveva Anna Caterina compiuta la breve sua narrazione del quadro del Sacramento, che passò in estasi, e mentre il Pellegrino era nell'anticamera immerso in discorso col confessore, essa improvvisamente si sollevò sul letto con volto raggiante di gioia. Stavasi ferma ed immobile sopra i suoi piedi, sui quali niuno mai durante quattro anni l'aveva veduta ristarsi.
Sollevò le mani in alto e tranquil mente adorando, recitò per l'intero il Te Deum, stando in quella meravigliosa posizione con sembianze languide ed alquanto pallide, ma nondimeno con un certo rossor sulle guancie, e con lineamenti animati dalla ispirazione. La di lei voce era dolce ed amabile, e tutt'altra dalla comune; eravi per entro alcunchè di sommesso e di intimo, come nella voce di un amoroso fanciullo che recita versi di lode al padre suo. Ad alcune parole congiunse le mani insieme e supplicando inchinò il capo. Restava così ferma e sicura. L'ampio di lei vestimento che lungo le giungeva sino ai nodelli dei piedi, le dava maestosa apparenza. Quel suo pregare ad alta voce penetrava altamente e com muoveva alla pietà, al ringraziamento, alla fiducia; i suoi gesti erano solenni, il suo volto splendido di animata ispi razione. Sant'Agostino (così narrò nel susseguente giorno) stavasi in tutto il suo ornato episcopale presso di me e mi si mostrava molto amichevole. Mi sentiva com mossa e gioiosa per la sua presenza, e mi accusai di non averlo mai abbastanza onorato.
Ma ei mi disse: Ti conosco per altro, e tu sei pur la mia figlia. E allorchè lo pre gai di una mitigazione alla mia malattia, mi presentò di nanzi un mazzetto, in cui eravi un fiore azzurro. Provai anche in quel punto un certo gusto interno, ed una certa forza, ed un certo ben essere penetrò l'intero mio corpo. Mi disse per altro: Non potrai mai interamente risanare, giacchè la tua via è quella dei patimenti; ma ogni qual volta supplicherai per consolazione ed aiuto, e tu pensa a me, ed io sempre te l'accorderò. Ora per altro sorgi e recita il Te Deum alla SS. Trinità. Allora mi drizzai ed orai. Io mi sentiva di più in più fortificata, ed il mio gau dio era altissimo. Allora vidi S. Agostino nella sua gloria celeste. Dapprima vidi la SS. Trinità e la SS. Vergine, ma difficilmente potrei dir in qual modo. Era come se vedessi l'immagine di un vecchio sopra di un trono. Dalla fronte, dal petto, e dalla prossimità dello stomaco sgorgavano raggi, e formavano a lui dinanzi una croce, da cui di nuovo in infinite direzioni si diffondevano raggi verso i cori ed i varii ordini dei santi e degli angeli.
In una certa lontananza sotto molti cori dei santi, vidi la gloria celeste di sant'Agostino. Lo vidi sedente sopra di un trono, e vidi come egli ricevesse dalla croce della SS. Trinità certi tor renti di luce, e questi di bel nuovo sgorgassero sopra molti cori ed apparizioni che lo circondavano. Vidi intorno a lui quadri di ecclesiastici nei più svariati abbigliamenti, e vidi in giù da un lato, siccome sulla discesa di un mont?, una gran moltitudine di chiese come sospese e librate nel cielo, precisamente come soglionsi vedere le nuvolette. l'una dietro l'altra nell'aere; e tutte coteste chiese erano da lui derivate. Cotesta gloria era un'immagine della sua ce leste grandezza. La luce che egli avea ricevuta dalla SS. Trinità formava la pienezza del suo personale splen dore, e i cori che gli stavano d'intorno erano quei diversi vasi di elezione, quelle diverse anime, che per suo mezzo aveano ricevuto la luce, e che poi, fatte recipienti della luce medesima la diffondevano sopra altri, e quindi appunto a causa della loro vivificazione ricevevano luce anche im mediatamente da Dio. Quando ciò si vede, davvero che riesce ineffabilmente bello, e consolante, e naturale al sommo grado; anzi più naturale ed intelligibile che quando vedesi un albero o un fiore sopra la terra. Vidi nei cori che gli stavano attorno tutti quei sacerdoti e quei dottori, e quei sacri ordini e comunità di fedeli, che da lui deriva vano, e che divenuti beati e viventi vasi della elezione di Dio, son pure divenuti fontane diffondenti di quella sor gente di acqua viva che in lui dapprima scaturì alla luce del giorno.
Lo vidi dopo in un giardino celeste. Cotesto quadro apparivami alquanto più basso. Quel primo era un quadro della gloria della sua sfera nel cielo stellato della SS. Trinità; questo secondo era piuttosto un quadro della sua continuata e vivace relazione e del suo aiuto in pro della Chiesa militante e degli uomini ancor viventi. Tutti i quadri dei giardini celesti veggonsi sempre più bassi delle immagini dei santi in Dio e nella gloria. Ed ecco che io laggiù lo vidi in un bel giardino pieno dei più meravigliosi arbusti e fiori, e vidi con lui molti altri santi, fra i quali più specialmente ricordo s. Francesco Saverio e s. Francesco di Sales. Costì lo vidi non già sedente nè in atto solenne, ma piuttosto attivo ed operante, ed occupato a spartire e diffondere i frutti ed i fiori di quel giardino, che erano le grazie e le opere della sua vita. Vidi poi in cotesto giardino anche molti viventi, e fra essi molti che conosco e che in svariate guise ricevevano doni. Cotesta apparizione dei viventi in quel giardino ha un modo tutto proprio, e precisamente opposto a quello dell'apparizione dei santi sulla terra; giacchè io vedo i viventi nel giardino dei santi, siccome spiriti comparire con alcunchè di inde terminato ed incerto, e li vedo costà ricevere fiori e frutti. Ne vedo per altro alcuni, che mi sembrano come se do vessero col mezzo dell'orazione sollevarsi più alto dal seno di cotesta distribuzione di grazie; altri mi sembrano ricevere senza alcuna cognizione di ciò che ricevono, come vasi adatti a quell'uopo ed a ciò eletti. Havvi un divario come quello che corre fra colui che si affatica in un giar dino a raccogliere o ricevere frutti raccolti, ed un altro cui mentre passa, cotesti frutti cadono dinanzi ai piedi, o cui per volontà di Dio vengono dati dall'uno o dall'altro Santo.
«Dopo di ciò la mia Guida mi accompagnò sulla mia propria via verso la Gerusalemme celeste. Vidi che io era già arrivata molto più lungi di quel luogo, ove una volta aveva veduto molti cartelli di avviso e di ammo nizione ( 1). Dovei arrampicarmi per sopra un monte e venni in un giardino, dove Chiara da Montefalco era la giardiniera. Vidi nelle sue mani stimate luminose, ed anche sul suo capo una luminosa corona di spine. Quantunque non avesse avuto esteriormente e visibilmente le stimate, ella ne aveva pur nondimeno provato i dolori. Mi disse che quello era stato il suo giardino, e giacchè io provava gioia nel coltivare i giardini, così volea mostrarmi come doveva esser coltivato. Cotesto orto aveva un recinto siccome di un muro, che per altro non era che un simbolo, giacchè potevasi benissimo oltrepassare e vedere attraverso di quello.
Consisteva soltanto in pietre rotonde, variopinte, e luminose, le une alle altre sovrapposte. Partendo dal cen tro era quel giardino regolarmente in ogni lato spartito in otto graziosi campicelli; in essi elevavansi alcuni grandi e begli alberi in piena fioritura. Eravi pure costà una fonte e potevasi far sì che coi suoi zampilli irrorasse l'intero giardino. All'intorno del muro distendevansi viti. Errai quasi l'intera notte con santa Chiara nel giardino, ed essa m'insegnò la significanza e l'uso di ogni pianta, e come do vessi trattarla. Andò poi da un'aiuola all'altra, ed io non so più bene daddove ricevesse le radici ed i bulbi. Sembrava come se li ricevesse in modo soprannaturale dall'aria o da una apparizione. Presso un albero di fichi ebbi molto da fare unitamente a lei, ma più non rammento che si fosse. Mi ricordo soltanto che in quell'aiuole eranvi pure molti cre scioni amari e molto cerfoglio. Mi disse che quand'io mi sentissi presa da troppo gusto di dolcezza, dovessi pren dere una boccata di crescione amaro, e quando sentissi troppa amarezza una boccata di cerfoglio. Già da bambina ho sempre amato quest'erbe e le ho masticate, anzi avrei voluto interamente viverne. Ciò che mi riuscì più difficile a comprendere, si fu allorchè ella m'insegnava il modo di coltivare le viti, come io dovessi legarle, e separare i tralci e potarli; di tutto ciò non poteva mai venirne a capo. Questa per altro si fu l'ultima cosa che m'insegnò nel giardino.
Durante il lavoro volavano molti augelletti di nanzi a noi e si posavano sulle mie spalle, e stavansi meco in tutta famigliarità, come in passato nell'orto del con vento. Mi fece pure vedere come ella avesse avuto impressi nel cuore gli strumenti della Passione, e come dopo la sua morte fossero state trovate nella sua bile tre pietre. Mi parlò delle grazie da lei ricevute nella festa della SS. Tri nità, e mi disse ch'io dovessi in occasione di quella festa prepararmi a nuovo lavoro. Santa Chiara mi apparve molto magra, bianca, e mortificata. Ho veduto anche Rita di Cascia. Essa ai piedi di una croce aveva per pura umiltà supplicato di ottenere una sola spina della corona del Si gnore, ed ecco che da quella corona sgorgò un luminoso strale che la ferì nella fronte. Durante tutta la vita soffrì per ciò ineffabili dolori; ne scaturiva costantemente una tal putredine, che ella dagli altri veniva sfuggita. Vidi anche la di lei tenera devozione al SS. Sacramento. Parlò meco di molte cose. »
6. Nella sera della vigilia della festa della SS. Trinità incominciò il di lei nuovo lavoro, annunziatole da Chiara di Montefalco.
Quand'io (così narrò Anna Caterina) mi feci accorta della mala preparazione con cui molti anda vano alla santa confessione, rinnovai al Signore le mie pre ghiere onde volesse farmi soffrire alquanto per ottenere il loro miglioramento. Allora principiarono come dall'esterno questi miei patimenti. Sembravami come se strali di dolore acuminati come freccie cadessero sopra di me, e ciò continuò sempre. Finalmente nella notte sorse nel mio in terno sì viva pena, ch'io non aveva mai sentita l'uguale. Principiò nel mio cuore, ch'io sentii pel dolore diventato siccome un gomitolo in sè ristretto in mezzo ad una fiamma circondante. Da cotesto fuoco, formato unicamente da la ceranti e pungenti pene, scaturivano strali di dolore diri gendosi ad ogni parte del corpo mio, a traverso la midolla e le ossa sino alla estremità delle dita, alle unghie, ai ca pelli. Io sentiva in cotesti dolori come un certo effetto mi sto dello scaturire e del reagire. Lo sentiva dapprima na scere dal cuore e diramarsi nelle mani, nei piedi, ed intorno alla testa, e di là tornar per reazione verso il cuore in modo tale però che le stimate divenivano come i suoi punti centrali. E cotesta pena crebbe sino alle dodici della notte con sempre maggiore prepotenza. Io erami desta ed affatto bagnata di sudore, nè poteva muovermi. Mi conso lava soltanto in ciò che nei momenti più gravi di quei do lori che affatto mi annichilavano, sorgeva in me come un oscuro senso di crocifissione.
A mezzanotte io non potei più a lungo sopportarlo, giacchè nello smarrimento dei sensi più non rammentava la cagione di quei patimenti, e mi rivolsi con fiducia affatto filiale al mio santo' padre Agostino, e lo implorai con queste semplici parole: Ah caro padre Agostino, tu mi hai promessa mitigazione e quindi io t'invoco; ah vedi adunque la mia gran miseria! nè il Santo mi lasciò inudita; venne tosto amabilmente verso di me e mi disse perchè io soffriva, e che egli non poteva tormi cotesti dolori perchè doveano essere sof ferti nei dolori di Gesù, ma che però dovea consolarmi, e che ancora dovrei soffrire per tre ore. Patii allora le mie pene non interrotte, ma con una grande intima consolazione nelle medesime, mentre sentiva di soffrirle per amor di Gesù, e che con quelle soddisfaceva in pro di altri alla divina giustizia. Sentiva ch'io porgeva aiuto; ed in questo sentimento racchiusi tutto ciò che mi stava a cuore nel seno di quei patimenti, e li moltiplicai, e mi giovai della grazia di quelle pene espiatorie con cordiale fiducia nella misericordia del Padre celeste. Sant'Agostino mi disse. inoltre che dovea ricordarmi che tre anni innanzi sul mattino della festa d'Ognissanti erami trovata in punto di morte; che allora erami comparso il mio Sposo celeste, e mi aveva lasciato la scelta s'io volessi morire e poi pa tire ancora nel purgatorio, ovvero vivere ancora più a lungo nei dolori, e come io gli avessi risposto: Nel purgatorio non posso più aiutare col mezzo dei miei dolori, o Signore, e così, se ciò non è contrario alla tua volontà, la sciami ricominciare ancora una volta tutti i martòri della mia vita, seppure con ciò possa io giovare ad un'anima sola; e che allora mentre sul principio io avea implo rata la mia dissoluzione, il mio Salvatore mi aveva invece accordata la mia seconda domanda, cioè quella di un pro lungato vivere in pene. Mi ricordai distintamente di quel voto sull'avvertimento del santo Padre del mio Ordine, e patii per quel resto di tempo sino alle ore tre le più dispe rate pene con tranquillità e gratitudine. Quei dolori mi fa ceano versare sudore d'angoscia e spremere lagrime più amare. »
7. Ebbi dipoi una visione della SS. Trinità. Vidi la sembianza di un luminoso vecchio sedente in trono. Dalla sua fronte sgorgava una luce indicibilmente chiara e sce vra d'ogni colore, dalla sua bocca scaturiva un torrente di luce che già era alquanto più colorata come di color giallo e di fuoco, dal mezzo del petto il suo cuore dardeg. giava colorata luce. Tutti cotesti strali luminosi intrec ciandosi, formavano una croce luminosa impressa nell'aere dinanzi al petto del vecchio, radiante siccome un'iride. Pa reva come se il vecchio appoggiasse ambe le mani sui bracci di quella croce. Vidi da questa croce scaturire infiniti strali e dirigersi verso tutti i cori celesti, e cader sulla terra e tutto empire e ristorare. A dritta alquanto più basso vidi il trono della B. V. Maria, e vidi che un raggio derivante dal vecchio a lei veniva, e che da lei partivasi un raggio che andava a cader nella croce. Ciò tutto è ineffabile e si scorge in visione, ma quantunque interamente si avvalli quasi affoghi nella luce, ciò nondimeno riesce esterior mente intelligibile, ed uno, e triplo, e tutto infinitamente ristorante, rischiarante, e saziante. Vidi gli angeli sotto il trono starsi in un mondo di luce scevro affatto d'ogni co lore. Più in alto vidi i ventiquattro vegliardi con argentei capelli, starsi attorno alla SS. Trinità.
Tutto l'altro in tero, infinito spazio lo vidi ripieno di centri occupati da diversi santi, ognuno dei quali era circondato dai proprii suoi cori. Vidi Agostino sulla destra della SS. Trinità con tutti i suoi santi cori, ma molto più basso di Maria. Fram mezzo estendevansi giardini, e forme di luminosi luoghi, ed immagini di chiese da ogni lato. Ciò avviene come se si andasse errando fra le stelle del cielo prossime e lontane; e quantunque sì differenti di forme e d'immagine, tutti quei vasi eletti di Dio son pieni in tutto e per tutto di Gesù Cristo; per tutto regna l'istessa legge e l'istesso contenuto sotto altre e svariate forme, ma per tutte passa la mede sima diretta via per giungere alla luce del Padre attra verso la croce del Figlio. Al disotto della Madre di Dio vidi sedere lunghe file di femminili e regie figure. Erano vergini ed avevano corone e scettro, ma non parevano già regine terrestri; sembravano piuttosto spiriti od anime, che l'aveano preceduta o imitata seguendola. Sembravano servirla come i ventiquattro vegliardi alla SS. Trinità. Tutto cotesto ciclo incominciò la solennità movendosi con meravigliosa maestà, ed insieme, e l'una parte nell'altra, e posso soltanto compararlo ad una bella musica. Vidi per altro in mezzo a tutti cotesti solenni movimenti, tutti i santi ed i beati, siccome in una processione ed in molte processioni, passare sotto il seggio della SS. Trinità. Era come se le stelle ed il sole passeggiassero nel cielo; e quand'io guardai in giù sulla terra vidi innumerevoli feste e processioni di cotesto giorno, accordarsi mirabilmente con quella solennità celeste. Ma tutto ciò parea sì misera bile e oscuro e spezzato, e sì pieno di gravi interstizii e fratture, che parea di guardare in un sozzo fango profondo, quando in giù si guardava dall'alto. Pur nondi meno qua e là eravi ancor molto bene. Di lassù vidi pure la processione qui in Dülmen, ed osservai farne parte un po vero e malvestito fanciullo, e vidi la sua abitazione. Voglio vestirlo ( 1).
(1) ( È in modo straordinario commovente (aggiunge il Pellegrino a questa sua espressione) come in mezzo a tutte coteste impressioni meravigliosamente grandi, la di lei carità le apra gli occhi dell'anima e li rivolga su quel povero e mal vestito bambino, e lo vada a cercare anche nella sua abitazione.
Essa lo vide passare presso la casa ove abitava. - Ah (disse ella) avrei ben volentieri subito afferrato quel povero e stracciato monello e qui sopra presso di me condotto e rive stito se ne andava con aria sì trista in mezzo agli altri netti e ben vestiti fanciulli! -- Quando una creatura umana in mezzo a consimili circostanze vede e sente in tal guisa, quanto mai dev'essere maggiore la compassione dell'angelo, nostro santo fratello in cielo, e di Maria, e di Gesù, e di Dio, che con infinita maggior vivacità e chiarezza veg gono! E chi mai può disperare o abbandonarsi allo scoraggiamento, purchè preghi con fede?
8. Nella sera della Domenica della SS. Trinità udivasi risuonar musica da ballo nella casa situata in faccia. Nel giorno susseguente essa narrò così:
« Ho provato nella trascorsa notte la maggior pena, vedendo continuamente le sfrenate danze tutte le scene che seguivano in quella casa. Veggo dapprima tutto quel gioioso tumulto ed il diavolo in mezzo a quello, sempre vivacemente agitato ed occupato: e poi veggo in seguito i singoli individui, e come il maligno li sospinga e li ecciti, e loro ispiri ogni sorta di cattivi desiderii, e come il loro Angelo custode li inviti ad allontanarsi, e come invece essi inclinino verso il maligno. Non veggo da tutto ciò risultare alcun bene, anzi non ne veggo andar via alcuno senza qualche danno. Li veggo accompagnati da ogni sorta di animali, e veggo il loro interno ripieno di macchie nere. Anch'io in questa notte ho dovuto sovente entrar di mezzo a quel tumulto, eccitando spavento onde impedire il male. Per mia consolazione ho veduto quadri della vita di due santi, cioè di S. Francesco di Sales e di santa Francesca di Chantal, e specialmente della loro unione spirituale. Ho quindi ve duto come il Salesio da lei spesso ricevesse conforto e consiglio. Nell'occasione di una maligna calunnia sparsa contro di lui, e che molto lo affliggeva, lo vidi consolato da Francesca, e costei gli esprimeva il suo turbamento del che egli si lasciasse andare a troppo grande vivacità. Mi mostrarono ambidue la fondazione, la propagazione e la decadenza dell'ordine della Visitazione, e meco parlarono del rinnovamento delle religiose famiglie. Sentii le loro parole risuonare alle mie orecchie come da lontano. Dissero che ora correvano tempi tristi, ma che dopo molti guai verrebbe di bel nuovo un tempo più dolce e più pio, in cui regnerebbe molta pietà e molta carità fra gli uomini, e che allora molti monasteri di bel nuovo fiorirebbero nel vero senso della parola. Vidi anche un quadro di quel tempo remoto, ma che non si può descrivere, giacchè vidi l'oscurità della notte dileguarsi a poco a poco dalla terra intera, e vidi spuntar la luce e la carità. Vidi allora ogni sorta di quadri del risorgimento degli ordini religiosi ( 1). Il tempo dell'anticristo non è sì vicino come alcuni lo credono. Prima di lui verranno ancora dei precursori. Vidi in due città certi maestri, dalle cui scuole potrebbero bene nascere cotesti precursori. »
(1) Non è già senza interesse l'osservare come anche Santa Ildegarda descrivendo e delineando con tratti precisissimi e maestri gli attuali nostri tempi, profetizzi il successivo venturo rinnovamento della vita ecclesiastica. Dopo aver descritto la distruzione e lacerazione dell'im pero germanico e la crescente ostilità verso il Capo della Chiesa per parte del poter secolare, dice così: In quel tempo il Papa avrà soltanto Roma e poche parti de' suoi possessi prossimi a Roma conservate sotto il dominio della infula sua. Cotesto latrocinio peraltro accadrà in parte per nemici assalti guerreschi, in parte per comune congiura e consenso dei popoli..... In seguito peraltro l'empietà verrà abbattuta e contenuta per un certo tempo; tenterà essa bensì di quando in quando sollevar di bel nuovo la testa, ma la giustizia persisterà armata di tanta forza, che gli uomini di quei giorni ritorneranno agli antichi usi, e manterranno la disciplina degli antichi tempi in tanta onoranza, e la riterranno ed osserveranno così, come nelle età passate gli uomini erano abituati a farlo. Anzi tanto i principi ed i dominatori, quanto i vescovi e i superiori ecclesiastici prenderanno esempio l'uno dall'altro, in quanto scambievolmente osserveranno coloro che esercitano la giu stizia e camminano per rette vie. Anche un popolo servirà all'altro di stimolo al miglioramento, col far vedere come si sollevi e progredisca nella pietà e nella giustizia. ( Liber Divinorum Operum, Pars. III. Visio X. C. 25 et 26.)
9. Il 30 di maggio, vigilia del Corpus Domini, a sera si rinnovarono le medesime pene che nel giorno della SS. Trinità.
« Sentii di bel nuovo che i dolori piovevan sopra di me siccome frecce acute e sottili. Nell'interno poi mi punge vano in ogni direzione come tenui fili d'argento. Inoltre dovea portare o strascinare cotanti individui, ch'io mi sentiva come schiacciata ed oppressa, e non havvi nel mio corpo alcun osso che non mi sembri franto e polverizzato. Quando mi desto, trovo anche le mani sempre affatto storpie nel dito medio, e rigide e rattratte; ed ho soprattutto sofferto per la intera notte potenti dolori nelle mie ferite. Ho veduto molti quadri della noncuranza e della fredda venerazione del Sacramento, e comé venga rice vuto quasi per semplice abitudine e male; vidi pur molte genti andare a confessarsi con pessima preparazione. Ad ogni singolo quadro che mi veniva mostrato, io implorava dal santissimo Sacramento misericordia e lumi per cote sti individui. Venni anche dalla mia guida condotta in tutte le chiese principali della mia patria, e dovunque vidi lo stato del culto del SS. Sacramento. La chiesa di Munster situata presso il fiume, era quella ove meglio ve niva onorato. Intorno a coteste chiese vidi sovente molto fango e terreno paludoso, in cui vidi le genti restar prese ed impacciate, ed io doveva trarle fuori e lavarle, e poi spesso anche trascinarle, portandole alla meglio sul dorso, sino al confessionale. La mia guida mi arrecava sem pre copia di nuovi guai e mi diceva: Orsù! soffri anche per questi, e cose simili; frattanto io veniva in stato di tal mi seria, che spesso piangeva come una bambina. Ma non rimaneva già senza consolazione. Vidi in molteplici forme i meravigliosi effetti di grazia del SS. Sacramento, e come da lui si diffondesse una luce su tutti i suoi adoratori, anzi come anche quelli che a lui non pensano e non se ne occupano, ottenessero vantaggio e profitto dalla sua vici nanza. Alla fine venni qui in questa chiesa, e vi vidi il Pellegrino traversare il cimiterio é pensare ai defunti. Ciò mi rallegrò e pensai: egli ora se ne viene presso di me ( 1). Il Salesio, la Chantal, Agostino ed altri santi mi consola vano, e vidi pure che io mitigava e guariva molti guai e che soffriva nei dolori di Gesù.»
« Ebbi ancora un quadro relativo all'abate Lambert, di cui corre oggi il sessagesimosettimo giorno di nascita. Lo vidi trascinarsi col suo infermo piede qua e là nella sua stanza e vidi che diveniva sempre più piccolo. Poi vidi che non poteva più stare in piedi e che sempre più impiccoliva, talmente ch'io talvolta lo perdeva affatto di vista. Mi fu peraltro detto che quand'egli non divenisse affatto simile ad un innocente bambino, non potrebbe entrare in cielo, e cotesta sua malattia gli è utile a tale uopo. Ma quan d'io lo vedeva già molto piccolo, vidi ad un tratto un lu minoso e bel bambino starsi accanto a lui, quasichè vo lesse con lui misurarsi. Ma il Lambert era sempre più grande di quel bambino, ed io riseppi ch'ei dovea divenir precisamente dell'altezza di quel fanciullo, per entrare fra i beati.»
11. In mezzo ai continuati patimenti, essa nella festa del Corpus Domini ebbe ricchissime visioni circa la isti tuzione del santissimo Sacramento e la intera storia della sua adorazione sino al dì d'oggi; ma a causa dell'estrema prostrazione delle sue forze, potè soltanto partecipar quanto segue:
« Vidi un quadro dell'istituzione del SS. Sacramento. Il Signore sedeva al centro del lato lungo della tavola; alla sua dritta sedeva Giovanni, alla sua sinistra uno svelto e sottile apostolo, che molto a Giovanni assomigliavasi; presso di lui sedeva Pietro, che spesso sporgeva il capo per sopra il suo vicino. Sul principio vidi il Signore ancor per alcun tempo ammaestrare sedendo. Quindi egli sorse in piedi e gli altri con lui; tutti lo guardavano silenziosi (1) Ciò avvenne verso le sei del mattino, ora in cui il Pellegrino realmente andò alla Messa. E perchè tutto il rimanente della di lei visione dovrebbe esser meno vera di questo verissimo avvenimento? (Il Pelle grino). e con una certa curiosità, e stavano intenti a ciò che egli fosse per fare. Vidi allora come sollevasse in alto il piatto su cui posava il pane, e rivolgesse gli occhi al cielo, e quindi con un coltello d'osso percorrendo le linee che solcavano quel pane, lo spezzasse in bocconi. Lo vidi dipoi muover la mano dritta sopra quei frammenti come be nedicendoli. Mentre ei ciò fece, si diffuse da lui uscendo un gran splendore, il pane risplendeva, egli stesso era lu minoso e come nella luce disciolto, e cotesta luce si dif fuse sopra tutti i presenti e sembrava che penetrasse in loro. E tutti divennero silenziosi e raccolti; il solo Giuda vidi oscuro e come se respingesse cotesta luce. Gesù sollevò pure in alto il calice e gli occhi, e lo benedisse nel l'istessa guisa. Non posso trovare altra espressione atta a rappresentare ciò che in lui succedesse durante cotesta santa cerimonia, fuor quella di dire ch'io vedeva e sen tiva come egli si trasformasse. Dipoi il pane ed il calice divennero luce. Vidi che avea deposto i frammenti sopra la superficie di un piatto, che assomigliavasi ad una pa tena, e che colla sua dritta distribuiva cotesti bocconi po nendoli in bocca a un ciascuno. Prima, come io credo, alla Madre di Dio, che si accostò alla tavola frammezzo agli apostoli, che stavano in piedi in faccia al Salvatore. In quel momento vidi uscir luce dalla sua bocca. Vidi quel pane risplendente e nella forma di un piccolo e luminoso corpo umano penetrar nella bocca degli apostoli. Li vidi tutti come compenetrati di luce; il solo Giuda lo vidi ottenebrato e scuro. Il Signore prese in mano anche il calice, e li fece tutti bere al medesimo. Ei lo sosteneva te nendone il piede. Anche allora vidi come prima lo splen dore scaturire a torrenti negli Apostoli. Dopo cotesta ceri monia li vidi tutti rimanersi per alcun tempo in piedi e commossi; e quindi sparì tutto il quadro. Quei bocconi che il Signore distribuì formavano in larghezza due por zioni di pane intero, dimodochè avevano una specie di solco nel mezzo. »
Dopo ella ebbe una lunga serie di quadri circa la variata forma, l'amministrazione, e l'adorazione del Sacra mento. Per mala ventura era talmente spossata dalla stanchezza e dai dolori di quella notte, che potè soltanto narrar quanto segue:
« Vidi come il pane della cena divenisse sempre più candido e sottile. Lo vidi già presso gli apostoli in Gerusalemme divenir più piccolo, talmentechè Pietro lo distri buiva alla moltitudine nella grossezza di un sol piccolo boccone. Nella istituzione invece eran due bocconi uniti l'uno coll'altro. In seguito lo vidi divenire quadrato, ed alla fine affatto ritondo. Vidi come gli apostoli già si fossero dispersi in lontani paesi, e come i cristiani non avesser ancora chiese, ma soltanto delle sale ove si riuni vano; e come gli apostoli ritenessero a casa il Sacramento; " e come quando lo portavano in chiesa, le genti lo seguis sero con onoranza, nel che mi fu già dimostrato il princi pio delle processioni e della pubblica adorazione. Nell'inizio vidi le chiese soltanto come semplici case di riunione. In seguito i cristiani ottennero grandi templi anche dai pagani, che vennero consacrati; ed il Sacramento venne allora conservato là dentro. Vidi pure che i cristiani ricevevano la sacra cena nelle proprie mani e quindi la con sumavano mangiandola. Vidi che le donne dovean riceverla prendendola con un pannilino. Vidi pure che i cristiani in una certa epoca potean portare il Sacramento a casa loro racchiudendolo in una scatola, ovvero entro una piccola pisside con coperchio, ove rimaneva involto in un pannolino, e sospenderlo per mezzo di un fermaglio al collo. Vidi come cotesta usanza in generale venisse a mancare, quantunque per lungo tempo ancora qua e là ciò si concedesse a singole pie persone. Così l'un dopo l'altro ebbi molti quadri circa il SS. Sacramento, il modo di riceverlo, e la sua adorazione, come pure circa la Co munione sotto le due specie. Vidi sul principio, ed in certi tempi, i cristiani starsi in gran féde, semplicità, e ricchezza di lumi celesti; in altri tempi li vidi in tentazione, confusione, e persecuzione. Vidi la Chiesa per impulso dello Spirito Santo, nella decadenza della devozione ed ono ranza del SS. Sacramento, ordinare molte alterazioni ne gli usi suoi; presso gli apostati e fuggitivi dal sen della Chiesa vidi anche la cessazione intera del Sacramento. Mi furon dette anche le cause di cotesti cambiamenti. Vidi stabilire la solennità del Corpus Domini e la pubblica adorazione in tempo di gran decadenza, e da ciò provenire ineffabili grazie sulle comunità dei fedeli e sulla in tera Chiesa. Fra molti quadri ne vidi pur uno di una gran solennità in una città a me nota. Credo che fosse Liegi. Quindi vidi in una lontana e calda contrada, ove crescono frutti siccome i datteri, in una città i cristiani raccolti in chiesa ed i sacerdoti all'altare, ma alle porte della chiesa uno spaventevol tumulto. Un uomo feroce e tirannico si accostò cavalcando un bianco cavallo, e molti sgherri s'aggiravano intorno conducendo un animale affatto indomito, che era come furioso e cagionava a tutte quelle genti grave spavento. Sembrava come se quel tiranno volesse per ischerno far penetrare quell'animale in chiesa! Ed io sen tii come se dicesse: ora i cristiani vedranno se quel loro Iddio di pane sia un Dio! Le genti in chiesa erano nella maggior angoscia; vidi però il sacerdote col Sacramento benedire verso quel lato, da cui il tiranno accostavasi colla bestia. In quel medesimo momento il furioso animale rimase come radicato nel suolo. Allora il sacerdote si accostò alla porta tenendo il Sacramento, ed appena fu giunto in faccia alla bestia, che quella si approssimò in atto umile e cadde sulle ginocchia; perlocchè io vidi il ti ranno e tutti i suoi seguaci affatto cambiati. Anch'essi si genuflessero ed entrarono umili e meravigliati in chiesa, e si convertirono. - Anche la trascorsa notte la passai in patimenti interni indescrivibilmente forti,talmentechè bene spesso avrei potuto gridare ad alta voce. Cotesta pena si estende in tutte le membra, e negli intervalli io vedo ogni sorta di quadri, che mi rappresentano le cause onde io soffro cotesti dolori. Ciò accade in espiazione per tutte le mancanze commesse dai membri, dalle comunità intere, nel seno della Chiesa relativamente alla fruizione ed alla adorazione del SS. Sacramento. Vidi pure un quadro, che non posso rappresentar con parole, del come il Signore medesimo nei luoghi ove trovansi cattivi sacerdoti, pro tegge le comunità dei fedeli dirigendole per vie meravi 1 gliose, e ne suscita e desta i singoli membri. »
11. Ai 2 di giugno il Pellegrino la trovò con lieto sem biante, quantunque sempre oppressa dai dolori e dalle pene. Poteva appena muoversi e non sapeva più nulla dei quadri veduti nella notte, fuorchè di aver giaciuto per tutto quel tempo in pene che sempre accrescevansi, e che pungenti e martorianti estendevansi per tutte le membra del corpo sino alle estremità delle dita. Cotesti dolori avevan sempre un preciso significato, ed eran destinati a compire tale o tal altra espiazione, o ad ottenere rimozione di castigo. Durante coteste pene ella sapea puranco per qual cosa soffrisse, e sull'entrare della notte ebbe di nuovo la visione del giardino di Chiara di Montefalco, che le indicò come gli otto campicelli di cotesto giardino si gnificassero l'ottava della solennità del SS. Sacramento, e come ella avesse già messo in ordine tre di quei campi celli. Ebbe di nuovo mistiche spiegazioni circa il signifi cato delle piante in relazione col dolore.
3 Giugno. La trovai di nuovo indicibilmente marto riata. Nella trascorsa notte avea sofferto ineffabili guai, avea pur veduto le miserie di molte e singole persone, ed immagini d'individui che si raccomandavano alle sue orazioni. Potea parlare pochissimo, e mi pregò di ricor darmi nella preghiera di due mali principalissimi. Una volta avea veduto una famiglia del paese in cure ed an goscie a cagione d'imminente sciagura. L'altro caso con sisteva in miseria e dolori pendenti sopra una famiglia della città in punizione di peccati. Cotesti due casi le sono stati specialmente raccomandati nell'intimo dell'anima sua. Nella domenica compresa nell'ottava del Corpus Domini, il Pellegrino la trovò, come sino dalla vigilia. della festa, in una stanchezza e lassitudine, se è possibile, ancora più grande, cagionata dai martori sofferti per la molteplice soddisfazione in pro di singoli peccatori della Chiesa. » Disse: Ho passato una notte in pene ineffabili, ma però desta, ed in piena conoscenza di me medesima; e cotesti miei dolori venner soltanto interrotti dalle im magini di singoli individui immersi in miserie e bisognosi di aiuto che si raccomandavano alle mie orazioni, ed e sprimendomi ed indicandomi le loro necessità, si avanza vano verso il mio letto appunto come le persone che mi visitano nella giornata. » Ella è talmente esausta di forze pel suo lavoro, che sul principio ha creduto di non avere avuto visione d'alcun quadro, ma più tardi così narrò:
« Mi trovai in una gran chiesa, e vidi prepararvi il banco per la Comunione, ed il banco era indicibilmente grande. Al di fuori della chiesa sorgevano molte case e palagi, e vidi sa cerdoti e laici penetrar nelle case ed invitar le genti al Sacramento, e vidi ogni sorta di scuse e dappertutto di verse: così vidi in una casa dei giovani scherzare e criti care, e cose simili. Vidi però quei servi della chiesa uscir di bel nuovo e per le vie invitare ogni sorta di storpi, poveri, e ciechi. Ed allor vidi entrare molti di cotesti stor pi; i ciechi poi li vidi condurre, ed i zoppi portare da coloro che pregavano in loro pro. Ebbi lavoro sin quasi a soccombervi. Riconobbi molti di cotesti storpi, che però nel mio stato di veglia conosco essere affatto sani. Do mandai a un cieco cittadino come mai fosse venuto in quello stato, poichè io l'avea creduto affatto sano. Ei per altro non volle saperne nulla di esser cieco. Trovai pure una donna che avea conosciuta come piccola monelletta e che dipoi non avea più veduta, e le domandai se mai ella divenuta fosse così storpia nel suo stato coniugale; ma ella credeva pure di non essere storpia. La chiesa per altro era lungi dall'esser tutta piena. Nel dopo pranzo feci chiamare e venire un cittadino per esortarlo a non maltrattare la moglie che ei aveva malmenata. Ei pianse molto. Anche la moglie verrà. »
Ella fece tutto ciò per interno avviso. Anche i bambini da lei vestiti vennero e la ringraziarono piangendo. Quindi ricadde di nuovo nei suoi dolori morali, tremò nell'intero corpo; anzi appena è assai il dire che le sue membra tutta tremavano e com muovevansi pel dolore. Quindi i di lei diti medii vennero di nuovo rattratti, le di lei ferite incominciarono a rosseg giare; il di lei volto in mezzo a tutto ciò serbavasi sempre sereno ed amichevole, anzi pieno di gioia nel soffrir con Gesù; ma i di lei dolori divennero ben presto più vivi e crescenti. Disse in estasi che allora trovavasi in ben duro momento; sul meriggio era andata al fico del giardino ed avea gustato un di quei frutti; son pieni di dolori e di pene. Essa ha ancora quattro aiuole a disporre in ordine (quattro giorni dell'ottava). Evvi ancora presso il fonte un rosaio pieno zeppo di rose, ma che è circondato da pure spine. Non possiede alcuna reliquia di S. Chiara da Montefalco. Ma la Santa è a lei venuta come consorella dell'Ordine, e perchè anch'essa ha in simil guisa sofferto, e per facilitarle nel giardino il lavoro che deve compire durante cotesta ottava. I patimenti crescono. (Oh fossero omai passati i quattro giorni! sospirò il Pellegrino).
12. « I patimenti durarono senza interruzione sino alla sera del 7 giugno. Non consistevan già in dolori locali, ma piuttosto in un martirio in tutte le ossa ed i nervi unito ad un grondante sudore, che col raffreddarsi le ca gionava frequenti sussulti di tosse con vomito sanguigno. La lingua le stava spesso per ore convulsivamente rat tratta e addentro ritirata nelle pareti della gola. Chiara di Montefalco l'accompagnava sempre durante i lavori nel giardino spirituale. Se approssimavasi it mattino, allora ritornava pur col pensiero e con un certo desio di aspi razione alla notte trascorsa ed alle pene durante quella sopportate, pene che a guisa di lampi, di grandine, di turbini, di neve ed incendii avean fracassato le povere sue ossa; giacchè durante il giorno dovea sopportare anche gli esterni disturbi, che ponevan la sua pazienza alla più dura e difficil prova. Ai 5 di giugno ella ebbe una vi sione di S. Bonifazio:
« Mi trovava in una chiesa dinanzi il SS. Sacramento ( così narrò essa), ed in mezzo di quella chiesa eranvi alti gradini, sui quali vidi il santo Vescovo. Quei gradini eran coperti d' individui d'ogni sesso e d'ogni età, rivestiti con antichi abbigliamenti ed anche con pelli. Ascoltavan a bocca aperta con semplicità ed innocenza; ed io vidi circolarmente al di sopra del capo del santo Vescovo una luce, che a guisa di raggi dello Spirito Santo, in vario grado di forza cadeva sugli ascoltanti. Bonifazio era uomo forte, grande, ed affatto ispirato. L'udii come disse che il Si gnore sceglieva i suoi, e lor concedeva sin sulle prime le sue grazie ed il suo santo spirito; ma che gli uomini per altro doveano cooperare a mantener vivaci, e ben usare coteste grazie, poichè esse vengono accordate a ciascuno, onde ei divenga strumento di buonc opere in mezzo al po polo di Dio. La forza e la capacità vengono accordate ad ogni membro non soltanto per sè, ma per agire altresì in pro dell'intero corpo. Il Signore poi concede la loro vocazione anche ai fanciulli, e colui che non coopera all'azione della grazia e non vi si esercita, ovvero non la ravviva anche in altri, costui sottrae al corpo quell'aiuto che pur dovrebbe prestargli, e quindi diviene ladro a danno della comunità. Quindi ognuno dee vedere ed osservare ciò che ha da amare e da promuovere nell'altro, e considerare in lui un membro dell'unico corpo, uno strumento del Santo Spirito che il Signore ha per sè prescelto. Quindi in modo speciale i genitori debbono ciò osservare nei figli, e non render già inservibili quegli strumenti che fra essi il Signore ha trascelti pel suo corpo, cioè per la sua Chiesa, ma piuttosto animarli, e svilupparli, e dirigerli nelle vie della cooperazione. Essi non riuscirebber mai a misurare qual grave latrocinio commetterebbero a danno della comunità, operando il contrario. Ebbi pure un ' interna di mostrazione del come, a malgrado la malignità degli uo mini e la decadenza della religione, pure la Chiesa non abbia mai in alcun tempo mancato di membri vivaci ed attivi, che lo Spirito Santo ha destati e mossi a pregare per le mancanze dell ' intera comunità, ed a patire per ca rità e per amore. Vidi pure che nei tempi in cui cotesti membri viventi non son conosciuti, essi operano così nascosti anche più vivacemente, e questo essere il caso anche adesso. Ed allora vidi in molte direzioni mondiali, frammezzo ad oscure contrade, singoli quadri d' individui pii, oranti, insegnanti, e sofferenti, che lavoravano in pro della Chiesa. Fra tutti cotesti quadri che nei miei dolori mi reser gioiosa e mi fortificarono, i seguenti mi furono di conforto speciale.
« Vidi in una gran città in riva al mare, molto lungi di qui verso il meriggio, una monaca inferma in casa di un' attiva e pia vedova. Mi fu mostrata siccome pia per sona da Dio trascelta a patir per la Chiesa e per ogni ge nere di bisogni. Vidi che avea le stimmate, il che per altro non era conosciuto. Era alta ed affatto magra. Provenendo da un monastero soppresso in altro paese, era stata costà rieevuta dalla vedova, che il tutto divideva con lei ed al cuni sacerdoti. La pietà degli altri abitanti di quella città non mi piacque. Essi aveano molte devozioni esterne, e mostravan poi lo stesso zelo per ogni genere di peccato e di dissipazione. »
Mercoledì 7 giugno alle 9 della sera, appunto quando il patimento era giunto al sommo grado, i dolori comincia rono a cedere, e sensibilmente si ritirarono dalle ossa sue. Dopo gli ultimi giorni e dopo che tutto in lei era stato martoriato, fu specialmente la pelle o l'epidermide che in tutti i punti la addolorava d' insopportabil pena. Col ce dere poi dei dolori sopravvenne una mortale spossatezza. Non potea muovere un sol membro, nè dar segno, nè emetter suono, nè accennare in verun modo. Il confes sore era molto di ciò turbato, e le diresse molte domande; ella bensì lo capiva, ma non potè replicargli che alcune ore dopo fra le lagrime e con sommesso balbuziare, che non potea rispondere, che sentivasi come morta, che i do lori eran passati. Nel seguente giorno, giovedì, in sul mat tino il Pellegrino la trovò pallida come la morte, ma senza pena. Essa, secondo le sue espressioni, era caduta sulla via dopo aver raggiunto la meta, e si poteva dire non esser morta nelle pene, ma non potea sapersi se mai si riavrebbe dalle conseguenze di quello stato. Disse più tardi che il medico avea parlato di china, ma che essa gli avea indi cato di non aver più allora febbre alcuna, e che in simili dolori essa provava sempre molto freddo. Iddio solo poteva aiutarla ( 1 ).
Disse che Gesù suo sposo celeste l'avea solo aiutata, e che avea goduto la sua venuta, le sue parte cipazioni, i suoi ristori. Era stato indescrivibilmente dolce e benevolo. Anche Chiara di Montefalco era presso di lei venuta e le avea detto che il lavoro era or ora compiuto, che quel giardino rappresentava i suoi spasimi, che la vite era il sangue di Gesù Cristo, il fonte zampillante era il Sacramento, e che il vino l'acqua doveano mescersi insieme. Non poteasi poi pervenire a quel rosaio situato presso il fonte, e che avea tante spine, se non che alla fine e per ultima cosa. È troppo debole per poter narrare più oltre; pure confessa che col nascer del giorno ha in rin graziamento recitato il Te Deum, i salmi penitenziali e le Litanie che seguono. Ora poi deve riposare per quattro giorni, allontanare ogni cura, abbandonarsi soltanto a Dio, senza di che dovrebbe soccombere in conseguenza delle sopportate pene. Allorchè rammemora i suoi dolori, è co stretta a piangere rammentandone l'intensità, e tutta la misericordia celeste verso di lei. Quanti la circondano non possono alla vista del suo spaventevole emaciamento rat tenersi dalla più viva compassione.
(1) Niuna medicina avrebbe potuto alterare o rimuovere il suo stato. Così noi altri uomini siamo ciechi in tutto, ed ogni scienza sembra soltanto una specifica cecità. (Il Pellegrino).
Quella pace sì ardentemente sospirata non le venne concessa. A niuno di quanti la circondavano, e nemmeno al Pellegrino medesimo, venne in mente di prendere le di lei parole secondo la lettera, quantunque egli in data del 9 giugno avesse riferito così:
« L'ho trovata tinta di un pallore di morte e debole. Non può trovar quiete, niuno ne allontana i disturbi. Disse che come avea compiuto i suoi martòri in unione coi patimenti di Gesù, così ora do vea per tre giorni riposare col corpo, appunto come il sa cro Corpo di Gesù avea riposato nel sepolcro. Non sa se vi perverrà. Il medico voleva far le fregagioni con spirito alcoolico; ma il confessore, che s'aspettava la di lei morte, arrischiò un'osservazione, e quel progetto fu messo da lato. Ella poi appena potea sottrarsi alle domande e ricerche del Pellegrino, poichè egli dalle di lei interne e continue visioni volea conchiudere che il di lei fine non si approssimava peranco, quantunque il confessore dubitasse del di lei risorgimento. »
Quest' ultimo stavasi presso il suo letto, ed in sè pensava di volerla fortificare col por gerle le dita consacrate; appena cotesto pensiero gli si era affacciato alla mente, che essa a un tratto sollevò il capo e lo mosse nella direzione della di lui mano.
13. In cotesto stato di abbandono le venne soccorso da Chiara di Montefalco, da Giuliana di Liegi, da sant'An tonio da Padova, e da S. Ignazio di Loiola. La prima, cioè Chiara di Montefalco, le comparve e le disse:
« Tu hai ben acconciato e ordinato il giardino del SS. Sacramento, e il tuo lavoro è ora compito. Sei per altro molto abbattuta, ed io debbo arrecarti un ristoro. Allora io vidi ( narrò Anna Caterina ) in quel medesimo istante la Santa appieno luminosa verso di me abbassarsi dall'alto, e mi arrecò un triangolare boccone, su due lati del quale era impressa un' immagine, e quindi sparì. Mangiai quel boccone con gran mio ristoro; ho l'intima certezza che ne ho più volte regolarmente gustato; ha dolcissimo gusto e mi ristorò molto. La vita mi è stata di nuovo accordata; ora la posseggo soltanto per grazia speciale di Dio. Vivo ancora, posso ancora amare il mio Salvatore, ancora sof frire con lui, ancor ringraziarlo e lodarlo!... Vidi pure le otto aiuole che ho dovuto in questi ultimi otto giorni ordinare nel giardino di S. Chiara, il che senza la grazia di Dio sarebbe stato lavoro affatto impossibile. Quell'al bero di fichi significa ansiosa ricerca di consolazioni, debole abbandono, desiderio di aver risparmiate le pene. Ogni qualvolta avea da lavorare nel giardino intorno alla vite, mi trovava a quella legata colle braccia distese in croce... Osservai pure quanto in quegli otto giorni avessi lavorato, a quali debiti avessi soddisfatto, e quali castighi espiato. Ho veduto tutto ciò in occasione di una processione del SS. Sacramento. Era questa una festa spirituale della Chiesa trionfante, nella quale i beati festeggiavano quei te sori della divina grazia, che in quest'anno han guadagnati coll'adorazione del SS. Sacramento. Queste grazie erano rappresentate sotto la forma dei più preziosi vasi ecclesia stici, di gemme, di perle, di fiori, di grappoli, di frutti. La processione era iniziata da bambini in candido ammanto, indi seguivano le monache di tutti quegli ordini religiosi che hanno mostrato speciale venerazione al SS. Sa cramento. Tutti aveano un' insegna consimile alla figura del SS. Sacramenlo ricamata sul loro abito. Giuliana di Liegi le conduceva. Vidi anche S. Norberto coi religiosi dell'ordine suo, a cui si erano aggiunti innumerevoli altri appartenenti ad altri ordini regolari ed al sacerdozio. Spi rava un'indescrivibile gioia, dolcezza e concordia da tutto ciò che dinanzi agli occhi miei succedeva...
« Vidi pure un quadro circa le mancanze e le imperfezioni dell'ufficio divino celebrato qui in terra, e del loro risarcimento e compimento soprannaturale. Mi riesce per altro difficile, anzi impossibile il dire come io vegga tutto ciò, e come cotesti quadri l'uuo all'altro si colleghino e si armonizzino, e come l'uno si compenetri coll'altro, e come l'un quadro nell'altro rischiari ed illumini l'istessa cosa. Ciò che è specialmente notabile si è come le man canze e trascuranze del servizio divino qui in terra, non facciano che aumentare la colpa dei trascuranti, giacchè il servizio dovuto al Signore viene compensato e adem piuto in più alto modo. Così io veggo fra le altre cose le distrazioni del sacerdote negli uffici sacri, esempligrazia nella Messa, in modo affatto essenziale, giacchè io veggo effettivamente la sua persona colà ove sono i suoi pensieri; e ciò durante, un santo suo rimpiazzante, che in sua vece stassi all'altare. Cotesti quadri mostrano in orrenda guisa la grandezza della colpa di così indevota ministranza dei divini misteri. Così io veggo, esempligrazia, un Sacer dote uscire dalla sacrestia coi paramenti della Messa; ma egli non va già all'altare, anzi corre piuttosto fuori della chiesa, a un'osteria, in un giardino, da un cacciatore, da una ragazza, ad un libro, in una brigata, ed io lo veggo ora qui, ora là, ed appunto come saltellano i suoi pensieri, e precisamente come se vi fosse in persona; il che desta compassione e vergogna. È per altro in modo straordinario commovente il vedere come frattanto un santo sacerdote soddisfaccia all'altare al servizio di quel distratto. Spesso veggo bensì costui durante la Messa ritornare alcune volte all'altare, ma poi lo veggo correr di nuovo ad un tratto in qualche luogo poco conveniente. Talvolta veggo coteste scorrerie e distrazioni durante in teri periodi di tempo. I miglioramenti di cui m'accorgo, mi si appresentano di poi sotto la forma di devota perma nenza e di raccoglimento nel servizio divino, e cose si mili. Ho veduto in molte comunità di fedeli rimuover molta polvere e sozzure dai sacri vasi, e tutto apparir lucido e nuovo. »
14. Nella notte dal 12 al 13 giugno ella vide quadri consolanti della vita di S. Antonio.
« Vidi questo caro Santo ( così narrò ) di aspetto molto nobile ed elevato. Era svelto ed agile, e mi rammentava il Saverio. Avea capelli neri, un naso fino e piuttosto acuto, occhi scuri e pieni di dol cezza, ed al mento sottile una corta barba divisa in due. Il suo colorito era bianco e piuttosto pallido. Il vestiario n'era bruno, e portava anche un mantelletto, non per altro affatto simile a quello degli odierni Francescani. Era vivacissimo, pieno di fuoco e per altro anche di dol cezza. Vidi S. Antonio andarsene pieno di zelo fra le mac chie sulle sponde del mare; allorchè vi fu giunto, ascese sopra un albero, i cui rami nel basso molto si dilatavano. Lo vidi ascendere di ramo in ramo; e poi appena ei si era sollevato in alto, che il mare si estese e penetrò in quella macchia, e tutti gli alberi rimasero come piantati nell'acqua. Vidi per altro come un'indescrivibile molti tudine di grossi e piccoli pesci delle forme le più svariate, ed ogni sorta d'animali acquatici fosser venuti con quel l'afflusso del mare, e colla maggior tranquillità sollevando il capo dall'acqua e guardando verso il Santo lo ascoltassero. Dopo un certo intervallo egli li benedisse colla sua mano, ed il mare si ritirò insieme coi pesci. Ne rima sero per altro molti giacenti sul terreno, che il Santo dopo che fu disceso sospinse nei flutti che si ritiravano. Provai allora un senso come se io giacessi tra quei cespugli sopra un molle letto di musco; ed accanto a me su quello strato rimase un meraviglioso animale marino schiacciato e largo, con un capo tondo come una scure, le fauci situate per di sotto, verde sul dorso, con dorate striscie, occhi dorati, e dorate macchie sul ventre. Guizzava da un lato all'altro; io lo voleva scacciare colla mia pezzuola, e perciò lo bat teva. Vidi anche un grosso ragno che lo inseguiva, ed io lo allontanai. Quanto succedeva in quel boschetto era come circondato dalla notte, quindi tutto all'intorno era scuro; solo dove Antonio andava ed intorno a lui era luce (1).
(1) Cotesta oscurità significa incredulitá, indurimento ed eresia.
« Vidi di bel nuovo S. Antonio che era andato in riva al mare. Ei si genuflesse e si rivolse verso una lontana chiesa coll'anima diretta al SS. Sacramento. Nel mede simo istante vidi in gran lontananza cotesta chiesa ed il SS. Sacramento in una residenza sull ' altare, e vidi costà l'orazione del Santo. Vidi poi un vecchio piccolo, piutto sto gobbo e di brutto aspetto, arrivare dopo aver corso dietro ad Antonio. Avea un cesto rotondo, grazioso, intrec ciato in bianco, che nel fondo però ed anche sopra sul l'orlo appariva tessuto di bruni giunchi arricciati. Quel cesto era pieno di vaghi e ben disposti fiori. Ei volle dare quei fiori al Santo e lo scosse, ma il Santo non sentiva e non vedeva nulla, e rimase sempre immobile nella sua orazione col guardo rivolto al Santissimo. Vidi allora che quel vecchio depose la cesta coi fiori e se ne andò. Vidi per altro come se quella chiesa lontana si approssimasse all'orante Antonio, e vidi pure come il Santissimo uscisse in forma di un piccolo ostensorio, ed attratto dal Santo orante e rapito in estasi, siccome in un torrente di luce verso di lui si muovesse, ed a lui si arrestasse dinanzi, a qualche distanza librato nell ' etere. Vidi allora come da cotesto ostensorio uscisse un piccolo, straordinariamente luminoso ed amabile Gesù bambino, e si assidesse sulla spalla del Santo e lo carezzasse. Dopo alcun tempo quel bambino rientrò nell'ostensorio, e questo di nuovo nel Sa cramento sull'altare della chiesa già lontana, e che ora era vicina. Vidi poi come il Santo lasciasse stare quei fiori e come egli or si trovasse ad un tratto nella città, presso cui sorgeva cotesta chiesa.
« Vidi S. Antonio in un luogo che somigliava ad una piazza di giostre e tornei, in una città situata in riva al mare, immerso in una disputa con molta gente. Eravi so prattutto un uomo violento e collerico che contro il Santo disputava con pungenti parole. Allora vidi come se ambe due convenissero e fissassero alcuna cosa fra loro, e che Antonio pieno di santo zelo vivacemente allungasse ambe le braccia fuor del suo mantelletto, come se solennemente affermasse alcunchè, e quindi facendosi via a traverso quella riunione lasciasse quel luogo. Cotesto sito consi steva in un gran prato piantato di alberi, e circondato da un muro, lungo le sponde del mare e dinanzi alla città. Era pieno di gente che costà si aggirava o ascoltava il Santo. E qui ebbi presente un altro quadro. Vidi Antonio celebrare la Messa in una chiesa, e vidi tutta una lunga via, che da quella chiesa giungeva sino alla porta della città, ripiena di una moltitudine di popolo che aspettava. Vidi poi quell'uomo che avea sì vivacemente disputato con Antonio, condurre verso la città un gran bue con lunghe corna; intanto il Santo avea terminato la Messa, e si avanzò solennemente portando un' ostia consacrata sino alla porta della chiesa. Mentre egli ciò faceva, divenne impos sibile il ritener più a lungo quel bue alla porta della città, che anzi all'improvviso si liberò dal suo conduttore, e col più rapido corso affrettandosi, si diresse per le strade verso quella chiesa. Quell'uomo con molto popolo gli corse dietro. Vi fu un tale tumulto che ne vennero rovesciati in fascio donne e fanciulli, ma non lo poterono raggiungere, e quando giunsero giaceva affatto rannicchiato per terra, e distendeva il collo, e piegava umilmente la testa verso il SS. Sacramento, che Antonio stando dinanzi alla chiesa gli sosteneva in faccia. L'uomo che era accorso distese in nanzi al bue strame e nutrimento, ma il bue non toccò cosa alcuna e non cambiò la sua posizione. Allora quel cotale e tutto il popolo caddero umilmente prostrati dinanzi il santissimo Sacramento, e lo riconobbero adorandolo. E allora Antonio rientrò col Santissimo in chiesa, e la molti tudine con lui, ed allora soltanto vidi quel bue drizzarsi, e ricondotto alla porta della città consumare il foraggio che gli era stato posto dinanzi.
« Vidi come un uomo si accusasse ad Antonio di aver col piede percossa la propria madre. Dipoi vidi in un altro quadro costui talmente annichilato dalle esortazioni ed ammonimenti di sant'Antonio, che volea recidersi quella gamba, colla quale avea percossa e calpestata la madre; e vidi come Antonio, comparisse in quel medesimo istante e gli trattenesse il braccio.
15 giugno. « Mi rivolsi colla mia orazione al santissimo Sacramento, e fui in ispirito rapita in quella chiesa, ove la festa del Corpus Domini fu per la prima volta celebrata sulla terra. Cotesta chiesa era costrutta nell'antico genere e con antichi quadri, ma non aveva l'aria di essere tanto vecchia e disusata, e vi regnava una bella luce. Mi genu flessi dinanzi all'altar maggiore. Il Sacramento non era collocato nell ' ostensorio, ma posava nel tabernacolo en tro un' alta pisside, su cui stava una croce. Da cotesta rotonda pisside potevasi estrarre un piedistallo formato in tre divisioni. La più alta e la prima di coteste tre parti conteneva molti piccoli vasi ripieni di olio santo; la media era un recipiente ove contenevansi molte ostie consacrate, e la più bassa conteneva una caraffa luminosa come madreperla, e sembrava che dentro vi fosse riposto del vino. Da cotesta chiesa dipendeva un chiostro abitato da molte pie vergini. Dall'altro lato poi opposto a quel chiostro sor geva una piccola casetta annessa alla chiesa, in cui viveva una piissima vergine di nome Eva. Essa avea nella sua ca mera una finestrella chiusa da un chiavistello, per la quale sì di notte come di giorno, quando l'apriva, potea vedere precisamente in modo diretto il santissimo Sacramento sul l'altare maggiore. Avea una gran divozione pel Santissimo, e me ne son fatta accorta da tutto il suo modo di essere. Era avvenente e non precisamente vestita come una monaca, ma piuttosto come una pellegrina. Non era di quel luogo, ma bensì di onorevole condizione, e costà venuta dal suo paese soltanto per vivere una vita devota presso quella chiesa. Vidi quindi anche un monistero sopra di un monte nella vicinanza di quella città. Non era già edificato come lo è ordinariamente un monistero, ma consisteva in molte casipole fabbricate l'una accanto all'altra. Vidi anche co stà come monaca la beata Giuliana, che fu causa della fon dazione della festa del Corpus Domini. La vidi rivestita del grigio abito dell'Ordine, nella più grande innocenza er rare qua e là nel giardino ed in contemplazione dinanzi ai fiori. La vidi genuflessa presso un giglio e immersa in spirituale contemplazione della purità. La vidi pure in attività per la missione a lei imposta di promuovere e introdurre la solennità del Corpus Domini. La vidi immersa in gravi cure, e vidi come le venisse indicato un altro ecclesiastico, cui dovea far note le sue rivelazioni, dacchè un altro ante cedentemente non avea bene accolta cotesta sua partecipa zione. Quindi tosto vidi, mentre ella orava, in lontananza il quadro di un Papa orante, presso cui stava la cifra IV, e vidi che egli commosso da una visione e da una grazia che un altro avea ricevuta dal SS. Sacramento, si propose di introdurre e stabilire nella Chiesa cotesta solennità. Fra mezzo a questi quadri, mi trovai di nuovo dinanzi l'altare del Sacramento, e vidi dapprima uscir dal medesimo un luminoso dito, che dopo divenne una mano, e vidi poi tutta l'intera figura di un uomo risplendente starmi dinanzi, che era interamente ricoperto di perle e che mi disse: Vedi, tutte le perle son qui, niuna è perduta e tutti possono raccoglierle! Gli strali di luce radiante da cotesto giovane illuminavano il mondo. Allora incominciai a ren der grazie e riconobbi in cotesto quadro, come successiva mente il SS. Sacramento con tutte le sue grazie sia venuto a stabilirsi nell'adorazione dei fedeli. » Nello stesso giorno raccontò pure:
« Sulle dodici ore antimeridiane vidi in un paese bello e fruttifero, cinque larghe zone di luce dell'aureo splendore del sole formare come una grossa cupola sull'orizzonte. Coteste luminose zone montavano da cinque grandi città fra loro assai lon tane, quasi come parti dell'arco di un'iride su nell'azzurro del cielo, e si chiudevano per dissopra al centro di quel bel paese in una cupola, sopra la quale comparve con in dicibile splendore il santissimo Sacramento posante sopra di un trono, e circondato da un ostensorio meravigliosa mente ornato. Vidi innumerevoli angeli librati montare e discendere per quelle cinque zone, come se da quelle città montassero verso il Sacramento, e da lui di bel nuovo verso di esse scendessero. Non posso esprimere la solennità, la consolazione, e la pietà che da cotesto quadro de rivavano.
17 giugno. Quand'io per ardente brama del santissimo Sacramento quasi veniva a mancare, mi venne mostrata una moribonda monachella, Giuliana Falconieri, che non poteva ricevere il Sacramento, perchè continuamente vo mitava. Essa però onde trovar conforto si faceva deporre da un sacerdote la sacra Ostia involta in un corporale sul petto, e ne fu sempre molto ristorata. Ora poi che le si accostava la morte, le vidi di nuovo portare il Santissimo, ed essa pregò il sacerdote a volere, senza impiegare quel rigido corporale, porle sul petto il santissimo Sacramento involto soltanto in un pannilino. Lo fece; le altre monache si genuflessero attorno. Vidi la moribonda sorridere dolcemente, il di lei volto amabilmente arrossire e risplen dere, ed era già morta. Allorchè il sacerdote volle col pan nilino riprendere il santissimo Sacramento, quel pannilino era vuoto; cercò, e trovò che era in lei penetrato attra verso il seno, ed avea lasciato una traccia circolare, in cui era marcata in rosso quella croce da cui pendette il Sal vatore. Vidi accorrere costà molta gente a vedere il mira colo. Sospirai anch'io vivamente per consimile aiuto, ma non mi verrà concesso.
« Vidi pure una piccola chiesa posata sopra una vite. Era cresciuta come vegetando. I grappoli la circondavano e crescevano anche nel suo interno. Nel suo centro era cresciuto uno stelo, su cui posavano Gesù, Maria, e Giu seppe, ed intorno a loro stavansi adorando tutti i santi stimmatizzati. Fecesi specialmente innanzi fra loro una terziaria dell'ordine Domenicano per nome Osanna. Essa non viveva in convento, ma in casa.
« Vidi pure una piccola persona, che udii chiamarsi Maria d'Oignés. Viveva non lungi da Liegi. Vidi cotesta città, nella cui vicinanza viveva Giuliana. Dapprima vidi presso di lei un uomo, e non sapeva che fosse mari tata. Vidi che durante la notte giaceva su dure tavole; poi la vidi in un altro luogo, ove eranvi casipole fra loro riunite da muri, servire agli infermi. Poi la vidi di bel nnovo di notte in un altro luogo, sola affatto entro una chiesa, inginocchiarsi dinanzi al santissimo Sacramento, e la vidi giacere a lungo molto ammalata e circondata da persone, che nulla capivano della sua meravigliosa malat tia e delle sue variazioni, e soprattutto qua e là cicalavano e deridevano la di lei totale astinenza da ogni cibo.
« Mi fu inoltre mostrato quanto avesse per altri sofferto, e quante povere anime avesse aiutate; e vidi di poi un quadro della sua gloria celeste. Ritenni cotesto quadro sic come un conforto al mio stato, poichè la Chiesa ha sempre avuto di cotesti individui. »
18 giugno. Consolazione ed aiuto per mezzo di sant'Ignazio.
« Ho ritenuto presso di me nei miei dolori la reliquia che l'Overberg mi ha inviata. La vidi risplendere, e mentre implorava la grazia di poterla riconoscere, vidi dall'alto verso di me discendere un Santo luminoso e circon dato da un candido nimbo, e vidi sempre la luce derivante dalla sua reliquia mescersi e trasfondersi a torrenti nella luce dell'apparizione, e sentii, ovvero udii internamente le parole: Ciò è parte delle ossa mie. Sono Ignazio. Ebbi quindi di nuovo una lunga notte piena dei più spaventosi martori, ma sotto la forma di dolori d'espiazione. Pa revami come se un coltello mi venisse lentamente immerso nel seno, squarciandolo a forma di croce e dentro rivol gendovelo; contemporaneamente provava i più violenti dolori nelle mie ferite. Fui costretta a gemere ad alta voce e lagnarmi, e finalmente sclamai invocando miseri cordia, e pregai il Signore a non volermi far patire di più di quello che io potessi sopportare. Temeva di aver sof ferto senza pazienza. Colle mie suppliche peraltro ottenni il godimento di un'apparizione del Signore nella forma del mio giovine sposo, e me ne ebbi ineffabile consolazione. Mi disse con poche parole, che non posso rendere che colla brevità: Ti ho posta sul mio talamo dei patimenti, e ti ho ricolma colle grazie dei dolori, e coi tesori della ricon ciliazione, e colle gemme dell'operosità. Tu devi patire, non ti abbandono. Tu sei collegata alla vite, tu non devi andar perduta! Cio è presso a poco quello ch'io ricevei di consolazione dall'avvicinamento del Signore, ed allora soffrii pel resto della notte con più tranquilla pazienza, sin chè sul far del mattino ebbi di nuovo una visione di sant'Ignazio. Vidi nuovamente la sua reliquia risplendere, ed invocai il caro Santo che or conosceva, e ritenni la sua reliquia con amore ed onoranza. Lo invocai a traverso il dolce Cuor di Gesù, e vidi l'apparizione del Santo abbas sarsi come la prima volta, le due luci compenetrarsi e confondersi, e udii le parole: Questa è reliquia delle ossa mie. Mi ebbi pure da lui consolazione; mi disse come avesse tutto ricevuto da Gesù, e mi promise di essermi amico, di aiutarmi nel mio lavoro, di alleviarmi le mie corporee infermità, e mi prescrisse di onorarlo devota mente nel mese seguente. Dopo questa consolante appari zione disparve il Santo di bel nuovo sollevandosi in alto, ed io vidi alcuni quadri della sua vita.
« Mi credei di giacere in un letticciuolo all'ingresso di una chiesa; il coro era separato per mezzo di una grata dalle altre parti della medesima. Vi vidi entro più persone, per altro non molte; vidi nel coro circa dodici dei compa gni d'Ignazio, e fra loro conosceva di nome il Saverio ed il Faber. Sembrava come se fossero preparati ad un viag gio e volessero partire per non so dove. Non li vidi essere tutti peranco sacerdoti; erano bensì vestiti alla foggia d'Ignazio, ma non precisamente in modo uguale. Sem brava che fosse molto mattino. L'aria era ancora alquanto oscura; i lumi ardevano sull'altare. Vidi Ignazio non per anco interamente parato per la Messa, ma però colla stola sulle spalle, ed accompagnato da un altro che por tava l'acqua benedetta, traversando i suoi compagni, venir giù per la chiesa e benedire coll'aspersorio. Mi preparai anch'io a ricevere la benedizione, ed egli effettivamente venne sino al mio letticciuolo e largamente mi asperse, e nel momento sentii penetrato di dolcezza e ristoro il mio corpo esausto dai dolori. Dopochè egli fu di nuovo rien trato nella sagrestia, ne venne tosto fuori, parato per la Messa, e montò all'altare per celebrarla. Cotesta Messa durò molto più a lungo delle altre nostre Messe ordinarie, ed io fui internamente avvisata che Ignazio quasi sempre impiegava un'ora intera nel celebrare la santa Messa. Una volta vidi all'improvviso una fiamma scoppiare sopra il suo capo come in un denso cespuglio, e vidi uno dei do dici accorrere in fretta verso di lui a braccia aperte, come se volesse abbracciarlo o aiutarlo; quando peraltro gli fu giunto dappresso vide il suo volto risplendere, e con venerazione si ritrasse indietro. Vidi però che Ignazio tutto ri gato di lagrime venne dai suoi compagni ricondotto dall'altare in sagrestia, poichè sembrava sì commosso da potere appena camminare.
« Vidi poi quegli uomini che avea già osservati nella città situata in riva al mare, venir condotti dinanzi al Papa. Egli sedeva sopra un magnifico seggio in una gran sala presso una tavola ornata di un ricco tappeto, sulla quale posavano manoscritti e gli arredi necessari per scrivere. Aveva sulle spalle un mantelletto, che credo fosse rosso; che portasse un rosso berretto ne sono certa. Alle porte stavano altri ecclesiastici, ed i compagni d'Ignazio entra rono e si gettarono ai piedi del Papa. Uno parlò per tutti, ma non rammento più se Ignazio fosse presente. Vidi pure che il Papa li benedisse e porse loro una carta. Vidi anche altri quadri della vita di sant' Ignazio. Lo vidi pure fare ad un cattivo sacerdote una sì compunta confessione generale della sua vita passata, che costui si sciolse in la grime e divenne migliore. Lo vidi in viaggio lasciare al l'improvviso i suoi compagni e andarsene da un lato in una casa, ove una persona viveva in preda di pessime pas sioni. Vidi cotesta persona fuggire ed Ignazio correrle dietro, ed abbracciando i suoi ginocchi pregarla ad aver pietà della salute dell'anima sua. Vidi come costui mi gliorò e lo seguì. Lo vidi solitario e vestito da mendico errare per cupe e deserte montagne, e vidi il diavolo a lui ma presentarsi sotto forma di un drago sottile di corpo,di grossa ed arroncigliata testa. Ignazio lo percosse col suo bastone nel collo e ne scaturì fuoco; poi l'inchiodò fissamente al suolo con un ramo di spino, e ripreso il bastone continuò tranquillamente il suo cammino. »
Nella sera del medesimo giorno il Pellegrino trovò l'inferma, che a mezza voce recitava l'uffizio di sant'Ignazio in latino e senza libro. Allorchè ebbe finito, gli raccontò quanto se gue: Ho ricevuto da sant'Ignazio tale alleviamento alle mie pene e tali prove di carità, e l'ho veduto sì penetrato del più ardente amore per Gesù, che a lui mi rivolsi per onorarlo e venerarlo con ogni forza del cuore. Ed ecco che ad un tratto mi comparve dall'alto un'altra volta l'imma gine sua entro una zona di luce; sul suo cuore splendeva il SS. Nome di Gesù a guisa di un sole. Allorchè volli in cominciare a pregarlo, ecco che da quell ' immagine sca turirono a torrenti le parole e le antifone, e provai una gran dolcezza in questo dono dell'orazione. » Chiuse cote ste sue devozioni colla ben conosciuta Oratio recitanda ante imaginem sancti Ignatii. Allorchè nella notte susse guente le pene si ravvivarono con nuova vivacità nel suo cuore, ebbe di nuovo ricorso a sant ' Ignazio, che la for tificò esortandola a sopportar con pazienza cotesti dolori. Ebbe pure un'altra visione, di cui nel giorno successivo partecipò al Pellegrino quanto segue:
« Vidi Ignazio e Saverio nell'intima riunione dei loro cuori in Gesù Cristo. Li vidi diffondere dappertutto consolazione e conforto, ed ammaestrare, aiutare, e servire infermi caduti in disperazione. Mentre io contemplava cotesta loro attività e sì grande operosità in mezzo ai popoli, il mio cuore a loro si rivolse, e dissi: giacchè nella vostra vita e come deboli creature umane, in virtù di forza infusa da Dio, avete tanto amato ed aiutato, oh al certo dovete ora ben più pos sentemente aiutare, giacchè vivete affatto nella luce e nel l'amore! Guardate, ecco qui le vostre sante ossa, che tanto sulla terra hanno agito in pro dei vostri fratelli umani! Deh aiutate dunque anche adesso! operate, effondete grazie, o voi perfetti vasi che attingete al fonte della grazia! Ed allora disparve da me ogni quadro terreno, e vidi ambidue i santi starsi l'uno accanto all'altro nell'alto in un mondo di luce. Ignazio avea un nimbo di gloria affatto candido; quello di Saverio aveva alcunchè di rossiccio splendore: aveva alcunchè di simile allo splendore di un martire. Mentre io così li vedeva, e la luce e la vita sca turendo da loro, su me scendeva a torrenti, tutta l'anima mia si ravvivava, e sembravami come se quella luce e quelle consolazioni, che derivanti da Dio sopra di me ver savano, io le rendessi loro in una più grande ed intima pienezza di orazione. E poi, appunto come ieri io aveva ricevuto le parole dell'orazione ad Ignazio, così io mi ebbi oggi internamente un flusso di parole di amore e di gioia, e chiamai tutte le creature a lodare ed a pregare, ed il mio cuore si dilatò e si effuse in molteplici guise, ed im plorai e lodai tutti i cori dei santi, e quei cori si mossero ed esultarono e da lungi e dappresso, e la mia orazione era tutta in Dio e per mezzo di nostro Signor Gesù Cri sto, per mezzo della santa Madre di Dio, ed alla santa Madre di Dio per mezzo di tutti i santi, ed a tutti i santi per mezzo d'Ignazio e di Saverio. Non era altrimenti che come se io avessi saputo quai fiori, e profumi, e colori, e gemme preziose, e perle, e frutti fossero i più cari e i più puri agli occhi del mio Dio, e come se io facessi con infi nito concorso di tutte coteste creature nel maggiore possi bile slancio di amore una corona, una piramide, un trono di tutto ciò, e glielo porgessi ed offrissi in alto, e per con traccambio tutto ciò in me scendesse e scorresse dall'alto in seno della luce che io ricevea dai due Santi. »
Allorchè il Pellegrino dopo il meriggio leggeva un inno antico circa quei due santi, inno in cui le creature vengon invitate a lodarli, ella sclamò:
« Così, così; precisamente così li ho pregati.
« In mezzo a cotesto giubilo della lode e della invoca zione si sviluppò sempre più la visione nell'anima mia. Non era peraltro come prima, ma sembravami come se at traverso dell'apparizione di quei due Santi io penetrassi nella Gerusalemme celeste. Non posso però esprimere la gioia, la delizia, la magnificenza che io vidi. Non era già come quando veggo la Gerusalemme celeste coi suoi muri e le sue porte, siccome una città collocata sul vertice della via della vita, ma bensì mi trovava nel centro siccome in un vasto mondo di luce e di splendore. Costà non si vede alcun cielo per disopra disteso, ma le vie si dilungano in modo infinito nell'alto e nel basso, ed in tutte le direzioni; e pur nondimeno tutto è regolare e ordinato, ed in in finita armonia ed amore. Nel centro, su nell'alto, io veggo nel seno d'inconcepibil luce la SS. Trinità, ed intorno a lei i ventiquattro vegliardi, ed al dissotto in un proprio lor mondo di luce i cori degli angeli. Veggo poi tutti i santi nelle loro distribuzioni, ordini, ed associazioni, nei loro propri palazzi, troni, e ritrovi; e quelli che più di rettamente mi occupano, che io venero o le cui reliquie presso di me si trovano, li veggo più distintamente, o per meglio dire mi trovo a loro più vicina, e per mezzo loro penetro sino agli altri. Vidi pure gli effetti benefici prodotti dai santi in un modo meraviglioso. Quand'io li implorava vidi che si rivolgevano alla santissima Trinità, e che i raggi da essa partiti venivano a loro; e vidi che i santi allora ne andavano a certi meravigliosi alberi ed ar busti situati in singoli luoghi frammezzo ai palazzi, e che raccogliendone frutti, e rugiada, e miele, in giù li invia vano. Vidi peraltro gli angeli cooperarvi; erano rapidi siccome lampi, e qua e là celeremente muovevansi, e sem brava che apportassero quaggiù le benedizioni, e che mol tiplicassero ciò che i santi avevano implorato. Vidi Igna zio e Saverio mandare in giù beni nel mio circondario, ed a tutti quelli per cui li ho invocati. Li vidi pure inviare straordinaria quantità di rugiada e di miele in molte re mote contrade. Veggo allora singoli quadri di bisognosi, che vengono ristorati e che in sè si raccolgono; veggo subitaneamente individui commossi che in sè rientrano; veggo in oscure e remote contrade nascere la luce, e co testa luce propagarsi, e veggo persone oranti in cotesta luce raccogliersi. Ed invero veggo i santi operar sempre beneficii, e specialmente colà ove posano le loro ossa, che risplendono dell'istessa luce e dell'istesso colore che i santi medesimi, e sempre appariscono come una parte di loro stessi, principalmente poi dove vengano implorati.
« Vidi poi molti altri santi intorno ad Ignazio: Fran cesco Borgia, Carlo Borromeo, Luigi, Stanislao Kostka, Francesco Regis, ne vidi moltissimi; veggo anche questo che è qui! (A queste parole Anna Caterina accennò preci samente a sè dinanzi, come se indicasse un'apparizione surta all'improvviso dinanzi a lei. Il Pellegrino nel primo momento non la capì, e credette che essa parlasse di san Francesco d'Asisi, ma invece ella vedeva soltanto dinanzi a sè san Francesco di Sales, eccitata dalla sua reliquia che presso di lei si trovava ( 1 ). Io lo vidi non già presso Ignazio, ma bensì lo rividi in un altro coro di vescovi. Ne vidi in numero indicibile che io conosco, e mi approssimai a molti pregando. Sul principio, siccome io guardava spe cialmente Ignazio, li vidi in maggior lontananza, ma pure tutti in grazioso modo agitati e benevoli, e finalmente venni dall'uno all'altro. Le vie fra i palagi erano ornate di perle disposte in ogni sorta di forme, di figure, e di stelle, ed io pensai nella mia semplicità, giacchè meco pensava anche questa stupida carne: Or vedi un po ', queste sono quelle care stelluccie che si veggono anche dalla terra. Ho veduto anche Agostino e tutto il dominio del suo Ordine, ed anche il vescovo Ludgario con una chiesa sulla mano, come viene rappresentato. Così ne vidi presso di loro molti, e tutti con molteplici contrassegni, che io conosceva o non cono sceva. Vidi anche S. Gioachino e sant'Anna, sicuramente perchè oggi è martedì, giorno in cui venero sempre la cara madre sant'Anna. Ambedue tenevano un verdeggiante ra moscello in mano, e siccome non sapeva che cosa ciò signi ficasse, ottenni un interno avviso che ciò si riferiva al loro ardente desiderio del Messia, e che esso era secondo la carne germogliato dalla loro stirpe. Vidi pure un quadro della loro più ardente brama su questa terra, del loro sup plicare, della loro mortificazione e purificazione.
(1) Essa aveva, osserva il Pellegrino, durante cotesto racconto fatto ad occhi aperti, dimenticato che il suo ascoltatore è cieco affatto da cotesto lato della vita, cioè dal lato soprannaturale; ed essa medesima senza pure accorgersene era, mentre raccontava, in istato di visione.»
« Così ho per l'intera notte sopportato i miei dolori nel conforto di cotesta visione. Non posso dire quali magni fiche cose io abbia vedute, e qual verità e chiarezza in tutto. Le forme e le apparizioni non eran già accozzate a caso: tutto era uno, e come se una parte germogliasse e scaturisse dall'altra, ed una cosa rischiarava l'altra, e vi veva ed amava nell'altra. Durante quell'intero quadro il mio cuore era pieno di gioia e la mia bocca colma di can tici di lode. » Mostravasi durante cotesto racconto affatto agitata e commossa sino a lacrime di gioia, mentre nel corpo era mortalmente debole. Ai 21 di giugno il Pellegrino la trovò sì spossata, che il confessore non voleva credere ad una più lunga durata della penosa sua vita; pur nondimeno era piena di gioia a proposito di S. Luigi, la cui festa aveva celebrata in una chiesa celeste. Essa narrò circa questo soggetto:
« Fui ad una festa in una chiesa spirituale. Eravi gran solennità con molte processioni. Fanciullette vestite di bianco con gigli in mano portavano la Madre di Dio sopra un trono; garzoncelli vestiti in modo uguale portavano san Luigi, che per disopra il nero vestito dell'Ordine suo portava una cotta ornata di frangie d'oro; anch'egli come gli altri giovinetti aveva un giglio in mano. Vedevansi an cora molte candide bandiere ornate di frangie d'oro.
«Luigi seduto sopra di un trono fu collocato sopra un altare, e al disopra di lui ergevasi il trono della Madre di Dio; egli si era a lei fidanzato. Vidi quella chiesa riem pirsi nell'alto di sacri cori: intorno a Luigi vidi Ignazio, Saverio, Borgia, Borromeo, Stanislao, Regis ed anche al tri molti santi gesuiti, e più in alto vidi ancora molti altri santi di ordini religiosi. Del resto quella chiesa era piena di anime di giovani fanciulli e fanciulle, che in fiammati dall'esempio di S. Luigi avevan trovato grazia dinanzi al Signore. Nella chiesa non vi erano che anime beate.
«Dopochè Luigi venne onorato con serti e corone ed ogni sorta di onoranze, egli servì ed onorò gli altri, giac chè ciò sempre succede in simili feste. l'onorato dopo ricevuti gli onori diviene sempre servo. Non posso in verun modo descrivere la magnificenza di cotesta festa: era festa ecclesiastica della castità e della innocenza, del l'umiltà e dell'amore. Vidi pure anche la sua vita. Così lo vidi, mentre era ancora piccolo pargoletto, solo in una gran sala, ove erano appese al muro armi di ogni sorta, ed anche una giberna da soldato. Vidi il fanciullo approssimarsene, scioglierne alcunchè e trarne fuori una larga e lunga scatola. Mostravasi peraltro alquanto timido; sem brava che quell'oggetto dovesse servir a sparare dei colpi. Quindi il vidi andarsene ben presto, tornar di nuovo, e ripor quella scatola nella giberna, come se avesse rimorso del suo furterello. Pianse grandemente e si rannicchiò sotto quella giberna sospesa al muro. Quindi vidi entrare una gran signora, che parve consolarlo. Seco lo menò via, ed ei sempre seguitò a piangere, anche quando lo condussero ai suoi genitori, che sedevano in una bella stanza. Ei narrò la sua mancanza e proseguì sempre a piangere. Vidi che dopo gli fu posto allato un uomo che sempre presso di lui rimaneva. Lo vidi durante la sua fanciullezza giacere a lungo in letto ammalato, e come si mostrasse in modo indescrivibile paziente, e come tutti i servi lo amassero.
Vidi come lo portassero infermo tra le braccia, e come egli pallido e febbricitante sempre con tanta amabilità sorridesse. Lo vidi anche in un altro luogo, ma pur sem pre in una casa ragguardevole. Era un dolce e serio gio vanetto. Vidi che intorno a lui vi eran molti ecclesiastici, e ch'ei sedeva in mezzo a loro e parlava, e che tutti l'u divano con molta edificazione. Sembrava per altro come se venisse preparato a ricevere la SS. Comunione, e come se egli, da Dio illuminato, dal canto suo li ammaestrasse. Durante questo tempo lo vidi raccolto in meravigliosa pietà ed ardente aspirazione. Per tutto ove trovavasi o andava, lo vidi rivolgersi in quella direzione, ove posava in chiesa il SS. Sacramento. Vidi come sovente egli se gnasse sul muro un calice con un'ostia, ovvero un osten sorio, e dinanzi vi pregasse con ineffabile pietà, e quando alcuno sopravveniva tosto rapidamente lo cancellasse. Pensai in cotesta occasione a S. Barbara, cui ho veduto fare l'istessa cosa nel carcere suo. Lo vidi poi quando ricevè la SS. Comunione in chiesa, e vidi come l'ostia santa risplendesse a lui dinanzi, e come ne andasse celere a collocarsi nella sua bocca. Lo vidi mentre era in con vento, e vidi la sua cella esser piccola, e rimanervi poco spazio oltre quello occupato dal suo letto. Mi fu detto, quand'io lo vidi pregare nella sua cella, che il suo mag gior peccato fu quello di essere stato distratto per la durata di un'Ave Maria dopo il lungo orare di un in tero giorno. Non lasciava a sè penetrare alcuno dei suoi compagni. Vidi che molto lo amavano, ma che non li lasciava penetrar nella stanza, onde non esaltassero la di lui povertà.
« Lo vidi tener sempre sin dalla prima gioventù gli occhi bassi e mai guardare in volto una donna. Ciò non era già una falsa ed ipocrita santità, ma bensì una astinenza che lo mantenne puro. Per grazia di Dio non ho mai riconosciuto ciò necessario per me. Mi sono ben sovente di ciò meravigliata, quando l'ho per l'innanzi letto in descrizioni delle vite di santi. » Pianse sopra la pro pria imperfezione allorchè il Pellegrino le raccontò come il padre di S. Luigi non gli avesse voluto permettere di divenire ecclesiastico.
27 Giugno 1822. Ebbi grave lavoro in una chiesa, ove per paura avean murato il SS. Sacramento entro un pilastro, e dove segretamente in un sotterraneo inferiore alla sacrestia veniva celebrata la Messa. Non posso dire ove ciò sia avvenuto; quella chiesa era molto antica, ed io provava straordinaria angoscia temendo che il Sacramento potesse pericolare. La mia guida mi ha esortata di nuovo anche adesso a pregare, e ad esortare tutte le mie conoscenze ad orare per la conversion dei peccatori, e specialmente per implorare fede e fermezza pel sacerdozio, giacchè è imminente un tempo grave di tempesta, e gli acattolici tentano ogni mezzo di tutto sottrarre alla Chiesa e di tutto contrastarle. La confusione diverrà sempre mag giore. Durante più giorni fu oppressa da potenti dolori nelle stimate, e patì tutti i sintomi della idropisia che avea presa sopra di sè per liberarne una francese; e dopo aver compiuto cotesta opera d'orazione a lei imposta, ne rac contò quanto segue:
«Fui dalla mia guida sollevata sopra una scala infinitamente alta, e vidi ancora altre singole persone oranti guidate sin lassù da diversi punti della terra, e condottevi come passando per sopra dei fili. Io mi stava in alto, situata circa cinque gradini più bassa di una gran città, o per meglio dire di un mondo meravigliosa mente illuminato. Ed ecco che dinanzi a me si divise e dai due lati si ritrasse una cortina azzurra e indicibilmente grande, ed allora potei vedere per entro a quella risplendente città. Tutte le linee dei palagi e dei giardini da fiori si dirigevano verso il centro, ove il tutto era ancora molto più splendido, talchè non vi si poteva fissare addentro lo sguardo. Ovunque io mi volgeva, nell'ardente mio deside rio, a guardare, mi si appresentava un ordine diverso di santi e di angeli, ed io supplicai di intercessione tutti i cori dei santi e tutti quelli degli angeli. Vidi che le ver gini ed i martiri presentavano pei primi le loro preci d'intercessione al trono di Dio, e che quindi parea che i cori si avanzassero, e che la SS. Trinità uscendo come un sole dalle nubi, loro si accostasse.
Vidi allora cotesti cori sic come molte e piccole forme di luce, siccome angeli di luce affatto piccoli e tenui, e profondamente immersi su nella luce. Vidi cherubini e serafini, spiriti alati; le loro ale consistevano in strali di luce sempre mossi in perpetuo moto. Vidi pure anche altri cori di angeli custodi. Presso le sante vergini vidi anche alcune donne che avevan vis suto in matrimonio, esempligrazia S. Anna e molte dei primi tempi. Anche Cunegonda e molte altre mogli pudi che; ma non già Maddalena. Non vidi in quei giardini nè animali, nè augelli. Quand'io guardava in giù a me dinanzi, vedeva i gradini sulla cima dei quali mi stava; a di ritta e a manca tutto appariva grigio ed azzurro nelle vi cinanze della cortina; in giù poi vidi stare dietro di me a guisa d'isole ogni sorta di città, di paesi e di giardini. Eran contrade terrene che scaturivan fuori a misura che il mio spirito verso di loro si rivolgeva. Vidi colà entro ogni sorta di persone oranti, e vidi le loro orazioni solle varsi e dirigersi in alto come formate da striscie scritte come lettere, e penetrare nel petto dei santi e degli angeli, e quindi dai volti di quelli dardeggiar luminose verso il trono di Dio.
Vidi pure alcune preci cadere in giù anne rite; e certe opere di orazione, che alcuni da per sè soli non potevan compire, le vidi per cooperazione altrui so stenute e sollevate. Vidi cotesto mutuo soccorso per parte degli uomini ed anche per parte degli angeli e dei santi. Vidi specialmente fra gli angeli gran movimento ascendente e discendente; ed anche i santi si muovevano. Vidi che molteplici casi di bisogno ricevevano aiuto, esempli grazia vascelli in pericolo. Nella trascorsa notte, quan tunque affatto inferma, fui dalla mia guida colassù tra sportata. Era cosa singolare ch'io fossi così curiosa di sapere che cosa si nascondesse ancora dietro quella cortina che era stata dai due lati ritratta. Credo che il monte dei profeti mi restasse a manca allorchè montai su in alto. » Il primo di luglio disse negligentemente:
« Credo di avere sanguinato dal capo durante la visione dell'inter cessione dei santi, giacchè in quel tempo vidi pur molto della Passione del Signore. Mentre ogni santo offriva al trono di Dio in pro dei peccatori la parte della sua com passione, vidi tutti cotesti patimenti ed atti di compassio ne, come pure la corona di spine e gli altri strumenti della Passione del Signore. »
15. Nell'ultima metà del mese di agosto 1820 ebbe di nuovo e sovente per interi giorni la visione accompa gnata da indescrivibili pene, della tiepidezza e indiffe renza di sacerdoti e di laici verso il SS. Sacramento. Le vennero in tal caso rappresentati dei pagani assetati del l'eterna salvezza, in contrasto ed a vergogna dei pigri cristiani.
« Vedo, diss'ella, in tutti i luoghi sacerdoti circondati dalle grazie della Chiesa, dai tesori e dai meriti di Gesù e dei santi, ma pure spiritualmente morti, con tiepidezza insegnare, e predicare, ed offrire il S. Sacrificio. E mi fu mostrato un pagano, che standosi sopra una colonna par lava con forza talmente intima e ardente del nuovo Dio di tutti gli dei venerato da un altro popolo, che tutta quella gente ne venne secolui indotta nella più viva brama ed aspirazione. Coteste visioni mi assalgono di giorno e di notte così, che non so davvero come aiutarmi. Sempre la presente miseria e quel pervertimento mi vengono mostrati in contrasto con un migliore stato anteriore, ed io debbo incessantemente orare.
Quel celebrare malamente la Messa è mostruosa cosa. Oh non è davvero indifferente come la Messa venga celebrata!... Ho veduto un in commensurabil quadro dei misteri della santa Messa, e come tutto ciò che havvi di santo dal principio del mondo in poi a lei si riferisca. Vidi l'alfa e l'omega, e come tutto sia contenuto nell'omega; vidi il significato del circolo, la tondeggiante forma della terra, dei corpi celesti, di tutti i contorni delle apparizioni, e dell'ostia. Vidi la correlazione dei misteri della Incarnazione, della Redenzione, e del santo sacrificio della Messa; e come Maria abbia tutto ciò contenuto, che nè pur il cielo medesimo era capace di contenere. Cotesti quadri si estendevano sino a tutto l'antico Testamento. Vidi tutti i sacrificii dal primo in poi, e tutte le vittime; e vidi il meraviglioso significato delle ossa sante.
Vidi il significato delle reliquie racchiuse nell'altare sul quale vien celebrata la Messa. Vidi le ossa di Adamo giacere nel monte Calvario, e pre cisamente alquanto al disopra del livello del mare, ed a piombo sotto il luogo della crocifissione di Gesù Cristo. Guardai entro una volta, e vidi lo scheletro di Adamo posarvi intero, tranne il braccio ed il piede dritto ed una costa del lato dritto; talmentechè vidi sin nell'interno dell'ossatura delle coste del lato sinistro, ed in cotesto vuoto spazio del lato dritto vidi starsi il teschio di Eva, precisamente nel punto dal quale il Signore l'avea cavata fuori. Mi fu pur detto esservi stato intorno a ciò gran diverbio; ma che pure la tomba di Adamo e di Eva era stata sempre costà, e che le loro ossa ivi giacevano pur sempre.
Prima del diluvio non eravi costà monte alcuno; il monte vi è sorto come conseguenza del diluvio. Vidi cotesta tomba rimaner intatta dalle acque diluviali, e che Noè avea avuto seco nell'Arca una parte di quelle ossa, e che egli le avea poste sopra l'altare in occasione del suo primo sacrificio, come in seguito l'avea fatto anche Abramo; e che quelle ossa che Abramo avea imposte sul l'altare eran pure ossa di Adamo, e che Abramo le avea avute da Sem. Così il sacrifizio mortale di Gesù sul monte Calvario al disopra delle ossa di Adamo, è precisamente una presignificazione del santo sacrifizio della Messa, in cui le reliquie stanno sotto la pietra dell'altare; ed i sa crifizii dei patriarchi ne sono la preparazione. Anch'essi aveano nei sacrifizi ossa sacre, col mezzo delle quali rammentavano a Dio le sue promesse, che consistevano nella Redenzione.
Noè avea seco le ossa di Adamo nel l'Arca, nella quale esistevano cinque aperture che si rife rivano al Salvatore ed alla sua Chiesa. Regnava ai tempi del diluvio uno spaventevol genere di vita sulla terra. Gli uomini si abbandonavano ad ogni vizio immaginabile; ognuno pigliava e rubava ciò che piacevagli, e devastava le case e i poderi altrui. Quelle espressioni della Scrittura: I figli di Dio videro che le figlie degli uomini eran belle, significano che le stirpi pure derivate da Dio e non già generate dalla carne, dal sangue, o dalla volontà dell'uomo, si mescolarono colle razze impure, e generarono genti umanamente, sensualmente, terrenamente potenti, e così pervertirono la linea della generazione del Messia. Anche tutti i parenti di Noè, tranne la moglie, i figli e le loro mogli, eran pervertiti. In quel tempo sorgeva qua e là un grande edifizio di pietre, e coloro che dispersi all'intorno o in distanza abitavano, avevan capanne di leggiera opera intrecciata, ovvero tende. Quanto più lontani da Noè si dilungavano abitando i di lui parenti, tanto più divenivan cattivi, e tanto peggiori i loro costu mi, e derubavano e crucciavano anche lui. Gli uomini poi non eran sì pervertiti per rozzezza o ferocia selvaggia, ma bensì per vizio e malizia soltanto, giacchè vivevano in grand'agio, ed aveano dato ordine a tutto. Erano im mersi in ogni sorta di vergognosa idolatria, e formavansi idoli di tutto ciò che loro più piaceva.
«Vidi Noè uomo vecchio, ma di semplicità fanciullesca, vestito di lunga e candida veste, andarsene in un campo piantato di alberi fruttiferi, e rimondare e potare que gli alberi con un ricurvo coltello di osso; e vidi alcunchè come una nuvola venirgli innanzi, ed in essa apparire una forma come di uomo. Egli si genuflesse, e vidi che comprese nel suo interno che Iddio voleva distruggere tutto, e ch'ei dovea fabbricare un'arca. Lo vidi da ciò molto afflitto, e vidi che pregò per indulgenza e perdono. Non incominciò già tosto l'opera sua; per due volte an cora gli apparve il Signore e gli disse che cominciasse la costruzione ordinatagli, senzachè verrebbe distrutto egli stesso. Quindi lo vidi rimuoversi colla sua famiglia da quelle vicinanze e andarsene in un luogo piuttosto solitario, dove sorgeva gran bosco. Prese seco molta gente; si stabilirono costà sotto le tende, ed avevan pure un altare sul quale sacrificavano; prima e dopo il lavoro oravano sempre. Trascorse un tempo assai lungo prima che la fabbricazione dell'Arca fosse compiuta. Noè ne in terruppe sovente il lavoro per molti anni. Per tre volte venne da Dio ammonito, e quindi ei prese altri coopera tori nell'opera; ma pure di nuovo la sospese nella spe ranza che Iddio perdonerebbe.
«Seppi pure che nell'Arca del pari che nella croce era stata impiegata più di una sorta di legno; cioè legno di palma, di olivo, di cedro e di cipresso. Vidi come essi abbattessero quel legname, e tosto nell'istesso luogo lo lavorassero; e come Noè trasportasse da sè medesimo sulle spalle quei legni nel punto ove fabbricavasi l'Arca, così come Gesù avea portata la croce. Il luogo dell'edifi cazione era un colle circondato da una valle. Dapprima fu stabilito il fondamento, che nella parte posteriore era arrotondato: era fatto a guisa di conca, e fu bene incatra mato. L'Arca avea due piani distinti; i puntelli di sostegno eran due volte sovrapposti gli uni agli altri, ed erano internamente cavi. Consistevano in tronchi di alberi lun ghi e alquanto ritondi, che internamente avevano anelli ovvero interruzioni circolari; le grandi e larghe foglie vi crescevano dattorno siccome giunchi, e quindi senza rami. Vidi che essi per mezzo di acute punte estraevano quel midollo dai puntelli. Assottigliavano altro legname, taglian dolo sino a formarne tavole sottili. Allorchè Noè ebbe tutto trasportato ed ordinato, cominciarono a fabbri care.
Il fondamento o la carena era già situata al posto ed incatramata; il primo rango di puntelli vi fu pian tato sopra, ed incatramate le fessure e tutti quei forami ove venner piantati. Poi venne il secondo piano, e su quello fu piantato un altro rango di puntelli; poi il terzo piano o ponte, ed il tetto. Gli intervalli fra i varii puntelli o pilastri furono coperti con tavole sottili di legno bruno e giallastro poste a forma di croce, e tutte le fessure ed i forami otturati con cotone raccolto da alberi e piante, e con un certo bianco musco che molto vegeta sopra una certa qualità di alberi; e quindi interiormente ed esterior mente ricoperto di pece. L'Arca era anche per disopra costrutta a vôlta rotonda; a mezza altezza nel centro dei lati era la porta, e a dritta ed a manca una finestra; nel mezzo del tetto o coperta stava un' apertura qua drata. Quando l'Arca fu tutta incatramata splendeva al sole come uno specchio. Allora poi Noè lavorò per lungo tempo solo a preparare le differenti separate stanzuccie per gli animali. Ogni specie di essi aveva uno spazio particolare e separato dagli altri; ed eranvi due in gressi passanti per mezzo dell'Arca. Dentro la parte ro tonda della medesima eravi un altare di legno. Cotesto spazio era separato dal resto con tappeti. Dinanzi e poco distante dall'altare eravi un'ampia coppa con carbone. A partir da quella a dritta e a sinistra distendevansi pareti di separazione per cameruzze da letto.
Fu poi portata nell'Arca ogni sorta di vassellami, stoviglie e casse, come pure molte semenze, ed anche piante ed arbusti piantati in terra ed appoggiati alle pareti dell'Arca, che intera mente ne verdeggiavano. Vidi portar là dentro anche delle viti con grossi e gialli grappoli lunghi un braccio. Non può dirsi quante pene e noie soffrisse Noè durante quella costruzione dalla perversità e malizia dei lavo ranti, ch' ei pagava con pecore ed altri animali. Lo sprezzavano e lo schernivano in ogni modo, e lo chiama vano pazzo. Lavoravano pagati di buona mercede, e ciò nonostante il facevano con insulti e maledizioni. Niuno sapeva perchè Noè fabbricasse cotesta macchina di le gno, ed ei dovè perciò soffrire molti scherni. Lo vidi quan d'ebbe finito e rese grazie, e come Dio gli apparve e gli disse come dalle quattro parti del mondo dovesse con un zufolo di canna chiamar gli animali. Più si avvicinava il tempo del tremendo giudizio, e più scuro facevasi il cielo. Un'ansia e un'inquietudine immensa regnavano sulla terra; il sole più non splendeva, il tuono romoreggiava di con tinuo. Vidi Noè percorrere un certo tratto di strada nella direzione dei quattro punti cardinali, e fischiar con uno zufolo; ed allora vidi gli animali ordinatamente e per cop pia, ogni maschio colla sua femmina, venir sopra un ponte che corrispondeva alla porta dell ' Arca e che poi fu dentro ritratto; i grossi animali, come gli elefanti bianchi ed i camelli, venivano i primi. Gli animali eran tutti in quieti come quando minaccia un temporale; camminarono per molti giorni. Gli uccelli intanto volavano entrando per gli aperti forami; gli acquatici andaron sotto nel basso corpo del naviglio; gli animali nello spazio di mezzo; gli altri uccelli erano sotto il tetto o coperta, ciascuno a suo luogo.
Gli uccelli posavano sopra bastoni attraversati o nelle gabbie. Gli animali da macello venivan sempre den tro a sette coppie. Noè supplicò ancora il Signore ad usar misericordia, e poi entrò nell'Arca colla moglie, i tre fi gli e le loro tre mogli; ritrassero dentro il ponte e chiu sero la porta. Noè lasciò tutti gli altri fuori, anche i più prossimi parenti ed i loro bambini. Tutti si erano da lui allontanati dopo che l'Arca fu costrutta. Ed allora ir ruppe terribile tempesta; i fulmini precipitavano giù sic come colonne di fuoco, e le correnti della pioggia eran dense come ruscelli. Quella collina sulla quale posava l'Arca divenne ben presto un'isola. La calamità si fece sì grande, ch'io sperava che molti ancora si sarebbero con vertiti. Vidi un nero demonio in orribile forma trasvolare qua e là frettoloso in mezzo alla tempesta, ed eccitar gli uomini alla disperazione. I rospi e le serpi cercavano qua e là il loro angolo d'asilo nell'Arca. Le mosche, le zanzare, e gli insetti non li ho veduti; tutto ciò è stato originato dopo, per tormento e castigo degli uomini.
« Vidi Noè nell'arca offrire sacrificii d'incenso; il suo altare era coperto di bianco e di rosso, ed ogniqualvolta pregava ed offeriva, vi poneva sopra le ossa d'Adamo. Co teste ossa dopo passarono ad Abramo, giacchè io le vidi deporre sull'altare di Melchisedech, dal quale Abramo seppe che ossa fossero, ossa che avea cotanto bramato di possedere. Vidi il suo sacrifizio d'Isacco sul monte Calvario. La parte posteriore dell'altare era volta a setten trione; i patriarchi così situavano sempre l'altare, perchè il male era venuto dal settentrione.
« Vidi anche Mosè pregare dinanzi ad un altare, sul quale erano deposte le ossa di Giacobbe, che egli d'altronde portava sopra di sè sospese entro ad una scatola. Allor chè egli ebbe sparso alcunchè sull'altare, ne sorse una fiamma, in cui gli gettò un misto di profumi e d'incenso. Nella sua orazione scongiurò Iddio in nome della promessa ch'egli avea fatta a quelle ossa. Orò sì a lungo finchè cadde boccone, e sul far del mattino si sollevò a nuova preghiera. Coteste ossa vennero poi deposte nell'Arca del l'Alleanza. Mosè pregava colle braccia distese in croce. Iddio non resiste a cotesta forma di preghiera, perchè il suo proprio Figlio ha fedelmente perseverato a pregare in quella forma sino alla morte. Vidi Giosuè pregare come Mosè, allorchè il sole si fermò al suo comando.....
« Vidi anche lo stagno o piscina Bethesda, e come i suoi cinque ingressi si riferissero alle cinque piaghe. Vidi una collina piuttosto lontana dal primo tempio, ove in tempo di pericolo era stata praticata una spelonca, nella quale furono nascosti sacri vasi, candelabri, e molti bracieri a due manici; nel mezzo fu posto il fuoco sacro tolto al l'altare. Per disopra quella caverna fu sovrapposta ogni sorta di travi, e vidi che quel trave del cui legno fu costrutto il tronco della santa croce, trovavasi tra quelli sovrapposti alla caverna. Per sopra cotesta coperta di travi e legni fu imposta di molta terra, in modo tale che non riusciva possibile di accorgersi della minima cosa. Quell'albero di cui fu fatto il tronco della croce era prima cresciuto sulle rive del torrente Cedron, sul quale si era curvato sì basso, che mentre ancor vegetava serviva pure di ponte. Dopochè la spelonca sulla collina venne vuotata, quel trave venne impiegato ad ogni sorta di usi. Vidi Neemia ritornare dalla cattività e vuotare affatto quel luogo ove era nascosto il sacro fuoco. Trovarono in quel punto come una nera poltiglia di terra padulosa e ne ritrassero i sacri vasi. Neemia asperse con quella polti glia le legna del sacrificio, che si accesero. »
I quadri che ella vide passarono quindi all'epoca cri stiana, e le fu mostrato come i possessori della più alta autorità spirituale e temporale gareggiassero di zelo per offrire al santissimo Sacramento l'onoranza e l'adorazione dovuta.
« Vidi il santo Pontefice Zefirino che a causa del suo zelo per la dignità del sacerdozio ebbe tanto a soffrire dai cristiani e dagli eretici. Lo vidi esercitare gran rigore nel ricevere coloro che si presentavano per essere ordinati; ei li provava a fondo e molti ne rigettava. Vidi che una volta di un gran numero che pretendeva al sacerdozio, tutti ri gettò tranne cinque. Lo vidi anche spesso disputare con eretici che spiegavano rotoli, e vivamente vociferavano, ed anche laceravano i suoi scritti. Esigeva dagli ecclesiastici ubbidienza e li inviava qua e là; a coloro poi che non ubbidivano toglieva i loro ufficii. Lo vidi anche man dare un uomo che non era per anche sacerdote, io credo, nell'Africa, ov'ei divenne vescovo ed un gran santo. Era amico di Zefirino ed è uomo di gran fama. Vidi come Ze firino desiderava dai cristiani che apportassero dalle loro case ogni argenteo vasellame, e che rimosse dalle chiese i calici di legno e ne procurò invece d'argento. Vidi pure che le ampolle della Messa erano in vetro e trasparenti. Egli poi per sè stesso impiegava soltanto vasi di legno, ma es sendosi accorto che molti se ne scandalizzavano, li fece in parte dorare; tutto il rimanente lo distribuì ai poveri. Vidi che contrasse anche un debito per conto suo, per aiutare una povera famiglia che non gli era punto parente. Vidi che una donna di sua stretta parentela a lui venne e gli fece rimproveri perchè s'indebitiva, e nemmeno lo faceva in pro dei suoi poveri parenti; e come ei le rispondesse aver contratto quei debiti con Gesù Cristo; e come essa di malavoglia lo lasciasse. Egli aveva poi saputo da Dio che se donasse alcunchè a quella donna ella diverrebbe cattiva.
Vidi che egli esaminava e consacrava i sacerdoti di nanzi la comunità dei fedeli, e come severamente prescri vesse il modo con cui gli ecclesiastici doveano condursi dinanzi ai vescovi durante l'ufficio divino. Ei prescrisse inoltre con precisione gli ordini della gerarchia. Vidi come introducesse la legge che i cristiani giunti a una cert'epoca della virilità, dovessero a Pasqua ricevere il SS. Sacramento in chiesa; e più non permettesse che lo portassero a casa appeso al collo in una scatola o pisside, perchè l'aveano profanato portandolo seco bene spesso in luoghi disonorati fra le gozzoviglie e le danze. Vidi che provava una grande ed intima venerazione per la Madre di Dio, e che aveva avuto molte visioni circa la di lei vita e morte, e che al seguito di ciò ordinò il letto del suo ri poso, precisamente secondo la forma del letto su cui gia ceva Maria quando morì, e che sempre colla più profonda pietà e riverenza verso di lei si coricava per dormire ada giandosi nel modo in cui in visione l'aveva veduta morente. Cotesto suo letto di riposo lo teneva nascosto dietro un cortinaggio. In onore poi delle di lei vestimenta azzurre, portava sempre segretamente sotto i suoi proprii abbiglia menti una sottoveste di color del cielo. Vidi che dopo la penitenza ecclesiastica, ei ricevè di nuovo coloro che per impurità e adulterio erano stati espulsi dalla comunità dei fedeli, e che intorno a ciò ebbe disputa con un dotto ec clesiastico (Tertulliano), che era troppo rigido e divenne eretico.
« Mi fu pure mostrato S. Luigi di Francia, e come da settenne fanciullo si preparasse con severi digiuni alla prima sua Comunione. Ei lo confessò a sua madre che con lui nella chiesa della Madre di Dio pregava di venire illu minata intorno a ciò, se il figlio potesse accostarsi e rice vere il santissimo Sacramento. Vidi che Maria le comparve e disse che Luigi dovesse prepararsi ancora per sette giorni e quindi ricevere la Comunione; che dovesse con lei riceverla, e poi a lei consacrarlo, e che quindi sarebbe sempre la sua protettrice e patrona. Vidi che ciò accadde, e venni in tale occasione istruita del come in quei tempi la religione s'insegnasse e si apprendesse diversamente da ciò che praticasi adesso.
Vidi che d'allora in poi Luigi in tutti i suoi viaggi ed imprese ebbe sempre il santissimo Sacramento presso di sè, e che dovunque si trattenne fa ceva celebrare la santa Messa. Vidi anche la sua crociata, e come una volta sul mare in una tempesta dalle sue pro prie genti e dagli altri navigli gli venisse gridato di dare aiuto, ed implorare da Dio che non perissero. Vidi che quel pio re, come non eravi il Sacramento, prese un bam bino nato e battezzato sul vascello, sali sulla coperta, sol levò quel bambino in mezzo alla procella, e pregò Iddio a risparmiare e salvare tutti in grazia di quell'innocente pargoletto; e vidi come egli con quel neonato benedicesse, e quella tempesta istantaneamente cessasse, e come dopo esortasse la sua gente alla venerazione al SS. Sacramento dicendo a tutti di pensare e rammentarsi che se Dio avea fatto un tal miracolo d'amore verso di loro in grazia di un bambino battezzato ed innocente, quel che farebbe un giorno per noi in grazia del suo unigenito Figliuolo. » In mezzo a simili quadri storici venivano a contrap porsi quadri di questi tempi presenti caduti nella tiepi dezza e nell'incredulità, nei quali le cagioni e le conse guenze degli oltraggi fatti al SS. Sacramento le venivano mostrati in distinti individui.
Vidi entro una città (così narrò) una brigata di ec clesiastici, di laici, e di dame che insieme sedevano banchettando e con molta leggerezza scherzando. Sovra loro stendevasi una densa nebbia, che finì poi coll'addensarsi in una vera notte. Costà, e precisamente nel centro, vidi Sa tana sedere in orribile sembianza, ed intorno a lui altret tanti dei suoi compagni quanti erano i membri di quella brigata. Tutti cotesti mali spiriti erano occupati in conti nua attività ed influsso sulla condotta di quella gente. Sussurravano loro all'orecchio, ed agivano, ed aizzavano con ogni arte e con ogni modo. Costoro tutti trovavansi in stato di periglioso e lussurioso eccitamento, ed in pungenti, satirici, e petulanti cicaleggi. Gli ecclesiastici erano di quelli che hanno per principio che bisogna vivere e lasciar vivere, che ai giorni nostri non conviene fare il singolare o l'oscurantista, che bisogna essere allegro cogli allegri. Ed in cotesto stato celebravano quotidianamente la santa Messa. In tutta questa lieta compagnia vidi soltanto una giovanetta, che era ancora in buono stato e che nutriva una certa pietà verso il suo Santo protettore. Era un santo di fama ben conosciuta, che ella comunemente invocava.
Vidi che gli altri la motteggiavano ed anche tentavano di sedurla; ma per lei quell'oscurità di notte era interrotta, e vidi che quel santo dall'alto discacciava quei cattivi spiriti che le stavano d'attorno, e versava luce sopra di lei. Ed allora vidi pure che Satana nel mezzo di quel circolo not turno parlò col Santo e gli dimandò che volesse costà, e per chè lo attaccassse nei dritti suoi. Si vantò, sogghignando di scorno, che tutti quei preti gli appartenessero e che ogni giorno in quello stato celebrassero la Messa, e così sempre più si avviluppassero nei lacci suoi. Il Santo lo re spinse e gli disse non aver egli più dritto alcuno su quella persona in grazia dei meriti di Gesù Cristo, e non dover sele nemmeno accostare. Allora Satana facendo il vantatore, disse che pur pure l'agguanterebbe, e che a tal uopo addurrebbe costà da lontano un tal uomo, che già altre volte le aveva prodotto una certa impressione, e che costui la farebbe cadere. La forma di Satana era spaventosa. Avea braccia corte con artigli, i suoi piedi erano lunghi, e le ginocchia stravolte. Non potea genuflettersi; il di lui volto era di forma umana, ma freddo, maligno e ripugnante. Avea alcunchè di membranoso a foggia di ale; era nero e spirante oscurità; pareva che da lui sca turissero tenebre. Siccome egli parlò del suo dritto e ciò destommi meraviglia, così fui ammonita ch'ei veramente acquista un dritto significante, quando un battezzato che da Gesù Cristo ha ottenuto la potenza di vincerlo, pure per atto di libera volontà, col mezzo del peccato si sotto pone alla sua possanza. Cotesto quadro aveva alcunchè di serio e commovente. Io conosceva cotesta gente e quella donna salvata dal suo celeste protettore.
« Fui pure presso molti moribondi. Uno di cotesti casi mi commosse moltissimo. Una dama molto avida e smaniosa di abbigliamenti e di lusso, e molto rilassata di costumi, giaceva sul letto di morte, nè volea convertirsi. Non avea fede alcuna, e disprezzava i Sacramenti. Feci in di lei pro con alcune anime del Purgatorio la Via crucis, e ci ponemmo dinanzi la croce di Köèsfeld, e supplicammo Iddio sì a lungo, sinchè il Salvatore liberò le sue mani dai chiodi della croce e discese. Io mi trovai allora presso l'inferma, e vidi come il Signore avvolto in un mantello le si presentò dinanzi, dischiuse quell'ammanto, e le indicò le sue piaghe. L'inferma si spaventò, rientrò in sè stessa, si confessò veramente pentita e morì.....
« Fui coll'angelo mio custode in sette chiese a visitare il SS. Sacramento, ed a pregare ed offrire la Passione di Cristo per le onte e gli oltraggi commessi verso il SS. Sacramento dai cattivi preti. Il santo patrono di ogni chiesa era sempre presente, e praticava quell'atto di devozione unitamente all'angelo mio custode. Le preci erano in forma di litanie. Due di quelle chiese erano molto lontane; dovei passare sopra largo spazio di acque. Ritengo che quelle genti laggiù fossero inglesi. » Nella domenica 28 Agosto 1820 il Pellegrino la trovò anche circa l'ora del meriggio orante in estasi a braccia aperte. In sè rientrata non potè subito rinvenirsi circa co loro che la circondavano e l'ora che correva, e raccontò più tardi così:
« Ebbi ?nelle ore mattutine prima del me riggio l'ordine di soddisfare coll'orazione a quella missione che mi era stata partecipata nella notte precedente. Prima d'ogni altra cosa ascoltai una Messa nella chiesa di qui, e dopo vidi il Pellegrino ricever la SS. Comunione. Dopo vennero celebrate ancora molte altre Messe. In cotesta oc casione ho veduto tutte le colpe e le mancanze dei sacer cerdoti e dei laici, ed ho costantemente perciò sofferto ogni sorta di dolori, offrendoli a Dio in pro dei colpevoli, mentre supplicando gli presentava ed offriva in riparazione di co teste mancanze il suo Figlio crocifisso, ogni qualvolta ve niva nella Messa innalzato. Non ho fatto ciò qui soltanto, ma in un modo meraviglioso fui trasportata rapidamente di chiesa in chiesa, e compii cotest'atto di pietà forse in mille chiese; giacchè fui in tutte quelle chiese d'Europa ov'era già stata, ed in altre parti del mondo. Tutto ciò che vidi non sarebbe possibile descriverlo in due grossi vo lumi. Vidi pure qua e là genti profondamente pie, anche qui nel nostro paese, ma per lo più tiepidezza o freddezza. Vidi in Olanda un certo tratto in riva al mare; nella Svizzera alcune pie comunità di fedeli, ma sempre frammez- ` zate da altre cattive; quindi di nuovo fui in su verso il settentrione della Germania ai confini polacchi, ove si trovano quegli ecclesiastici che veggo sovente.
In Italia ne vidi molti affatto zelanti e nella santa antica forma, ed altri pessimi e temerari. Sul chiuder di cotesta tanto molteplice opera d'orazione, vidi sul meriggio un altro quadro della chiesa di S. Pietro, e parevami che fosse librata in aria alquanto al disopra della terra, e come se molte genti ac corressero per sottoporvi gli omeri e portarla. Grandi e piccoli, sacerdoti e laici, donne e fanciulli, anzi anche vec chi storpii vidi accorrere e fare cotesto atto. Ne provava inquieta angoscia, perchè parevami come se quella chiesa minacciasse di precipitare. I muri maestri e tutta la parte inferiore pareano al punto di sciogliersi e cadere. Ma quelle genti per tutto accorrevano e sottoponevano le spalle, e ciò facendo divenivano tutte della medesima al tezza. Ognuno era al suo posto; i preti sotto gli altari, i laici sotto i pilastri, e le donne sotto l'ingresso. Porta vano tutti sì grossi pesi, ch'io credeva ne verrebbero schiacciati e stritolati. Ma al disopra della chiesa il cielo era coperto, vidi i cori dei santi, per mezzo della loro orazione e dei loro meriti, sorreggere dritta la chiesa ed aiutare coloro che sotto la sostenevano.
Mi trovai fra ambedue come librata in aria ed in supplichevole orazione. Vidi però che quei sostenitori della chiesa la trasportarono per un certo spazio più innanzi, e che un'intera linea di case e palagi che stava in faccia alla chiesa, a guisa d'un campo di spiche che venga calpestato cadde per terra, e che la chiesa venne costà portata e posata. E qui vidi un nuovo quadro. Vidi la SS. Vergine al disopra della chiesa, ed apostoli e vescovi a lei dattorno. Sotto poi sulla terra vidi grandi processioni e solennità. Vidi tutti quei cat tivi vescovi che aveano creduto di poter fare qualche cosa da loro stessi, e che non avean ricevuto per le opere loro la forza di Gesù Cristo dalle arterie dei loro santi predecessori e della Chiesa, venire scacciati, ed altri esser ricevuti in luogo loro; vidi grandi effusioni di benedizioni dall'alto e molti cambiamenti. Vidi uomini affatto poveri e semplici ed anche giovani, divenire eminenti salire in alto grado.
Alcuni vecchi ecclesiastici che servendo ai cattivi vescovi aveano perduto di vista la Chiesa, vennero siccome zoppi ed afflitti di reuma e di gotta sostenuti sulle stampelle, condotti innanzi da due guide, ed ottennero riconciliazione e perdono. »
Sulla chiusa di cotesto compito d'orazione a pro della riparazione ed onoranza dovuta all'Ostia incruenta, ot tenne Anna Caterina di nuovo una larghissima visione " nella quale cotesta incruenta vittima le venne mostrata siccome il punto di divergenza e separazione, da cui le vie degli uomini si dipartono pel tempo e per l'eternità. Vide pure la cessazione dell'offerta dell'Ostia incruenta all'epoca dell'anticristo. Vidi (così narrò) un gran quadro eccle siastico, ma non sono più in grado di rappresentarne l'in sieme. Vidi la chiesa di S. Pietro ed a lei dintorno molti campi, giardini, vicinanze e boschi. Vidi molte persone nostre contemporanee di ogni parte del mondo, e moltis sime altre che, o personalmente, o dalle visioni conosco che parte entravano nella chiesa, parte con indifferenza passavano oltre andando in posti diversi. Eravi dentro in chiesa gran solennità, e sopra di lei scorgevasi una luminosa nuvola, da cui discendevano apostoli e santi vescovi, e si raccoglievano in cori al disopra dell'altare.
Vidi tra loro Agostino ed Ambrogio, e tutti coloro che molto hanno operato per l'esaltazione della Chiesa. Eravi gran solennità e si celebrò la Messa. Ed io vidi in mezzo alla chiesa un gran libro aperto, dal cui lato più largo pende vano tre suggelli; da ciascuno poi dei lati più stretti due soli. Stava aperto piuttosto verso la parte anteriore della chiesa, che nel centro della medesima. Vi vidi anche so pra l'evangelista Giovanni, e seppi che erano rivelazioni da lui avute nell'isola di Patmos. Quel libro posava sopra un leggio nel coro. Alcuna cosa avea avuto luogo prima che cotesto libro fosse aperto, ma ho dimenticato che fosse. È vero peccato che qui vi sia un vuoto nella mia visione. Il Papa non era in chiesa. Era nascosto. Credo che quelle genti che stavano in chiesa non sapessero dove ei si fosse. Non so più s'ei fosse in orazione, ovvero morto. Vidi per altro che tutte quelle genti dovevano imporre la mano sopra un certo passo nel libro dei Vangeli, fossero essi ecclesiastici o laici, e che su molti fra loro scese una luce siccome un segno che i santi apostoli e vescovi loro parte cipavano. Vidi pur anco che molti facevano quell'atto così superficialmente.
Al di fuori intorno alla chiesa vidi approssimarsi molti Giudei che volevano entrare, ma non lo potevano per anco. Alla fine arrivò tutta l'intera moltitudine, che sul principio non avea potuto penetrar dentro. Era un popolo innumerevole. Allora per altro vidi all'improvviso quel grosso libro venir toccato da soprannaturale contatto e chiudersi tosto. Ciò mi fece rammentare come una volta in convento, di sera, il demonio mi spegnesse il lume e mi chiudesse il libro. All'intorno, ma in lontananza, vidi una spaventevole sanguinosa battaglia, e vidi specialmente una gigantesca lotta dal lato di settentrione e di occidente. Questo fu grande e severissimo quadro. Mi duole di aver dimenticato quel luogo del libro, su cui le genti doveano posare le dita. »