Sotto il Tuo Manto

Sabato, 7 giugno 2025 - Sant' Andronico di Perm (Letture di oggi)

Anche le comunioni fatele come si deve. Si vedono alcuni che hanno Il coraggio di accostarci alla santa comunione poi non pensano punto a correggersi dei loro difetti. (San Giovanni Bosco)

CAPO III CONTEGNO DEL VICARIATO.



1. È d'uopo ora interrompere l'andamento di questa narrazione, per considerare il contegno dell'Autorità ecclesiastica relativamente a cotesta povera monaca maltrattata contro ogni diritto, mentre appunto nella sua qualità di persona sacra, cotesta Autorità si era sì spesso occupata di lei.

In data dei 3 agosto il Vicario generale Droste aveva scritto al Rensing nel tenore seguente: « Sono avvisato che un nuovo esame inquisitorio deve aver luogo sulla monaca Emmerich. Ne do a lei notizia e nel tempo stesso le affido l'incarico di partecipare alla monaca Emmerich, che cotesta inquisizione ha luogo senza che me ne sia stato dato anticipatamente alcun cenno, e che perciò niuno ecclesiastico ne è stato da me incaricato. » Nel medesimo tempo il vicario Rosèri ricevè severo rimprovero per esessersi di propria sua autorità e senza aspettare alcuna disposizione del superiore ecclesiastico, recato a Dülmen.

Niuno ecclesiastico (così decise il Vicario Generale) può ricevere simile missione dal poter secolare, e colui che si lascia impiegar così in affari di polizia, misconosce e rinnega il suo stato.
Il Rosèri dovette di bel nuovo lasciar Dülmen, e lo dovetter del pari il parroco Niesert ed il professore Roling, ai quali eran pervenuti comandi di simil natura. Quest'ultimo tardò alquanto ad ubbidire agli ordini del Vicario Generale, giacchè il Presidente supremo di governo ed il Bönninghausen si intromisero per lui; ma Clemente di Droste non era uomo da sopportare contraddizioni. Al Rensing pervenne tosto nuovo avviso del seguente tenore: « Non posso in alcun modo consentire al desiderio del signor di Vincke, ch'io permetta ad alcuni ecclesiastici di prender parte a cotesto affare.... Non posso accordare a verun ecclesiastico, e quindi nemmeno al signor Roling, di prendervi parte, giacchè il signor di Vincke non parla affatto per ora di una Commissione veramente mista. Sopratutto poi, e ciò basti per sempre sino a che io stesso non le scriva il contrario, tutto resta immutabile, e conformea quanto le ho precedentemente scritto..... Spero inoltre che il signor Roling non si vorrà mostrare meno obbediente agli ordini, di quello che l'abbiano fatto il Niesert ed il Rosèri. »

Alle preghiere di consiglio e soccorso della misera oppressa, rispose il Vicario Generale per mezzo del Rensing nel modo seguente:

Rispondo in fretta a V. R. riuscirmi impossibile il darle particolareggiati consigli per l'avvenire, giacchè nulla mi è noto dell'andamento adottato per la imminente inquisizione. Mi sembra del resto che ciò che la monaca Emmerich ha fatto sinora e si propone di fare, sia appieno conveniente...; è altresì una idea falsa quella della monaca Emmerich quando dice ch'io non posso abbandonarla interamente. »

Quando Anna Caterina per mezzo del Rensing fece sotto porre copia della di lei protesta rimessa alla Commissione, al Vicario Generale, onde da ciò potesse prendere occasione d'intervenire in di lei favore, egli da Darfeld rispose, così: I rapporti di V. R. del 5 e del 7 agosto mi son qui pervenuti, ed all'ultimo era pure annessa la protesta della monaca Emmerich. Risponderò ad ambedue cotesti rapporti in modo preciso per quanto mi sarà possibile. Cotesta inquisizione è puramente secolare, giacchè proviene unicamente dal lato delle autorità secolari, e da loro esclusivamente è diretta. Quando anche alcuni ecclesiastici, contrariamente agli ordini, vi prendessero parte, ciò non altererebbe punto la natura di cotesta inquisizione, che rimarrebbe sempre puramente secolare; ed è anzi estremamente importante che non sembri nemmeno colla più lontana apparenza aver l'aria di esser mista. Quindi:

1° Nè V. R., nè verun altro ecclesiastico deve prender menomamente parte per, o contro la medesima; al contrario tutti gli ecclesiastici debbono aver l'aria di ignorarla affatto.. Quindi, allorchè la monaca Emmerich invocherà da lei, o dal canonico Hackebram, o da qualsiasi altro ecclesiastico aiuto o consiglio spirituale, naturalmente s'intende che non le può esser negato; ma nè ella, signor Decano, nè verun altro ecclesiastico può prestarsi alle richieste di una commissione, la cui esistenza deve restar per loro affatto sconosciuta. Abbia cura di far nota agli altri ecclesiastici questa mia istruzione.

2° Non vedo qual diritto si abbiano gli amici della Emmerich di presentarsi al supremo Tribunale provinciale come accusatori della Commissione; piuttosto sembrami, ove pur debba aver luogo alcunchè di simile, che sia la Emmerich stessa l'accusatrice, o che almeno cotesti amici vengano formalmente e per iscritto da lei autorizzati a porger querela.

3° Che gli ecclesiastici coi quali la monaca Emmerich suol consigliarsi non si trovino in questo momento soli presso di lei, è ben conducente allo scopo. »

Il Vicario Generale non poteva prendere decisione diversa; giacchè sino da un anno innanzi, eccitatovi dal supremo presidente prussiano, egli aveva progettato una commissione inquisitoria mista; progetto che per altro, sotto un pretesto di niun valore, fu dal Presidente medesimo mandato a vuoto: « Secondo il desiderio del signor di Vincke io gli aveva sottoposto un progetto di una commissione inquisitoria mista, che per altro non è venuto ad effettuarsi, perchè il barone di Vincke affermò non potersi trovare quattro individui (ed io aveva manifestato il desiderio che fra loro ve ne fossero alcuni anche protestanti, che volessero prestarsi a sorvegliare almeno per otto interi giorni la monaca Emmerich, dandosi il cambio con quattro altri individui da me nominati. »

Ora però il Presidente supremo passò oltre, a bella posta e con premeditata accortezza evitando l'intervento dell'autorità ecclesiastica; ed elesse una commissione, la di cui direzione e tendenza trasparvero assai chiare agli occhi del Vicario Generale, per indurlo a proibire nel modo il più severo ad ogni ecclesiastico di prendervi parte, onde preservare intatta la dignità della Chiesa. Sapeva pure di non poter fare alcun passo presso il governo della provincia di Münster in favore della innocenza perseguitata, senza esporla a pericoli e danni molto più gravi; ed è a causa di ciò che volle considerare cotesta inquisizione della polizia prussiana come non esistente; mentre d'altronde confidava (e ciò era stato manifestato ad Anna Caterina in visione per di lei conforto) che: Chi è di Dio, e a Dio appartiene, riceve anche da Dio solo aiuto sicuro. »

2. Sin dal momento in cui il Bodde aveva reso pubblici i suoi attacchi contro Anna Caterina e quindi anche contro l'autorità ecclesiastica, il Vicario Generale, onde prevenire la capricciosa intervenzione dei nuovi impiegati di polizia, aveva pensato a riprendere il suo antico piano di allontanare per sempre Anna Caterina dal circolo di coloro che abitualmente la circondavano, e di prepararle un tranquillo soggiorno separato totalmente dal mondo intero. Ei non poteva concepire nel suo spirito il perchè Iddio avesse scolpite in quella povera monaca quelle stimate, fonti di sì amare cure, per poi lasciarla in una situazione ed in circostanze tali, che, secondo la di lui umana intelligenza, non potevano convenire a sì alta distinzione. Ei non poteva sicuramante riporre di bel nuovo la paziente sotto la stretta clausura di un monistero, ma se riusciva per altro con buon esito ad allontanarla da quelli che la circondavano, sui quali principalmente tutti gli oppositori a quelle sue meravigliose distinzioni avevan gettato il sospetto della base dell'inganno, secondo la sua opinione verrebbe a togliersi così la cagione principale agli attacchi di cotesti calunniatori, e quando si presentasse il caso di un'inevitabile nuova inquisizione, si troverebbe aver le mani perfettamemente libere. Che lo stesso Iddio avesse reso vano il primo progetto pel trasporto della inferma a Darfeld, il Vicario Generale non voleva nel proprio animo convenirne, mentre invece inclinava a riconoscere nell'abate Lambert (1 ) e nel P. Limberg, ambedue tanto ti midi e scevri d'ogni malizia, una causa almeno concomitante del rifiuto dell'inferma a lasciarsi trasportare in Darfeld.

(1) Poichè cotesto nobile vecchio ebbe tanto a soffrire, crediamo che qui debbano aver luogo due lettere dell'Overberg al dottor Wesener; lettere che ambedue formano ampia testimonianza con quanto commovente affetto e con quanta cura cotesto sacerdote, il più venerabile del paese di Münster, fosse abituato ad interessarsi per Anna Caterina e pel suo piccolo circolo.

1. 6 Settembre 1818. V. S. mi permetta di pregarla a farmi sapere il più presto che le sarà possibile: 1. quanto il signor Lambert abbia ancora di debito con la farmacia;

2. se e quanto la nostra cara sorella, o il signor Lambert abbian già pagato di cotesto debito;

3. se e quanto la nostra sorella debba ancora per conto suo proprio alla farmacia. Cercherò almeno in parte di contribuire al pagamento. La prego di salutarmi caramente la nostra sorella, assicurandola che le scriverò presto, ove Iddio lo permetta. Verrei piuttosto e più volentieri in persona, se a Dio piacesse di guarire assai le mie gambe perchè potessi intraprendere cotesto piccolo viaggio. Mi riuscirà cosa oltremodo gradita ove V. S. voglia per alcuni mesi di bel nuovo prestarmi i di lei Diarii intorno alla inferma. Non scrivo al signor Lambert circa alla farmacia, ma piuttosto intorno ad altra circostanza. La posizione necessaria del corpo nello scrivere non giova alle gambe, e rende la scrittura difficile. anche perciò sono breve. Che Iddio sia con noi! ›

II Ai 13 Settembre 1818. " Ho l'onore di mandare qui accluso a V. S. non solo il resto dovuto alla farmacia in 8 talleri e 23 grossi, ma altresì l'intero ammontare del prezzo dei medicamenti apprestati pel signor Lambert cioè 25 talleri. In certo modo può annoverarsi fra i medicamenti anche il vino necessario o almeno giovevole alla convalescenza. Affinchè poi alla nostra sorella nulla venga a mancare di necessario a causa del vino, o per allontanarne ogni cura ed ogni timore di poter mancare del necessario, la prego d'impiegare in acquisto di vino, tanto salutare per il signor Lambert, tutto ciò che rimarrà dopo saldato il conto della farmacia, sinchè egli, a poco a poco si sia di nuovo abituato alla birra. Niun povero o malato fra questi nostri verrà a soffrire per ciò che io le mando. Anna Caterina si ricorderà nelle sue orazioni del donatore, che non son io. Ad occasione opportuna le dirò chi è. Ciò nondimeno posso farlo conoscere a V. S. ed essa può parteciparlo alla nostra cara sorella. È l'Arcivescovo di Hildesheim, cui mi sono rivolto a cagione del conto della farmacia. Se poi sia convenevole il dire al signor Lambert che la nostra sorella ha qualche soldo in cassa pel suo vino, lo rimetto al giudizio di V. S. e della sorella medesima. Se piacerà al Signore di ristabilire le mie gambe in modo tale ch'io possa arrischiare un viaggio a Dülmen, non tarderò al certo nel procurarmi la gioia di rivedere tutti i miei cari di costà. Che Iddio sia con noi! N. B. S'intende che non sarà inviato indietro verun danaro, quando anche non venisse tutto impiegato in vino pel signor Lambert. »

Siccome poi alcuni anni dopo, a cagion delle ciarle di un'antica consorella dell'inferma, che cercava darsi importanza, corse in Münster la non fondata voce che la Emmerich si proponesse di farsi trasportare nel così detto Romitorio presso Dülmen, il Vicario Generale inviò in data del 10 luglio 1817 a Dülmen il seguente severo avviso preventivo: Siccome ho risaputo che la monaca Emmerich ha il disegno di farsi trasportare al Romitorio presso Dülmen unitamente all'abate Lambert o al P. Limberg, ovvero con tutti e due, così la incarico, signor Decano, di fare immediatamente conoscere tanto alla monaca Emmerich quanto a quei due ecclesiastici, che devo necessariamente lasciar libera la monaca Emmerich di recarsi, se lo vuole, in cotesto Romitorio; ma che nel tempo istesso le proibisco con tutto il rigore di lasciar ivi coabitare con lei alcuno di quei due ecclesiastici, sotto pene a mio arbitrio, o di abitarvi continuamente od interrottamente finchè la monaca Emmerich vi starà, e ciò nemmeno per una sola notte. »

Per simili molteplici contradditorii rumori e ciarle, come pure sospetti e minaccie, che da persone le più diverse fra loro venivano continuamente a voce o per scritto portate all'orecchio del Vicario Generale contro Anna Caterina e coloro che la circondavano, nacque e crebbe sempre più nel di lui animo inquieta cura che ciò tutto potesse venir rivolto a danno della Chiesa. Nello spirito, d'altronde sì chiaro, di quell'uomo straordinario venne a turbarsi l'acutezza dello sguardo e l'imparzialità del criterio, poichè, nel disegno il più benevolo di allontanare la inferma da Dülmen e di rimuovere anticipatamente ogni sua renitenza ed ogni estranea intervenzione, aveva adottato misure,alle quali in cose simili l'autorità ecclesiastica può meno che in ogni altra ricorrere. Egli così scrisse al Rensing in data del 21 ottobre 1817: « Alla lettera ultima di V. R. circa la monaca Emmerich, oltre molte grazie che le devo, risponderò che nell'istessa mattina in cui parlai a V. R., tosto scrissi e sigillai quanto aveva con lei divisato; nè conto servirmi di cotesto scritto fuorchè presente V. R.... ecc.

« La prego di dirle in mio nome che, nella mia qualità di superiore spirituale, le comando di pregar di nuovo Iddio a degnarsi di farle conoscere la natura ed il numero delle cose di ciò che ho trattato con lei. Le aggiunga di più che per obbedienza non deve mancarvi.  Tostochè se ne presenterà l'occasione, mi prenderò la libertà d'inviarle un esemplare dell'opera scritta da mio fratello intorno alla Chiesa ed allo Stato. Degni Iddio comandare agli uomini come ai venti! »

3. Così adunque il Vicario Generale fondava e subordinava la esecuzione del suo progetto, sopra l'indovinamento dei suoi pensieri per parte della Emmerich. Non si accorgeva che ciò facendo entrava nel dominio dell'arte superstiziosa del predire, piuttostochè attenersi alle severe regole della fede ed ai più rispettati principii dell'Ascesi, che devono essere soli misura e confine di una ecclesiastica inquisizione. Non sentì neppure l'interna contraddizione del disegnato piano, che nel suo risultamento conteneva, è ben vero, il più alto possibile omaggio ad Anna Caterina; nell'esecuzione per altro, non avrebbe contenuto che la condanna del medesimo; giacchè, se ella otteneva da Dio la manifestazione di quel progetto, tenuto segreto; il Vicario Generale riceveva da ciò la più alta conferma della schietta verità dei di lei doni, e quindi molto meno poteva opporre ostacoli alle vie praticate dal Signore con quel suo eletto strumento. Desta, per altro, meraviglia l'osservare come anche in questo caso Iddio preservasse gelosamente l'autorità del superiore ecclesiastico. La purità d'intenzione con cui quel piano era concepito, venne da Dio approvata; ma cotesto piano venne posto in esecuzione soltanto dall'esame inquisitorio della Polizia; e durante cotesto esame Anna Caterina sì a lungo rimase separata da quanti la circondavano, che ogni ulteriore sospetto divenne impossibile e dovette tacersi. Ciò che poi in quel piano contrariava le mire divine, cioè il rimanersi Anna Caterina nascosta in totale ritiro per tutto il resto della vita, non lo permise il Signore, perchè essa doveva ancora compire una più ampia missione; quella di raccontare la vita di Gesù. Anna Caterina per altro dovea guadagnarsi la remozione di coteste misure col soffrire gravi pene, la di cui terribile vivacità ci fa conoscere quali espiazioni erano necessarie, per ottenere in pro della Cristianità la grazia di cotesta manifestazione. Non così tosto il Rensing ebbe dato a conoscere alla inferma i summenzionati comandi, che ella venne illuminata dal suo angelo circa il segreto disegno del Vicario Generale; ma già il giorno innanzi il Wesener avea dovuta così riferire: « 25 Ottobre. Ho trovato l'ammalata mortalmente debole. Mi disse aver sofferto moltissimo in tutta la notte, ed aver veduto che il di lei fine si era approssimato d'alquanto. È ben vero che ella non può precisamente indicare il giorno della sua morte; ma pure crede che non sia più molto lontano.

« 26 Ottobre. La inferma era caduta nella maggior debolezza. Ci decidemmo a far vegliare presso di lei nella notte.....; la passò male al più alto grado. Ebbe tre attacchi di rigide convulsioni, durante le quali i muscoli del basso ventre si ritirarono sino alla spina dorsale. Ella predisse anticipatamente ognuno di quegli attacchi, ed assicurò che doveva soffrirli, ma che per altro Iddio le accordava la necessaria pazienza. »

Cotesti dolori durarono con intensità ognor crescente sino alla prima domenica di novembre, e misero più volte la inferma in uno stato quasi simile alla morte, talmente che il medico ed il confessore ritenevano per sicuro il di lei trapasso. Pure ai 6 di novembre il Wesener potè notare così: « Oggi trovai l'ammalata sempre molto debole, è ben vero, ma pure appieno lieta e serena. Mi disse:1Durante questi miei ultimi dolori sono stata sempre immersa in visioni. Ho dovuto arrampicarmi per sopra un erto monte in compagnia della mia Guida celeste. Su per quella via ho veduto a dritta e a sinistra varie strade che menavano nel profondo, e vidi pure la miseria di coloro che per quelle vanno smarriti e pei quali io doveva pregare.

Sulla metà del monte trovai una città con magnifiche chiese; prima ch'io potessi penetrarvi fui ricevuta da alcune beate monachelle del mio ordine, che mi rivestirono di candida e luminosa veste. Diedi loro a conoscere la mia angustia pel timore che non mi riuscirebbe di conservar quella veste scevra da ogni macchia. Esse per altro mi dissero: - Fa quel che tu puoi; sicuramente sopravverrà ancor qualche macchia, ma tu la laverai colle lagrime... ebbi pure discorso colla mia Guida circa l'arcano impostomi dal Vicariato per mezzo del nostro signor Decano, e mi venne detto che io dovessi osservare sopra di ciò assoluto silenzio con tutti senza eccezione. Se per altro, così disse la mia Guida, volessero portar la cosa più innanzi, Iddio vi porrà fine. »

Il silenzio costantemente osservato dalla inferma circa la manifestazione da lei ottenuta del piano segreto, rese in vero il Vicario Generale così dubbioso, che ai 5 di aprile 1818 scrisse al Rensing in questa guisa: « Non ho decisione formata intorno all'affare. Dal lato mio è stato fatto quanto potevasi per esaminare a fondo la cosa. Del che la inquisizione mista non abbia avuto luogo, ne deve corrispondere il signor di Vincke, che sotto il vano pretesto di non poter trovare quattro sorvegliatori secolari, ha mandato a monte l'affare. Pensomi che Iddio prenderà nelle sue mani questa faccenda. Ma ciò malgrado egli tosto aggiunse nella medesima lettera come in conferma del non poter dubitare della verità della straordinaria missione di Anna Caterina e della purità del suo essere, le seguenti parole: Il latore della presente, principe Salm-Reifferscheid, e forse anche il di lui figlio, e l ' ecclesiastico signor Willi, desiderano vedere e parlare colla monaca Emmerich, ed anche osservare almeno una ferita delle mani. Come buoni signori e timorosi di Dio, non ho potuto rifiutarmi a pregarla di volerli condurre dalla Emmerich. Per precauzione le ho nominati il principe ereditario ed il suo veramente saggio Mentore; dico per precauzione, perchè non so se andranno col padre.
Allorchè nel susseguente autunno il Sailer venne in Dülmen, ed a seconda del desiderio dell'Overberg, Anna Caterina dovette dargli un resoconto della sua coscienza, essa gli manifestò il segreto ed i ricevuti ammonimenti. Ei la confermò nel silenzio, ed il Vicario generale lasciò finire la faccenda.