Sotto il Tuo Manto

Mercoledi, 23 luglio 2025 - Santa Brigida (Letture di oggi)

La povertà  del nostro Salvatore è anche più gran-de di quella della più povera delle bestie del mondo. « Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli dell'aria i lo­ro nidi, ma il Figlio dell'Uomo non ha dove posare il capo. » E così era veramente. Non aveva una casa sua, né una fissa dimora. I Samaritani lo avevano scaccia­to ed egli doveva cercarsi un rifugio. Tutto era incer­to, cibo e abitazione. Riceveva qualsiasi cosa come elemosina della carità  altrui. Tale è infatti la grande povertà ... Che commozione si prova quando pensiamo che egli è il Buon Pastore, il Signore del cielo e della terra e quando pensiamo a quello che avrebbe potuto possedere! Ma è proprio questo che rende maestosa la sua povertà , che è una povertà  volontaria dettata dal­l'amore per noi, con l'intento di arricchirci spiritual­mente. Dobbiamo considerarci visitati dalla grazia per casere stati chiamati a condividere nel nostro piccolo la grande povertà  di questo immenso Dio. Ci esalta an­che il magnifico vagabondaggio della nostra vita. Il nostro non è un andare a zonzo, ma un coltivare que­sto vagabondo spirito di abbandono. Non abbiamo nulla su cui far conto, tuttavia viviamo in modo subli­me, non disponiamo di nulla su cui camminare, eppu­re camminiamo senza paura; nulla su cui appoggiar­ci, ma ci appoggiamo su Dio con fiducia: siamo suoi ed egli è il nostro Padre provvidente. (Madre Teresa di Calcutta)

LXX - De lo inganno che ricevono quelli li quali hanno posto tucto el loro affecto ne le consolazioni e visioni mentali.


— E alcuna volta per questo cosí facto amore ne riceve anco piú danno. Ché se l’affecto suo solo si pone e cerca nella consolazione e visioni le quali spesse volte dono e do a’ servi miei, quando ella se ne vede privata cade in amaritudine e in tedio di mente, perché le pare essere privata della grazia quando alcuna volta mi sottrago della mente sua; si come ti dixi che Io andavo e tornavo ne l’anima, partendomi non per grazia ma per sentimento, per fare venire l’anima ad perfeczione. Si che ne cade in amaritudine, e parle essere intro lo ‘nferno, sentendosi levata dal dilecto e sentendo le molestie delle molte temptazioni.

Non debba essere ignorante né lassarsi tanto ingannare al proprio amore spirituale che non cognosca la veritá; e cognoscere me in sé, che so’ Io colui, sommo Bene, che le conservo la buona volontà, nel tempo delle bactaglie, che non corre per dilecto dietro a loro. Debbasi dunque umiliare, reputandosi indegna della pace e quiete della mente. E però mi sottrago da lei, per questa cagione: per farla umiliare e per farle cognoscere la caritá mia in sé, trovandola nella buona volontà che lo le conservo nel tempo delle bactaglie; e perché essa non riceva solamente il lacte della dolcezza sprizzato da me nella faccia de l’anima sua, ma perché essa s’atacchi al pecto della mia Verità, si che riceva el lacte insieme con la carne, cioè di trare a sé il lacte della mia caritá col mezzo della Carne di Cristo crocifixo, cioè della doctrina sua, della quale v’ho facto ponte acciò che per lui giongano a me. Per questo mi ritrago da loro.

Andando elleno con prudenzia, e non con ignoranzia ricevendo solamente il lacte, ritorno a loro con piú dilecto e fortezza e lume e ardore di caritá. Ma se esse ricevono con tedio e con tristizia e confusione di mente ci partire del sentimento della dolcezza mentale, poco guadagnano e permangono nella tiepidezza loro.