CAPITOLO XXIII. - DESIDERIO DELLA MORTE CHE IL SIGNORE ECCITAVA IN GELTRUDE

Nella festa di S. Martino, mentre si cantava il Responsorio: « Beatus
Marttnus, obitum suum longe ante praescivit. - Il Beato Martino conobbe
l'ora della sua morte, molto tempo prima», Geltrude, presa d'ardente
brama, disse al Signore: «Quando dunque, o mio diletto Gesù, mi darai
la stessa lieta nuova? » Egli rispose: « Presto ti ritirerò da questa
vita! » Tale affermazione accrebbe i suoi desideri: da quel punto ella
sospirò di morire per essere con Cristo, quantunque prima non avesse
mai avuto tale desiderio.
Il mercoledì dopo Pasqua, mentre aveva ancora in bocca la Sacra Ostia,
sentì queste divine parole: « Veni, electa mea, et ponam in te thorum
meum - Vieni, mia diletta, porrò in te il mio trono ». Geltrude, a quel
detto, comprese che, presto, si sarebbero verificate le parole che
aveva intese nella festa di S. Martino: « Presto ti ritirerò da questa
vita ».
Il Signore aggiunse: « Nel
tempo che ti rimane da passare in terra, non vivere più per te, ma
sforzati di procurare la mia gloria, seguendo le divine ispirazioni e
l'ardore dei tuoi desideri». La sua morte però venne
differita. Ci è permesso di credere che il Salvatore non volle
toglierla dai mondo, senza che prima avesse acquistato il merito del
desiderio e della preparazione alla quale era stata invitata con le
parole suesposte.
E' scritto infatti che i meriti s'accrescono in proporzione dei
desideri.
Una certa domenica, mentre provava un desiderio veemente di morire,
Gesù le disse: « Se io
dovessi compire alla tua ultima ora, tutto quello che tu hai coltivato
in cuore dall'infanzia fino a questo momento, sarebbe poca cosa in
confronto della grazia che la mia gratuita bontà ti ha destinato, senza
che tu l'abbia desiderata ». Poi aggiunse: « Scegli ora quello che vuoi:
morire, oppure rendere sempre più bella la tua anima con una lunga
malattia, quantunque sappia che tu temi molto la polvere delle
negligenze che accompagnano le infermità prolungate ».
Geltrude inchinandosi davanti alla divina accondiscendenza, rispose: «
O mio caro Signore, si compia in tutto la tua santa Volontà! ». E Gesù:
« E' giusto che tu mi lasci questa scelta, ma se per amor mio, consenti
a rimanere ancora quaggiù, Io dimorerò in te e ti riscalderò sul mio
seno come la colomba nel nido, fino a quando ti condurrò meco nelle
luminose regioni dell'eterna primavera ».
Dopo tali parole il suo desiderio della morte si placò: tutte le volte
che rientrava nel suo interno, sentiva una voce interiore ripeterle
quel versetto: « Columba mea in foraminibus petrae - La mia colomba è
nel cavo della roccia. (Cant. dei,cant. 14).
Più tardi il suo desiderio ritornò a divampare, ed ella pregò il
Signore di prenderla con sè. Ma Gesù le disse: « Può una vera Sposa
avere una sì ardente brama di giungere in un luogo ove sa che il suo
Sposo non potrà più abbellirla con nuovi ornamenti, ed ella stessa non
potrà più offrire un dono al suo Diletto?». Infatti l'anima, dopo
morte, non può nè crescere in meriti, nè lavorare per Dio.