CAPITOLO XIII. -SI PARLA DELL'ANIMA DEL FRATELLO GIOVANNI RICOMPENSATO PER I SUOI LAVORI ASSIDUI

Benchè sia giusto che le anime, all'uscire dal corpo, abbiano ad
espiare le colpe commesse in vita, per ricevere poi la ricompensa delle
loro opere buone, pure la misericordia di Dio rivelò, in occasione
della morte del fratello Giovanni, a S. Geltrude l'eccesso della sua
divina bontà.
Appena spirato quel fratello, che con grandi fatiche, aveva per lunghi
anni servito il Monastero, Geltrude vide tutte le sue opere buone
simboleggiate in una scala.
L'anima uscita dal corpo; doveva purificarsi ancora di alcune
negligenze, salendo gradino per gradino, quella scala. Le sue pene
diminuivano man mano che - saliva. Siccome pera è difficile evitare
ogni negligenza, quando abbondano le preoccupazioni, ed essendo sempre
vero che ogni minima trascuratezza deve essere espiata, così
quell'anima, non del tutto limpida, dopo di aver salito qualche
gradino, cominciò a tremare come se lo scalino, scosso dal peso, stesse
per rompersi.
Geltrude comprese che il piolo vacillante rappresentava una certa
imperfezione negli atti, e si accorse che quello spavento aveva
purificata l'anima: Quando un membro della Comunità rivolgeva a Dio una
preghiera pere quell'anima, era come se le avesse teso la mano per
salire più in alto. La Santa apprese ancora che il Signore, nella sua
bontà, aveva conferito al Monastero un privilegio; tutti coloro che
avrebbero lavorato al bene della Comunità., sarebbero stati grandemente
consolati nel loro trapasso, anche se avessero dovuto soffrire le pene
del Purgatorio - Quel privilegio sarebbe durato irrevocabilmente, fino
a quando il. convento fosse stato fedelmente osservante della S. Regola.