CAPITOLO X. - SI PARLA DI S. CHE MORI' TUTTA FERVENTE DI DIVINO ARDORE

In seguito morì un'altra giovane monaca. Dall'infanzia fino all'ora
della morte, le sue azioni generose dimostravano il disprezzo che aveva
del mondo e delle sue seduzioni.
Nel giorno della morte, mentre stava per entrare in agonia, ella salutò
teneramente le persone presenti, promettendo ricordo di preghiera
quando fosse comparsa davanti a Dio, oceano infinito d'ogni bene.
L'avvicinarsi della morte accrebbe le sue sofferenze; ed ella disse al
Signore con tutto lo slancio del cuore: « Caro Gesù, tu conosci tutti i
miei segreti e sai che avrei voluto servirti fedelmente fino alla
decrepitezza; siccome però tu mi chiami all'eternità, tutta la mia
brama di vivere si muta in desiderio di vederti; tale sete di mirarti è
così intensa, che cambia per me in dolcezza tutte le amarezze della
morte. Se però tu, volessi sarei pronta a sopportare questi dolori fino
al giorno del giudizio, quand'anche fossimo al principio del mondo. So
peraltro che nelle tua infinita bontà mi chiamerai oggi stesso
all'eterno riposo; tuttavia ti prego di differire tale gioia fino al
momento in cui i dolori avranno sodisfatto le colpe delle anime del
purgatorio che tu desideri maggiormente di liberare. Tu sai, o Signore,
che io conto per nulla me stessa e che non ho di mira che la tua gloria
».
Dopo queste e simili parole che non scriviamo per brevità, l'infermiera
la pregò di permetterle di stenderle le gambe già contratte per la
vicina morte. Rispose: « Voglio io stessa offrire questo sacrificio al
mio Signore crocifisso ». E tosto con un'energica mossa stese le gambe,
dicendo: « Mi unisco a quell'ardente amore che ti fece gettare un gran
grido, o mio Gesù, quando hai reso lo spirito al Padre; a questo stesso
fine ti offro tutti i movimenti dei miei piedi ». Anzi con divozione
grande, abbandonò a Dio tutte le parti del corpo: occhi, mani,
orecchie, bocca, cuore.
Chiese poi che le si leggesse la Passione di Gesù e indicò con la sua
mano le parole: « Sublevatis oculis (Jesus) in coelum, perchè pensava
che se si fosse cominciato a leggere da principio: Ante diem festum,
non avrebbero fatto a tempo a terminare. Infatti quando si giunse a
quel punto « Et inclinato capite tradidit spiritum », ella chiese il
Crocifisso, considerando con tenerezza ciascuna delle Piaghe; le salutò
con ringraziamenti e loro confidò la sua anima con parole così dolci e
ricche di divina sapienza, che tutte ne furono rapite ed ammirate.
Ma in breve ricadde sfinita e qualche minuto dopo s'addormentò
beatamente in Dio.
S. Geltrude vide che il Signore l'accolse con un tenero amplesso,
dandole una corona splendida e affatto speciale per avere avuto il
virile coraggio di calpestare il mondo per seguirlo fedelmente.
S'intesero i gioiosi cori angelici che la scortavano al cielo: « Chi è
costei che sale dal deserto - cantavano essi - colma di delizie e
appoggiata al Diletto? » (Cant. VIII. 5).
Quando giunse al trono di gloria, Gesù, Sposo delle vergini, la pose
davanti a sè e le disse teneramente « Tu sei la mia gloria! ». Poi si
alzò e la fece sedere sul trono celeste. Il giorno seguente, che era
quello della sepoltura, Geltrude, pregando nuovamente per essa; la vide
in una gloria e in una gioia sconosciuta ai poveri mortali. Chiese
quale ricompensa aveva ottenuto per tale e tal'altra virtù che l'aveva
vista praticare in vita; ed ebbe, per i meriti della defunta, una
partecipazione spirituale alla sua celeste gioia.
La defunta le chiese: « Cosa
brami ancora di sapere riguardo alla mia eterna ricompensa? L'arca
celeste ove abita corporalmente tutta la pienezza della Divinità, il
dolcissimo Cuore di Gesù, nostro Sposo, mi è del tutto aperta, tranne
un angolo segreto, dove non ho meritato di penetrare. Quello che colà
si trova è riservato alle anime che sulla terra hanno amato totalmente
Dio, da farne conoscere con zelo i beni che avevano ricevuti, perchè
fosse maggiormente glorificato. Io non ebbi questa carità, ma ho goduto
da sola, in segreto col mio Diletto, i beni di cui mi favoriva, così
non posso penetrare in quel tesoro nascosto! ».
Geltrude chiese allora: « Quando
i tuoi e i miei amici m'interrogheranno su quanto io so dei tuoi
meriti, cosa devo rispondere, poichè la parola male sa tradurre simili
dolcezze? ». Ella rispose: « Se tu avessi aspirato ii
profumo di mille fiori, che cosa potresti dire se non che hai goduto e
grandemente goduto delle fragranze di ciascuno? Così, dopo d'aver avuto
una debole idea della mia gloria in cielo, tu non potrai dire altro che
questo, che per ciascuno dei miei pensieri, parole, opere, il
dolcissimo e fedelissimo Amico delle anime mi ha accordato una
magnifica ricompensa, infinitamente superiore ai miei meriti».