CAPITOLO VII. - LIETO TRAPASSO DI M. DI SANTA MEMORIA

uando S. M. di santa memoria giunse ai suoi ultimi istanti, Geltrude
pregava con la Comunità e diceva fra l'altro a Gesù: « Perchè,
amatissimo Signore, non esaudisci le preghiere che inalziamo per essa?
». Egli rispose: « Il
suo spirito spazia in tali altezze da non poter essere consolato in
modo umano ». Geltrude Insistette: « In virtù di quale
giudizio? ». E il Signore: «Ho
messo il mio segreto in essa, come ebbi già, il mio segreto con essa
». La Santa persistette nel voler sapere come quell'anima si sarebbe
sciolta dal corpo. Gesù le disse: « La
mia divina virtù l'assorbirà, come il sole cocente una goccia di
rugiada.» Geltrude volle anche sapere perchè Gesù la
lasciava in preda al delirio. Il Salvatore rispose: « Per mostrare che
la mia azione agisce più nell'intimo dell'anima che alla superficie ».
E Geltrude: « La tua grazia, o Gesù, potrebbe raggiungere lo stesso
effetto illuminando i cuori ». Egli spiegò: «Come mai questa grazia agirebbe
su coloro che non scendono mai nella profondità della loro anima, ove è
mia abitudine infondere la grazia? ». Geltrude pregò poi
il suo Sposo divino di concedere a Suor Matilde il dono dei miracoli,
almeno dopo la morte, per la gloria di Dio, e per confermare le sue
rivelazioni, confondendo così gli increduli. Allora il Signore, tenendo
il libro delle rivelazioni di Matilde con due dita, disse: « Forse che non mi è dato riportare
vittoria anche senza armi? » E aggiunse: « Quando l'ho creduto. necessario,
ho sottomesso i popoli e i regni con grandi prodigi, Coloro che hanno
esperimentato l'effusione della mia grazia, possono oggi facilmente
prestare fede prudente alle rivelazioni. Non posso però soffrire i
perversi che contraddicono questi scritti; del resto trionferò di essi
come degli altri ».
Geltrude capì allora come il Signore veda con dolce riconoscenza le
anime fedeli credere senza difficoltà all'abbondante effusione della
grazia che riversa sugli eletti, non secondo il loro merito, ma secondo
l'infinita bontà del suo Cuore.
Mentre veniva conferita l'Estrema Unzione alla morente, Geltrude vide
Gesù toccare con la mano il cuore di Matilde, dicendo: « Quando questa
mia felicissima Sposa sarà sciolta dal corpo e immersa nell'oceano
donde è uscita, diffonderò le onde abbondanti della mia beatitudine su
coloro che la affezione ha condotto intorno al suo letto ».
In seguito, prolungandosi l'agonia, Geltrude con altre suore
perseverava in preghiera vicino a Matilde. Ella conobbe che il Signore
arricchiva le persone presenti con tre benefìci: il primo era il
compimento dei loro giusti desideri, il secondo un aiuto speciale che
riceverebbero per correggere i loro difetti (queste due grazie dovevano
essere più facilmente ottenute in quel luogo, per i meriti di Matilde).
Il terzo beneficio fu l'ampia benedizione che il Signore diede a tutti
stendendo la mano.
Geltrude meditava quelle cose con profonda gratitudine, quando alcuni
momenti dopo, vide il Signore delle virtù, il Re di gloria, più
avvenente degli Angeli e dei Santi, stare seduto a capo del letto e
ricevere nel suo sacratissimo Cuore, dal lato destro, il respiro che,
quasi brillante arco d'oro, sfuggiva dalle labbra dell'agonizzante.
Dopo d'avere goduto a lungo di quella deliziosa visione, mentre si
ricominciarono i salmi: « Deus, Deus meus respice in me » (Sal. XXI) e
precisamente alla fine del salmo: « Ad Te levavi animam meam » (Sal.
XXIV) il Signore si chinò sull'agonizzante e, con infinita tenerezza,
l'abbracciò due volte, quale amatissima Sposa.
Durante la recita dell'antifona « Ut te simus intuentes - Affine che
noi possiamo vederti », la gran Madre di Dio, l'illustre Vergine di
stirpe regale, apparve ammantata di porpora: si inchinò teneramente
sulla Sposa del suo Figlio e, prendendole la testa con le due mani, la
dispose in modo che il suo respiro potesse giungere direttamente al
Cuore divino.
Mentre si recitava la breve invocazione: « Ave, Jesu Christe, Verbum
Patris - Salve, o Cristo, Verbo del Padre », il Signore apparve
trasfigurato in una meravigliosa chiarezza, col volto raggiante come il
sole nel più splendido meriggio. A tale vista Geltrude ebbe un
trasporto di ammirazione, ma rientrando ben presto in se stessa, vide
la rosa brillante del cielo, la Vergine Maria che, gioiosa di mirare il
Figlio suo unito a quella nuova amabile Sposa, lo stringeva fra le
braccia, baciandolo con tenerezza.
Geltrude comprese allora che l'unione eterna era consumata per Suor
Matilde. La sua bell'anima, assetata di Dio, era stata introdotta nella
cella traboccante di felicità paradisiaca, ove si trovava per sempre
immersa nell'abisso infinito della vera beatitudine.