CAPITOLO III. - SI PARLA DELL'ANIMA DI UNA GIOVINETTA DEVOTA ALLA SS. VERGINE

Poco tempo dopo morì una giovinetta che, fin dall'infanzia, era stata
divotissima della Madonna. Avendo terminato la sua breve carriera,
venne chiamata all'eterna ricompensa. Munita di tutti i sacramenti
della Chiesa, ella stava per entrare in agonia, quando con le mani
tremanti prese il Crocifisso, salutò le S. Piaghe con espressioni
tenere, le ringraziò, le adorò, le coperse di baci così ardenti, che
tutte le consorelle ne provarono straordinaria compunzione.
In seguito ella chiese, con brevi preghiere, al Signore, alla Vergine
Maria, agli Angeli, ai Santi di ottenerle il perdono dei peccati, di
supplire a quanto le mancava, di proteggerla nell'ora della morte;
infine, riposando un istante come se fosse stata stanca, s'addormentò
con confidenza nel Signore.
La Comunità si mise tosto in preghiera per il sollievo di quell'anima e
Gesù apparve a Geltrude: Egli teneva fra le braccia l'anima della
defunta, la carezzava amabilmente e le diceva: «Mi riconosci, figlia
mia?». Geltrude, vedendo ciò, pregò il Signore di ricompensare
quell'anima soprattutto per l'umiltà che l'aveva spinta a servire lei e
le altre consorelle, perchè le credeva più care a Dio e desiderava
partecipare ai loro meriti. Allora Gesù presentò alla defunta il suo
Cuore divino, dicendole: «Bevi,
figlia mia, in questo vaso traboccante quanto tu desideravi ricevere
per i miei eletti quando eri in terra ».
All'indomani, durante la S. Messa, quell'anima apparve come seduta in
grembo al Salvatore e la Regina del cielo venne vicino a lei,
presentandole i suoi gioielli ed i suoi meriti. Quando la Comunità
recitò per essa il Salterio, aggiungendo un'Ave Maria dopo ogni salmo,
la Madre di Gesù moltiplicò i doni suoi a quell'anima, come ricompensa
della sua speciale divozione.
Geltrude chiese poi al Signore di quali fragilità aveva dovuto
purificare la defunta prima della morte.
Egli rispose: « Ella si
compiaceva nel suo proprio giudizio: l'ha purificata permettendo che
morisse prima che la comunità terminasse le preghiere, che si dicevano
per lei. Infatti, quand'ella comprese che ciò avveniva, temette di
subirne detrimento e tale angoscia la purificò da ogni imperfezione.
Geltrude aggiunse: « Ma Signore, quest'anima non si era forse
purificata sufficientemente con la contrizione che ebbe in punto di
morte, quando ti ha pregato di mondarla da tutte le colpe? ». E Gesù: «
Quella contrizione
generale non era sufficiente, bisognava che subentrasse una sofferenza
per cancellare l'attacco al suo proprio giudizio, per cui non si
piegava subito docilmente a coloro che la dirigevano ». E
aggiunse: « Ella dovette essere purificata anche da un'altra macchia,
contratta per la noia ch'ella provava a confessarsi; la mia bontà però
le ha perdonato questa imperfezione, in vista di coloro che avevano
cura di lei, e che sono i miei ed i suoi amici. Per la pena che ha
provato, confessandosi in punto di morte, le ho rimesso ogni negligenza
su questo punto ».
Durante la S. Messa, mentre si cantavano all'Offertorio queste parole:
« Hostias ac preces », il Signore parve levare la mano destra. Allora
un magnifico bagliore rischiarò tutto il cielo, e investì quell'anima
che riposava in grembo a Cristo. Tutti i cori dei Santi si
avvicinarono, ordine per ordine, deposero i loro meriti in seno a Gesù,
per supplire a quelli che la defunta non aveva acquistati.
Geltrude comprese allora che i Santi agivano in tal modo, perchè
quell'anima aveva avuto l'abitudine di supplicarli affinché
applicassero ai defunti i loro meriti, quale espiazione dei loro
difetti. Quantunque poi tutti gli abitanti del cielo le mostrassero
segni speciali di tenerezza, pure le vergini lo facevano in modo più
ardente, essendo essa una del loro numero.
Un'altra volta Geltrude pregò ancora per l'anima di quella giovane
Religiosa: le sue parole furono brevi, ma possenti. Esse apparvero
scolpite sul petto del Signore, quasi come finestrelle che facevano
vedere l'interno del Cuore di Gesù, Figlio di Dio. Ella intese Gesù
dire a quell'anima: « Guarda
in ogni parte del cielo: vedi se qualche Santo possiede un bene che
tudesideri e attingi quel bene nel mio Cuore, attraverso a queste
aperture ».
Geltrude comprese che lo stesso favore si rinnovava a ogni preghiera
offerta per quell'anima.
All'Elevazione dell'Ostia, il Figlio di Dio parve presentare: a quella
giovane Religiosa il suo sacratissimo Corpo sotto l'aspetto di un
agnello immacolato. Mentre essa lo baciava con tenerezza, fu come
trasfigurata, ricevendo una nuova gioia nella conoscenza della
Divinità. Geltrude chiese allora alla defunta di pregare per le anime
che le erano affidate. Rispose: « Prego per esse, ma non posso volere
se non quello che vuole il mio amatissimo Signore». Riprese la Santa: «
E' dunque allora inutile appoggiarsi alla tua preghiera? ». « No, essa
sarà loro di vantaggio, perchè il Signore, che conosce i loro desideri,
ci eccita a pregare secondo le loro intenzioni ». « Puoi tu intercedere
specialmente per le tue più intime amiche che nulla hanno ancora
chiesto? ». « Il Signore stesso, nel suo amore, fa loro un gran bene
per causa nostra ». « Prega almeno specialmente per il Sacerdote che
ora si comunica per te ». « Egli avrà doppio vantaggio per tale atto:
come il Signore da lui riceve per dare a me grarzie preziose, così, a
mia volta, rimando tali beni verso il Sacerdote, unendovi grazie
personali; il suo profitto spirituale si accresce come l'oro appare più
bello quando vi sono incastonate varie gemme».
Geltrude chiese: « Dalle tue parole mi pare di poter concludere che è
più vantaggioso celebrare delle Messe per i defunti, piuttosto che per
altre intenzioni». La giovane Religiosa rispose: « In vista della
carità con la quale si aiutano, le anime purganti, la S. Messa produce
maggiori frutti che se fosse celebrata soltanto per dovere sacerdotale.
Ma se un moto intimo del cuore getta íl sacerdote in Dio, e lo fa
celebrare sotto tale impulso, allora il S. Sacrificio è ancora più
fruttuoso ».
Geltrude aggiunse: « Dove hai tu appreso tante cose, mentre avevi in
terra un'intelligenza così limitata? ». Ella replicò: « Ho appreso ogni
cosa da Colui di cui S. Agostino disse: « avere visto Dio una sola
volta, significa avere tutto appreso ».
Un altro giorno Geltrude vide la defunta raggiante di gloria, adorna di
abiti scarlatti: ne chiese la ragiono al Signore, il quale rispose: «
Come gliene avevo fatto promessa, per tuo tramite, così l'ho rivestita
della mia Passione; perchè nonostante la grande debolezza della sua
salute, non si è mai astenuta dai lavori comuni imposti dalla Regola e
quantunque si spendesse al di là delle sue forze, pure non lasciò
sfuggire nè un lamento, nè una impazienza». Il Signore aggiunse: « Le ho poi dato parecchi nobili
principi della mia corte, affinchè le rendano onori particolari per
compensare gli spasimi sopportati durante la malattia. Un braccio le
cagionò particolari sofferenze, perciò ella mi tiene abbracciato nella
gloria con tale beatitudine che vorrebbe avere sofferto cento volte di
più ».
Siccome Geltrude bramava sapere se la Congregazione riceveva qualche
soccorso dalle anime beate che aveva dato al cielo, la defunta rispose:
« Esse vi procurano aiuti immensi, perchè il Signore moltiplica i suoi
benefici a vostro riguardo, per ciascuna delle vostre consorelle salite
all'eterna gloria ».
Durante una S. Messa che non era cantata per i defunti, Geltrude,
pregando ancora per la stessa Religiosa, la vide nella gloria e chiese
quale frutto ritraeva da quel Santo Sacrificio. Rispose ella: « Non
attinge una regina nelle ricchezze del suo re e Signore? Ora che sono
unita al mio Re, dolcissimo Sposo, ho parte a tutti i suoi beni e mi
assido alla sua tavola come regina a quella del suo sovrano. Per tutte
queste grazie siano lode e gloria in tutti i secoli al Signore, Re dei
Re ».