CAPITOLO LVII. - NELLA FESTA DI S. CATERINA, VERGINE E MARTIRE (25 NOVEMBRE)

Nel giorno di S. Agostino il Signore spiegò a Geltrude le parole: « Non
est inventus simili illi: Non si trovò nessuno simile a Lui » (Eccl.
XLIV, 20), e le mostrò i meriti di parecchi Santi. Allora Geltrude lo
supplicò di farle conoscere la gloria e i meriti di S. Caterina,
ch'ella prediligeva fino dall'infanzia.
Il Signore esaudì le sue brame, e le mostrò la Santa su di un trono
così smagliante che, se in cielo non ci fossero state regine anche più
potenti, lo splendore di quella Santa sarebbe bastato per abbellire
l'intero paradiso.
Si vedevano vicino a Lei, più in basso, i cinquanta filosofi su cui
aveva trionfato con divina sapienza e che aveva guidato al cielo. Tutti
tenevano in mano preziosi scettri d'oro e ne appoggiavano l'estremità
sugli abiti della Santa, quasi per adornarli con ammirabile guarnizione
di aurei fiori. In tali fiori erano rappresentate le fatiche che quei
filosofi avevano sopportato, per l'acquisto della vera sapienza. Essi
offrivano l'omaggio dei loro lavori all'illustre vergine, perchè li
aveva ritirati dalla vana scienza, per condurli alla grazia della fede,
con genialità di sforzi e sapienza divina. Il Signore dispensava baci
tenerissimi all'illustre vergine e le comunicava, col suo alito, le
delizie attinte dalla divinità nei cuori di tutti coloro che avevano
celebrato in terra la festa della grande Martire. (La stessa cosa, a
suo luogo, abbiamo riferito di S. Agnese). La corona, posta sulla testa
di S, Caterina, era adorna di fiori freschissimi, che parevano
irradiare il loro profumo sui devoti della Santa.