CAPITOLO XLVIII. - FESTA DELL'ASSUNZIONE DI MARIA VERGINE

La festa della solenne Assunzione di Maria si avvicinava e Geltrude,
trattenuta a letto da infermità, non poteva, benchè assai lo
desiderasse, recitare tante «Ave Maria» quanti erano stati gli anni
passati dalla Vergine in terra. Tuttavia si sforzò di raggiungere quel
numero, dividendo in tre parti la Salutazione angelica: Ave Maria -
Gratia piena - Dominus tecum. Mentre stava offrendo queste ed altre
preghiere, che alcune persone le avevano detto di presentare alla S.
Vergine, la graziosa Regina del cielo le apparve rivestita con un manto
verde, su cui brillavano numerosi fiori d'oro, in forma di trifoglio.
Essa le disse: « Porto sul mio abito tanti fiori, quante sono le parole
delle preghiere che tu mi hai offerto a nome delle persone che ti hanno
raccomandato di presentarmele. Questi fiori brillano più o meno a
seconda dell'attenzione posta nel recitare dette preghiere. Ora rivolgo
questi divini splendori verso ciascuna di quelle anime, per renderle
più gradite al Figlio mio ed a tutta la Corte celeste». La Regina del
cielo portava, fra quei trifogli, anche alcune rose di meravigliosa
bellezza, che avevano sei foglie: tre erano d'oro tempestate di gemme
preziose, le altre tre offrivano una mirabile varietà di sfumature.
Nelle tre foglie d'oro Geltrude riconobbe le tre parti della
Salutazione angelica ch'ella aveva recitato, nonostante la sua
debolezza, con un grande sforzo. Il Signore Gesù volle, nella sua
immensa bontà, unire a quelle foglie preziose, le altre tre con colori
stupendi: la prima per l'amore con cui Geltrude aveva salutato e lodato
la sua dolcissima Madre; la seconda per la discrezione mostrata,
recitando solo quelle tre parti, giacchè era nell'impossibilità di fare
di più; la terza per la perfetta confidenza che le faceva sperare di
vedere il Signore e la dolce sua Madre accettare i suoi deboli sforzi.
All'ora di Prima, dopo la quale si doveva cantare la Messa della
vigilia dell'Assunzione, ella pregò Gesù di ottenerle grazia e perdono
presso la diletta sua Madre, perchè sentiva di essere stata spesso
negligente nell'onorarla.
Il Salvatore s'inchinò allora verso la Madre sua e con un tenerissimo
abbraccio dimostrò la divozione filiale che sempre aveva nutrito per
lei. Indi le disse: « Ricordati, o mia Signora, e mia amorosissima
Madre, che per te ho perdonato ai peccatori; guarda ora la mia eletta
con quell'amore che avresti s'ella ti avesse sempre servita con la più
grande divozione ». A quelle parole la Vergine parve sciogliersi in
tenerezza e, per amore del Figlio suo, diede a Geltrude tutta la sua
beatitudine.
Alla Messa Vultum tuum durante la colletta: Deus qui verginalem aulam,
il Signore Gesù mostrò tanta affezione alla Madre sua, da rinnovarle
tutte le gioie della sua santa Concezione, della sua nascita, e quelle
che le procurò la sua santa Umanità.
Mentre Geltrude rifletteva alle parole: « In sua difensione munttos -
munito dal sua soccorso» ella vide la Madre di bontà stendere il manto,
per coprire con la sua protezione tutti coloro che si rifugiavano sotto
il suo patrocinio; i Santi conducevano alla loro Regina le persone che
si erano preparate alla sua festa con esercizi e preghiere speciali.
Tali persone assomigliavano a bellissime giovinette e si sedevano
rispettosamente davanti alla Madonna, come figlie alla loro madre.
Vicino alle medesime volteggiavano schiere di angeli che le difendevano
dalle insidie del demonio, eccitandole al bene. Geltrude comprese che
quella protezione angelica era accordata alla domanda della colletta:
ut sua defensione munttos, - perchè gli spiriti celesti stanno sempre
vigilanti agli ordini della gloriosa Vergine, per difendere coloro che
l'invocano.
Geltrude vide poi molti animali di diverse specie accorrere verso la
Madre di Dio, per rifugiarsi sotto il suo manto. Essi simboleggiavano i
peccatori che avevano divozione speciale alla Regina della
misericordia. Essa li accoglieva con bontà, li proteggeva sotto il suo
manto e li accarezzava con la sua dolce mano, come si usa fare coi
cagnolini.
La Vergine rivelava così la sua misericordia verso coloro che a Lei si
affidano, dimostrandosi sollecita di ricondurre al Figlio suo tutti
quelli che, con un vero pentimento delle loro colpe, hanno sperato
malgrado i loro peccati, nella sua misericordiosa mediazione.
All'Elevazione il Signore Gesù sembò consegnare se stesso, sotto le
spoglie sacramentali dell'Ostia, con tutta la beatitudine della sua
Divinità ed Umanità, a tutti coloro che assistevano con divozione alla
S. Messa in onore della sua dolcissima Madre, bramando di corteggiarla
divotamente nella festa dell'Assunzione. Essi, dolcemente attratti e
ri. confortati dalla virtù vivificante della Divinità, erano confermati
nella buona volontà, proprio come un uomo recupera energie,
sostentandosi con cibi nutrienti.
Dopo la S. Messa mentre le Monache, secondo le prescrizioni della
Regola, si recevano in capitolo, Geltrude vide il Signore Gesù che le
precedeva, circondato da una moltitudine di Angeli, attendendo con
gioia l'arrivo delle sue Spose.
La Santa, alquanto stupita, chiese: « Come mai, o amatissimo Gesù, tu
vieni a questo nostro Capitolo con si grande moltitudine di angeli?
Eppure noi celebriamo questa festa in tono assai meno solenne della tua
Nascita ed Incarnazione ». Rispose l'amabile Salvatore: « Sono venuto qui come buon padre
di famiglia, che si fa premura di ricevere lui stesso gli invitati al
suo banchetto. Oggi, per onorare la mia dolcissima Mamma, quando si
annuncerà la solennità della sua gloriosa Assunzione, accoglierò con
tenerezza speciale tutte le anime che desiderano celebrare divotamente
questa festa. Di più per la mia divina autorità, assolverò tutte coloro
che umilmente accuseranno le loro infrazioni alla Regola. Nello stesso
modo assisto ai vostro Capitolo in ogni festività ed approvo tutto
quello che ivi compite, come già ti mostrai nella vigilia della mia
Natività ».
Mentre Geltrude assisteva con divozione speciale all'ora di Nona,
quando, secondo le nostre costumazioni, inizia la festa
dell'Assunzione, conobbe per divina ispirazione che appunto in
quell'ora la Vergine venne talmente assorbita in Dio che, spogliata
dalla scoria mortale, preludiava la vita celeste, non vivendo più se
non per l'azione dello Spirito Santo. Rimase in quello stato fino alla
terza ora di notte; allora si lanciò in Dio, adorna delle perfezioni di
tutte le virtù, senza il minimo rimpianto di coscienza. Beatamente
nelle braccia del Signore, fatta un solo spirito con Lui, entrò nella
potenza della Divinità (Sal. LXX).
Ai Vespri, mentre si cantavano i salmi, la Santa vide il Signore
attrarre nel suo divin Cuore tutte le lodi che Gli erano rivolte e
dirigerle verso la Vergine come un torrente impetuoso, di cui la
celeste Sovrana riceveva le onde, secondo il numero dei meriti di cui
era arricchita. All'antifona: Tota pulchra es - ella si abbandonò nelle
braccia del Signore, cercando di far risuonare le parole dell'antifona
sul liuto del divin Cuore, in memoria delle tenerezze che il Figlio
dell'Altissimo prodigò con queste ed altre parole, a Lei, sua
beatissima Madre. A questa dimostrazione d'amore, i torrenti del divin
Cuore inondarono con maggior impeto l'anima della Celeste Sovrana,
sprizzando gocce di acqua brillanti come fulgide stelle. Tali stelle la
circondarono per rallegrarla ed adornarla d'incomparabili splendori; ma
il loro numero era così grande che molte caddero al suolo. I Santi,
rapiti d'ammirazione, s'affrettarono a raccoglierle per offrirle
gioiosamente al Signore; con tale atto vollero far comprendere che
attingono gioia, gloria, beatitudine nella sovrabbondanza dei meriti
della Madre di Dio. Tutti gli angeli si associarono con grande
allegrezza al fervore della Comunità e fecero risuonare, con la
medesima, il responsorio: Quae est ista?. In seguito il Signore cantò
con voce sonora il versetto: Ista est speciosa, e lo Spirito Santo
parve far vibrare il liuto del Cuore divino per lodare e glorificare la
Vergine Maria, benedetta fra tutte le creature.
All'inno: Quem terra pontus ecc. la celeste Regina parve venir meno
sotto il peso dell'immenso gaudio, e s'inchinò sul seno del suo
amabilissimo Figlio per rìposarsi fino alla strofa: O glortosa Domina.
Si alzò allora, quasi spinta dalla divozione dei fedeli, tendendo a
tutti la mano della sua dolce protezione e materna consolazione. Alla
dossologia Deo Patri, si levò di nuovo e piegò tre volte le ginocchia
con grande riverenza per glorificare la Trinità, sempre adorabile.
Rimase così prostrata tutto il tempo del Magnificat, pregando per la
Chiesa; durante l'antifona Virgo Prudentissima, fece brillare una luce
celeste su tutti coloro che la pregavano con divozione.
Un'altra volta, nella stessa festa dell'Assunzione, Geltrude era così
sfinita, che si poté a stento trascinare a Mattutino. Mentre stava
seduta, affranta per lo sforzo fatto, il Signore, che si leva in alto,
la visitò con le viscere della sua misericordia (Luc. I, 78). Infatti
quando si lesse il VI Responsorio, ella fu rapita in spirito e le parve
di assistere alla gioconda festa, nella quale la Vergine, dopo d'aver
pagato il tributo alla natura, se ne entrò giubilante ne' regni celesti.
Dopo il Responsorio Super Salutem fino al Te Deum, durante il quale
ella riprese i sensi, tutti i canti le procurarono speciali
illustrazioni e gioie ineffabili. Ne citerò solo alcuna più accessibile
alla umana intelligenza. Le parve dunque che il Responsorio Super
salutem fosse cantato dai cori riuniti degli angeli e degli apostoli,
per rallegrarsi con la Sovrana degli onori ricevuti. Durante quel tempo
la gloriosa Vergine, attratta da una forza infinitamente dolce, usciva
dalla prigione del corpo per lanciarsi nelle braccia amorose del
Figlio. Egli, Padre tenerissimo degli orfani, si sostituiva per così
dire alla Chiesa, sua diletta Sposa, e volle raccomandare alla Madre
sua le intenzioni che più profondamente interessavano il suo Cuore.
Così cantò Lui stesso il VII Responsorio: « Sancta Deo diletta - Santa
ama ta da Dio ». In seguito, mentre la Vergine, man mano s'inalzava, il
Figlio, acceso da affezione sempre più tenera per la Madre sua,
raddoppiò le lodi, salutandola con l'VIII responsorio: Salve Maria;
l'assemblea dei Santi, riprendendo i canti, aggiunse: « Salve, pia
Mater christianorum - Salve, tenera Madre dei Cristiani ». In seguito
Gesù, personificando ancora la Chiesa sua Sposa, cantò con voce chiara:
« Virgo solamen desolatorum - Vergine consolatrice degli afflitti ».
Durante il cantico: Audite me, divini fructus, la beatissima Vergine
parve entrare in cielo trasalendo di giubilo, ma la visione del trionfo
meraviglioso non potrà mai essere espressa da umano linguaggio. La
Vergine parve entrare in un magnifico prato, smaltato di fiori. Quando
si cantò il versetto: Et frondete in gratiam, tutti i fiori vollero
celebrare l'arrivo d'una sì grande Regina: dai loro petali irradiò una
luce affascinante accompagnata da squisiti olezzi e da melodie così
soavi, come se tutti i suoni della terra si fossero riuniti in un
concerto armonioso.
La dolcissima Vergine, gustando la sua incomparabile beatitudine,
lodava Dio e salmodiava: Gaudens gaudebo in Domino. Dio Padre, placato
alla vista di una Vergine così bella, benedisse la Chiesa militante e
le disse nell'abbondanza della sua soavità: Non vocaberis ultra
derelieta. In seguito a onore della Vergine Maria, tutto il coro degli
angeli cantò con slancio questo inno: Sexaginta sunt reginae, per
dimostrare che la Madre di Dio è al di sopra di tutte le gerarchie. Il
coro dei Santi incalzò et octogirata concubinae, proclamando che Ella
ha ricevuto maggiori privilegi di tutti loro presi insieme. Infine il
coro riunito degli Angeli e dei Santi, insistette cantando in nome
della Chiesa militante: et adolescentularum non est numerus - per
esaltare la Madre di Dio al di sopra di loro tutti. Lo Spirito Santo
aggiunse una dolcissima modulazione: Una est columba mea, come se
avesse detto: « Ho trovato solo in Essa la mia somiglianza, solo in
Essa mi compiaccio di riposare ». Il Figlio di Dio proseguì: perfetta
mea: cioè tutto ciò che la mia Divinità e la mia Umanità bramavano
trovare nella creatura, l'ho scorto solo in Lei.
Dio Padre aggiunse: una est matris suae, eletta genetricis suae come
se, nell'eccesso del suo amore, non potesse trattenere l'espressione
della sua tenerezza. Maria venne allora posta con grande riverenza, sul
trono di gloria alla destra del Figlio suo, mentre tutta la Corte
celeste faceva echeggiare il Responsorio: Salve nobilis. Virga Jesse,
Salve flos campi, Maria, Unde ortum est lilium convallium. Odor tuus
super euncta preziosa unguenta; favus distillans labia tua, mel et lai
sub lingua tua. Unde - Io ti saluto, nobile stelo di Jesse: io ti
saluto, fiore dei campi, Maria. Da te è uscito il giglio delle valli.
Nessuna preziosa fragranza può esserti paragonata. Le tue labbra
distillano miele, la tua voce è dolce come miele e latte. I cittadini
del cielo, plaudenti intorno a quel trono regale ed animati da
crescente ardore, celebrarono la santissima vita di Maria, cantando con
gìoia ineffabile il Responsorio: Beata es Virgo Maria - Fu la Trinità
stessa che disse il versetto, per rinnovare in quella Vergine benedetta
la dolcezza della Salutazione angelica, che fu l'inizio della sua
gloria.
Il coro dei Santi riprese: « Ecce esaltata es - Ecco che sei esaltata »
e la pregò d'intercedere per la Chiesa militante. Indi Dio Padre che si
compiacque di onorare l'oggetto di tutte le sue tenerezze, iniziò il
Responsorio « Ave, Sponsa Sunamitis, secundum Cor Summi Regis: Ave
Virgo Mater, Spiritu Sancta teste, Tu olimi Mariam sordibus Aegyptiis
millies exosam, Tu Theophtlum desperatum apostatam reconciliasti Filio
Tuo. In gratia. O Sancta, o celsa, o be: nedicta, mitiga et nobis tram
Filii tui. In gratiam. - Io ti saluto, Sposa Sunamite secondo il Cuore
dell'altissimo Re. Io ti saluto Vergine Madre, come l'attesta lo
Spirito Santo. Tu hai riconciliato in grazia col tuo Figlio, e Maria
che si era coperta in Egitto da mille colpe, e Teofilo, l'apostata
disperato. O Santa, o sublime, o benedetta, placa in nostro favore la.
collera del Figlio Tuo ». Tale Responsorio incominciato dal Padre con
le parole Ave Sponsa, venne continuato dal Figlio: Sunamitis secundum
cor Summi Regis e ripreso dallo Spirito Santo: « Ave Mater Maria ». Il
Figlio aggiunse: Spiritu Sancto teste. E tutti i Santi proseguirono con
giubilo: Tu olim Martam sordibus Aegypti millies exosam; e gli angeli
proclamarono Tu Theophilum desperatum apostatam reconciliasti Filio tuo
in gratiam. Allora con slancio ineffabile tutti i Santi insieme, in
nome della Chiesa militante, piegarono il ginocchio davanti alla
Vergine Maria, osannando: O Sancta, o celsa etc. dopo di che la Trinità
uscì come fuori dal profondo abisso del suo gaudio, intonando con
ammirazione il XII Responsorio: Quae est ista? per proclamare i meriti
della gran Madre di Dio.
Geltrude notò poi che la S. Vergine, con la milizia celeste, celebrava
la propria beatitudine cantando Te Deum laudamus, a gloria
dell'adorabile Trinità. La lode del primo verso si rivolgeva a tutta la
Trinità; quella del secondo: Te aeternum Patrem, più specialmente al
Padre, quella del terzo Tibi omnes Angeli, ai Figlio; quella del
quarto: Tibi Cherubin, allo S. Spirito. Così in ogni versetto ciascuna
persona della SS. Trinità era lodata; i sette versetti Tu Rex glortae
Christe s'indirizzavano più specialmente al Salvatore, felicitandolo
perchè, mediante il suo aiuto, la Vergine aveva sempre glorificato il
Signore con tutti i suoi affetti, senza mai lasciarsi distogliere
d'alcun che di passeggero. Nei versetti seguenti: Aeterna jac, ciascuna
delle Tre Persone divine era lodata a sua volta. Geltrude comprendeva
sempre meglio come ogni versetto attribuito al Padre rispondeva allo
scopo con perfetta convenienza; lo stesso avveniva per le altre due
Persone.
Quando, dopo questa gioconda solennità, ella riprese contatto con la
vita ordinaria, si accorse che non solo la sua anima che aveva gustato
tante delizie, si era rinvigorita, ma persino il suo corpo aveva
ripreso forze da poter camminare da sola senza fatica. La straordinaria
energia si mantenne fin dopo la Messa solenne, all'ora del pasto.
Tre anni dopo ella era afflitta ancora da malattia. Nella vigilia
dell'Assunzione, volle, fin dal mattino, sodisfare alla sua pietà e
vide la Vergine Maria in un delizioso giardino fiorito, olezzante di
soavi profumi. Nella gioia tranquilla di una celeste contemplazione la
Vergine stava per spirare; la dolce serenità del suo volto, il fascino
del suo atteggiamento e la Maestà della persona dicevano ch'Ella era
veramente: la piena di grazia! In quel giardino si vedevano magnifiche
rose senza spine, gigli splendenti di candore, viole fragrantissime e
moltissimi fiori di ogni qualità. Non v'era però un filo di erba. Cosa
strana! Quel fiori, più erano lontani dalla Vergine, maggiormente
brillavano per grazia, profumo e vigore. La celeste Regina ne aspirava
gli olezzi, per esalarne poi gli effluvi nel divin Cuore, che
l'amatissimo suo Figlio sembrava aprire davanti a Lei.
Una moltitudine innumerevole di Angeli parve occupare lo spazio che si
trovava fra la Vergine e i fiori, di cui aspirava il profumo. Essi
rendevano i loro omaggi all'eccelsa Regina e nel contempo lodavano il
Signore. Geltrude vide anche S. Giovanni evangelista pregare con
fervore al capezzale di Maria, la quale sembrava estrarre dal Santo una
specie di emanazione meravigliosa. Tale visione le procurava grandi
delizie ed ella desiderava di conoscerne il profondo significato.
L'amabile Gesù le disse che il giardino simboleggiava il Corpo
immacolato di Maria, e i fiori le virtù di cui era adorna. Le rose più
lontane, le più belle, coltivate dagli spiriti celesti con maggior
cura, rappresentavano le opere di carità verso Dio e verso il prossimo;
più si esercita la carità e più l'anima diventa bella. I gigli dal
profumo squisito e immacolato candore, significavano la santa sua vita
che i fedeli cercano d'imitare. Infine quella misteriosa emanazione che
la S. Vergine sembrava assorbire dal cuore di S. Giovanni,
rappresentava la gloria attribuita a questo Santo apostolo, per il bene
che la Madre di Dio aveva compiuto liberamente in terra, perchè egli
provvedeva a tutti i suoi bisogni.
Geltrude chiese poi a Gesù quale vantaggio avesse San Giovanni per la
filiale sollecitudine verso la Vergine». Egli le rispose: « Il mio Cuore si è dolcemente
avvicinato a lui con altrettanti gradi d'amore a misura delle sue
sollecitudini per la santa mia Madre ». Geltrude vide
infine che la persona della benedetta Vergine, posta in quel giardino,
rappresentava la sua anima così preziosa. Essa, saziata di delizie coi
frutti delle sue virtù, raccoglieva tali frutti in se stessa, mediante
un meraviglioso soffio che percorreva, per così dire, il giardino del
suo corpo riportando tutto a Dio con slancio di riconoscenza. La
beatissima Vergine parve riposare in questa grande gioia fino all'ora
di Mattutino, bella quale Geltrude, rapita in estasi, la contemplò in
un tranquillo riposo sul seno del diletto Figlio suo. Gesù gustava
delizie ineffabili a deporre nel Cuore di sua Madre, tutti i frutti di
virtù ch'Ella gli aveva offerti per riconoscenza. Passando dal suo
divin Cuore essi acquistavano valore infinito e, simili alle rose e ai
gigli delle valli, rivestivano la loro Regina di beltà, e freschezza
incomparabile.
Dio Padre cantò Lui stesso, con dolcezza infinita il primo Responsorio
dicendo: « Vidi speciosam - Ho visto la tutta bella » per far conoscere
agli abitanti del cielo, che t'aveva trovata sulla terra, colomba senza
macchia per la sua innocenza: « ascendentem desuper rivos aquarum »:
elevata al di sopra delle correnti delle acque, per i suoi desideri:. «
cujus tnaestimabilis odor erat in vestimento »: i cui vestimenti, (cioè
la sua santa vita), diffondevano un ineffabile profumo, « et sicut dies
verni circundabant eam Mores rosa rum et lilia convallium: e i fiori
dei rosai e i gigli delle valli, (cioè le sue virtù), la circondavano
come una fragrante primavera. Allora lo Spirito Santo, intonando il
secondo Responsorio in nome della Santa Vergine, fece brillare di
eccelso splendore la santità della sua vita con questa dolcissima
modulazione: Sicut cedrus... Come cedro... In seguito tutti i Santi,
estasiati dal concerto, espressero la loro ammirazione col III
Responsorio: « Quae est ista? ». A ciascuna parola Geltrude riceveva
grandi illustrazioni, ma per l'estremo sfinimento, non potè nulla
ricordare.
Tutti i Santi, formando una magnifica processione, si riunirono davanti
al trono verginale della gloriosa Madre, cantando in armonioso concerto
il IV Responsorio: « Gaude Regina praepotens, aeterna lucis proenitens,
gaude coelorum Domina, o Virgo pulcherrima. Gaude misericordissima,
gaude. perenni gloria. Fac nos laetari, jaciemque tuam speculari, plena
virtutis, dulcedinis et ptetatis. Gaude. - Sii felice, o Regina
onnipotente, brillante riflesso dell'eterna luce, sii felice, Regina
del cielo, o Vergine tutta bella. Sii felice, o misericordiosa Maria,
sii felice per la tua inesauribile gloria. Donaci la gioia, mostraci il
tuo volto, o piena dì virtù, di dolcezza, d'amore».
I Santi la lodavano per essere la Sovrana potente, che faceva in loro
brillare la chiarezza dell'eterna luce; perchè stava per entrare nel
suo regno, quale Regina del cielo e della terra; esultavano inebbriati
di gioia, perchè più bella di tutte le vergini, splendida in virtù, in
grazia, potente in misericordia, e atta a soccorrere tutti gli uomini,
di cui sarà la beatitudine poichè, per i suoi meriti, mette il colmo
alla gioia di tutti i Santi.
Allora il coro degli angeli, avanzandosi con solennità, cantarono il
versetto fac nos laetari quasi per attrarla a quella gloria, che doveva
coronare la sua morte di tanti splendori. I Santi aggiunsero il Gloria
Patri, per ringraziare la Trinità di tutte le grazie ricevute dalla
Vergine nell'anima e nel corpo.
Le antifone ed i salmi che seguirono furono cantati dall'assemblea dei
Santi, offrendo uno spettacolo meraviglioso. Al V Responsorio fu la
nobile Vergine stessa che ritta cantò, in un trasporto di gioia e di
gratitudine: « Beatam me dicent omnes generationes - Tutte le
generazioni mi chiameranno beata ».
Infine la Santissima anima, benedetta fra tutte le creature, sciolta
dal corpo, appoggiata con tenerezza al braccio del Figlio, e godendo
dei baci dello Sposo, s'immerse, con un'incomparabile unione, alla
sorgente di quella beatitudine infinita, dalla quale non doveva più
uscire.
Tutta la Corte celeste fu illuminata e rallegrata dalla presenza di sì
grande Regina. Mirava la Vergine incomparabile nei dolci amplessi che
le prodigava l'ineffabile accondiscendenza del Re supremo; la vedeva
esaltata al di sopra di tutti gli Angeli e Santi, posta immediatamente
dopo la SS. Trinità. Tutti in coro celebrarono le sue lodi, cantando
con meraviglioso trasporto di gioia, il VI Responsorio: Super salutem.
Così terminò la visione.
Si vede chiaramente dal fin qui detto, con quale bontà Dio vuol
provvedere alla salvezza di molti, accordando le sue grazie di
privilegio ad una sola anima, poichè volle completare la visione
iniziata tre anni prima.
Se la nostra negligenza chiude per noi la corrente spirituale della
grazia, cogliamo qualche. fiore di divozione nel meraviglioso giardino
che ci viene aperto.
Un'altra volta, nella stessa festa dell'Assunzione, mentre Geltrude
assisteva con fervore a Mattutino, volle avere in ciascuno dei tre
Notturni, un'intenzione speciale. A ciascuna parola, a ciascuna nota
del primo Notturno, ella ricordò alla gloriosa Vergine le ineffabili
consolazioni ch'Ella dovette provare, tanto da parte del diletto suo
Figlio, quanto da quella di tutti i Santi, mentre aspettava il momento
del benedetto suo transito. A ciascuna parola che Geltrude, o altra
persona divota pronunciava per richiamarle quelle gioie, la Vergine
senza macchia, si vedeva circondata di rose e di gigli.
Al secondo Notturno Geltrude le ricordò le dolci consolazioni provate,
passando dalla terra al cielo, appoggiata soavemente al suo Diletto. La
divina Madre riceveva tanti gioielli, quante erano le parole che si
pronunciavano nell'intero universo per richiamarle quei gaudi immensi.
Al terzo Notturno Geltrude ricordò alla celeste Regina quella gloria
che sorpassa ogni intelligenza, di cui venne rivestita alla sua entrata
in cielo, quando Dio le assegna il primo posto, al di sopra di tutti.
Ogni parola di quel Notturno portò alla beatissima Vergine innumerevoli
raggi di luce, e dolcezze più deliziose dei profumi di aromi squisiti.
Alla S. Messa, Geltrude recitò tre volte il Laudate omnes gentes, e
domandò a tutti i Santi, com'era solita fare, di offrire col primo, al
Signore, per essa, i loro numerosi meriti, onde prepararla a ricevere
il divin Sacramento.
Col secondo pregò la SS. Vergine e col terzo Gesù per lo stesso motivo.
La Regina celeste a quella preghiera si alzò ed offrì alla
risplendente, sempre tranquilla Trinità, i meriti delle ineffabili
grandezze che l'avevano, il giorno dell'Assunzione, inalzata al di
sopra degli uomini e degli angeli, rendendola gratissima a Dio. Poi,
lasciando il trono che occupava fece cenno a Geltrude, dicendo con
infinita tenerezza: « Vieni,
mia diletta, e mettiti al mio posto, perchè sei rivestita della
perfezione e delle virtù che attiravano su me la compiacenza della SS.
Trinità, affinchè tu riceva, per quanto possibile, lo stesso favore ».
Ma Geltrude, profondamente stupita, rispose con disprezzo di sè
medesima: « O Regina di gloria, come mai potrei io ottenere i tuoi
stessi favori? Quali meriti ho io al cospetto del Padre?». La Vergine
rispose: « Se farai tre
cose te ne renderai capace. Domanda, per la innocentissima purità con
la quale ho preparato al Figlio di Dio dimora gradita nel mio seno
verginale, di essere tu pure purificata da ogni macchia. Per la
profonda umiltà che mi ha esaltata al di sopra degli Angeli e dei
Santi, chiedi che tutte le tue negligenze siano riparate. Da ultimo
supplica, per l'incomparabile amore che mi ha unita in eterno a Dio,
d'essere arricchita di meriti abbondanti ». Geltrude,
fatte le tre richieste, venne elevata in spirito, alla gloria sublime
che le era stata accordata, con tanta bontà, per i meriti della Regina
del cielo. Quando apparve allo stesso posto della Vergine Maria,
arricchita de' suoi meriti, il Dio di maestà pose in essa le sue
compiacenze, mentre gli Angeli e i Santi le offrivano a gara i più
rispettosi omaggi.
Quando la Comunità si avanzava per ricevere il SS. Sacramento, la
Regina di gloria si pose in piedi, alla destra di ciascuna Monaca, la
coperse mentre si comunicava, con una parte del suo stesso manto,
quella porzione che la Suora aveva infiorato con le sue preghiere. La
Vergine diceva a Gesù: « Per onorare la mia memoria, o dolcissimo
Figlio, guarda quest'anima ». A tali parole il Signore, con divina
compiacenza, dimostrò a ciascuna Monaca tenerezze incomparabili e diede
a tutte l'Ostia di salute. Geltrude, dopo di essersi comunicata, offrì
al Signore in lode eterna l'adorabile Sacramento, per aumento della
gloria di Maria SS. quasi per ricambiarla del dono che la celeste Madre
le aveva fatto de' suoi meriti. Gesù parve presentare un regalo alla
Madre sua dicendole: « Ecco, o Madre, che ti restituisco il doppio di
ciò che è tuo: eppure nulla tolgo a questa anima che tu hai arricchito
per mio amore ».
Nel ritorno della processione, mentre la comunità cantava l'antifona «
Ave Domina mundi, Maria » parve a Geltrude che le falangi celesti, con
l'estrema dolcezza delle loro armonie, facessero trasalire il cielo in
un nuovo trasporto dell'allegrezza. Bentosto la Vergine apparve rìtta
sull'altare, alla destra del suo Figliuolo, rivolto verso il Convento,
raggiante di luce meravigliosa. Alle parole: Ave Regina coelorum, tutti
i santi, piegando il ginocchio davanti a Lei, la veneravano come Madre
del Salvatore. Alle parole: Ave, Virgo Virginum, la Sovrana celeste
presentava, con le sue mani, un giglio brillante di candore a tutte le
persone presenti, quasi per impegnarle a imitare la sua castità,
fortificandosi in questa bella virtù. Mentre si cantava: Per te venit
redemptio nostra, le sue viscere materne furono così profondamente
commosse, che non potendo sostenere l'eccesso della felicità,
s'appoggiò teneramente al Cuore del Figlio suo. Alle parole: « Pro
nobis rogamus, rogita - Noi te lo domandiamo, prega per noi! » ella
circondò con le caste sue braccia il collo del Figlio e, prodigandogli
tenere carezze, gli mostrò le Monache presenti, e i bisogni particolari
di ciascuna. Quando s'intonò l'antifona Hodie Beata Virgo, sembrò che
la Vergine. s'inalzasse verso le celesti regioni, circondata di gloria,
portata dal Figlio suo ed accompagnata dai cori angelici, che
applaudivano al suo trionfo. Mentre s'elevava al più alto dei cieli,
Ella prese la mano destra del Figlia e: benedisse con essa la Comunità.
Dopo quella benedizione, si vide su ciascuna Monaca come una croce
d'oro sospesa con nastro verde. Geltrude comprese che tutti potevano
aver parte al frutto di quella benedizione, purchè avessero fede viva e
sincera confidenza nella Madre di misericordia.