CAPITOLOXLV. - NELLA FESTA DI S. MARGHERITA VERGINE

Nella festa dell'illustre Vergine, mentre Geltrude assisteva
devotamente ai Vesperi, le apparve la Santa, brillante nello splendore
della sua immortale beatitudine. Era adorna di un magnifico
rivestimento di gloria, e stava davanti al trono della divina Maestà.
Quando s'intonò il Responsorio «Virgo veneranda in magna stans
conàiantia verba contempsit judicis. Nil cogitans de rebus lubricis.
Coelestis proemii spe gaudens, in tribulatione erat patiens. Nil
cogitans - La Vergine degna di lode ferma e costante, disprezzò le
parole del giudice. Il suo pensiero s'allontanava di ciò che è impuro.
Gioiosa nella speranza della celeste ricompensa, soffriva la prova con
pazienza». Una luce splendidissima irradiò dall'illibata Umanità di
Gesù e investì l'anima di S. Margherita, accrescendone la verginale
bellezza. Il Signore volle così rinnovare e raddoppiare in essa il
merito della casta sua verginità, come fa il pittore che, con adatte
vernici, fa brillare di nuove sfumature le tinte di un magnifico quadro.
Alle parole: in magna stans constantia, il Figlio di Dio, per aumentare
la gloria della sua Sposa, e perfezionare il merito delle sue
sofferenze, diresse nuovamente su lei una meravigliosa luce, che
derivava dalla gloria incomparabile della sua amarissima Passione,
facendola risplendere d'ineffabile bellezza. In seguito poi, mentre
nell'inno si cantavano quelle parole « Sponsisque reddens proemio. -
Che ricompensa la sua sposa», il Signore, rivolgendosi con tenerezza a
S. Margherita, le disse: « O vergine mia Sposa, non ho forse aumentato
a sufficienza la ricompensa dovuta ai tuoi meriti, perché mi si domandi
ancora per te nuovi favori? ». E accarezzandola con amore, attirò in sè
tutti gli atti di devozione che erano stati compiuti nel mondo intero
da coloro che avevano degnamente celebrato la festa della Santa. Per
tali atti di pietà, Egli aveva aumentato le inestimabili ricompense
della fedele sua Sposa.
S. Margherita si volse poi a Geltrude e le disse: « Godi e vivi
allegramente, o tu che fosti eletta dal Signore! Ricordati che per un
po' di dolori sofferti in questo mondo, per qualche malattia e
avversità, avrai ricompense grandi nella gloria del cielo. Per ciascun
momento di patire lo Sposo e l'Amico tuo ti darà mille e mille anni di
gaudio ineffabile in cielo. Le pene che talora provi nell'intimo del
cuore, le fatiche che incontri nei tuoi lavori, sono una disposizione
specialissima del suo amore, che vuol santificcarti, minuto per minuto,
ora per ora, giorno per giorno, e prepararti così all'eterna
beatitudine. Pensa che al momento della mia morte, cioè quando
ricevetti questo peso di gloria che mi fa trasalire di giubilo, non ero
venerata in tutto il mondo, come lo sono ora; ero anzi disprezzata e
ritenuta creatura miserabile. Credi dunque fermamente che, al termine
della vita, gusterai, in una gloria senza fine, i dolci amplessi dello
Sposo immortale, in seno a quelle delizie che l'occhio non ha veduto,
l'orecchio non ha udito, il cuore non ha compreso e che Dio prepara a
coloro che l'amano ».