CAPITOLO XLIII. - NELLA FESTA DEL PAPA S. LEONE

La festa di S. Leone in quell'anno cadeva in domenica e S. Geltrude si
applicò all'orazione con ardore più intenso del solito. Ella vide il
Papa S. Leone in uno splendore di gloria ammirabile; fra altro la Santa
ricordò la circostanza nella quale S. Leone, per vincere una
tentazione, si era tagliata una mano, e ringraziò il Signore di quella
vittoria così eroica, che aveva procurato al Santo un glorioso posto in
cielo. Ella domandò che, per i meriti del grande Papa, una persona che
a lei si era raccomandata, trionfasse per la gloria di Dio, di tutte le
tentazioni. Geltrude ricevette allora dal Santo questa istruzione. La
persona per la quale ella pregava prima di andare in un luogo, a di
fare un'opera che avrebbe potuto essere occasione di tentazione, doveva
recitare questo versetto: Il mio cuore e il mio corpo siano immacolati
(Sal. CXVIII, 80). Terminata poi l'azione doveva ringraziare il Signore
di averla preservata da cadute, perchè nessuna creatura pecca così
gravemente che non possa farlo di più, se la misericordia del Signore
non la preserva. Tuttavia, se commettesse qualche fragilità, ella
dovrebbe offrire in riparazione a Dio Padre la innocentissima Passione
e morte di Gesù Cristo. Il Santo assicurò che, se quella persona fosse
fedele a tale pratica, Dio non permetterebbe giammai che peccasse al
punto d'incorrere nella dannazione.
Mentre stava per accostarsi alla S. Comunione, comprese che S. Leone
era là, ad intercedere per lei, presso il Signore. Egli chiedeva che
Geltrudè, ricevendo il Corpo di Gesù, esperimentasse la stessa dolcezza
da lui provata, quando celebrò i santi Misteri, dopo d'avere riavuto,
per intercessione della Vergine Maria, la mano che si era tagliata. Il
Signore, accogliendo tale supplica, comunicò a Geltrude l'abbondanza
delle divine tenerezze e le conferì lo stesso merito che S. Leone aveva
acquistato in cielo, per la sua splendida vittoria. Il Salvatore, nella
sua infinita bontà, volle accordarle questa grazia, perchè Geltrude,
ben sapendo che la prova accresce il merito e la gloria in cielo,
temeva sempre nella sua umiltà, di non meritare le sublimi ricompense
della castità. Infatti Dio non permise mai, per la grande purezza del
suo cuore, che sentisse le tentazioni della carne, ma la Santa
attribuiva tale grazia solo alla sua fragilità. Pensava che se il
Signore la preservava misericordiosamente da tale pericolo, si era
perchè, conoscendo la sua debolezza, temeva che soccombesse alla
tentazione.
I meriti di S. Leone dovevano appunto supplire all'indigenza di cui
soffriva. Il Signore vi aggiunse ancora i meriti che la persona
raccomandata alle sue preghiere, avrebbe acquistato, se fedele a' suoi
avvisi, avesse superato valorosamente la tentazione.
Geltrude comprese perciò che, se si ringrazia Dio per una vittoria da
altri riportata, oppure per un beneficio ricevuto dal prossimo, ed
anche se s'istruisce alcuno per renderlo migliore, si acquista in più
del merito personale, anche quello degli altri.