Sotto il Tuo Manto

Venerdi, 13 giugno 2025 - Sant´Antonio da Padova (Letture di oggi)

È facile sentirsi travolti e perdersi nel traffico della vita. Quando ci si sente sopraffatti, è facile dimenticare ciò che è più caro al cuore. Allora sarebbe utile chiedersi: "Che cosa veramente conta nella vita? Quali sone le priorità ? Le passioni?" Nella tua routine quotidiana ci deve essere un un faro, un punto fermo intorno al quale tutto ruota. La tua vita potrebbe avere un altro ritmo, il ritmo della tua passione, se solo ti aprissi di più al Signore. Quando Dio diventerà  tua priorità , scoprirai presto di essere più presente a te stesso e agli altri, di essere più sensibile, più affettuoso, più generoso. Saprai sottomettere la tua volontà  a quella di Dio e sarai in grado di scegliere solo quello che ti fa crescere. (Don Nikola Vucic)

CAPITOLO XXXVIII. - DELLA DOLCE FESTA DI PENTECOSTE


Nella santa vigilia di Pentecoste Geltrude chiese con fervore, durante l'Ufficio, di essere preparata a ricevere degnamente lo Spirito Santo. Sentì il Signore dirle con infinita tenerezza: « Riceverai la virtù dello Spirito Santo che viene su di te » (Att. 1, 8). Quelle parole le fecero provare dolcezze grandi che, colmandola di gaudio, la portarono però a considerare anche la sua profonda miseria. Ella si accorse che questo sentimento di sincera umiltà scavava in lei una specie di abisso, che si faceva tanto più profondo, a misura che si stimava più vile. Dal Cuore dolcissimo di Gesù scorreva un ruscello, dolce come favo di miele che diffondeva le sue acque in quell'abisso per riempirla completamente. Geltrude comprese che quella sorgente simboleggiava la dolcezza dello Spirito Santo che, per mezzo del Cuore di Cristo, si diffonde sull'anima degli eletti. Il Signore poi con la sua Mano divina, benedisse quel cuore così colmo, come si benedice il fonte battesimale, perchè l'anima potesse ivi immergersi spesso ed uscirne sempre più pura, più gradita al divino sguardo.

Felice d'avere ricevuto quella benedizione, ella disse a Gesù: « Oh, mio Dio! Eccomi indegna peccatrice al tuo cospetto; io confesso, con dolore che, per fragilità umana, ho spesso offeso la tua Onnipotenza divina; per ignoranza ho oltraggiato la tua suprema Sapienza, e per malizia ho reso molte volte inutile la tua ineffabile Bontà. O Padre della misericordie, abbi pietà di me! Fa che io trovi nella tua Onnipotenza la forza di resistere a tutto ciò che non risponde al tuoi desideri. La tua impenetrabile Sapienza mi dia la prudenza necessaria per prevedere tutto ciò che potrebbe ferire la purezza del tuo sguardo; mi accordi la tua inesauribile Bontà di restarti così fedelmente unita che nulla giammai mi allontani dalla tua santa Volontà ». Dicendo questa preghiera le sembrava d'immergersi in una fonte purificatrice e di uscirne candida come la neve. I Santi si alzarono giubilanti e, per supplire alle sue miserie, negligenze, imperfezioni offrirono a Dio tutti i loro meriti, di cui ella si trovò magnificamente adorna. Il Signore allora la pose davanti a sè, in modo che il suo divino soffio aleggiava nell'anima di Geltrude e reciprocamente; Gesù le disse: « Sono queste le delizie che mi compiaccio di gustare tra i figlioli degli uomini ». L'alito dell'anima era la buona volontà, l'alito di Dio, la misericordia accondiscendente che accetta tale buon volere. Riposando così negli amplessi del Signore, ella sembrava essere in una dolce attesa, che doveva prepararla degnamente alla discesa dello Spirito Santo.

Mentre si sforzava di ottenere dal Signore, con suppliche speciali, i sette doni del divino Paraclito e prima di tutti il santo timore che allontana dal male, Gesù parve piantare nell'anima sua un grazioso albero, i cui rami stesi coprivano la dimora del suo cuore. Quell'albero portava spine ricurve, da cui uscivano splendidi fiori che si inalzavano verso il cielo. L'albero simboleggiava il santo timore di Dio, che trapassa l'anima con aculei per ritrarla dal male, i fiori invece rappresentavano la buona volontà, che fa desiderare all'anima di resistere a qualsiasi malsano influsso per non incorrere nel peccato. L'albero del timore di Dio cresce appunto mediante la fuga del male e la ricerca del bene. Quando poi Geltrude chiese al Signore gli altri doni dello Spirito Santo, ciascuno di essi le apparve sotto forma di un bell'albero ricoperto di flori, e dei frutti che gli erano propri.

L'albero della scienza e della pietà pareva stillare dolcissima rugiada, perchè coloro che praticano queste virtù sono immersi in celeste refrigerio che li fa germinare e fiorire. Agli alberi del consiglio e della forza erano sospese piccole corde d'oro, per mostrare che l'anima è attratta alle cose spirituali dal consiglio e dalla forza dello Spirito Santo. Infine dagli alberi della sapienza e dell'intelletto scaturivano piccoli ruscelli di nettare, per indicare che l'anima è penetrata dal sapore delle cose divine, mediante lo spirito di sapienza e d'intelletto.

Durante quella santa notte Geltrude si sentì talmente sfinita, da non poter assistere più a lungo al Mattutino; confusa e mortificata disse a Gesù: « O mio Dio, quale gloria e quale gioia posso io mai procurarti, con una sì breve assistenza alle sante tue vigilie? ». Le rispose il Salvatore: « Voglia farti capire le cose spirituali, con un paragone tolto alle cose esteriori. Rifletti alla felicità di uno Sposo quando la Sposa sua gli prodiga, nella gioia del cuore, le prove della sua tenerezza. Eppure lo Sposo non gusterà mai le delizie che m'inondano quando i miei eletti mi offrono i loro cuori, perchè vi prenda le mie gioie, non fosse che per un solo istante ».

Mentre stava per comunicarsi le parve che dalle membra del Signore esalasse un dolcissimo soffio, il quale, penetrando la sua anima, le faceva provare delizie ineffabili. Comprese che tale favore le era accordato, perchè aveva chiesto con ardore i doni del divino Paracleto. Dopo di essersi comunicata, Geltrude presentò al Padre la santissima vita di Gesù Cristo, per supplire alla negligenza usata, dopo d'avere ricevuto lo Spirito Santo nel Battesimo, offrendo all'Ospite Santo una dimora sconveniente. Tale offerta fu una di provocazione per il dolcissimo Paracleto, il Quale, rapido dell'aquila che si precipita sulla preda, discese ad spiegate, quale mistica colomba, sui Sacramento di vita. Egli vi ricercò il dolcissimo Cuore dì Gesù e, penetrandovi delizia, mostrò quanto Gli era gradita la dimora, in seno a Dio.

A Terza, mentre si cantava l'inno Veni Creator, Gesù apparve e aprì con le sue stesse mani il Cuore suo sacratissimo, colmo di divina dolcezza. Geltrude cadde in ginoccbhio e chinò il capo posandolo sul cuore del suo Dio, il quale racchiuse la testa della sua Sposa, come per unire a sè la sua volontà, che è la testa dell'anima e per santificarla nella mente.

Alla seconda strofa Qui Paracletus diceris, il Signore l'invitò a mettere le mani sul suo Cuore, per ottenere che le aue azioni fossero perfettamente gradite a Dio.

Al terzo versetto In septiformis gratia, applicò i piedi (che significano i desideri) al Cuore di Gesù, perchè fossero santificati. Alla quarta strofa, Accende lumen sensibus, ella affidò i sensi al Signore e ricevette da Lui la promessa che sarebbero splendenti per illuminare il prossimo nella scienza divina e renderlo fervente nell'amore. Durante il quinto versetto Hostem repeilas tongim, Gesù s'inchinò con tenerezza su di lei e le diede il suo celeste bacio, perchè le servisse come scudo, contro i dardi del nemico. Durante questa comunicazione soprannaturale, l'anima sua provò tale dolcezza, che bene comprese come si erano in lei realizzate le parole udite alla vigilia: « Riceverete la virtù dello Spirito Santo che viene a voi ».