CAPITOLO XXXIV. - S. GIOVANNI DAVANTI ALLA PORTA LATINA

Nella solennità di S. Giovanni davanti alla Porta latina, lo stesso
Santo apparve a Geltrude e la consolò con tenerezza, dicendole: «Non affliggerti, o diletta sposa
di Cristo, per l'indebolimento delle tue forze corporali, perchè quello
che si soffre in questo mondo è poca cosa e di breve durata se si
paragona alle delizie eterne che noi godiamo in cielo, nello stato di
beatitudine. Fra poco tu le possederai con noi, tu sarai come noi
quando, entrata nella camera nuziale dello Sposo tanto amato, tanto
sospirato e chiamato con voti sì ardenti, lo possederai alfine, secondo
i tuoi desideri. Ricordati che io, l'apostolo che Gesù amava, avevo
perduto molto più di te al termine della vita, il vigore e le forze
corporali: pure, quando i fedeli m'invocano, mi pensano pieno di grazia
e di giovinezza, tanto che quasi tutti hanno per me una divozione
affatto speciale. Così avverrà di te: dopo la tua morte, la tua memoria
rifiorirà nel cuore di tutti e tu attrarrai a Dio un numero sterminato
di anime che troveranno in Lui le loro delizie ».
Geltrude confidò allora a S. Giovanni una sua pena, cioè il timore di
soffrire detrimento spirituale, perchè non aveva, al momento del
bisogno, il confessore, ed in seguito, finiva per dimenticare le colpe
leggere che avrebbe dovuto accusare. Il Santo la consolò con bontà: « Non temere, figlia mia, poichè tu
hai la buona volontà di confessare le tue mancanze, se avessi comodità
di avere il Sacerdote. Così le fragilità che dimentichi sono perdonate:
esse brilleranno sull'anima tua come perle preziose e tu comparirai
adorna di grazia davanti agli abitanti della Corte celeste ».
Durante la S. Messa Geltrude meditava con riconoscenza i doni accordati
a S. Giovanni, in considerazione della sua particolare intimità con
Gesù. Ma quando si cantò la sequenza: Verbum Dei Deo natum, ella
interruppe la meditazione per ascoltare le parole cantate in onore del
Santo. Il beato Evangelista le apparve assiso alla sua destra. Egli le
proibì di lasciare la meditazione e le ottenne il meraviglioso favore
di poter continuarla, pur ricevendo nello stesso tempo lumi speciali a
ciascuna parola del canto.
Mentre si cantava « Audiit in gyro sedis - Egli intese intorno al trono
» ella disse a S. Giovanni: « Oh, quale gioia hai gustato quando Dio ti
ha sollevato a tali altezze! ». Egli rispose: « Dici il vero, ma sappi
che gusto una delizia assai più grande, vedendoti meditare queste
parole e ringraziare il mio diletto Salvatore per la grande
accondiscendenza che ebbe con me ».
Giovanni era seduto familiarmente accanto a Geltrude, sentendo quello
ch'ella sentiva. Snchè si cantò questo versetto: « Iste custos Virginis
- Questo custode della Vergine ». Allora parve inalzato fino al
glorioso trono di Dio, rivestito di splendore mirabile, fatto segno
agli omaggi d'affetto di tutti gli abitanti del cielo. Alle parole: «
Coeli cui palatium - Il palazzo dei cieli si apre davanti a Lui » egli
gustò delizie inesprimibili.