CAPITOLO XXVIII. - ESAME DELL'OSSERVANZA REGOLARE

SECONDA FERIA (LUNEDI' DI PASQUA)
Nella seconda feria, mentre Geltrude, prima di comunicarsi, pregava il
Signore di supplire, per mezzo dell'Eucaristico Sacramento, a tutte le
sue negligenze nell'osservanza della Regola, vide il Figlio di Dio
accostarsi a lei, prenderla e presentarla a Dio Padre. Ella era
rivestita con l'abito della Religione e la tonaca era formata di tante
parti, quanti anni aveva passato nella vita religiosa. La parte
inferiore rappresentava il primo anno, quella seguente, il se. condo, e
così di seguito fino all'epoca attuale. Quella tonaca si dispiegava in
modo da non fare la minima piega. In essa si distinguevano i giorni,
gli anni, le ore. Di più tutti i suoi pensieri, parole e opere, tanto
buone che cattive si trovavano scritte in ciascun giorno ed ora: non un
pensiero, non una parola, non un atto inosservato. Si vedevano le
intenzioni che l'avevano determinata ad agire, o per la gloria di Dio,
o per la perfezione dell'anima sua, o per lo sguardo degli uomini. Vi
si notava anche s'ella aveva cercato il benessere, o se si era
mortificata, se aveva agito per obbedienza o per moto naturale, se si
era fatta illusione di obbedire, mentre aveva fatto solo approvare i
suoi desideri dai Superiori, se aveva saputo carpire una licenza invece
di abbandonarsi alla direttiva soprannaturale, ed i suoi atti
d'obbedienza erano applicati alla tunica, come perline incastonate
nell'argilla, sembrando sempre sul punto di cadere. Ma quando il Figlio
di Dio ebbe pregato per lei, offrendo al Padre la sua santissima e
perfettissima vita, quella tonaca apparve splendente, ricoperta di
lamine d'oro sanissimo. Attraverso alle medesime, che erano trasparenti
come il cristallo, si distinguevano i pensieri, le parole, gli atti, le
intenzioni, le volontà, le dissimulazioni che potevano essere imputate
a Geltrude.
Si capiva s'ella aveva agito seriamente o con negligenza, di buona
voglia o per forza, a tempo e momento giusto. In questa luce
dell'ineffabile verità, il minimo granello di polvere, il più piccolo
atto non poteva sfuggire nè a Dio, nè agli abitanti del cielo. Tale
visione le fece capire che nei secoli eterni, Dio e tutti i Santi
vedono in questa guisa l'anima di ciascun eletto.
Riguardo poi a quella parola che Dio disse per bocca del profeta: « In
quacumque hora conversus fuerit peccator... (Is. XXX, 15) - In
qualunque ora il peccatore si convertirà... » bisogna interpretarla in
questo senso. Il Signore non giudicherà più i peccati cancellati con
una degna penitenza, ma l'impronta delle nostre colpe apparirà sempre
in noi, per la lode e la gloria di quella dolcissima misericordia che
perdona con tanta bontà al cuori pentiti, prodigandoci immensi
benefici, come se giammai l'avessimo offeso. In pari tempo tutte le
opere buone da noi compiute per l'amore e la lode di Dio, si vedranno
eternamente a gloria di Colui che ci ha dato la grazia e il soccorso di
compierle, affine di accrescere la nostra beatitudine. Così noi
loderemo gli uni per gli altri e ameremo quel Dio, che vive e regna
nella Trinità perfetta, operando tutto in tutti.