CAPITOLO XXIV. - GENUFLESSIONI A DIO GRADITE

FERIA IV DELLA SETTIMANA SANTA
Il mercoledì della Settimana santa, mentre durante la S. Messa
s'intonava: In nomine Domini etc., Geltrude, con tutto l'affetto del
cuore, piegò le ginocchia in onore di quel sacratissimo Nome, per
supplire alla negligenza ch'ella aveva avuto riguardo al servizio di
Dio. Comprese che quell'omaggio riusciva graditissimo al Signore e
piegò il ginocchio una seconda volta alla parola Celestíum, per
riparare le negligenze con le quali i Santi che regnano in cielo,
celebrarono quaggiù le divine lodi. Tosto i Santi si levarono con
grande riconoscenza, lodando il Signore per la grazia accordata a
Geltrude e supplicandolo a favore della Santa. In seguito alla parola
terrestrium, piegò le ginocchia per supplire alla imperfezione
dell'intera Chiesa nelle divine lodi; il Figlio di Dio, per
ricompensarla, le accordò il frutto delle preghiere che Gli offre la
Chiesa. Alle parole et infernorum Geltrude piegò di nuovo le ginocchia
per supplire a tutte le mancanze delle anime che si trovavano in quel
momento sepolte per sempre nell'inferno. Allora Gesù si alzò e
ponendosi davanti al Padre, Gli disse: « Quest'offerta mi appartiene
personalmente, o Padre, perchè Tu hai affidato a me il giudizio, e io
ho condannato queste anime ai tormenti eterni, per giusta sentenza
della mia equa verità. Sono perciò assai onorato dall'espiazione che
quest'anima mi ha or ora offerto; mente umana non può capire la
ricompensa dovuta a questo atto; io lo custodisco per poter accordarla
a quest'anima quando sarà in grado di poterla ricevere, nella
beatitudine eterna ».
Durante la lettura della Passione, quando si giunse a quelle parole: «
Pater, ignosce illis - Padre perdona loro », Geltrude chiese al
Signore, dall'intimo del cuore, per quell'amore che l'aveva spinta a
pregare per i suoi crocifissori, di perdonare a tutti coloro che
l'avevano offeso. I Santi si alzarono con grande ammirazione e
pregarono il Signore di rimetterle tutte le negligenze che aveva potuto
commettere, celebrando le loro feste e trascurando di rendere loro
onore.
A sua volta il Figlio di Dio si prostrò davanti al Padre ed offerse per
Geltrude tutti i meriti della sua santissima vita, per cancellare le
colpe di pensieri, di parole, di opera, commessi contro la divina
Maestà.
A quelle parole: «Oggi sarai meco in Paradiso », ella comprese che
un'anima che si converte all'ultimo momento, ha ottenuto tale grazia
con qualche atto buono praticato durante la vita, mediante il divino
aiuto. Il ladrone che, riabilitato da una salutare penitenza,
all'ultimo momento, meritò in quello stesso giorno il Paradiso, aveva
ottenuto misericordia perchè, pure essendo ladro e scellerato, si
ritraeva davanti a una ingiustizia palese e la biasimava con coraggio.
Ed è appunto quello che fece in croce, riprendendo il compagno per gli
insulti che rivolgeva alla maestà di Dio, affermandosi colpevole e
castigato giustamente; tale umile confessione gli valse la divina
misericordia.