Sotto il Tuo Manto

Venerdi, 13 giugno 2025 - Sant´Antonio da Padova (Letture di oggi)

Cristo con le braccia aperte sulla croce, quasi come due ali, accoglie coloro che a lui accorrono, e nel rifugio delle sue piaghe li nasconde dalla minaccia dei demoni. Infatti le piaghe di Gesù Cristo parlano di noi al Padre non per ottenere vendetta, ma per impetrare misericordia. Con l'apertura del costato del Signore, venne aperta la porta del paradiso, dalla quale rifulse a noi lo splendore della luce eterna. (Sant'Antonio di Padova)

CAPITOLO XVII. - OFFERTA DEL SIGNORE PER L'ANIMA DI GELTRUDE


LE TRE VITTORIE DI DIO


I. Domenica di Quaresima.


Nella domenica Invocavit, trovandosi Geltrude insufficientemente preparata per ricevere la S. Comunione, pregò divotamente il Signore perchè si degnasse di attribuirle il santissimo suo digiuno ch'Egli aveva sopportato per la nostra salvezza, per supplire al digiuno quaresimale ch'ella non poteva praticare, per le sue infermità. A tale domanda il Figlio di Dio si levò premuroso e raggiante, poi genuflesso riverentemente davanti al Padre, disse: «O Padre, giacchè sono il tuo Figlio unico, coeterno e consustanziale, conosco nella mia inesauribile Sapienza, tutta l'estensione dell'umana debolezza; la conosco meglio ancora di questa stessa anima e di ogni altra, così so compatire in mille modi a tale fragilità. Nel vivissimo desiderio di supplire alla medesima ti offro, o Padre santissimo, l'astinenza della mia sacra bocca per riparare le parole inutili che la mia diletta Sposa ha pronunciato: ti offro, o Padre giustissimo, la mortificazione imposta alle mie sacratissime orecchie, per, riparare le colpe nelle quali il senso dell'udito l'ha fatta cadere. Ti offro ancora la modestia dei miei occhi per cancellare le colpe ch'élla può avere contratto con gli sguardi illeciti; ti offro la mortificazione delle mie mani e dei miei piedi per tutte le imperfezioni delle sue opere e de' suoi passi; infine, o Padre amatissimo, offro alla tua Maestà il mio Cuore deificato per tutte le colpe che ha commesse con.pensieri, desideri e volontà ».

Geltrude apparve allora davanti al Padre con abiti bianchi e rossi, adorna di ricchissimi ornamenti come persona appartenente alla più alta nobiltà. La veste bianca indicava l'nnocenza di cui la sua anima si era arricchita per le privazioni del Cristo; quella rossa era il simbolo delle fatiche della sua astinenza; i vari armamenti rappresentavano il lavoro immenso che costò alle membra del Salvatore la nostra salvezza; Dio Padre pose Geltrude, così nobilmente adorna della stessa bellezza di Cristo, fra Lui e il suo Figlio unico come assisa ad un banchetto delizioso. Da una parte ella era illuminata dallo splendore dell'Onnipotenza divina del Padre che la inalzava in dignità; dall'altra riceveva il riverbero dell'impenetrabile Sapienza del Figlio di Dio, che aveva saputo rivestirla con tanta perfezione, mediante le sue virtù e le sue opere: fra questi due meravigliosi splendori che rischiaravano l'anima a destra e a sinistra, v'era una piccola zona di ombra, che raffigurava l'indegnità di Geltrude. Ella approfondì la realtà della sua miseria; tale sentimento la rese più gradita a Dio ed infiammò d'amore il Cuore del Re.

Il Figlio di Dio le pose davanti, a guisa di triplice vivanda, le tre vittorie di cui, parla il Vangelo di questo giorno, affinchè ella ricevesse un antidoto salutare per combattere le tre tendenze viziose che trascinano l'uomo al peccato: la concupiscenza della carne, cioè la ricerca dei piaceri del senso; la concupiscenza degli occhi, cioè il desiderio delle ricchezze e degli onori; l'orgoglio della vita, cioè l'amore della propria eccellenza.

E primieramente quando il diavolo, per ridestare nel Signore il diletto della gola gli disse: « Comanda che queste pietre diventino pane», Egli lo respinse sapientemente con quelle parole: « Non di solo, pane vive l'uomo »; così Geltrude trovò in quelle, gloriosa vittoria l'espiazione di ogni diletto naturale, e la forza di resistere alle seduzioni della carne. Infatti più si segue la tendenza al male e meno si ha la forza di resistere; perciò ognuno può offrire a Dio Padre questa vittoria di Gesù, per espiare i peccati commessi nel cattivo uso delle creature, e per domandare la forza di resistere in futuro. La seconda vittoria di Nostro Signore diede all'anima il perdono di tutte le colpe commesse per libero consenso e le accordò pure la forza di resistere in avvenire. Tutti possono offrire tale vittoria ai Padre celeste per espiare i peccati di pensiero, di parola, di opera che hanno ferito la coscienza, e anche per accrescere energie di resistenza per non cadere in futuro. La terza vittoria del Salvatore diede all'anima il perdono delle colpe commesse per concupiscenza, lo smodato desiderio di avere ciò che non possedeva, dandole vigore per non cadere mai in tali colpe. Chiunque può applicarsi ad ottenere queste grazie.

Durante la S. Messa ella ascoltò attentamente la lettura dell'epistola per scegliere, fra le varie virtù che si enumerano, quella che potrebbe imitare, o consigliare ad altri con maggiore utilità.

Non ricevendo nessuna luce in proposito, disse al Signore: « Insegnami, o dolcissimo Amico delle anime, con quale virtù potrò piacerti maggiormente, giacchè non mi è dato praticarle tutte ogni giorno ».

Il Salvatore rispose: « Considera che nell'enumerazione delle virtù, ci sono quelle parole: - In Spiritu Sancto - e siccome lo Spirito Santo è la buona volontà, applicati soprattutto a possedere questa buona volontà, così avrai la bellezza e la perfezione di ogni virtù, perchè la buona volontà è più feconda di tutte. Chi ha la buona volontà di lodarmi, di amarmi sopra tutte le creature, di ringraziarmi, di compatire i miei dolori, di praticare le virtù nel modo più perfetto, sarà infallibilmente ricompensato dalla mia divina liberalità e con maggiore larghezza di un altro, che abbia realmente compiuto un'opera buona ».

In seguito lo Spirito Consolatore, avanzandosi fra il Pardre e il Verbo, si pose davanti all'anima, irradiò i suoi splendori sulla zona di ombra della quale abbiamo più sopra parlato, che rappresentava la profonda indegnità dell'anima. In virtù di quella divina chiarezza, Geltrude, spoglia da ogni miseria, fu felicemente immersa nell'oceano vivente di luce eterna!