Sotto il Tuo Manto

Venerdi, 13 giugno 2025 - Sant´Antonio da Padova (Letture di oggi)

Sempre dobbiamo essere all'opera attorno alla nostra anima, affinché non ci avvenga ciò che dice Salomone: "Sono passato attraverso il campo del pigro, ed ecco che i rovi lo coprivano interamente". Infatti, dove è il torpore della pigrizia, subito crescono le spine dei cattivi pensieri. Simile a un campo la nostra anima deve essere seminata con la parola di Dio, piantata dagli alberi delle virtù, fornita di pascoli e cioè di desideri della vita eterna, abbellita di fiori diversi e cioè dagli esempi dei santi. (Sant'Antonio di Padova)

CAPITOLO XV. - CONFORTO DELLE PENE


DOMENICA DI QUINQUAGESIMA

Alla vigilia della domenica Esto mihi, Geltrude, essendosi allontanata dalle cose esteriori per raccogliersi profondamente nell'intimo dell'anima sua, venne trasportata nel seno della divina bontà, dove gustò tali delizie da sembrarle di governare, con il suo Dio, tutti i regni del cielo e della terra.

Ma dopo d'aver passata tutta la giornata nel gaudio spirituale, venne assalita verso sera, da un turbamento che la gettò in grande angoscia. Ella si sforzò di superarsi, riflettendo che quella pena era una minuzia trascurabile, ma non potè vincersi e dovette rassegnarsi a restare priva della calma serena che le era abituale.

Dopo d'aver passato l'intera notte insonne, supplicò il Signore di sciogliere quell'ostacolo e di accordarle, per la sua gloria, la gioia delle passate delizie. Il Signore le rispose: « Se tu vuoi alleggerire il mio fardello devi portare il tuo e metterti alla mia sinistra, affinchè io possa riposare sui tuo seno. Infatti quando mi adagio sul lato sinistro, riposo sul cuore, ciò che mi è di grande ristoro nella fatica. Di più in tale positura, posso guardare direttamente nel cuor tuo, e raccogliere le vibrazioni melodiose dei tuoi desideri che mi rapiscono. L'amabile varietà dei suoi sentimenti mi affascina, vi respiro, assoluta confidenza che ti fa tendere verso di me con tanto slancio, e sono dolcemente commosso dall'ardente carità che ti fa bramare la salvezza eterna di tutti gli uomini. Il ricco tesoro dei tuo cuore rimane aperto davanti a me, così che posso distribuirne le ricchezze al mondo intero, in modo che tutti i bisognosi abbiano da risentirne beneficio. Se tu invece ti ponessi alla mia destra, cioè se l'anima tua non conoscesse che la consolazione, rimarrei privo di tutte queste dolcezze, perchè la mia testa riposerebbe sul tua cuore e tu ben sai che gli oggetti che stanno sotto il capo non possono essere nè visti dagli occhi, nè percepiti con l'odorato, nè toccati con le mani senza difficoltà ».

Geltrude, nei tre ultimi giorni di carnevale durante i quali i mondani commettono tante colpe con crescente insolenza, bramava offrire al Signore un omaggio gradito. Gesù le disse: « La cosa che maggiormente bramo è che tu soffra con pazienza, in unione alla mia Passione, le pene interne ed esterne che potranno capitarti e faccia quello che maggiormente ripugna alla natura, mediante la vigilanza ed il dominio dei sensi; tutto si può sperare dalla mia divina bontà, se si compiono questi sacrifici in memoria della mia Passione ». Ella disse ancora: « Vorrei, o amatissimo Gesù, che m'insegnassi le preghiere più efficaci per placare la tua collera in questi giorni, nei quali il mondo ti offende con maggiore insolenza ». Rispose il Signore: « Mi sarebbe gradito che si dicesse tre volte il Pater noster, oppure il Laudate Dominum omnes gentes, offrendo al Padre tutte le affezioni del mio santissimo Cuore nelle quali mi esercitai, con tanta fatica, stilla terra per la salute del genere umano, le miei lodi, i miei ringraziamenti, i miei gemiti, le mie opere; i miei desideri ed il mio amore, per espiare tutti i delitti terrestri e carnali, tutte le perverse volontà con le quali il cuore umano si è lasciato sedurre.

« Col secondo Laudate bramo che si offrano al Padre tutti i movimenti della mia santissima bocca, la mia astinenza e temperanza, sia nel vitto, sia nelle conversazioni, sia nelle predicazioni, le mie continue preghiere e tutti gli esercizi nei quali mi consumai per la salvezza dei mondo. Tutto va offerto in espiazione dei peccati commessi nella Chiesa universale con l'intemperanza nel mangiare, nel bere, nelle conversazioni inutili.

« In terzo luogo desidero che si offrano a Dio Padre tutti i movimenti del mio santissimo Corpo e di ciascuno dei miei membri, la serie delle mie opere perfette, tutta l'amarezza della mia Passione atroce e della morte che tollerai per la salvezza delle anime: tale immenso tesoro sia offerto in espiazione di tutti i peccati commessi in questo tempo, con atti e procedimenti contrari alla salute ed alla virtù ».

Verso l'ora di Terza, Gesù apparve a Geltrude, com'era quando venne legato alla colonna per la flagellazione: due carnefici erano al suoi fianchi, uno lo colpiva con acute spine, l'altro con un flagello nodoso. Entrambi flagellavano il Volto di Gesù, riducendo quel santo Viso in uno stato compassionevole, tanto che Geltrude ne fu straziata nell'intimo del cuore. Commossa e piangente andava riandando, durante il giorno, quello spettacolo angoscioso; ella era persuasa che nessuna persona al mondo ebbe mai a subire uno scempio così atroce. Infatti la parte del viso colpita, dalle spine, le parve talmente contusa che perfino la pupilla degli occhi non venne risparmiata; l'altra parte, colpita dal flagello nodoso, era orribilmente gonfia e livida. Nell'eccesso dello spasimo il Signore cercava di parare i colpi, ma se si piegava da una parte, il carnefice lo colpiva crudelmente dall'altra. Volgendosi allora come ombra sanguinante a Geltrude, le disse: « Ricordi le parole che di me furono scritte! Vidimus eum tamquam leprosum - Noi l'abbiamo visto come un lebbroso? » (Isaia LIII, 2, 4). « Ah, mio Gesù - rispose la Santa - come potremo calmare gli orrendi strazi del tuo dolcissimo Volto? ». Rispose il Signore: « Se qualche anima, commossa e amante, mediterà la mia Passione, pregando per i peccatori, mi offrirà un farmaco prodigioso che placherà ogni mia sofferenza ».

Nei due carnefici Geltrude vide rappresentati i laici che peccano pubblicamente, colpendo così il Signore con fasci di spine, ed i Religiosi che lo flagellano, mancando alla Regola; gli uni e gli altri martoriano il santo Volto, perchè non arrossiscono di disonorare lo sguardo di Dio, che regna nei cieli. Ella inoltre comprese che la Passione del Signore è descritta nel Vangelo, perché gli eletti la meditino con amore, per la gloria di Dio e per il vantaggio della Chiesa. La penosissima flagellazione del Signore, come la vide in quel giorno, è descritta due volte nei sacro testo.

Nell'epistola di quella domenica la carità è particolarmente raccomandata, affinchè c'impegnamo ad amare Dio ed il prossimo. Dio, deplorando gli oltraggi che a Lui si recano, il prossimo pensando con compassione al tremendo giudizio che si prepara coi suoi disordini. Il miglior mezzo per riparare l'onore di Dio e per soccorrere i fratelli, è il ricordo della Passione del Signore; lo ringrazieremo di quanto per noi ha sofferto, supplicandolo di risparmiare coloro per i quali si è sacrificato.

Alla S. Messa, mentre Geltrude rivolgeva a Dio le parole dell'Introito, attribuendole a se stessa in quel tempo di carnevale, sentì la divina voce dirle: « Sii la mia protettrice, o Sposa diletta, difendimi, per quanto puoi, dagli insulti dei quali sono vittima, specialmente in questo periodo. Respinto da tutti e bisognoso di riposo, vengo a rifugiarmi nel tuo cuore ». Geltrude lo accolse teneramente, cercando d'introdurlo nel più intimo del suo essere.

Ma, rapita fuori dei sensi e immersa in Dio, non poté uniformarsi alle cerimonie del coro, nel levarsi e nel sedersi. Avvertita benevolmente da una Consorella e accortasi dello sbaglio, supplicò il Signore di aiutarla nella direzione dei movimenti, per evitare incresciose singolarità. Gesù buono le rispose: « Confidami, o figlia, quella qualità affettiva che si chiama amore, perchè tenga il tuo posto presso di me, mentre tu sorveglierai i movimenti del tuo corpo ». « O amabilissimo Signore - replicò la Santa - se uno dei miei affetti può supplirmi, preferisco abbandonare il corpo alla guida della ragione, per essere poi tutta a tua disposizione». Da quel punto ella ottenne da Dio la grazia di non essere mai attratta interiormente, in modo di mancare ai suoi obblighi esteriori.