Sotto il Tuo Manto

Venerdi, 13 giugno 2025 - Sant´Antonio da Padova (Letture di oggi)

Quando ascoltiamo la parola di Dio, prima veniamo illuminati nel cuore, per poter poi camminare sul retto sentiero. Mentre camminiamo, dobbiamo tenere in mano la lampada accesa, il che avviene quando mostriamo al prossimo le opere buone, fatte con retta intenzione, la quale deve illuminare ogni nostra azione. (Sant'Antonio di Padova)

CAPITOLO XIV. - COSTRUZIONE DELL'ARCA


DOMENICA DI SESSAGESIMA


Geltrude si trovava a letto sofferente, quando la domenica Exurge, sentì cantare a Mattutino il responsorio « Benedicens ergo»: memore delle delizie gustate tante volte al suddetto canto, disse al Signore: «Si, mio adorabile Maestro, ho cantato questo e altri simili responsori con tale fervore da sentirmi sollevare fino al trono della tua gloria là, servendomi del tuo sacratissimo Cuore come di uno strumento armonioso, arpeggiavo ciascuna parola e ciascuna nota. Ora, ahimè! spossata dalla malattia, trascuro queste meravigliose industrie d'amore ». Il Signore rispose: « Sì, mia diletta, tu hai cantato spesso, servendoti del mio Cuore: ora voglio ricompensarti modulando Io stesso una dolce melodia ». E aggiunse: « Come ho giurato al mio servo Noè di non mandare più il diluvio sulla terra, così giuro, sulla mia Divinità, che neppure uno di coloro che avranno ascoltato e praticato le tue parole con umiltà, potrà errare, ma avanzandosi in linea dritta e sicura, giungerà fino a Me, che sono via, verità e vita! Ego sum via, veritas et vita (Giov. XIV, 6). Confermo questo giuramento col sigillo della mia santissima Umanità che, a quel tempo, non possedevo, non essendomi ancora fatto uomo ». La Santa riprese: « O Sapienza eterna, che prevedevi tutte le cose future come se fossero passate, o presenti e che conoscevi le colpe che il mondo avrebbe commesse, perchè hai aggiunto il giuramento alle promesse di non più seppellire il mondo nelle acque del diluvio? » Rispose il Maestro: « Volli dare agli uomini un esempio nobilissimo, che loro insegnasse ad approfittare del tempo di pace per regolare saggiamente la loro condotta e compire il bene: così nell'ora dell'avversità saranno obbligati, almeno per questione d'onore, a mantenere la volontà sulla retta via ». Geltrude continuò: « Mio diletto Gesù, ho un grande desiderio d'imparare da Te, durante questa settimana, a servire degnamente la tua Maestà, costruendo un'arca ». Il Signore rispose: « Godrò assai l'arca che vorrei edificare nello stesso tuo cuore. Ricorda che l'arca di Noè aveva tre piani: gli uccelli occupavano quello superiore, gli uomini il mediano, gli animali l'inferiore. Dividi così le tue giornate: dai mattino fino a Nona, mi offrirai, dall'intimo del cuore, lodi e ringraziamenti; in nome di tutta la Chiesa, per i benefici di cui ho colmato gli uomini dal principio del mondo fino al presente e specialmente per l'immensa misericordia con cui, dal mattino a Nona, m'immolo sull'altare per la salute del mondo. Eppure gli uomini ingrati, noncuranti di tanti tesori, s'abbandonano alle prave soddisfazioni dei sensi. Riunirai gli uccelli nella parte superiore dell'arca, supplendo alla ingratitudine degli uomini coi sentimenti di devota riconoscenza, offerti in loro nome.

« Da Nona a sera esercitati in ogni sorta di opere buone, in unione con gli atti santissimi della mia Umanità; agisci con l'intenzione di supplire alla negligenza del mondo intero, dimentico de' miei benefici. In questo modo, riunirai per me tutti gli uomini nella parte mediana dell'arca.

« Alla sera pai ricorda, nell'amarezza del cuore, l'empietà del genere umano il quale, non soltanto mi rifiuta l'omaggio della riconoscenza, ma provoca la mia collera con ogni sorta di peccati. In espiazione di questi delitti offrimi le tue pene con le amarezze della mia Passione e morte; così chiuderai gli animali nella parte inferiore dell'arca».

Ella disse al Signore: « O mio Gesù, essendo quest'istruzione frutto del mio impulso personale, non oserei affermare con sicurezza che l'ho ricevuta da Te, o mio sapientissimo Maestro ». « E perché mai - rispose il Salvatore - i miei favori dovrebbero stimarsi meno quando faccio cooperare per ottenerli, ciò che Io stesso ho creato in te per il mio servizio, avendo Io pur detto: "Facciamo l'uomo a nostra immagine ecc.?" (Gen. I, 26). Per le altre creature sai bene che mi sono accontentato di dire: "Sia fatta la luce. Sia fatto il firmamento" (Ibid. I, 36) ».

Geltrude obbiettò: « Se io palesassi questa cosa, alcuni potrebbero seguire il loro senso personale, senza l'intervento della grazia, ed introdurre così nella Chiesa novità pericolose ». Gesù rispose: « Voglio darti una regola per giudicare rettamente in proposito: un'anima che è unita alla mia Volontà, e giammai si distoglie dalla medesima nè per buona, o per cattiva sorte, un'anima, dico, che di più, in ogni azione cerca la mia gloria al punto di non più pensare ai suoi interessi, essa può affermare e rivelare senza timore quanto le sue facoltà le faranno conoscere e gustare nel segreto del cuore, purchè siano cose conformi alla verità della Sacra Scrittura ed utili al prossimo».

Il Signore si presentò di nuovo alla Santa con grandi dimostrazioni di tenerezza e le disse: « Mia signora e mia regina, prodigami le tue carezze come io ti ho prodigato le mie». E dicendo queste parole il Dio onnipotente, amante appassionato dell'anima fedele, s'inchinava su di lei, come per riceverne il celeste amplesso. Ma l'anima, sorpresa di così inaudito favore, ed annientata nella più profonda umiltà rispose queste parole che scaturivano dal più intimo del suo essere: « Ma, non sei Tu il mio Dio, il mio Creatore? E non sono io la tua piccola creatura? ». A tali accenti la divina virtù attrasse la sua anima per farla godere in Dio. Ella allora gli disse: « O misericordiosissimo Padre, permetti alla tua serva di dormire qualche momento, dopo d'aver preso qualche aroma che mi darà vigore per poter ricevere il S. Sacramento ». Il Signore le rispose: « L'unione dell'anima tua con la mia, rinvigorirà le tue forze, molto più del sonno corporale ».

Durante la S. Messa, nella quale doveva comunicarsi, le sembrò di essere davanti al Signore e gli espresse i suoi lamenti per non poter assistere degnamente al S. Sacrificio a causa dei suoi malanni. Gesù le disse: « Recita il Confiteor ». Terminato che l'ebbe, il Signore aggiunse: « La mia Divinità abbia compassione di te e ti condoni ogni colpa ». Indi la benedisse, stendendo la mano destra. Geltrude, essendosi inchinata per ricevere la benedizione, fu raccolta da Gesù che, stringendola al suo Cuore cantò: « Ad imaginem quippe Dei factus est homo - L'uomo è stato fatto a immagine di Dio » (Gen. I, 27). Poi, per rinnovare in essa la dignità dell'immagine e somiglianza divina, la segnò sugli occhi, sulla bocca, sul cuore, sui piedi, sulle mani, cantando con dolcezza la stessa espressione.

Nel giovedì di carnevale, giorno in cui i mondani si abbandonano ai volgari piaceri della mensa, Geltrude sentì suonare il campanello, dopo le Laudi, per avvisare i servitori di casa che la colazione era pronta. Ella disse, gemendo al Signore: « Ahimè, mio Gesù amorosissimo, come gli uomini cominciano di buon'ora ad offenderti coi loro banchetti! ». Sorrise il Salvatore a quelle parole e disse: « Non affliggerti, mia diletta! I vostri uomini di casa non sono nel numero di coloro che mi offendono con eccessi di gola: questa colazione rinnoverà in loro energie per il lavoro, così mi fa piacere vederli rifocillarsi, proprio come un uomo che desse fresca avena al cavallo che deve portarlo per un lungo viaggio ».