CAPITOLO XIII. - INTENZIONI CHE BISOGNA AVERE PER LA CHIESA

DOMENICA DI SETTUAGESIMA
Geltrude la domenica di Settuagesima, quantunque si sentisse estremamente debole, desiderava di ricevere la Santa Comunione e andava preparandosi il meglio possibile. La Superiora però le fece amorosamente notare, che non poteva comunicarsi senza mancare di discrezione; docilissima al parere altrui ella si astenne dalla Sacra mensa, e offrì al Signore quella privazione per sua eterna lode.
Allora Gesù si chinò con bontà verso di Lei e la ricevette nel seno della sua paterna tenerezza. Dopo d'averla accarezzata come una mamma accarezza il suo bambino, le disse: « Siccome ti sei astenuta dalla SS. Comunione unitamente per piacermi, voglio riscaldarti sul mio Cuore, afflnchè tu non ti affatichi a ricercarmi con un lavoro esterno».
Geltrude, gustando ineffabili delizie in quel domicilio d'amore, disse a Gesù, « O dolcissimo Amico, in questo tempo durante il quale il mondo è sotto l'impero di satana, totus in maligno positus est (I Giov. V, 19) e molti ti oltraggiano con l'ubriachezza e la crapula, desidero con tutto il cuore espiare questi delitti e promuovere la tua gloria nella nostra Comunità; perciò se voi quantunque io ne sia indegna ricevermi ai tuoi ordini e fare di me il tuo araldo, parteciperò ad altre anime quanto mi avrai comunicato e tutte insieme potremo placare la tua collera ». Rispose Gesù: « A colui che sarà il mio araldo, cederò in ricompensa, tutti i beni che avrà acquistati per me». Ella comprese allora che se una persona scrive o insegna con l'intenzione di procurare la gloria di Dio e la salvezza del prossimo, avrà, per la retta intenzione posta all'inizio, un aumento di gloria e di merito attraverso i secoli, cioè ogni volta che i suoi lavori faranno del bene alle anime nel corso del tempo.
Nostro Signore si compiacque poi di dirle: « Chi per soddisfare alle esigenze della natura, mangia, beve, dorme, abbia cura di santificare tali azioni materiali, dicendomi o con le labbra o col cuore: "Signore, prendo questo cibo, o questo ristoro, in unione dell'amore col quale da tutta l'eternità l'hai preparato per mio bene e con quello stesso amore con cui l'hai santificato quando la tua santa Umanità si degnò di sottomettersi e di sentire questa stessa necessità per la gloria di Dio e la salvezza del genere umano. Possa questo mio atto unito al tuo divino amore servire ad accrescere la gloria degli eletti ed a procurare il bene dei membri della Chiesa militante e purgante". Ogni volta che una persona gusterà qualsiasi ristoro con questa retta intenzione, ne avrò piacere come se stendesse davanti a me un forte scudo per proteggermi contro gli attentati dei mondani ».
Durante la S. Messa, mentre le monache si comunicavano, il Signore fece riposare Geltrude, con incredibile tenerezza, nella Piaga amorosissima del suo Costato, dicendo: « Giacchè oggi ti privi, per motivo di discrezione, della S. Comunione sacramentale, vieni ad abbeverarti nella mistica sorgente del mio sacratissimo Cuore, che diffonde l'abbondanza efficace della soavità divina ». Saziata a quel torrente di voluttà ineffabile, la Santa ringraziò Dio, poi vide davanti al suo trono tutti coloro che, in quel giorno, dovevano comunicarsi. Il Signore consegnava a ciascuno una splendida veste che era adorna col preparamento alla Santa Comunione fatto da Geltrude; la divina bontà con quell'abito meraviglioso voleva aiutare quelle care anime a ricevere degnamente il Corpo del Signore. Adorne coi meriti stessi di Geltrude, esse si accostarono alla Sacra Mensa, e offrirono, a loro volta, quanto avevano ricevuto per la gloria di Dio, e aumento di grazia all'anima di Geltrude. La Santa comprese che quando, dopo di essersi preparata alla S. Comunione con preghiere e divozioni speciali, non ci si accosta al divino Sacramento per un motivo di discrezione, d'umiltà, o d'ubbidienza, pure l'anima si disseta al torrente della divina grazia; le persone poi che ricevono il Corpo di Gesà fruiscono della preparazione fatta da chi non si comunica, e sono rese meno indegne di sì grande mistero. Quindi il bene che ne ritraggono deve attribuirsi all'anima, che non avendo potuto accogliere Gesù, si era però disposta a riceverlo con fervore e buona volontà.
Geltrude obbiettò: « O dolcissimo Signore, se colui che si astiene dalla S. Comunione riceve tanti tesori, non varrebbe meglio astenersene sempre?». E Gesù di rimando: « Niente affatto, figlia mia! Sappi che chi per amor della mia gloria, mi riceve nutrendosi del divino Sacramento, si rinvigorisce spiritualmente col mio sacro Corpo e col nettare olezzante della Divinità, si che resta come investito e trasfigurato dall'incomparabile splendore delle mie divine virtù ». Geltrude aggiunse: « Quale sorte toccherà a quelle anime che si astengono dalla S. Comunione per essere più libere di seguire le loro leggerezze, non volendo lasciare, neppure per un giorno, le loro abituali infedeltà?». Gesù rispose con accento severo: « Chi trascura e omette la Santa Comunione per seguire più liberamente la sua volontà, diventa sempre più indegno di ricevermi e si priva perfino dei frutti che il Sacramento comunica ogni giorno a tutta la Chiesa ».
La Santa replicò: « Come mai, dolcisimo Gesù, certe anime che, quantunque si stimino indegne, si preparano ben poco a riceverti, provano per altro un'attrattiva potente per la SS. Comunione, tanto che giammai se ne astengono e provano vero tormento nei giorni in cui non possono riceverti? ». Nostro Signore rispose: « Ciò avviene perchè esse, arricchite da una grazia speciale, sono guidate dalla dolcezza del mio Spirito, come un re, abituato agli onori di corte, preferisce lo sfarzo dela reggia e non si sente di vagare per le strade come un umile figlio del popolo».