CAPITOLO IX. - PURIFICAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Nella dolce festa della purificazione della Beata Vergine Maria,
Geltrude, al primo tocco della campana del mattino, sentendo l'anima
inondata di gioia, disse al Signore: «Ecco, amatissimo Gesù, che il mio
cuore e l'anima mia ti salutano al primo suono di campana che annuncia
la festa della Purificazione della tua castissima Madre». Il Signore si
degnò di rispondere: « E
a mia, volta tutto quanto vi è di tenerezza in me, batte in tuo nome,
alla porta della mia divina misericordia, per ottenerti la piena
remissione di ogni tua colpa ». All'ultimo segno di
Mattutino, il Signore volle restituirle al centuplo il saluto, fattogli
al primo suono del mattino e le disse: « La mia Divinità infinita ti
saluta, o gioia dell'anima mia! Essa ti dona tutti i meriti della mia
Santissima Umanità, per prepararti a questa festa, nel modo che mi è
più gradito ».
Più tardi Geltrude desiderava sapere quale salmodia in quel momento
cantava in coro, ma, essendo coricata, non riusciva ad afferrare il
senso delle parole; disse allora tristemente al Signore: « O mio Gesù,
se non fossi così lontana dalla Chiesa, avrei potuto seguire qualche
versetto del canto sacro e mi sarei dilettata In Te! ». Rispose Egli: «
Se tu, diletta figlia,
ignori quello che ora si va salmodiando in coro, volgiti verso di me e
considera con attenzione quello che passa nel mio Cuore, giacchè Esso
contiene tutto ciò che potrà farti gustare vera gioia ».
Geltrude allora comprese che come una persona respira frequentemente
l'aria, così ciascun membro del Signore, aspira tutte le opere che si
compiono nella Chiesa, le purifica, le nobilita e le offre in lode
eterna alla SS. Trinità. Le azioni che l'uomo compie con l'intenzione
attuale di procurare la divina gloria, sono aspirate dallo stesso suo
Cuore, in modo ineffabile e meraviglioso, riuscendo esse come
trasfigurate in bellezza e perfezione. Senza dubbio le buone opere,
attratte dalle santissime membra del Salvatore, servono alla salvezza
delle anime in modo ammirabile, che sorpassa ogni creata intelligenza,
ma quelle che il divin Cuore assorbe sono molto più nobili e quindi più
salutari. L'uomo, o l'animale vivente, non sono forse più pregevoli di
un cadavere?
In seguito Geltrude sentì cantare il secondo Responsorio: spiacente di
non aver inteso il primo « Adorna » disse al Signore: « Insegnami, o
mio dilettissimo Gesù, come devo ornare il letto del mio cuore, perchè
formi le tue delizie ». Egli rispose: « Aprimi il cuore come un tempo si
aprivano le tavole d'oro nel tempio degl'idoli, per invitare il popolo
a fare i sacrifici nelle feste pagane; poi mostrami dipinte sullo
stesso cuore delle immagini ove io possa trovare ineffabili piaceri ».
Queste parole lei fecero capire che il Signore trova le sue delizie nel
cuore che si apre e si svolge nel ricordo perenne delle sue miserie e
dei benefici gratuiti di Dio.
Al secondo Notturno si cantava l'antifona « Post partum Virgo - Vergine
dopo il parto ». Alle parole: « Intercede pro nobis » Geltrude vide la
beatissima Vergine spazzare col suo manto tutto quanto vi era di
macchiato nelle anime dell'intera Comunità, poi spingere quelle
immondizie in un angolo e porsi davanti quasi per nasconderle allo
sguardo della divina giustizia. Quando poi venne intonata l'antifona
Beata Mater, alle parole Intercede la Vergine, accostandosi al Figliuol
suo, Re dei re, parve dargli un soavissimo bacio che esprimeva la
divozione di tutto il Convento. Tale atto, impreziosito dal puro amore
della Madre di Dio, acquistava un pregio incomparabile.
Geltrude si lamentò ancora degli ostacoli suscitati dalla malattia ed
il Signore le disse: « Simeone e Anna, (cioè l'ìnfermità),
t'impediscono di entrare in Chiesa per partecipare al divino Ufficio;
vieni dunque al monte Calvario colà troverai giacente il tuo Diletto ».
Ella vi si recò in ispirito e, dopo d'aver gustato delizie ineffabili
nel dolcissimo ricordo della Passione di Gesù, le parve di dirigersi
verso Nord, dove vi era una porta che si apriva su di un magnifico
tempio.
Colà vide il venerando Simeone in piedi davanti all'altare, che
ripeteva questa invocazione: « Quando lo vedrò? Potrò vivere fino a
quel fortunato momento? Vedrò il giorno beato della sua nascita?».
Mentre ripeteva queste parole, ed altre consimili, la sua mente fu
attraversata da un raggio di luce; si rivolse di scatto e vide la
Vergine Maria in piedi, davanti all'altare. Ella stringeva fra le
braccia il Bambino Gesù, il più bello fra i figliuoli degli uomini.
Appena Simeone l'ebbe scorto, fu illuminato dallo Spirito Santo e lo
riconobbe per il Redentore del mondo. PrendendoLe quindi, con giubilo
immenso, fra le braccia esclamo: « Nunc dimittis - Ora, Signore, lascia
andare in pace il tuo servo» (Luc. II, 22). Alle parole: « Quia
viderunt - Perchè i miei occhi hanno visto il Signore», lo baciò
teneramente. E all'espressione «Quod parasti - Che tu hai preparato» lo
innalzò davanti all'arca dell'Altare, offrendoLe a Dio Padre, per la
salvezza misericordiosa del mondo. In quel mentre l'arca dell'altare
risplendette come uno specchio trasparente, e si vide riflessa
l'immagine del tenero, amabilissimo Pargoletto tutto rifulgente di
luce. Con quel segno il Bambino Gesù affermava e dichiarava apertamente
cha tutte le offerte dell'antico e del nuovo Testamento, da Lui
ricevevano perfezione e compimento.
A quel fulgore Simeone esclamò teneramente: « Lumen ad revelationem
gentium - E' la luce che rischiarerà le nazioni » (Luc. II, 32). Poi
rese il Bimbo alla Madre, dicendo: « Et tuam animam pertransibit
gladius - E una spada trapasserà l'anima tua » (Ibid. 35). La Vergine
depose il Bambinello sull'altare ed offerse per riscattarlo due
colombine di un candore meraviglioso. Parve anzi che il divino Infante
le presentasse lui stesso, con la sua Manina. Tali colombe
rappresentavano la vita semplice e innocente dei fedeli che operano con
discrezione, allontanando tutto ciò che è cattivo e scegliendo il buon
grano, cioè imitando gli esempi sublimi dei Santi. Se posso cosa
esprimermi, vorrei dire che in tal modo, i fedeli riscattano il
Signore, cioè realizzano alcune cose comprese nella sua dottrina e
ch'Egli, proprio per questo, non ha compiuto Lui stesso. Durante il
canto del versetto dell'ottavo Responsorio « Ora pro populo etc. -
Prega per il popolo ecc.» la Regina delle vergini si avanzò, piegò
rispettosamente le ginocchia, quale Mediatrice fra Dio e la Comunità,
pregando devotamente per ciascun membro della medesima. Ma il Re suo
Figlio la rialzò con gesto di grande deferenza e ponendola a' suoi
fianchi sul trono di glorla, le accordò potenza illimitata di comando.
Subito la dolce Madre ordinò alle schiere angeliche di circondare il
Monastero e di difenderlo con mano salda, contro gli attentati
dell'antico nemico. Gli Angeli obbedirono immediatamente alla Regina
del cielo, e avvicinando i loro scudi, circondarono il Monastero come
di forte baluardo.
Geltrude chiese alla Vergine: « O Madre di misericordia, questa grazia
di protezione, viene accordata anche a quelle che ora non si trovano in
coro?». La dolce Madre rispose: «
Tale protezione non si estende solo alle Religiose riunite in coro, ma
a tutti i membri della Comunità, che bramano la conservazione e
l'aumento dell'osservanza regolare. Quelle invece che, punto
preoccupandosi di tale tesoro, trascurano di custodirlo e di
promuoverlo in altri, non hanno parte alcuna all'amorosa tutela degli
Angeli». Aggiunse poi Gesù « Chi desidera tale protezione deve
osservare che questi scudi sono piccoli e stretti in basso, mentre si
allargano nella parte superiore: così l'anima deve umiliarsi e
disprezzarsi, ma poi elevarsi verso di me con una dolce, assoluta
confidenza, che le faccia tutto attendere dalla mia bontà infinita
».
Durante la processione in cappella, quando si cantava il versetto: «
Ora pro nobis, Sancta Dei Genitrix » la gloriosa Madre depose il divin
Figlio sull'altare, si prostrò riverentemente a' suoi piedi e lo pregò
per la Comunità. Il Bambinello a sua volta si chinò amabilmente verso
la Madre sua in segno d'assenso, per dimostrarle ch'era felice di
compiere la sua volontà.