CAPITOLO III. - NASCITA DOLCISSIMA DI NOSTRO SIGNORE

A Mattutino, mentre Geltrude si sforzava di praticare gli insegnamenti
della notte precedente, il Signore Gesù volle ricompensare la sua
fedeltà e l'attrasse nel suo Cuore con tale potenza che lo scorrere
dolcissimo di Dio nell'anima, ed il riflusso di gratitudine dell'anima
in Dio, le fece godere, durante la Salmodia, ineffabile soavità. Mentre
gustava tali delizie, vide il Re dei re assiso sul trono della sua
Maestà e le Religiose disposte ripettosamente intorno a Lui, celebrare
divotamente le divine lodi con la recita del Mattutino.
Ella si ricordò allora di parecchie persone che si erano raccomandate
alle sue preghiere e, con umile cuore, disse a Gesù: « Ti pare
conveniente, dolcissimo Maestro, che io, così indegna, preghi per
queste Religiose che celebrano le tue lodi con tanto zelo e divozione,
mentre, per le mie infermità sono impotente ad imitarle?». Rispose il
Signore: « Tu puoi bene
pregare per loro, perchè ti ho eletta fra tutte e ti ho posta nel seno
della mia bontà paterna, affinchè mi domandi ed ottenga tutto ciò che
vuoi». E Geltrude: « Signore, se brami che preghi per
esse, degnati di fissarmi un momento ove possa farlo fedelmente,
procurando la tua gloria e il loro vantaggio, senza che io stessa mi
privi del celeste banchetto di cui in questo momento, mi fai partecipe
».
Rispose Gesù: « Raccomanda
ciascuna di queste anime a quella scienza divina ed a quell'amore che
mi hanno fatto uscire dal seno del Padre e discendere sulla terra per
salvare gli uomini». Ella obbedì, e pregò per esse,
pronunciando semplicemente il loro nome. Il Signore, cedendo al dolce
moto della sua tenerezza, soccorse quelle anime a una ad una, secondo i
loro bisogni particolari.
La Vergine apparve anch'Essa nella gloria dei cieli, assisa
onorevolmente a fianco del Figlio. Durante il Responsorio Descendit de
coelis « Discese dal cielo », il Signore parve ricordarsi di
quell'ineffabile accondiscendenza che l'aveva tolto dal seno del Padre
e fatto discendere in quello della Vergine purissima, per abitare
questa misera terra d'esilio. Sentendosi come struggere d'amore,
rivolse alla Madre sua uno sguardo sorridente, pieno di tale tenerezza
ch'Ella ne fu commossa fino nell'intimo del cuore. Egli depose sulle
caste sue labbra un bacio divino, per rinnovare con doppio rinforzo, le
gioie che la Vergine incomparabile aveva attinte sulla terra, nella sua
Santissima Umanità.
Geltrude scorse poi la Persona immacolata della gloriosa Madre di Dio
trasparente come puro cristallo, attraverso il quale il casto suo seno,
penetrato e riempito della Divinità, brillava come oro, rivestito da un
fine tessuto di tela di vari colori. Le parve che il Bambinello, Figlio
unico del Padre, trovasse le sue delizie, attingendo avidamente la vita
dal seno verginale di Maria; tale vista le fece capire che, se
l'Umanità di Cristo fu nutrita dal latte verginale, la sua Divinità fu
rallegrata dallo squisito banchetto che Gli offerse il Cuore più
innocente e tenero che gìammai sia esistito.
Al Responsorio XII, Verbum caro jactum est, le Religiose s'inchinarono
profondamente e Geltrude sentì dalle labbra di Nostro Signore queste
parole: « Ogni volta che, pronunciando questo versetto, una persona
s'inchina con riconoscenza, ringraziandomi d'essermi degnato
d'incarnarmi per amor suo, io, invitato dalla mia bontà, m'inchinerò a
mia volta verso di lei e con tutto l'amore del Cuore offrirò a Dio
Padre il frutto raddoppiato, per così dire, della mia beata Umanità,
per aumentare la gioia eterna di quell'anima ».
Alle parole: et veritatis, che concludono quel Responsorio, la Vergine
Maria si avanzò, mirabilmente adorna della duplice gloria della
Verginità e della Maternità. Ella s'appressò alla Suora del coro di
destra, la circondò col braocio, e, serrandola amorosamente a sé, le
depose nell'anima il suo nobile Bambinello, grazioso sopra tutti i
figli degli uomini. Poi fece il giro di tutto il coro e con un
soavissimo abbraccio, depose nell'anima di ciascuna l'amabile e tenero
Pargoletto. Tutte lo tenevano spiritualmente con le braccia dell'anima,
ma alcune gli sostenevano la testina con grande precauzione, come se
fosse adagiato su morbido cuscino. Altre, meno sollecite a sostenere il
capo del Bambinello, lo lasciavano cadere in modo assai incomodo.
Geltrude comprese che le Religiose perfettamente abbandonate alla
Volontà di Dio, posavano la testina del loro amatissimo Gesù su di un
soffice cuscino; quelle invece la cui volontà conservava rigide riserve
e compromessi imperfetti, lo lasciavano cadere in maniera assai
dolorosa.
O tu che leggi, togli dall'anima e dalla coscienza ogni ostacolo,
contraddizione, puntiglio; con piena, intera volontà offriti a Dio per
accontentarlo in tutto, giacchè Egli desidera solo la tua perfezione.
Possa tu non mai turbare, neppure per un solo istante, il riposo di
quel dolce Bambinello che si è degnato d'inchinarsi verso di te e
trovare le sue delizie nell'anima tua.
Alla S. Messa Dominus dixit, il Signore colmò l'anima di Geltrude di
incomparabile dolcezza, a proposito delle parole liturgiche, da essa
meditate. Al Gloria in excelsis, quando si giunse a quella frase «
primogenitus Mariae Filius » (queste parole facevano parte di quei
versetti che s'intercalavano ai canti liturgici), ella riflettè che il
Salvatore sarebbe stato chiamato più propriamente « unigenitus - figlio
unico », che « primogenitus - primo nato » perchè la Vergine Immacolata
non ebbe che quel Figlio unico, concepito per opera dello Spirito Santo.
L'amabile Vergine, guardandola con infinita tenerezza, le disse: « Il mio dolcissimo Gesù non è «
unigenitus - Figlio unico » ma « primogenitus », perché l'ho concepito
per primo nel mio seno; dopo di Lui, o meglio, per suo mezzo, io vi ho
tutti concepiti, raccogliendovi nelle viscere del mio materno amore,
affinchè foste fratelli di Gesù e fîgli miei».
All'Offertorio Geltrude comprese che le Monache offrivano al Signore le
preghiere recitate durante l'Avvento; qualcuna deponeva la sua offerta
nel Cuore stesso del Bambino Gesù, che si era stabilito nell'anima sua.
La Beata Vergine. mentre passava a visitarle a una ad una, si occupava
dei loro bisogni particolari e preparava il seno e le mani del suo
amatissimo Figlio, perchè ricevesse più comodamente i loro doni.
Altre Religiose s'avanzavano verso l'altare, in mezzo al coro, e là
offrivano le loro preghiere alla Vergine, che teneva fra le braccia il
Bambinelio. Ma siccome Egli non era posto dalla parte più comoda per
riceverle, pareva che non potesse sostenersi a causa della sua
debolezza infantile. Geltrude comprese che le Religiose che deponevano
la loro offerta nel Cuore di Gesù erano quelle che amorosamente lo
contemplavano nato spiritualmente nel loro cuore, e la Vergine le
aiutava a presentarGli i loro omaggi, godendo del loro amore e dei loro
progressi. Le Religiose invece che si limitavano ad adorare Nostro
Signore a Betlemme, ove la S. Chiesa ce lo mostra, erano quelle che,
procedendo in mezzo al coro, rimettevano i loro doni alla Madonna.
Geltrude s'avvicinò al Re di gloria e Gli offerse le preghiere recitate
da parecchie persone, prima della solennità natalizia, con la buona
volontà di altre che avrebbero pure desiderato presentare tale tributo
d'amore, se lavori urgenti non avessero occupato il loro tempo. La
santa vide che le preghiere recitate divotamente erano disposte come
perle preziose sul tavolo, del quale più sopra abbiamo parlato. La
buona volontà di coloro che, non avendo potuto offrire le loro
preghiere, ne provavano un senso di rammarico e di umiliazione, tale
buona volontà, dico, trovava posto nella magnifica collana che il
Signore portava al collo; quelle anime fortunate ottenevano così facile
accesso al divin Cuore, come chi tiene le chiavi d'un forziere può
aprirlo e togliervi quanto gli aggrada.