CAPITOLO LXXVIII. - LA FREQUENTE COMUNIONE PIACE A DIO

Fra coloro che dirigevano il Monastero si trovava una persona i cui
sentimenti, a proposito della S Comunione, erano ispirati più dallo
zelo della giustizia che dallo spirito della misericordia. A sentir lui
non poche Religiose mancavano della divozione necessaria per
comunicarsi spesso, o non si preparavano al divino incontro con la
dovuta diligenza. Egli esprimeva questi pensieri nelle pubbliche
istruzioni, di modo che, ben presto, riuscì a rendere le Monache
sfiduciate e timorose di comunicarsi. Geltrude se ne afiìiggeva e,
pregando un giorno per l'austero direttore, chiese a Gesù se approvasse
quel metodo. Rispose il Salvatore: «Le
mie delizie sono di stare coi figli degli uomini. Per contentare il mio
amore ho istituito questa Sacramento: mi sono obbligato a dimorarvi
fino alla consumazione dei secoli, e ho voluto che si ricevesse di
frequente. Se dunque alcuno, sia con pubbliche istruzioni, sia con
privato consiglio, allontana dalla S. Comunione un'anima che non è in
peccato mortale, impedisce e interrompe le delizie del mio Cuore. Se un
principino si compiacesse grandemente di conversare, di giocare con
fanciulli poveri, di bassa condizione, non si sentirebbe forse
contrariato se il suo precettore duramente ve lo riprendesse, e
cacciasse i poveri contadinelli sotto il pretesto che la dignità di un
giovane principe non permette simili giochi, in compagnia di gente
plebea? ».
« Signore - aggiunse la Santa - se la persona, a riguardo della quale
ti ho interrogato, mutasse opinione e condotta, non le perdoneresti le
sue esagerazioni? ». E Gesù: « Non
solo le perdonerei tosto, ma le sarei grato di tale mutamento, come il
principino al precettore che, cambiando parere, riconducesse egli
stesso al suo discepolo i compagni di gioco, invitandoli graziosamente
a divertirsi col suo giovane signore ».