CAPITOLO LXIX. - COME IL LAVORO PUO' ESSERE SORGENTE DI MERITO

Il Monastero era gravato da un debito ingente e Geltrude pregava
insistentemente il Signore affinchè, nella sua divina bontà, desse ai
procuratori il modo di pagarlo. Rispose Gesù, con tenerezza: « Cosa mi darete in ricambio di
questa grazia?».
E Geltrude pronta: « Se ci fai tale immenso favore noi potremo servirti
con minore inquietudine e con maggiore divozione ». Ma il Signore
replicò: « A me non
interessa che mi serviate così giacchè non ho affatto bisogno dei
vostri beni, e mi è indifferente vedervi applicate agli esercizi
spirituali, oppure ai lavori esterni; è l'intenzione che dà la misura
del merito. Se avessi preferito d'essere servito nella pace della
contemplazione, avrei riformato la natura umana, dopo la caduta di
Adamo; in modo da non avere essa bisogno nè di cibo, nè di vesti, né
d'altra cosa necessaria alla vita; ma dai travagli dei miei amici,
ritraggo profitto maggiore. Un potente imperatore non si contenta di
avere nel suo palazzo damigelle d'onore avvenenti e ben vestite, ma
anche principi, capitani, ufficiali, impiegati adatti ai vari servizi e
sempre disposti a seguire i suoi ordini. Così io non trovo soltanto le
mie delizie negli esercizi della pietà contemplativa, ma mi compiaccio
pure di altre occupazioni utili e variate che hanno per fine l'onor
mio, e che mi invitano a dimorare con gioia fra ì figli degli, uomini.
Sono appunto questi lavori manuali che danno occasione agli uomini di
praticare maggiormente la carità, la pazienza, l'umiltà e le altre
virtù ».
Più tardi ella vide il principale amministratore del Monastero alla
presenza di Dio; era curvo dal lato destro e si rialzava a stento, di
tempo in tempo, per offrire al Signore, una moneta d'oro, nel cui
centro splendeva un magnifico diamante. Il Signore spiegò: « Se addolcissi la pena di colui per
il quale tu preghi sarei privato di questa splendida gemma che mi è
così cara. L'amministratore stesso poi perderebbe la ricompensa
preparatagli, perchè mi offrirebbe una semplice moneta d'oro, senza
diamante. Fare la mia volontà nella consolazione è darmi dell'oro; ma
compirla nella tribolazione è aggiungere all'oro, lo splendore d'una
perla d'alto pregio ». Geltrude però non si dava per vinta
ed insisteva, con maggiori suppliche presso il Signore, perchè
sollevasse l'amministratore. Gesù le disse: « Perchè mai trovi così duro che
si sopporti qualche cosa per amor mio, poichè sono quel vero Amico, la
cui fedeltà resiste alle vicende del tempo? Le creature quando vedono
una persona cara ridotta alla miseria, provano grande amarezza,
trovandosi impotenti a sollevarla. Ma io che sono ìl solo e vero Amico,
corro verso l'anima desolata, recandole i fiori freschissimi delle
buone opere compiute in pensieri, parole ed azioni. Tali fiori sono
seminati sulle mie vesti come rose e gigli di gradito olezzo. Al
contatto vivificante della mia presenza divina, rinasce in questa
creatura sofferente la speranza della vita eterna, dove riceverà la
ricompensa del bene fatto. La gioia ch'ella concepisce a tale vista, la
prepara a gustare il gaudio dell'eterna felicità, quando verranno
spezzati i legami del corpo. Allora nell'entusiasmo della completa
letizia, ella canterà le divine lodi, ripetendo: « L'odore del mio
Diletto è come la fragranza di un campo fertile». (Gen. XXVII, 27).
Infatti come il corpo è formato da diverse membra unite fra loro, così
nell'anima vi sono parecchi sentimenti: il timore, la sofferenza, la
gioia, l'amore, la speranza, l'odio e la modesta verecondia. Più l'uomo
si sarà servito di queste passioni per la mia gloria, maggiormente
troverà in me quegli ineffabili godimenti e delizie di pace che
dispongono l'anima a gustare l'eterna beatitudine. Nel giorno della
risurrezione, quando il corpo diventerà incorruttibile, ogni membro
riceverà una speciale ricompensa per le opere compiute e per i lavori
che avrà, eseguiti in nome mio, per mio amore. L'anima poi avrà un
premio particolare più sublime, per la compunzione e l'amore che avrà
sentito, o anche solo semplicemente per la vita data al corpo ».
Siccome poi Geltrude, piena di compassione per il fedele amministratore
del Monastero, ricominciava a pregare con fervore il Signore perchè
ricompensasse le sue fatiche e le sue pene, ebbe dal Salvatore questa
risposta: « Ricorda, o
figlia, che il suo corpo sfinito nel lavoro, è per me un tesoro nel
quale depongo ad ogni passo, tante diamme d'argento quanti sono i
sacrifici della sua carica. Il suo cuore poi è come un forziere ove
depongo con gioia una dramma d'oro ogni volta che, per mia gloria,
cerca di provvedere ai bisogni della Comunità ».
Geltrude, ammirata, obbiettò: « Ma Signore quest'uomo non mi pare così
perfetto, da poter supporre che compia tutte le sue azioni, solo per la
tua gloria; credo che talora sarà spinto da motivi umani, cioè dal
desiderio del guadagno e dal benessere che ne sarà il risultato. Come
mai allora, mio Dio, Tu che sei la verità senza ombra, puoi dire di
trovare in lui le tue delizie?.».
Il Signore si degnò di rispondere: « La sua volontà è talmente
subordinata alla mia che sono sempre il motivo principale de' suoi
atti; perciò egli ritrae inestimabili ricompense da tutti i suoi
pensieri, da tutte le sue parole ed opere. Ciò non toglie che, se si
applicasse a compiere ogni atto con intenzione esplicita accrescerebbe
la sua ricompensa, così come l'oro supera in valore l'argento; se poi
s'impegnasse a dirigere verso di me tutti i suoi progetti e le sue
sollecitudini con la stessa retta intenzione, tutto riuscirebbe
nobilitato, appunto come l'oro puro senza lega è più prezioso di un oro
oscurato ».