CAPITOLO LXVIII. - COME SIA NECESSARIO UMILIARSI SOTTO LA MANO DI DIO

Pregava un giorno Geltrude per alcuni miserabili che, dopo d'avere
ingiustamente lesi i diritti del Monastero, minacciavano di fare
maggior danno alla Comunità.
Il Signore, buono e misericordioso, le apparve con un braccio
dolorosamente ripiegato e contorto, di guisa che i nervi sembravano
dilacerati. Ora Egli disse alla sua Sposa: « Considera quali sofferenze mi
cagionerebbero coloro che venissero adesso a picchiare colpi replicati
su questo mio braccio indolenzito; eppure sono stato così trattato da
coloro che odo parlare, senza pietà, della gente che vi perseguita.
Dimenticano purtroppo, che quei miserabili perdono l'anima e che sono
le mie membra. Coloro invece che mossi da compassione, implorano la mia
clemenza, perché tolga misericordiosamente tali povere anime dai loro
disordini, e le guidi a miglior vita, applicano al mio braccio un
unguento dolcissimo. Quanto poi a coloro che, con avvisi, consigli,
ammonizioni li conducono caritatevolmente all'emenda e alla
conversione, sono altrettanti medici esperti che fasciano il mio
braccio malato e con mano delicata, rimettono a poco a poco i muscoli
nella loro posizione naturale».
Geltrude sorpresa per questo eccesso di begninità divina, aggiunse: «
Dolcissimo Gesù, come puoi chiamare tuo braccio siffatta gente tanto
indegna di quest'onore? ». Rispose il Signore: « Li chiamo così perchè sono membra
del corpo della Chiesa, della quale mi onoro di essere Capo ».
Ella rispose: «Ma non ne sono staccati dalla scomunica lanciata
solennemente contro di loro, a causa delle vessazioni esercitate contro
il nostro Monastero?». E Gesù: «
E' vero che sono scomunicati; ma possono ancora venire dalla Chiesa
prosciolti; io li considero a me congiunti con questo legame, e l'amore
che nutro per essi mi tiene in una inesprimibile angoscia. Non si può
dire a parole l'ardore con cui desidero la conversione di questi
infelici ».
Geltrude, avendo in seguito pregato il Signore di difendere il
Monastero dai loro assalti e di prenderlo sotto la sua divina
protezione, ricevette questa risposta: « Lo farò se voi, nell'umiltà
del cuore, riconoscerete dì meritare questo castigo per le vostre
negligenze nel mio servizio; ma se per orgoglio, v'irriterete contro
questi infelici, allora lascerò giustamente che prevalgano contro di
voi e vi molestino ancora ».