CAPITOLO LVII. - ODIO DEL DEMONIO A PROPOSITO DI UN GRAPPOLO D'UVA

L'esercizio di tante meditazioni e le delizie che le causava la
frequente visita di Gesù, avevano fatto perdere a Geltrude il sonno,
riducendola a uno stato di debolezza estrema. Accasciata e stanca,
sentendosi venir meno, ella mangiò, durante la notte, un grappolo d'uva
con l'intenzione di ristorare Gesù Cristo stesso. Egli accettò tale
offerta con riconoscenza e le disse: «In questo momento attingo al tuo
cuore una deliziosa bevanda, la quale compensa con la sua dolcezza,
l'amarezza del fiele e dell'aceto che, per amor tuo, lasciai appressare
alle mie labbra sul Calvario. Più tu, prendendo qualche ristoro utile
al tuo corpo, considererai puramente la mia gloria, più dolce sarà la
refezioni che gusterò nell'anima tua».
Avendo Geltrude gettato sul pavimento della cella i resti dell'uva,
vide il demonio intento a raccoglierli, come per accusarla e
convincerla davanti al tribunale di Dio, di avere, contro la Regola,
mangiato prima di Mattutino. Ma tosto che ebbe egli toccato quegli
avanzi, si scottò le dita tanto che, emettendo grida orribili, prese la
fuga. Geltrude si accorse che nel correre via a precipizio, il demonio
si guardava bene dal toccare coi piedi le bucce roventi, il cui
contatto gli causava un supplizio intollerabile.