CAPITOLO LV. - PROVE D'AMORE

Geltrude si era riavuta da diverse malattie; dopo la settima recidiva,
una notte si occupava del Signore, il Quale si degnò chinarsi sul suo
giaciglio e dirle con tenerezza infinita: « O figlia mia, fammi annunciare il
dolce messaggio che langui d'amore per me». «Mio diletto -
rispose la Santa - come oserei dire io, indegnissima, che languo
d'amore per Te?» Ed il Signore «Ricordati
che colui che si offre volentieri a soffrire per amor mio, può
glorificarsi e proclamare che langue d'amore per me, purchè durante la
prova si mantenga paziente e diriga verso di me lo sguardo dell'anima
sua».
Ella aggiunse: « Amatissimo Signore, quale gloria ti procurerebbe tale
messaggio? » Egli rispose: « Questo
messaggio fa le delizie della mia Divinità e onora la mia Umanità; è
una gioia per il mio sguardo, una lode gradita per il mio orecchio
». E aggiunse: « Colui
che mi recherà questo messaggio riceverà consolazioni grandi, e la
tenerezza commossa del mio Cuore mi porterà a guarire coloro che
desiderano la grazia del perdono; a predicare agli schiavi, cioè ad
annunciare la misericordia ai peccatori; infine a liberare i
prigionieri, cioè le anime del purgatorio».
« O Padre delle misericordie - aggiunse ella ancora - ti degnerai, dopo
questa crisi, di rendermi la salute? » « La mia patema provvidenza, -
rispose Gesù - te lo
lascia ignorare. Se ti avessi annunciato fin da principio che dovevi
subire sette malattie di seguito, la tua pazienza non avrebbe potuto
sopportare il peso; se poi ti dicessi ora che questa malattia è
l'ultima, o che presto sarà finita, questa assicurazione diminuirebbe
molto il merito de' tuoi petimenti. Perciò la mia provvidenza paterna,
congiunta alla mia infinita sapienza, ti hanno lasciato ignorare luna e
l'altra cosa per il tuo maggior bene, e per obbligarti a rivolgerti a
me con tutto il cuore. Lasciami disporre tutto a mio piacimento; veglio
su di te con fedeltà, conosco la debolezza della tua virtù; misurerò la
prova a seconda delle tue forze. In grazia di queste industrie del mio
amore, dopo la settima malattia, la tua volontà è più ferma che non lo
fosse dopo la prima. Così la mia divina onnipotenza compie ciò che
sembrerebbe impossibile all'umana ragione ».