CAPITOLO L. - DELIZIE DI GESU' NEL CUORE DI GELTRUDE

Un giorno, mentre stava apparecchiandosi alla S. Comunione, Geltrude fu
presa da un malore che le tolse ogni forza, gettandola in un'estrema
prostrandone. Nel timore che la sua divozione ne subisse detrimento
disse a Gesù: «O dolcezza dell'anima mia! Ben so che sono indegna di
riceverti, e mi asterrei oggi dalla SS. Comunione, se potessi trovare
in qualche altra creatura, ristoro e consolazione. Ma dall'Oriente
all'Occidente, da Settentrione a Mezzogiorno, non c'è proprio nulla
che, all'infuori di Te, possa dare gioia e refrigerio all'anima mia e
al mio corpo. Eccomi dunque piena di amore ed anelante per l'ardente
desiderio, correre a Colui che è la sorgente di vita! ». Il Signore
accettò quella tenera effusione con la solita bontà, e si degnò di
rispondere: « Poichè
affermi di non trovare piacere in alcuna creatura fuori di me, così io
giuro" per la mia divina virtù, che non voglio prendere piacere in
alcuna creatura senza di te ». Mentre raccoglieva questa
parola così piena di accondiscendente bontà, Geltrude pensava in cuor
suo che forse tale benigna disposizione avrebbe potuto cambiare, ma
Gesù, entrando nel suo pensiero, le disse « Per me, volere e potere
sono un'unica cosa, perciò non posso che ciò che voglio ». Rispose
ella: « O amabilissimo Gesù, quali delizie puoi provare in me, che sono
il rifiuto di tutte le creature? ». E il Salvatore: « L'occhio della mia Divinità
prova estrema dolcezza a mirare colei che ha creata così gradevole al
Cuor mio e che ho ricolma di tante grazie. Il mio orecchio è deliziato
come da soave musica, ascoltando le parole dolcissime che escono dalla
tua bocca, sia che tu preghi con amore per i peccatori, o per le anime
purganti, sia che tu riprenda, o istruisca gli altri, sia che corregga
alcuno, a mia lode, anche con una sola parola. Quand'anche tali tuoi
accenti non avessero per gli uomini alcuna utilità, pure, a motivo del
tuo buon volere e della retta intenzione, essi producono al mio
orecchio suoni deliziosi che commuovono le intime profondità del Cuor
mio. La speranza con la quale tu aspiri senza posa verso di me, esala
un profumo squisito che gusto con gioia. I tuoi gemiti e i tuoi
desideri sono più accetti al mio palato di cibi prelibati. Nel tuo
amore infine trovo i gaudi dei tuoi soavi amplessi ».
Geltrude un giorno sentì un'ardente brama di riacquistare la salute,
per poter seguire con fervore e puntualità la Regola del suo Ordine. Il
Signore le rispose con bontà: « Perché
mai la mia Sposa vorrebbe spiacermi, contrariando i miei voleri? ».
Rispose ella: « Potrebbe mai contrariarti una preghiera che è ispirata
solo dal desiderio della tua gloria? ». « Le tue osservazioni a questo
riguardo - rispose il Salvatore - le considero benignamente, quali
semplici fanciullaggini, ma se tu v'insistessi, io non lo vedrei di
buon occhio ». Queste parole fecero capire alla Santa che se è bene
desiderare la sanità unicamente per servire meglio Iddio, è però molto
più perfetto abbandonarsi interamente alla sua Volontà, persuasi che
Dio dispone tutto a nostro vantaggio, sia che ci consoli, sia che ci
provi con le tribolazioni. »