Sotto il Tuo Manto

Venerdi, 13 giugno 2025 - Sant´Antonio da Padova (Letture di oggi)

Una sera, vidi Gesù crocifisso. Acqua e sangue colavano dal suo fianco. Egli parlò: «Rifletti su ciò che fai tu per la salvezza delle anime». Risposi: «Quando guardo la tua passione, mi convinco di non fare proprio nulla per la salvezza delle anime». E Gesù a me: «Sappi che il tuo dovere quotidiano, accettato con assoluta sottomissione al mio volere, conduce in paradiso molte anime. Quando ti sembrerà  che la fatica vada al di là  delle tue forze, fissa il tuo sguardo su ciò che io ho sofferto. Ti solleverai così sopra ogni sofferenza, sopra il disprezzo ed i giudizi umani. La riflessione sulla mia passione t'aiuterà  ad innalzarti al di sopra di ogni cosa». (Santa Faustina Kowalska)

CAPITOLO XLIV. - COME LA SOAVITA' DIVINA ATTRAE L'ANIMA


Una notte Geltrude, meditando divotamente la Passione, si lasciò trasportare dall'ardore de' suoi desideri, tanto da sentirsene il cuore bruciato come da fiamma: « O mio amorosissimo Gesù, - diss'ella - se gli uomini sapessero quello cha provo, mi consiglierebbero di moderare tali fervori per non nuocere alla salute; ma Tu, che penetri nell'intimo del mio essere, sai bene che nessuno sforzo delle mie potenze potrebbe impedirmi di sentire l'intima dolcezza della tua visita divina ». Rispose il Salvatore: « Chi dunque, a meno che non sia folle, può ignorare che la soavità infinitamente potente della mia divinità supera in misura incomprensibile tutti i diletti umani? Le consolazioni terrestri, paragonate alle celesti, sono come goccie di rugiada di fronte all'immensità dell'oceano. Se gli uomini spesso si lasciano talmente sedurre dai piaceri sensibili da mettere talora in pericolo, non solo la salute del corpo, ma perfino l'eterna salvezza, a più forte ragione un cuore, penetrato dalla soavità divina, si trova nell'impossibilità di reprimere le fiamme di un amore che deve procurargli una felicità senza tramonto».

Ella obbiettò: « Forse gli uomini potrebbero dire che, avendo io fatta la Professione in un ordine cenobitico, debba moderare l'intensità della divozione, per poter praticare tutte le austerità della Regola».

Il Signore si degnò d'istruirla con questo paragone «Immaginati, figlia mia, che alla mensa reale presiedano parecchi ciambellani, pronti a servire con zelo e riverenza il loro Signore. Supponi che il re, stanco ed indebolito per l'età, desideri aver vicino uno di quei servitori per appoggiarsi a lui: non ti sembrerebbe cosa disdicevole, che il ciambellano lasciasse cadere il re, levandosi di scatto, col pretesto che è stato proposto al servizio della tavola? Così non è opportuno che un'anima, chiamata gratuitamente alle delizie della contemplazione, si sottragga sotto pretesto di seguire più perfettamente la Regola. Io sono il Creatore, il riformatore dell'universo, e mi compiaccio infinitamente più di un'anima amante che di altri esercizi, o lavori materiali, che possono anche compiersi senza amore e retta intenzione ».

Il Signore completò il suo insegnamento con queste parole: « Se però alcuno, non attratto dallo Spirito Santo al riposo della contemplazione, facesse sforzi personali per raggiungere tale privilegio, trascurando così la Regola, assomiglierebbe al servitore invadente che, invece di stare in piedi, aspettando gli ordini del padrone, si sedesse a fianco del re, senza esservi invitato: naturalmente si attirerebbe il disprezzo; così colui che aspirasse alla contemplazione divina, che è un favore che nessuno può ottenere senza una grazia specialissima, ne avrebbe più detrimento che profitto pcrchè, da una parte non progredirebbe nella contemplazione, dall'altra sodisferebbe con tiepidezza alle osservanze regolari.

Il Religioso poi che cercasse distrazioni piacevoli, trascurando la Regola senza necessità e per fare i suoi comodi, si potrebbe paragonare al valletto che, destinato a servire il suo signore, se ne andasse come un mozzo di stalla ad insudiciarsi nel riordino delle scuderie ».