CAPITOLO XXII. - COME LA MALATTIA PUO' RIPARARE I DIFETTI

Geltrude in un certo periodo fu presa da grande debolezza, che le impediva l'osservanza della Regola. Oppressa da sfinimenti un giorno si sedette per assistere ai Vespri. Col cuore colmo di desiderio e di tristezza, ella disse al Signore: « O dolcissimo Salvatore, non riceveresti maggior gloria se io, invece di restarmene in questa penosa impotenza, potessi andare in coro a salmodiare con le mie consorelle, e continuare per tutta la giornata a seguire l'osservanza regolare con fervore ed esattezza? ». Le rispose Gesù: « Credi tu che Io sposo goda minori delizie nella familiarità e nei casti amplessi della camera nuziale, di quando può presentare la sua sposa al pubblico, nel fulgore della sua bellezza? ». Geltrude comprese allora che l'anima mostra al pubblico i suoi ornamenti, quando può compire tutti i suoi doveri per la gloria di Dio; ma che riposa con lo sposo nella camera nuziale, quando le malattie le impediscono tali opere esterne. Priva allora delle gioie dell'attività ella s'abbandona tutta al divino beneplacito e il Signore si compiace maggiormente in essa, appunto perchè non ha le soddisfazioni pericolose della vana gloria.