CAPITOLO XIII. - SPIRITO DI RIPARAZIONE

Un giorno, mentre si ripiegavano i sacri lini, cadde a terra un'Ostia
ch'era stata posta sull'altare e che si dubitava fosse stata consacrata.
Geltrude ricorse subito a Gesù e, sentendo che quell'Ostia non era
consacrata ne giubilò in segreto, perché tale irriverenza era stata
risparmiata al suo Diletto. Pure ardente di zelo com'era per la gloria
di Dio, disse:! « Quantum. quella tua infinita bontà abbia impedito
oltraggio così grave verso il SS. Sacramento, pure poichè sono tante le
offese che ti si fanno, non solo dai tuoi nemici, ma ancora da coloro
che dovrebbero esserti amici e talvolta, cosa degna di lagrime
infinite, dai tuoi stessi sacerdoti e religiosi, non dirò nulla alle
mie consorelle per non privarti delle riparazioni che ti offriranno e
dell'omaggio delle loro consolazioni ». E aggiunse: « Fammi conoscere,
mia Gesù, quale sodisfazione ti sarebbe cara per riparare le offese che
si commettono contro di Te, perchè mi sarà dolce consumare tutte le mie
forze per la gloria e l'onore del tuo Nome ». Il Signore le manifestò
che, gradirebbe assai la recita di duecentoventicinque Pater noster per
onorare le sue sacratissime membra, in unione di quell'amore col quale
Egli si è fatto uomo per amor nostro. Desiderò inoltre si facesse lo
stesso numero di atti di carità al prossimo, come se si facessero a Lui
stesso, memori della parola evangelica: « Quod uni ex minimis mei
fecistis, mthi fecistis - Quello che avete fatto al più piccolo de'
miei, l'avete fatto a me stesso » (Matt. XXV, 40), Infine chiese che lo
stesso numero di volte si rinunciasse ai piaceri inutili della terra
per dare gloria a Dio.
Oh, come sono grandi e ineffabili le misericordie del nostro
caritatevole Salvatore che si degna gradire soddisfazioni così piccole
e ricompensarle generosamente, quantunque non meriteremmo che giusti
castighi, rifiutandogli tanto spesso il dovuto omaggio del puro amore.