CAPITOLO IX. - GENEROSA DISPENSAZIONE DELLA DIVINA GRAZIA

Dio aveva rivelato ad una persona che voleva, per le preghiere delle
monache, liberare un grande numero di anime purganti, perciò erano
state richieste al Convento preghiere particolari. Geltrude si dispose
a recitarle con grande fervore, in unione alle sue consorelle, quando
scorse Nostro Signore tutto raggiante di gloria nell'atto di dispensare
i suoi benefici. Siccome non poteva chiaramente discernere l'atto del
Signore, gli chiese fiduciosamente: « O Dio, ricco di bontà,
nell'ultima festa di S. Maria Maddalena ti sei degnato di rivelare,
alla tua indegna serva, che avresti accordato grazie speciali di
misericordia a coloro che in quel giorno si sarebbero prostrati ai tuoi
piedi per imitare la fortunata peccatrice, tua amatissima seguace.
Degnati, te ne supplico, rivelarmi anche oggi, l'atto che stai
compiendo in questo momento ». Rispose il Signore: « Distribuisco i
miei doni ». Comprese ella allora che Egli applicava alle anime dei
defunti le preghiere del Convento. Quantunque però questa anime fossero
presenti, essa non poteva vederle.
Aggiunse il Signore: « Non
vorresti offrirmi i tuoi meriti, perchè io possa aumentare le mie
liberalità? ». L'anima di Geltrude fu intenerita per
l'unzione di tale dolce invito e, pur non sapendo che la comunità era
tutta in preghiera per lo stesso scopo, provò una grande riconoscenza
per nostro Signore che si degnava chiederle qualche cose di personale.
Rispose quindi gioiosamente: « Sì, mio Dio, io ti offro, non soltanto i
miei beni che sono poca cosa, ma anche quelli della comunità di cui
posso disporre in virtù di quel dolce vincolo fraterno che la tua
divina grazia ha stretto fra noi; quindi con volontà piena, ti presento
quest'offerta per onorare le tue divine perfezioni».
Allora il Signore, come distolto dalla sua occupazione per l'immensa
gioia che gli procurava tale offerta, stese una bianca nuvola che lo
coperse insieme alla sua amatissima Sposa, poi s'inchinò verso di lei
ed attirandola dolcemente a sè, le disse: « Occupati di me solo, e
gusta le delizie della mia grazia ».
Ma Geltrude riprese: « Perché mai, o Dio, infinitamente buono, hai
rivelato a un'altra persona quello che volevi fare per le anime
purganti, e mi hai privato di questa luce, mentre, di solito, mi sveli
la maggior parte de' tuoi segreti? ». Rispose il Signore: « Ricordati che spesso i miei doni
non servono che ad umiliarti, perché te ne giudichi indegna; così li
ricevi come un mercenario a cui si paga il salario. Tu pensi che la tua
fedeltà dipenda unicamente da questi benefici, e allora esalti le anime
che, senza alcun favore speciale, sono fedelissime in tutte le cose.
Ebbene stavolta ho voluto farti condividere la loro sorte, perchè il
tuo zelo per le anime purganti e le tue assidue preghiere, non essendo
ispirate d'alcun favore particolare, fossero per te più meritorie
».
Mentre ascoltava queste ineffabili parole, fu come rapita nella
contemplazione di quella bontà divina che, ora diffonde sulle anime
nostre il fiume impetuoso delle sue grazie, ora rifiuta anche un minimo
favore per custodire più sicuramente tali grazie.
La vista dell'ammirabile condotta di Dio che tutto faceva convergere al
bene dell'anima sua, eccitò in essa tale riconoscenza che, rapita in
estasi e quasi venendo meno sotto l'azione divina, si gettò sul sacro
petto di Gesù, dicendo: « O Dio, la mia debolezza non può sopportare la
vista di queste meraviglie d'amore ». Il Signore attenuò allora lo
splendore di quella luce; ma quando Geltrude si fu un po' rinvigorita,
gli disse: « Poichè la
tua Provvidenza, o mio Dio, nella sua incomprensibile sapienza, ha
creduto bene privarmi di questo dono, non voglio più nemmeno
desiderarlo. Però ti pregherei di dirmi soltanto, se mi esaudisci
quando io ti prego in favore de' miei amici ». E il
Signore affermò con giuramento: « Io
ti esaudisco con la mia divina virtù ». « Allora ti prego
per quella persona che mi fu sì spesso raccomandata ». Geltrude vide
sfuggire dal sacro petto del Redentore un ruscello d'acqua limpida come
il cristallo, che penetrò fino nel più intimo dell'anima per la quale
pregava. Ella interrogò ancora il Signore: « Se questa persona non
sente l'effusione della tua grazia che l'investe, potrà approfittarne?
». E Gesù di rimando: «
Quando il medico fa prendere ad un malato una medicina salutare, spesso
non è dato a coloro che lo curano constatarne subito i buoni effetti,
ed il malato stesso non si sente guarito sul momento. Pure il medico,
che conosce la potenza del rimedio, ne prevede il felice risultato
». « Ma perchè, Signore » - insistette Geltrude - « non togli a
quest'anima le sue cattive abitudini e gli altri suoi difetti come
tante volte te ne ho pregato? ». « Non
hai tu meditato - rispose il signore - quello che si dice della mia
infanzia: "Profictebat aetate et sapienza coram Deo et hominibus?
Avanzava in grazia e in sapienza davanti a Dio e davanti agli uomini?"
(Luc. II, 52). Questa persona con lento progresso giornaliero, cambierà
a poco a poco i suoi difetti in virtù; io le perdonerò tutto quello che
deriva dall'umana fragilità, per potere poi darle in cielo le
ricompense che ho destinato all'uomo, volendo io innalzarlo al di sopra
degli stessi angeli ».
L'ora della S. Comunione s'avvicinava. Geltrude domandò al Signore di
volere benevolmente anticipare il tempo della sua misericordia e di
convertire tanti peccatori, quante erano le anime purganti che avrebbe
liberato, ascoltando le preghiere della comunità. Ella aveva
l'intenzione di pregare per le anime peccatrici che, nella divina
prescienza, si sarebbero salvate, non osando includere anche quelle che
già correvano la via della dannazione. Ma il Signore le rimproverò
quella riserva: « Con la
presenza reale del mio Corpo e del mio prezioso Sangue che stai per
ricevere - le disse - non potresti ottenere che anche i peccatori che
stanno per dannarsi abbiano a convertirsi? ».
L'immensa misericordia racchiusa in tali parole la riempì
d'ammirazione: « O mio Dio, - rispose - poichè la tua infinita bontà si
degna d'ascoltare la mia preghiera, io, unendomi all'amore di tutte le
tue creature, ti domando di convertire tanti peccatori quante anime
purganti libererai, e di convertire quegli stessi peccatori che vivono
in istato di dannazione: tale immensa grazia sia accordata a tutti
coloro a cui vorrai dispensarla, dovunque essi siano e nel tempo
fissato dalla tua Provvidenza. Rivolgendoti questa supplica non voglio
avere di mira nè i miei amici, nè i miei parenti, nè alcuno della mia
famiglia ».
Il Signore accolse benevolmente questa generosa domanda e promise
esaudirla; Geltrude aggiunse: « Vorrei sapere, o mio Dio, quello che
potrei fare per supplire all'insufficienza delle mie preghiere ». Ma il
Signore non rispondeva. E Geltrude: « O mio dolce Gesù, Tu taci perché,
conoscendo il fondo de' cuori, non puoi chiedere alla mia debolezza ciò
che forse non saprebbe darti ». Il Salvatore rispose con un volto
raggiante di dolcezza: « La sola confidenza può facilmente ottenere
qualsiasi cosa. Tuttavia se il tuo zelo vuole offrirmi un tributo
d'omaggio, recita trecentosessantacinque volte il salmo "Laudate
Dominum omnes gentes ecc.": così mi presenterai un gradito supplemento
alle lodi che le creature hanno trascurato di rendermi ».