Sotto il Tuo Manto

Venerdi, 5 settembre 2025 - Santa Teresa di Calcutta (Agnes Gonxha Bojaxiu) (Letture di oggi)

Se la nostra obbedienza è pronta, semplice, cieca e gioiosa è anche la prova migliore della nostra fede. Se Dio ama chi dona gioiosamente, quanto più amerà  chi obbedisce gioiosamente! Dobbiamo ubbidire come ha obbedito il Cristo... fino alla morte, alla morte in croce. Egli vedeva la volontà  del Padre in ogni cosa e in ognuno, così da poter dire: « Faccio le cose che sono a lui gradite». Obbedì a Caifa e a Pilato, poiché la lo­ro autorità  era conferita a essi dall'alto: a loro si sotto­mise con spirito d'ubbidienza e con dignità . Non badò ai limiti umani di Caifa e Pilato, ma teneva fisso lo sguardo sul Padre per amore del quale si sottomise ad essi. Obbediamo alla maniera di Gesù e le nostre vite saranno gradite a Dio che dirà : « Questo è il mio fi­glio diletto, nel quale mi sono compiaciuto ». (Madre Teresa di Calcutta)

CAPITOLO XIX. - LODE ALLA DIVINA ACCONDISCENDENZA CHE SOPPORTA LE INDEGNITA' DEGLI UOMINI


Io ringrazio, o amatissimo Signore, la tua bontà misericordiosa, e la tua misericordia ricca di bontà, perchè ti sei degnato, con un segno del tuo amore, ritemprare l'anima mia vacillante quando, come di solito, insistevo per essere liberata dalla prigione del corpo, onde volare al tuo amplesso. La mia brama non era quella di fuggire dalle miserie del mondo, ma di liberare la tua bontà dal debito di conferirmi la grazia, debito al quale ti obbligasti in virtù dell'immenso amore della tua Divinità per la povera anima mia. La tua infinita potenza e la tua eterna sapienza non erano certo obbligati a farlo, tanto più che tali favori erano accordati ad una creatura indegna e sconoscente. Desiderando io dunque di morire, mi sembrava che Tu, onore d decoro della gloria celeste, discendessi dal soglio della tua regale Maestà, pieno di dolcezza e di bontà, mentre si diffondevano, per tutta l'ampiezza de' cieli, fiumi di nettare squisito. I Santi, prostrandosi in atto di riconoscenza, si dissetavano con gioia a quei torrenti di liquore celeste e prorompevano in cantici di lode. In quel mentre, raccolsi un detto a me rivolto: « Rifletti quanto soavemente questa lode giunge alle orecchie della mia Maestà e come penetri fino nelle più intime fibre del mio Cuore Sacratissimo, ardente d'amore per gli uomini: d'ora in avanti non desiderare dunque più d'essere liberata. dai legami di quel corpo al quale io prodigo i doni della mia gratuita bontà; ricorda che quanto più è indegno colui verso cui m'inchino, tanto più grande è l'onore che ricevo da ogni creatura ».

Questa consolazione mi fu accordata proprio quando stavo per ricevere la S. Comunione e rivolgevo tutta la mia attenzione al grande mistero. In quel momento Tu ti sei degnato di svelarmi che ogni anima dovrebbe accostarsi alla S. Comunione con un desiderio così puro del tuo amore e della tua gloria, tanto da essere pronta a disprezzare qualsiasi danno nel riceverti, (cosa impossibile), purchè rifulgesse di più la tua divina tenerezza che si è degnata di unirsi ad una creatura così miserabile.

E poichè io obbiettavo che colui che si astiene dalla S. Comunione perchè ha coscienza della sua indegnità fa bene, per non mancare di rispetto a sì augusto Sacramento con irriverenza presuntuosa, Tu aggiungesti: «Colui che si comunica con l'intenzione che ti ho detto, cioè per il puro desiderio della mia gloria, non può mai ricevermi indegnamente ». Per queste parole benedette, cadute dalle tuoe labbra, siano rese lode e gloria a Dio, nei secoli dei secoli!