CAPITOLO X. - ISPIRAZIONE DIVINA PER REDIGERE QUESTO SCRITTO

Mi pareva così fuori di proposito pubblicare questo scritto, che non
sapevo rassegnarmi ad ubbidire alla voce della coscienza. Differii
dunque fino all'Esaltazione della S. Croce e, proprio in quel giorno,
durante la S. Messa, proposi a me stessa d'applicarmi ad un altro
lavoro, quando Nostro Signore trionfò delle mie resistenze: « Sta sicura, mi disse, che non
uscirai dalla prigione del corpo, prima d'avermi pagato questo debito
fino all'ultima sillaba».
Siccome poi andavo ruminando che già avevo fatto fruttificare i doni di
Dio a vantaggio del prossimo, se non con lo scritto, almeno con le
parole, il Signore m'oppose quanto avevo sentito leggere in quella
stessa notte, dopo Mattutino: « Se il Salvatore avesse voluto rivelare
la sua dottrina soltanto a' suoi contemporanei, avrebbe pronunciato
discorsi senza ispirare scrittori sacri: ma i suoi insegnamenti furono
scritti, affinchè possano servire a beneficio di un più grande numero
di persone ». Aggiunse Gesù: « Non accetto nessuna obbiezione: voglio
che i tuoi scritti siano per gli ultimi tempi, nei quali diffonderò le
mie grazie su numerosissime anime, una conferma evidente della mia
divina tenerezza ».
Dopo aver ascoltato queste parole, rimasi oppressa, pensando che mi
sarebbe difficile, per non dire impossibile, tradurre esattamente in
linguaggio umano le cose suesposte, e presentarle al pubblico senza
pericolo di scandalo,
Il Signore, per vincere la mia pusillanimità, parve far cadere su di me
una pioggia torrenziale, ne fui scossa e, povera creatura qual sono,
m'inchinai verso terra, come una pianticella tenera e fragile, incapace
di assorbire quell'acqua. Afferrai nel frattempo, il suono di alcune
parole importanti, che però il mio intelletto non riusciva a
comprendere. Più preoccupata che mai, andavo chiedendo a me stessa
quello che ciò volesse dire, quando Tu, o mio Gesù, con l'abituale
tenerezza, volesti alleggerire il mio cruccio e riconfortarmi l'animo,
dicendomi: « Poichè
quest'abbondante pioggia ti riesce inutile, ti applicherò al mio divin
Cuore per versare in te, a poco a poco, quello di cui abbisogni. Agirò
con dolcezza e soavità, secondo la misura delle tue forze
».
In realtà, o mio Dio, dopo d'aver constatato gli effetti della tua
promessa, posso dichiarare che l'hai adempita perfettamente. Infatti
ogni mattina all'ora più adatta, Tu m'ispiravi qualcuna di queste
pagine. Agivi con tale dolcezza e precisione che, senza nessun sforzo
da parte mia, scrivevo cose che fino allora non avevo mai ricordato, e
che si presentavano con tale nitidezza al mio pensiero come se da lungo
tempo le avessi fisse nella memoria.
Però meco agivi con grande discrezione; infatti, dopo aver scritto un
certo numero di pagine, mi era impossibile, anche applicando tutte le
forze della mente, tracciare una sola di quelle parole che, al mattino
seguente, a me si presentavano con tanta abbondanza e senza la minima
difficoltà. Con questo metodo Tu moderavi e dirigevi la mia foga
naturale, insegnandomi che « non bisogna abbandonarsi all'azione al
punto di trascurare la contemplazione ». In ogni occasione ti mostravi
geloso della salvezza della mia anima e, pur permettendomi di gustare
talvolta i giocondi amplessi di Rachele, non mi privasti mai della
gloriosa fecondità di Lia.
Possa lo giungere, o mio Dio, a piacerti perfettamente, unendo, per
farti contento, le due forme di vita attiva e contemplativa.