CAPITOLO XV. - COME DIO L'OBBLIGO' A PUBBLICARE QUESTI FAVORI

Dio si degnò manifestare in seguito la sua volontà, che venisse
pubblicato il resoconto di tutte queste grazie. Ma Geltrude era
alquanto restla; essa si chiedeva, quale utilità avrebbe prodotto tale
scritto, giacchè era fermamente decisa di non permettere che fosse reso
noto, prima della sua morte. D'altra parte le sembrava che, dopo la sua
dipartita da questo mondo, quelle pagine sarebbero state inutili, e
fors'anche causa di turbamento ai fedeli. Il Signore, rispondendo a'
suoi intimi pensieri, le disse: «
Quando S. Caterina era in prigione l'ho visitata e consolata con queste
parole: "Sta serena, figlia mia, poichè sono con te". Ho chiamato
Giovanni, il mio Apostolo prediletto, con queste parole: "Vieni da me,
o mio amatissimo Apostolo". La vita dei santi poi è tutta infiorata da
espressioni consimili. Non servono forse ad accendere la divozione, ed
a ricordare la mia tenerissima bontà per gli uomini? ».
Aggiunse: « Molte anime,
sentendo la narrazione dei privilegi a te accordati, potranno
desiderarli, e, per esserne degne, si sforzeranno d'emendarsi dei loro
difetti ».
Un altro giorno ella si chiedeva stupita come mai il Signore l'ispirava
interiormente di manifestare il contenuto di questo libro, pur sapendo
che molti spiriti meschini avrebbero disprezzato tali doni, ed
avrebbero trovato più motivo di calunnia che di edificazione. Il
Signore volle illuminarla con queste parole: « Io ho posto in te tale abbondanza
di grazie, da dover esigerne frutti copiosi. Voglio che le anime che
hanno ricevuto favori simili a' tuoi e che ne fecero poco conto, si
ricordino, leggendo il tuo libro, dei privilegi ricevuti, e si eccitino
a tale riconoscenza da meritarne ancora degli altri. Riguardo poi a
coloro che hanno un cuore perverso e che disprezzeranno i miei doni, li
castigherò facendo ricadere su di essi il loro peccato, senza che tu
abbia a soffrirne minimamente. Il profeta non disse di me: « Ponam its
offendiculum: Io porrò come pietra di scandalo? » (Mz.
III, 20).
Queste parole fecero capire a Geltrude che talora Dio invita i suoi
eletti a compire azioni che saranno per altri oggetto di scandalo: gli
eletti non devono ometterle nella speranza di aver pace coi cattivi,
perchè la vera pace consiste nella vittoria dei buoni sui cattivi.
L'anima fedele vince quando, nulla trascurando di ciò che può tornare a
gloria di Dio, si sforza di conquistare le anime perverse con la sua
bontà e delicati riguardi; se poi non riuscisse nell'intento, la
ricompensa non le mancherebbe sicuramente.
Ugo di S. Vittore ha detto: « I fedeli possono sempre trovare motivi di
dubbio; gli infedeli, purché lo vogliano, hanno sempre buone ragioni
per credere; così giustamente i fedeli ricevono la ricompensa della
loro fede, e gli infedeli punizione della loro incredulità » (De arca
morali, IV, 3, Ugo di S. Vittore).