Sotto il Tuo Manto

Sabato, 7 giugno 2025 - Sant' Andronico di Perm (Letture di oggi)

Abbiamo bisogno dell'infinito, e l'infinito si scorge nella fede. Uno studioso, un teologo, con tutti i suoi ragionamenti e le sue teorie ne sa meno di un umile contadino al quale basta sapere di dover credere per immergersi nella luce della verità . Lo studioso si chiude in orizzonti limitati, invece l'uomo di fede si muove in un'immensita' senza limiti. Quello che si sente e si vive vale di più di quello che si studia. Abbiamo bisogno di Dio e del Suo amore. Dio non ci tratta dall'alto in basso, ma come un padre affettuoso con infinita tenerezza scende fino a noi per abbracciarci. Un padre, che provvede tutto per la famiglia, non deve rendere conto ai suoi bambini di quello che fa: se lo facesse li renderebbe infelici e toglierebbe loro la serena spensieratezza dell'infanzia. Il padre stringe al petto i suoi piccoli e li avvolge d'affetto. Basta questo per renderli felici e per far nascere in loro la piena fiducia in lui. (Don Nikola Vucic)

CAPITOLO XVII: LE ORE CANONICHE


Quella pia Serva di Cristo; dopo aver sentito un giorno predicare su le nozze, disse al Signore: “Ahimé! O mio tenero Sposo, quale sposa infedele non sono mai io per Voi ogni giorno! Non vi ho mai dimostrato il mio amore di sposa, come ne ero in dovere verso di Voi, mio vero Sposo!”. Il Signore subito le comparve in una gloria ineffabile e deliziosa, dicendo: “L'uso talvolta porta che dopo un viaggio dello sposo in un lontano paese, al ritorno gli sposi rinnovino le loro nozze. Bisogna che faccia così anch'io. Per l'anima che ama, un giorno solo lontano da me è più penoso di mille anni di separazione per una sposa della terra”. Egli pose dunque il suo divin Cuore sul cuore della sua diletta, dicendole: “Oramai il mio Cuore è tuo e il tuo è mio”, e con un dolce abbraccio in cui mise tutta la sua forza divina, attrasse talmente quest'anima che non sembrava più che uno Spirito solo con Lui.
La Santa disse ancora al Signore: “La sposa abitualmente produce dei frutti per il suo sposo; qual frutto, o valoroso mio Sposo, potrò io presentarvi?” - “Ogni giorno, rispose il Signore, mi darai sette frutti: dapprima, durante la notte quando ti alzerai, per riverenza verso l'amore che mi spinse carico di catene nelle mani degli empi e mi rese obbediente fino alla morte; disporrai il tuo cuore ad obbedire in quella giornata a tutto quanto
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ti sarà ingiunto, anche a costo di qualche atto eroico come ne fanno i Santi.
“Verso Prima, per riverenza verso quella umiltà con la quale, come agnello dolcissimo, mi lasciai trascinare davanti ad un giudice iniquo, ti sottometterai, per causa mia, ad ogni creatura, pronta ad eseguire i lavori più umili e vili.
“All'ora di Terza, per causa di quell'amore per il quale volli essere disprezzato, sputacchiato e saziato di obbrobri, ti stimerai degna di essere da tutti umiliata e vilipesa.
“All'ora di Sesta, crocifiggerai il mondo a te stessa e te al mondo, pensando ch'io, tuo Amante, per amor tuo fui inchiodato su la Croce; perciò le delizie e le dolcezze del mondo siano per te amare come una croce.
“All'ora di Nona, morrai al mondo e ad ogni creatura, dimodochè l'amarezza della mia morte divenga per il tuo cuore talmente dolce che ogni creatura ai tuoi occhi sia vile e disgustosa.
“Verso l'ora dei Vespri, in cui fui deposto dalla Croce, penserai con. gioia, che dopo morte, per tutti i tuoi travagli troverai nel mio seno un felice riposo.
“All'ora di Compieta, parimenti, penserai a quella beatissima unione in cui, divenuta con me uno spirito solo, con somma intimità godrai perfettamente di me medesimo. Questa unione quaggiù incomincerà con la concordia tra la mia volontà e la tua nella gioia come nelle contrarietà, e giungerà al suo perfetto compimento, in quella gloria che non avrà mai fine”.

Chi vuol devotamente cantare le Ore, stia attento a tre cose. Dal principio sino ai salmi, lodi ed esalti l'abisso di umiltà in cui dall'alto dei cieli la suprema Maestà si abbassò scendendo in questa valle di miserie. Con tale umiltà il Dio degli Angeli si fece fratello e compagno degli uomini; più ancora, si fece il loro umile servitore, secondo quanto ha detto Lui medesimo: Non sono venuto per essere servito, ma per servire (Matth. XX, 28). Per onorare questa umiltà, si inchini con divozione.
Durante i salmi, esalti l'inscrutabile Sapienza di Dio, la quale si degnò di conversare con gli uomini e di istruirli Egli medesimo, con discorsi ed avvertimenti. Con gli inchini gli renda grazie per la dottrina e le dolci parole emanate dal suo Cuore, attraverso le sue divine labbra. Renda grazie ancora per tutti gli oracoli dei Profeti, per le predicazioni ed i discorsi dei Santi, avendo essi. parlato sotto l'ispirazione dello Spirito Santo. Ringrazi inoltre per ogni divina influenza esercitata su l'uomo dalla grazia spirituale secondo il beneplacito della divina volontà.
Dopo i salmi sino alla fine delle Ore, esalti la dolce benignità che si manifestò in tutto ciò che il Signore fece e soffrì, e renda grazie per tutti i desiderii, preghiere ed altre opere buone che Egli. compì per gli uomini. Offra poi azioni di grazie in modo speciale per tutto ciò che fece e soffrì in ciascuna delle ore.
Il Signore comparve una volta alla sua Serva durante le ore del sonno. Ella gli domandò, tra altre cose, se ciò che si dice dei vizi che non v'è peccato così leggiero il quale non sia aggravato dall'abitudine, sia vero anche delle virtù, dimodochè queste acquistino davanti a Dio maggior merito con la pratica abituale.
Il Signore rispose: “Non v'è atto buono, per quanto piccolo, che davanti a Dio non compaia grande, quando venga praticato con costanza”.
L'anima ripigliò: “Quale sarebbe il minimo bene, nel quale l'uomo possa più frequentemente esercitarsi con profitto?”
Il Signore disse: “Quello di recitare le Ore con attenzione e divozione; non già che questo sia un atto di poco valore, ma perché il minor bene che si possa fare è di adempiere il proprio dovere.
“Nel dar principio alle Ore, si dica dunque col cuore ed anche con le labbra: “Signore in unione con quella divina intenzione con cui su la terra Voi in onore del Padre Vostro osservaste le Ore canoniche, io adempio questa Ora in vostro onore”. Poi, per quanto si può, non si presti più attenzione a nulla fuorché a Dio. E quando una tal pratica frequentemente ripetuta sarà diventata un'abitudine, questo esercizio sarà sì sublime e sì nobile davanti al Padre mio, che sembrerà uno stesso esercizio insieme col mio”.
In seguito, il Signore essendole ancora comparso nella orazione, ella gli domandò se davvero Egli avesse celebrato le Ore su la terra. Il Signore si degnò di rispondere: “Non le recitai al vostro modo; tuttavia in quelle ore, io rendevo omaggio a Dio Padre. Tutto quanto si osserva dai Cristiani, lo inaugurai io medesimo, come, per esempio, il Battesimo. Osservai e compii queste cose per i cristiani, santificando così e rendendo perfette le opere dI quelli che credono in me. Perciò dissi a mio Padre: Mi santifico per loro, affinché essi pure siano santi in me (Joan., XVIII, 19).
“Nelle sette Ore canoniche, voi fate memoria di ciò che. soffrii in quelle Ore medesime: io pure, nella mia sapienza, prevedevo tutto ciò che dovevo soffrire, come attesta l'Evangelista dicendo: Perciò Gesù sapendo tutto ciò che doveva accadergli (J. XVIII, 4)”.

Pregando per una persona che si doleva con lei di dire sovente le Ore senza divozione e con distrazioni, Metilde ricevette da Dio questa risposta: “Aggiunga sempre in fine delle Ore queste parole: Signore, siate propizio a me peccatore, oppure queste: Agnello dolcissimo, abbiate pietà di me: con l'intenzione di riparare in questo modo la sua negligenza”.
Metilde ripigliò: “Ma se dimenticasse di osservare questa pratica in fine di ciascuna Ora?” Il Signore rispose: “Se non si ricorda di dire questa preghiera dopo tutte le Ore, la dica almeno sette volte al giorno, non importa in qual momento, onde supplire alle sue negligenze.
“Se queste parole: Signore, siate propizio a me peccatore ebbero tanta efficacia da meritare al pubblicano la remissione di tutti i suoi peccati, perché non otterrebbero a chiunque il perdono delle sue negligenze? La mia Misericordia non è forse oggidì tanto clemente come in quel tempo?”