CAPITOLO XIII: VISIONE DEL MERAVIGLIOSO MONTE DEI SETTE PIANI

Nella domenica di Quinquagesima, detta Esto mihi, Metilde vide il Diletto dell'anima sua, il quale con la sua dolcissima voce le diceva: “Vuoi tu, sposa mia, dimorare meco sul monte per quaranta giorni e quaranta notti? - Volentieri, mio Signore, rispose ella, non voglio né desidero altro”. Allora il Signore le mostrò un alto monte che si stendeva dall'Oriente all'Occidente, con sette piani per i quali si ascendeva a sette fontane. Egli la prese seco. e raggiunse il primo piano che si chiamava: grado dell'umiltà; là vi era una fontana di cui l'acqua purificava l'anima dai peccati di superbia.
Ascesero al
secondo piano chiamato grado della dolcezza; vi trovarono la fontana
della pazienza che purificava l'anima dalle colpe di ira.
Raggiunsero
il terzo grado che è quello dell'amore. dove scorreva una fontana in
cui l'anima poteva purificarsi da tutti i peccati che avesse fatto per
odio. In questo piano, Dio si fermò qualche tempo con quell'anima, la
quale. si prostrò ai piedi di Gesù; ma la dolce voce di Cristo risuonò
come la sinfonia d'un organo, dicendo: “Alzati, amica mia, e mostrami il
tuo volto” (Cant., II, 14) e tutti gli Angeli insieme coi Santi,
adunati su la sommità della montagna, cantarono all'unisono con Dio e in
Dio il dolce epitalamio dell'amore. Quel canto era così dolce nella sua
soave melodia che nessuna lingua umana potrebbe ripeterlo.
Salirono
al quarto piano chiamato grado dell'obbedienza, dove si trovava la
fontana della santità, la quale purificava l'anima da ogni colpa di
disobbedienza.
Poi salirono al Quinto che è il grado della
continenza, dove si vedeva la fontana della liberalità in cui l'anima si
purificava dai peccati commessi per avarizia nell'usare delle creature
senza l'intenzione di glorificare il Signore e di procurare il proprio
spirituale progresso.
Giunsero al sesto piano, quello della
castità, dove zampillava la fontana della divina purezza, di cui l'acqua
purificava l'anima dai desiderii carnali. Là, quell'anima si vide
rivestita di una veste candida come quella del Signore.
Infine
arrivarono al settimo piano, quello della gioia spirituale; la fontana
di questo piano si chiamava gioia celeste e purificava da tutte le.
colpe commesse per accidia nelle cose spirituali. Orbene, questa
sorgente non sgorgava con impetuosità come le altre, ma lentamente, a
goccia a goccia, perché la gioia celeste da nessuno, in questa vita, può
venire pienamente gustata; in questo mondo, l'anima ne riceve qualche
goccia. ma è un nulla in confronto della realtà di quell'eterno ed
immenso gaudio.
Il Diletto con la sua diletta ascesero poi su la
sommità del monte, dove trovarono la moltitudine degli Angeli, simili ad
uccelli che portavano campanelli d'oro dal suono argentino. Sul monte
vi erano due magnifici troni.
Il primo era la sede della somma ed
invisibile Trinità e ne uscivano quattro fiumi di acqua viva. Il primo
fiume indicava la divina Sapienza che governa i Santi e fa che in tutto
ne riconoscano ed adempiano con gioia la volontà; il secondo, la divina
Provvidenza, la quale li sazia abbondantemente di tutti i beni nella
eterna libertà. Il terzo fiume. rappresentava la divina sovrabbondanza
che li inebria di ogni bene, a segno che i loro desiderii sono sempre
inferiori alle ricchezze di cui sono colmati; il quarto infine, figurava
le delizie per cui quelle beate anime vivono in Dio nella pienezza
delle inebrianti delizie che non avranno mai fine, mentre Dio dai loro
occhi asciugherà ogni lagrima (Apoc., VII, 7).
Sopra questo trono vi
era un baldacchino in oro finissimo, ornato a profusione di gemme
preziosissime; esso copriva tutto l'universo e figurava la Divinità; era
un'opera regale fatta in verità per il Re dei cieli. Vi erano pure
parecchi padiglioni per la dimora dei santi Patriarchi, Profeti,
Apostoli, Martiri, Confessori ed infine di tutti gli eletti.
Il
secondo trono era quello della Vergine Madre che stava vicino al Re,
come a Regina si conviene. Questo trono era pure circondato da parecchi
padiglioni destinati alle sante vergini che avevano seguito ed imitato
la Regina Madre e come un corteo di onore sempre accompagnano la Vergine
per eccellenza.
Alla vista del Re della gloria Gesù, seduto
sul trono della sua imperiale magnificenza, e della Madre sua seduta
alla destra di Lui, l'anima rapita di ammirazione davanti a quella
gloriosa faccia su la quale gli Angeli tanto desiderano di gettare lo
sguardo, si sentì svenire per la riverenza verso la santa Trinità e
cadde prostrata ai piedi di Gesù.
Il Signore medesimo la
rialzò e dolcemente l'attirò a riposare sul proprio seno quantunque ella
avesse la frangia della veste alquanto lorda per una leggera polvere,
la quale vi si era attaccata poche ore prima a motivo di una
preoccupazione momentanea; ma la Beata Vergine fece scomparire anche
questa polvere.
La sposa di Cristo vide allora, davanti al
trono, apparecchiata una mensa regale alla quale vennero invitate tutte
le suore che in quel giorno ricevevano il corpo del Signore.
Il
Figlio della Vergine venne Lui medesimo ad offrir loro il delizioso cibo
del suo corpo adorabile, pane di vita e di salvezza; poi, il Diletto si
prese un dolce riposo con quelle che lo amavano. Egli offrì loro anche
il calice pieno del purissimo vino del sangue dell'Agnello immacolato
che purifica i cuori da ogni macchia.
Dolcemente inebriate, le suore
gustarono le gioie dell'unione divina e Dio disse a Metilde: “Ora dono
me stesso all'anima tua con tutto il bene che sono e che posso dare; tu
sei in me ed io sono in te; né mai sarai da me separata”.
Dopo
questo regale banchetto, Metilde pregò la Beata Vergine che volesse
lodare il suo divin Figlio per lei. Maria SS., accompagnata dal coro
delle Vergini incontanente si alzò dal suo trono e magnificò il Figlio
suo con una lode ineffabile.
I Patriarchi ed i Profeti lodavano essi pure il Signore, dicendo. con giubilo il Responsorio Summae Trinitati.
Il glorioso coro degli Apostoli cantava la antifona Ex quo omnia.
Essi
infatti hanno riconosciuto su la terra Colui dal quale provengono tutti
i beni, dal quale tutte le cose furono fatte in cielo e in terra, nel
quale ogni bene è nascosto.
Parimenti, l'esercito vittorioso dei
Martiri cantava: “Tibi decus, a Voi l’onore, ecc., mentre i Confessori
facevano risuonare l'antifona Benedictio et claritas16.
Tra i
Confessori Metilde distinse il beato Padre Benedetto rivestito di una
tunica bianca frastagliata di ornati di colore vérmiglio; il bianco
significava la sua verginale castità, il vermiglio indicava il suo
martirio per re vittorie riportate con tante lotte per l'osservanza
regolare e per il mantenimento dell'Ordine.
Meravigliandosi la
Santa di non udire nessun canto degli angeli, il Signore le disse: “Tu
canterai con gli Angeli”. E subito insieme con lei gli Angeli cantarono
il responsorio: Te sanctum Dominum.
Dopo questa visione Metilde
disse al Signore:, “O unico mio Diletto in che cosa maggiormente vi
compiacete Voi di essere dagli uomini conosciuto?= Nella mia bontà e
nella mia giustizia, rispose il Signore; nella mia bontà con la quale
tanto misericordiosamente aspetto gli uomini a penitenza e di continuo
con la mia grazia li attiro al mio cuore. Ma quando non vogliono in
alcun modo convertirsi, allora la mia giustizia mi obbliga a
condannarli”.
“Ma, Signore, ripigliò Metilde, non mi dite nulla della vostra carità?”
“L'anima fedele, rispose il Signore, all'amico fa parte di tutti i suoi beni e gli rivela tutti i suoi segreti”.
Quella
divota vergine pregò ancora il suo Diletto di insegnarle in qual modo
ella potesse offrirgli qualche soddisfazione per gli oltraggi che in
quei giorni Egli riceveva dai membri della - sua Chiesa; è il Signore le
rispose: “Reciterai a questo fine trecento cinquanta volte l'antifona:
Tibi laus, tibi gloria, tibi gratiarum actio in sempiterna saecula, o
beata Trinitas. A Voi lode, O Beata Trinità, a Voi gloria ed azioni di
grazie, nei secoli sempiterni!”.
Un altro giorno, Metilde vide
ancora in ispirito quel medesimo monte e vi, salì tutta sola. Arrivata
al terzo piano, quello dell'amore, nell'acqua della fontana lavò tutte
le sue macchie; dopo essersi fermata al sesto per rivestirsi della veste
bianca, pervenne infine al settimo e vide il Signor Gesù su la sommità
del monte. Egli la prese come per mano e l'innalzò sino a sé, dicendo:
“Vieni, andiamo da queste parti”. Ed ella se n'andò sola con Lui solo,
non vedendo altro che Gesù solo.
Arrivarono ad una casetta in argento
trasparente come il cristallo. Intorno a questa, piccoli fanciulli
vestiti di bianco giocavano e con grande letizia lodavano il Signore.
L’anima intese che i bambini morti prima dell'età di cinque anni stavano là in un'eterna allegrezza.
Incontrarono
poi una casa fatta di pietre rosse tagliate. D'intorno vi era una
moltitudine di anime vestite di porpora, le quali dolcemente cantavano;
erano le anime di quelli che erano vissuti sia nella vedovanza, sia
nello stato di matrimonio, ed anche la folla dei beati.
Giunsero ancora davanti ad una casa tagliata in un zaffiro rosso e circondata di una folla innumerabile di Santi vestiti di scarlatto. L'anima intese che erano queste le anime beate che, in questa vita, avevano combattuto contro il demonio per Gesù Cristo col quale in questo luogo si rallegravano senza fine.
Proseguendo il loro viaggio trovarono una
casa in oro purissimo. Il Signore la mostrò alla sua diletta, dicendo:
“È questa la casa della Carità, di cui sta scritto: Ti condurrò nella
casa di mia madre, nella casa di quella che mi ha dato la luce (Cant.
II, 4). Mia madre è la carità, ed io sono Figlio della carità”.
Tutte le persone che si erano raccomandate alle sue preghiere, le sembravano stare alla porta di questa casa, ed attaccarsi vivamente con ambo le mani ad una fune che saliva sino al Cuore di Gesù. Quest'immagine significava che le persone per le quali ella pregava, avevano parte a tutte le grazie divine.
Dopo che la Santa ebbe ricevuto il corpo del Signore. i Santi che circondavano la casa cantarono: Panem Angelorum manducavit homo: l'uomo ha mangiato il pane degli Angeli. Alleluia! Gli Angeli, alla loro volta dissero: Panem coeli dedit eis: Egli ha dato loro il pane del cielo. Unita col Diletto, Metilde in Lui e con Lui godeva la pienezza di ogni bene e la abbondanza delle eterne delizie, le quali cose in Gesù unicamente si trovano.