Sotto il Tuo Manto

Sabato, 7 giugno 2025 - Sant' Andronico di Perm (Letture di oggi)

Dio ti ama e vuole bruciare in te, col fuoco del Suo amore, tutto ciò che non è amore. Ma Egli lo fa con molta delicatezza. Come il fuoco avanza silenzio e inesorabile così Dio dissolve in te tutto ciò che è di impedimento al Suo progetto d'amore. Tutto quello che ti appare come lotta della vita, oppressione, angoscia, miseria, è in realtà  il combattimento del Suo amore. Se tu ti abbandonassi a Dio un po' di più, se ti arrendessi totalmente al Suo amore, la lotta interiore cesserebbe immediatamente e Lui entrerebbe nel tuo cuore da trionfatore. Ma tu sei ancora debole. Brancoli ancora nel buio perché non comprendi fino in fondo il Suo progetto d'amore. Se tu analizzassi tutte le vicende della tua vita con uno sguardo profondo, troveresti in ogni spina un fiore e in ogni dolore un bacio del Signore. (Don Nikola Vucic)

CAPITOLO XIII: VISIONE DEL MERAVIGLIOSO MONTE DEI SETTE PIANI


Nella domenica di Quinquagesima, detta Esto mihi, Metilde vide il Diletto dell'anima sua, il quale con la sua dolcissima voce le diceva: “Vuoi tu, sposa mia, dimorare meco sul monte per quaranta giorni e quaranta notti? - Volentieri, mio Signore, rispose ella, non voglio né desidero altro”. Allora il Signore le mostrò un alto monte che si stendeva dall'Oriente all'Occidente, con sette piani per i quali si ascendeva a sette fontane. Egli la prese seco. e raggiunse il primo piano che si chiamava: grado dell'umiltà; là vi era una fontana di cui l'acqua purificava l'anima dai peccati di superbia.

Ascesero al secondo piano chiamato grado della dolcezza; vi trovarono la fontana della pazienza che purificava l'anima dalle colpe di ira.
Raggiunsero il terzo grado che è quello dell'amore. dove scorreva una fontana in cui l'anima poteva purificarsi da tutti i peccati che avesse fatto per odio. In questo piano, Dio si fermò qualche tempo con quell'anima, la quale. si prostrò ai piedi di Gesù; ma la dolce voce di Cristo risuonò come la sinfonia d'un organo, dicendo: “Alzati, amica mia, e mostrami il tuo volto” (Cant., II, 14) e tutti gli Angeli insieme coi Santi, adunati su la sommità della montagna, cantarono all'unisono con Dio e in Dio il dolce epitalamio dell'amore. Quel canto era così dolce nella sua soave melodia che nessuna lingua umana potrebbe ripeterlo.
Salirono al quarto piano chiamato grado dell'obbedienza, dove si trovava la fontana della santità, la quale purificava l'anima da ogni colpa di disobbedienza.
Poi salirono al Quinto che è il grado della continenza, dove si vedeva la fontana della liberalità in cui l'anima si purificava dai peccati commessi per avarizia nell'usare delle creature senza l'intenzione di glorificare il Signore e di procurare il proprio spirituale progresso. ­

Giunsero al sesto piano, quello della castità, dove zampillava la fontana della divina purezza, di cui l'acqua purificava l'anima dai desiderii carnali. Là, quell'anima si vide rivestita di una veste candida come quella del Signore.
Infine arrivarono al settimo piano, quello della gioia spirituale; la fontana di questo piano si chiamava gioia celeste e purificava da tutte le. colpe commesse per accidia nelle cose spirituali. Orbene, questa sorgente non sgorgava con impetuosità come le altre, ma lentamente, a goccia a goccia, perché la gioia celeste da nessuno, in questa vita, può venire pienamente gustata; in questo mondo, l'anima ne riceve qualche goccia. ma è un nulla in confronto della realtà di quell'eterno ed immenso gaudio.

Il Diletto con la sua diletta ascesero poi su la sommità del monte, dove trovarono la moltitudine degli Angeli, simili ad uccelli che portavano campanelli d'oro dal suono argentino. Sul monte vi erano due magnifici troni.
Il primo era la sede della somma ed invisibile Trinità e ne uscivano quattro fiumi di acqua viva. Il primo fiume indicava la divina Sapienza che governa i Santi e fa che in tutto ne riconoscano ed adempiano con gioia la volontà; il secondo, la divina Provvidenza, la quale li sazia abbondantemente di tutti i beni nella eterna libertà. Il terzo fiume. rappresentava la divina sovrabbondanza che li inebria di ogni bene, a segno che i loro desiderii sono sempre inferiori alle ricchezze di cui sono colmati; il quarto infine, figurava le delizie per cui quelle beate anime vivono in Dio nella pienezza delle inebrianti delizie che non avranno mai fine, mentre Dio dai loro occhi asciugherà ogni lagrima (Apoc., VII, 7).
Sopra questo trono vi era un baldacchino in oro finissimo, ornato a profusione di gemme preziosissime; esso copriva tutto l'universo e figurava la Divinità; era un'opera regale fatta in verità per il Re dei cieli. Vi erano pure parecchi padiglioni per la dimora dei santi Patriarchi, Profeti, Apostoli, Martiri, Confessori ed infine di tutti gli eletti.

Il secondo trono era quello della Vergine Madre che stava vicino al Re, come a Regina si conviene. Questo trono era pure circondato da parecchi padiglioni destinati alle sante vergini che avevano seguito ed imitato la Regina Madre e come un corteo di onore sempre accompagnano la Vergine per eccellenza.

Alla vista del Re della gloria Gesù, seduto sul trono della sua imperiale magnificenza, e della Madre sua seduta alla destra di Lui, l'anima rapita di ammirazione davanti a quella gloriosa faccia su la quale gli Angeli tanto desiderano di gettare lo sguardo, si sentì svenire per la riverenza verso la santa Trinità e cadde prostrata ai piedi di Gesù.

Il Signore medesimo la rialzò e dolcemente l'attirò a riposare sul proprio seno quantunque ella avesse la frangia della veste alquanto lorda per una leggera polvere, la quale vi si era attaccata poche ore prima a motivo di una preoccupazione momentanea; ma la Beata Vergine fece scomparire anche questa polvere.

La sposa di Cristo vide allora, davanti al trono, apparecchiata una mensa regale alla quale vennero invitate tutte le suore che in quel giorno ricevevano il corpo del Signore.
Il Figlio della Vergine venne Lui medesimo ad offrir loro il delizioso cibo del suo corpo adorabile, pane di vita e di salvezza; poi, il Diletto si prese un dolce riposo con quelle che lo amavano. Egli offrì loro anche il calice pieno del purissimo vino del sangue dell'Agnello immacolato che purifica i cuori da ogni macchia.
Dolcemente inebriate, le suore gustarono le gioie dell'unione divina e Dio disse a Metilde: “Ora dono me stesso all'anima tua con tutto il bene che sono e che posso dare; tu sei in me ed io sono in te; né mai sarai da me separata”.

Dopo questo regale banchetto, Metilde pregò la Beata Vergine che volesse lodare il suo divin Figlio per lei. Maria SS., accompagnata dal coro delle Vergini incontanente si alzò dal suo trono e magnificò il Figlio suo con una lode ineffabile.
I Patriarchi ed i Profeti lodavano essi pure il Signore, dicendo. con giubilo il Responsorio Summae Trinitati.

Il glorioso coro degli Apostoli cantava la antifona Ex quo omnia.

Essi infatti hanno riconosciuto su la terra Colui dal quale provengono tutti i beni, dal quale tutte le cose furono fatte in cielo e in terra, nel quale ogni bene è nascosto.
Parimenti, l'esercito vittorioso dei Martiri cantava: “Tibi decus, a Voi l’onore, ecc., mentre i Confessori facevano risuonare l'antifona Benedictio et claritas16.
Tra i Confessori Metilde distinse il beato Padre Benedetto rivestito di una tunica bianca frastagliata di ornati di colore vérmiglio; il bianco significava la sua verginale castità, il vermiglio indicava il suo martirio per re vittorie riportate con tante lotte per l'osservanza regolare e per il mantenimento dell'Ordine.

Meravigliandosi la Santa di non udire nessun canto degli angeli, il Signore le disse: “Tu canterai con gli Angeli”. E subito insieme con lei gli Angeli cantarono il responsorio: Te sanctum Dominum.
Dopo questa visione Metilde disse al Signore:, “O unico mio Diletto in che cosa maggiormente vi compiacete Voi di essere dagli uomini conosciuto?= Nella mia bontà e nella mia giustizia, rispose il Signore; nella mia bontà con la quale tanto misericordiosamente aspetto gli uomini a penitenza e di continuo con la mia grazia li attiro al mio cuore. Ma quando non vogliono in alcun modo convertirsi, allora la mia giustizia mi obbliga a condannarli”.

“Ma, Signore, ripigliò Metilde, non mi dite nulla della vostra carità?”

“L'anima fedele, rispose il Signore, all'amico fa parte di tutti i suoi beni e gli rivela tutti i suoi segreti”.

Quella divota vergine pregò ancora il suo Diletto di insegnarle in qual modo ella potesse offrirgli qualche soddisfazione per gli oltraggi che in quei giorni Egli riceveva dai membri della - sua Chiesa; è il Signore le rispose: “Reciterai a questo fine trecento cinquanta volte l'antifona: Tibi laus, tibi gloria, tibi gratiarum actio in sempiterna saecula, o beata Trinitas. A Voi lode, O Beata Trinità, a Voi gloria ed azioni di grazie, nei secoli sempiterni!”.

Un altro giorno, Metilde vide ancora in ispirito quel medesimo monte e vi, salì tutta sola. Arrivata al terzo piano, quello dell'amore, nell'acqua della fontana lavò tutte le sue macchie; dopo essersi fermata al sesto per rivestirsi della veste bianca, pervenne infine al settimo e vide il Signor Gesù su la sommità del monte. Egli la prese come per mano e l'innalzò sino a sé, dicendo: “Vieni, andiamo da queste parti”. Ed ella se n'andò sola con Lui solo, non vedendo altro che Gesù solo.
Arrivarono ad una casetta in argento trasparente come il cristallo. Intorno a questa, piccoli fanciulli vestiti di bianco giocavano e con grande letizia lodavano il Signore.
L’anima intese che i bambini morti prima dell'età di cinque anni stavano là in un'eterna allegrezza.

Incontrarono poi una casa fatta di pietre rosse tagliate. D'intorno vi era una moltitudine di anime vestite di porpora, le quali dolcemente cantavano; erano le anime di quelli che erano vissuti sia nella vedovanza, sia nello stato di matrimonio, ed anche la folla dei beati.

Giunsero ancora davanti ad una casa tagliata in un zaffiro rosso e circondata di una folla innumerabile di Santi vestiti di scarlatto. L'anima intese che erano queste le anime beate che, in questa vita, avevano combattuto contro il demonio per Gesù Cristo col quale in questo luogo si rallegravano senza fine.

Proseguendo il loro viaggio trovarono una casa in oro purissimo. Il Signore la mostrò alla sua diletta, dicendo: “È questa la casa della Carità, di cui sta scritto: Ti condurrò nella casa di mia madre, nella casa di quella che mi ha dato la luce (Cant. II, 4). Mia madre è la carità, ed io sono Figlio della carità”.

Da tali parole la Santa divinamente ispirata conobbe che la Vergine Maria, infiammata degli ardori dello Spirito Santo come di un celeste fuoco, aveva concepito il Figlio di Dio nel fervente amore dello Spirito Santo; in tal modo Cristo è figlio della Carità e la madre sua è la Carità. Quando furono entrati in questa casa, l'anima di Metilde si prostrò ai piedi di Gesù; ma Egli, affrettandosi a rialzarla, se la prese fra le braccia.
Tutte le persone che si erano raccomandate alle sue preghiere, le sembravano stare alla porta di questa casa, ed attaccarsi vivamente con ambo le mani ad una fune che saliva sino al Cuore di Gesù. Quest'immagine significava che le persone per le quali ella pregava, avevano parte a tutte le grazie divine.

Dopo che la Santa ebbe ricevuto il corpo del Signore. i Santi che circondavano la casa cantarono: Panem Angelorum manducavit homo: l'uomo ha mangiato il pane degli Angeli. Alleluia! Gli Angeli, alla loro volta dissero: Panem coeli dedit eis: Egli ha dato loro il pane del cielo. Unita col Diletto, Metilde in Lui e con Lui godeva la pienezza di ogni bene e la abbondanza delle eterne delizie, le quali cose in Gesù unicamente si trovano.