Sotto il Tuo Manto

Martedi, 22 luglio 2025 - Santa Maria Maddalena (Letture di oggi)

«Carissima Chiara Lubich, per prima cosa mi presento. Sono una bambina di quasi dieci anni, mi chiamo Chiara come te, abito in un piccolo paese di nome Sassello in provincia di Savona. Io ti conosco, perché il 3 maggio sono andata coi miei genitori a Roma, al congresso delle famiglie, e in mezzo a tutta quella gente con un binocolo sono riuscita a vederti. Quest'anno ho avuto la fortuna di partecipare alla mia prima Mariapoli (incontri estivi dei Focolari, ndr). Non sono andata coi miei genitori, ma ho scelto di andare con le gen 3 in un bel santuario chiamato la Madonna del Pozzo. Quando la mamma mi ha lasciata era un po' preoccupata e mi ha detto: "Chiara, adesso sei sola, cerca di comportarti bene". Ma io le ho risposto: "Mamma, non sono sola, c'è Gesù". Le bambine che ho incontrato erano buone, gentili, diverse da quelle di scuola, e insieme abbiamo cercato di vivere per Gesù. Ho fatto anche una piccola esperienza, prestando le mie scarpe a una bambina che doveva andare sul palco a raccontare anche lei la sua esperienza alla Mariapoli degli adulti. Ti abbraccio forte forte, Chiara». (Beata Chiara "Luce" Badano)

Capitolo Trentaduesimo


Come frate Masseo impetrò da Cristo la virtù della santa umiltà.

I primi compagni di santo Francesco con tutto isforzo s'ingegnavano d'essere poveri delle cose terrene e ricchi di virtù, per le quali si perviene alle vere ricchezze celestiali ed eterne
Addivenne un dì che, essendo eglino raccolti insieme a parlare di Dio, l'uno di loro disse quest'esempio: "E' fu uno il quale era grande amico di Dio, e avea grande grazia di vita attiva e di vita contemplativa, e con questo avea sì eccessiva umiltà ch'egli si riputava grandissimo peccatore: la quale umiltà il santificava e confermava in grazia e facevalo continuamente crescere in virtù e doni di Dio, e mai non lo lasciava cadere in peccato". Udendo frate Masseo così maravigliose cose della umiltà e conoscendo ch'ella era un tesoro di vita eterna, cominciò ad essere sì infiammato d'amore e di desiderio di questa virtù della umiltà, che in grande fervore levando la faccia in cielo, fece voto e proponimento fermissimo di non si rallegrare mai in questo mondo, insino a tanto che la detta virtù sentisse perfettamente nell'anima sua. E d'allora innanzi si stava quasi di continuo rinchiuso in cella, macerandosi con digiuni, vigilie, orazioni, e pianti grandissimi dinanzi a Dio, per impetrare da lui questa virtù, sanza la quale egli si reputava degno dello inferno e della quale quello amico di Dio, ch'egli avea udito, era così dotato.
E standosi frate Masseo per molti dì in questo disiderio, addivenne ch'un dì egli entrò nella selva e in fervore di spirito andava per essa gittando lagrime, sospiri e voci, domandando con fervente desiderio a Dio questa virtù divina. E però che Iddio esaudisce volentieri le orazioni degli umili e contriti, istando così frate Masseo, venne una voce dal cielo la quale il chiamò due volte: "Frate Masseo, frate Masseo!". Ed egli conoscendo per ispirito che quella era voce di Cristo, sì rispuose: "Signore mio!". E Cristo a lui: "E che vuoi tu dare per avere questa grazia che tu domandi.". Risponde frate Masseo: "Signore, voglio dare gli occhi del capo mio". E Cristo a lui: "E io voglio che tu abbi la grazia e anche gli occhi". E detto questo, la voce disparve; e frate Masseo rimase pieno di tanta grazia della disiderata virtù della umiltà e del lume di Dio, che d'allora innanzi egli era sempre in giubilo; e spesse volte quand'egli orava, faceva sempre un giubilo informe e con suono a modo di colomba ottuso: U U U, e con faccia lieta e cuore giocondo istava così in contemplazione. E con questo, essendo divenuto umilissimo, si riputava minore di tutti gli uomini del mondo.
Domandato da frate Iacopo da Fallerone, perché nel suo giubilo egli non mutava verso, rispuose con grande letizia che, quando in una cosa si truova ogni bene, non bisogna mutare verso.
A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.